Da La Repubblica del 30/03/1978

Conferenza stampa dei portuali autonomi di Genova Perché “né Br né Stato

di Antonio Saba

Genova, 29. - "Il Terrorismo è un fenomeno negativo che si combatte con la lotta di classe". "Oggi le Brigate rosse e il terrorismo hanno defraudato possibilità di lotta ai lavoratori. Se diciamo “né Br né Stato” è perché non confondiamo quest'ultimo con le istituzioni democratiche". "Insomma né Stato vuol dire che a noi lo Stato degli scandali, della strategia della tensione e della Lockeed non ci sta bene". Il Collettivo operaio portuale genovese è sceso stamattina nuovamente in campo per spiegare le proprie posizioni che, dopo la distribuzione di un suo volantino dal titolo “Né Stato né Br” aveva provocato una grossa bufera politica fra le banchine del porto e i partiti genovesi. Il partito comunista in particolare dopo l'uscita del volantino aveva reagito con decisione, pubblicando un duro attacco al Collettivo sulle pagine cittadine dell'Unità (in cui il volantino era definito "indegno") e cogliendo l'occasione per annunciare che a sei militanti del Pci (e componenti del Collettivo) la sezione "Gramsci" del porto non aveva rinnovato la tessera per il 1978. In un'assemblea-incontro con la stampa uno dei portuali rimasto senza tessera ha raccontato la vicenda. "Noi siamo stati convocati il 15 di febbraio tutti e sei con una lettera che ci invitava ad un confronto sulla politica portuale", ha raccontato. "Dalla discussione è poi venuto fuori che ci si rimproverava di aver organizzato il dissenso in porto promuovendo lotte non in linea col partito. Insomma alla fine noi abbiamo detto che allora il partito la tessera poteva anche tenersela". Non è la prima volta che dei portuali vengono privati (o rinunciano) alla tessera del Pci, ma stavolta son tutti d'accordo nel dire che la decisione ha un significato politico completamente diverso. Nel porto il partito comunista ha sempre avuto l'egemonia. Ora, da quando l'anno scorso il Collettivo ha messo in minoranza in più occasioni il sindacato, e alle elezioni dei delegati sindacali ha ottenuto il 57 per cento dei voti, lo scontro col Pci si è fatto aspro. "Noi siamo dei democratici e vogliamo il massimo di discussione e di dibattito" dice il Collettivo, "in questi giorni in porto si è parlato molto di Moro e più lavoratori di quanti non si immagini hanno detto che di Moro se ne fregano o che ci vorrebbe la pena di morte". In una stanza del palazzo che ospita la Compagnia, nel cuore del porto, una settantina di persone assiste allo scambio di battute e risposte senza fare interventi. Quelli del Collettivo cercano di respingere l'accusa di una equivoca "equidistanza" dalle Br: "Non ci devono essere confusioni", sostiene un esponente del Collettivo, "il 16 marzo ad esempio abbiamo scioperato tutti, assieme agli altri, ma deve essere chiaro che non siamo andati in piazza per lo Stato". Rimane il problema della posizione che il Collettivo assume sui brigatisti: sono compagni che sbagliano? "Compagni? Quali compagni?", risponde uno dei membri del Collettivo, "io conosco qui Mario, Giulio o Bruno" continua facendo dei gesti con le mani, "ma i brigatisti... sappiamo solo che esistono, per il resto, a quanto dice la stampa, tutto il mondo sta complottando in Italia attraverso le Br". Oltre a difendersi e a spiegare, quelli del Collettivo muovono però al Pci un'accusa precisa: "Il mese prossimo in Compagnia ci saranno le elezioni: non è così un caso che questa polemica venga fuori proprio ora e se ci si attacca l'etichetta di gruppo di terroristi è chiaro che i lavoratori prima di votarci ci pensano bene...". Insomma, secondo il Collettivo autonomo, dietro le polemiche sul volantino ci sarebbe in realtà una battaglia per la conquista della maggioranza nell'organizzazione di autogestione dei portuali, la Compagnia, che poi è come dire per il porto di Genova, il potere. "E non è la prima volta" sostiene il Collettivo. "che prima del voto si verificano delle provocazioni".

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