Da La Stampa del 25/03/2006

Spionaggio e denunce incrociate. Rissa tra berlusconiani eccellenti

Taormina- Russo: intercettazini incrociate

Caso Ilaria Alpi, la polemica Russo-Taormina finisce in tribunale

di Francesco Grignetti

Presidente contro presidente, commissione d’inchiesta contro commissione d’inchiesta, denuncia contro denuncia, L’onorevole forzista Paolo Russo, presidente della commissione Parlamentare sullo scandalo dei rifiuti, ha appena presentato un esposto alla magistratura nei confronti del collega di partito Carlo Taormina, presidente della Commissione Ilaria Alpi, che ha cortesemente contraccambiato con analogo esposto. Secondo Russo “era tropo spesso in rapporti diretti o indiretti con il faccendiere Marocchino.”
Secondo Taormina, Russo ha realizzato “interferenze illecite” sui lavori della sua commissione.
L’aspro confronto fra i due, fin’ora sotterraneo, viene fuori come un fuoco d’artificio di fine legislatura. E si scopre che Russo aveva dato incarico ai carabinieri di pedinare un ufficiale di polizia che era il migliore consulente di Taormina. Ma Taormina deve aver reagito da par suo se ha potuto “intercettare” un rapporto dei carabinieri a Russo che metteva a nudo questa loro attività.
E ora non sono gentilezze quelle che si rivolgono l’un l’altro. “Mi pare che il collega dimostri un atteggiamento investigatorio… da infedeltà matrimoniali.” Taormina: “ Russo, per civetteria, o per affanno da poca attenzione giornalistica, ha provato a fagocitare la nostra indagine.”
Una vicenda che possiamo definire torbida? “Torbido è stato il suo comportamento”. I tragicomico di questa vicenda di spionaggio paralleli è che s’è tutta giocata tra due piani del palazzo San Macuto. “Comincia – racconta Taormina- quando alcuno giornalisti-consulenti si dimettono dalla nostra Commissione, ricreando subito quella che io definisco la Centrale di depistaggio di Ilaria Alpi. E trovando ascolto presso Russo.”
Occorre un passo indietro. Carlo Taormina, nell’investigare sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, imbocca presto la pista della criminalità e del fondamentalismo islamico. Dà incarico ad un investigatore di razza della polizia di operare sotto copertura e di trovare le prove: quello s’impegna, stringe accordi con il faccendiere Giancarlo Marocchino (che all’epoca viveva a Mogadiscio, conosceva Ilaria, è stato anche indagato per questo omicidio e poi prosciolto), trova nuovi testimoni,addirittura recupera in Somalia l’automobile dell’agguato mortale. Crolla però la teoria dell’omicidio su commissione per chiudere la bocca ai giornalisti che, secondo una vulgata abbastanza consolidata, avrebbero scoperto cose turche sul traffico di rifiuti tossici tra Italia e Somalia. Paolo Russo, che presiede la Commissione che indaga sui reati ambientali, s’interessa invece decisamente alla pista somala del riciclaggio del riciclaggio dei rifiuti pericolosi. E così alcune testimonianze che vengono accantonate da una parte trovano ampio spazio dall’altra. Tra le due presidenze monta un sordo rancore. Crescono i sospetti. Finisce che s’investigano a vicenda.
Circa sei mesi fa, tra Taormina e Russo c’era stato un imbarazzante scambio di lettere. Il primo chiedeva conto di certi pedinamenti ai danni del suo consulente. “E Russo si è assunto la paternità – dice Taormina – in un atto di chiarificazione”. Pare che Russo avesse dato incarico a un consulente, ufficiale dell’arma, di scoprire che cosa stava combinando l’investigatore di polizia dell’altra commissione. Sono stati mobilitati i carabinieri del comando provinciale di Roma per pedinamenti e intercettazioni. Ma il poliziotto non è stato a guardare e ha portato a Taormina, recuperandola chissà come, una relazione di servizio dei cugini. “Si erano persino mossi da un piano del palazzo all’altro per orecchiare quanto si diceva alla nostra commissione”, spiega Taormina.
L’onorevole Russo, che si dice “meravigliato della reazione”, sostiene che non poteva fare altrimenti. E l’avrebbe spiegato nelle sue lettere. “Questa è la verità. Il resto sono fantasie”
Ovvero? “Indagando sui rifiuti e sui traffici transnazionali, abbiamo intercettato le attività del faccendiere Marocchino… da soggetto citaao nelle indagini per la morte dei due giornalisti era diventato un collaboratore per la ricerca della verità. E se un consulente di Taormina era in frequenti contati con il nostro soggetto, può essere capitato che si sia finiti per indagare pure su di lui.”

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