Da Carta del 03/08/2005

Tra bombe, democrazia e fischi, 25 anni dopo: Bologna, 2 Agosto

di Nicola Melloni

Per la venticinquesima volta, Bologna ha ricordato la strage fascista che nel lontano 1980 distrusse la stazione, provocando 85 morti e centinaia di feriti.
Da quel 2 Agosto Bologna, e con lei l'Italia democratica, aspetta la verità. Siamo passati attraverso la solita trafila di processi all'italiana, con depistaggi, ricusazioni, il solito miserando e deprimente armamentario dei servizi deviati e chissà quando raddrizzati. Abbiamo gli esecutori materiali, 2 neofascisti invitati anche alle "convention" del crocerossino Scelli e difesi tra l'altro dal Presidente Cossiga che dà la colpa agli arabi, con un tempismo, un senso dell'opportunità ed un rispetto per le vittime degne davvero di miglior causa. Che ci sia Bin Laden dietro Piazza Fontana?
I mandanti, invece, sono coperti dal segreto di Stato.

Il ministro Tremonti è venuto a rappresentare questo Stato alla celebrazione che si è svolta davanti alla stazione. Come già altri esponenti governativi negli scorsi anni, è stato sonoramente fischiato ed invitato ad andarsene, e con una delle battute di spirito per cui va famoso, ha commentato: "Che bella piazza". Il Presidente della Camera Casini (bolognese, per altro) ha aggiunto: "Con l'odio e con gli insulti non si onorano i nostri morti. Ancora una volta il macabro rituale dei fischi offende Bologna e i suoi cittadini e rende il 2 agosto un giorno ancora più nero e triste".


Da cittadino bolognese, non mi sento offeso per i fischi. La smetta, dunque, Casini, di parlare in vece di chi non rappresenta. Mi sento, invece, profondamente offeso dal fatto che lo Stato celi ancora, dopo 25 anni, la verità. Che quei morti, ed i tanti altri di tante, troppe altre stragi, rimangano impuniti.


Tremonti, sia chiaro, non c'entra nulla con la strage di Bologna, e chi lo ha fischiato per quello che ha fatto come ministro del Governo Berlusconi ha, secondo me, sbagliato. Non era il luogo adatto. Approvo, invece, i fischi al vice-premier Tremonti che rappresenta quello Stato che ha depistato le indagini, che ha infarcito di omissis i fascicoli delle indagini, che vuole nascondere i mandanti delle stragi. I fischi all'ennesimo governo che non ha mostrato rispetto per i morti e per la verità.
Governo Berlusconi ora, come Governo Prodi-D'Alema-Amato prima, e forse Prodi di nuovo tra 12 mesi. In cinque anni di governo il centrosinistra non ha fatto nulla per togliere il segreto di Stato. Prodi ora dice che va limitato. Si impegnino i leader dell'Unione a dirci la verità sulle stragi impunite, da Bologna a Milano, da Ustica all'Italicus. O i fischi saranno doverosi anche per loro, in un bel clima bipartisan, come va di moda oggi.


Fischi che Casini disprezza come macabro rituale, ma che sono il sale della democrazia. Si informi, il Presidente Casini: quelli che riempivano le piazze solo per farsi applaudire, erano i dittatori alla Ceaucescu. La contestazione, non violenta, come questa, è solo il segnale della frustrazione e dello sdegno di gente democratica, lei si, stanca di essere presa in giro.
Le istituzioni dello Stato, di questo Stato, si sdegnano per i fischi, ma non si sdegnano a pensare che da 25 anni ci nascondono la verità. Quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito.
Si parla tanto dell'Italia avviata verso una situazione "argentina". Magari! In Argentina, dopo due decenni di manifestazione a Plaza de Mayo, stanno cominciando a punire gli orrori della dittatura e a svelare la verità, unica medicina per i crimini del passato. In Italia invece si spera che sia la memoria ad affievolirsi. L'oblio della democrazia.
I fischi di Bologna ci dicono due cose: che la democrazia italiana era e rimane malata; ma anche che c'è ancora gente che alla democrazia ci crede e non smette di vigilare su di essa. Che non dimentica.

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