Da La Repubblica del 17/09/2005
Originale su http://www.repubblica.it/2004/k/sezioni/cronaca/intercett/vispiamo/vis...

Sempre più spesso la magistratura ricorre ad agenzie private. Ecco il racconto di uno dei veterani del settore

"In auto, al bar, al computer così scopriamo i vostri segreti"

di AA.VV.

MILANO - Non sono magistrati, non sono poliziotti, non sono detective privati. I loro uffici sono coperti da sigle o da nomi di fantasia che dicono poco o nulla di quello che realmente si fa lì dentro. Sono gli intercettatori, quelli che di mestiere ascoltano le conversazioni degli altri. Lavorano in appalto per le procure di tutta Italia, arrivando là dove le forze di polizia - per mancanza di mezzi, di organici, di know how - non riescono ad arrivare. Fino a pochi anni orsono, a fare questo lavoro erano in pochi. Adesso che le intercettazioni sono divenute un business, il settore si sta allargando. Sono quasi un centinaio, in Italia, le agenzie di intercettazione. Ecco il racconto di uno dei "vecchi" del settore.

Quale tipo di servizio fornite ai magistrati?
"Si fa prima a dire quale tipo di servizio non forniamo: la comprensione, l'analisi. A noi non viene detto quale indagine è in corso né quali sono le ipotesi di reato. Ci dicono solo: il bersaglio è questo. Da quel momento in avanti sono fatti nostri: dal professionista che apre la porta di un auto o di un appartamento per piazzare la microspia, fino alla registrazione su cd del lavoro finito, cioè delle conversazioni registrate e delle trascrizioni. E lì ci fermiamo".

Dove si recluta il "professionista" che scassina la serratura?
"Ovvio: o tra gli ex ladri, o tra gli ex poliziotti".

Una volta entrati, dove si piazza la microspia?
"In genere si lavora di estro, di fantasia. Se si tratta di una intercettazione breve, un 'mordi e fuggi' che deve durare qualche ora, puoi anche lanciare l'apparecchio sopra l'armadio e andartene. Se invece deve durare delle settimane, allora sei vincolato ad una presa di corrente, e la cosa si fa più complicata. Soprattutto all'interno di una automobile: una volta un'auto era piena di spazi vuoti inutilizzati, una vettura moderna oggi è invece talmente imbottita di circuiti che trovare un varco dove inserirsi non è facile".


Il posto più bizzarro dove ha piazzato una cimice?
"Sulla tomba di un malavitoso assassinato, per registrare quello che i parenti dicevano sul conto degli assassini".

Esiste una conversazione impossibile da intercettare?
"In teoria, con il progresso tecnico attuale, tutto è intercettabile. Il problema è che i criminali sono sempre qualche passo davanti a noi: quando i telefonini Tacs vennero sostituiti dai Gsm ci fu un buco di qualche mese durante il quale ci trovammo in grandi difficoltà. Oggi la nuova frontiera è ovviamente tutto quello che passa per Internet. In questo settore ci sono comunicazioni facilmente intercettabili ed altre che possono crearci qualche difficoltà in più".

Per esempio?
"Il voip, cioè la voce trasmessa via Internet: viene trasformata in dati, noi i dati li intercettiamo comodamente ma per ritrasformarli in voce servono dei codici che non sempre sono facili da individuare. Oppure alcune forme di steganografia, cioè i pezzi di testo nascosti un una immagine. Ma ci stiamo attrezzando".

Qual è il posto più sicuro per fare una chiacchierata dal vivo senza essere intercettati da una microspia?
"Potrei rispondere: un bar all'ora dell'happy hour, con la musica di sottofondo a tutto volume. Ma c'è il rischio che il cliente accanto in realtà sia un maresciallo che ti ascolta. Per cui dico: all'aperto, passeggiando, in un luogo dove non si è mai stati prima".

Adesso le intercettazioni si registrano sul computer. C'è chi teme che fabbricare prove false diventi un gioco da bambini.
"È vero che io col computer posso fare qualunque cosa, compreso produrre una registrazione di Bush che chiacchiera con Osama. Ma alla base c'è sempre una registrazione originale. E non esiste intervento che non lasci traccia".
(l. f.)

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