Da Articolo 21 del 30/08/2006

Libero Grassi, eroe dimenticato

di Pino Finocchiaro

Libero Grassi, eroe borghese dimenticato. Ah, quale Italia sonnecchiosa, neghittosa e smemorata ha celebrato a Palermo il quindicesimo anniversario dall'uccisione dell'imprenditore che era corso per radio e tv a denunciare la pratica ossessiva del pizzo in Sicilia. Il sindaco Cammarata di Forza Italia presenzia alla cerimonia mentre nei suoi uffici si smarrisce la pratica con la quale si sarebbero dovuti finanziare i manifesti che ricordano il sacrificio di Libero Grassi. La Confesercenti li stampa e li affigge ugualmente. Quei manifesti gridano alla nostra coscienza: "Era solo".
E' ancora solo, Libero Grassi, come tanti eroi borghesi siciliani il cui compito non era lottare la mafia ma far rispettare il diritto civile e amministrativo. come quel Mario Bonsignore, funzionario della Regione, ucciso da un collega corrotto e connivente perché pretendeva di far rispettare la legge nei palazzi del governo autonomista siciliano.
Ed è rimasta sola e senza scorta, Sonia Alfano, funzionario della Protezione civile siciliana, dopo aver denunciato le responsabilità istituzionali che portarono all'uccisione del padre Beppe, giornalista senza tesserino ma con grande intuito, per aver scoperto a Barcellona il covo del boss catanese Nitto Santapaola.
C'è un filo rosso che collega questi omicidi: la rapina sistematica del territorio e le ecomafie.
Un procuratore aggiunto di Catania aveva dichiarato nella passata legislatura alla commissione Ecomafie che Cosa Nostra catanese non era interessata al ciclo dei rifiuti. Dimenticando palesemente che il cognato di Nitto Santapaola era stato direttore generale della più grossa cooperativa di spazzamento attiva tra Palermo, Trapani e Catania con interessi anche
all'estero. E che a casa di quel di lui cognato si era fermato per riorganizzarsi e rifocillarsi il commando che avrebbe ucciso il giornalista Pippo Fava. Ah, che magistrato smemorato. Che istituzioni vaghe e sperse nella pratica dell'inciucio.
La Sicilia del governatore Udc, Salvatore Cuffaro, bacia tutti e tutto intossica.
Totò "Vasa Vasa" Cuffaro, infatti, ha rivelato sul Corriere Magazine che i suoi migliori amici stanno tra le file dell'opposizione, facendo nomi e cognomi. La pagina locale di Repubblica ha riproposto quei nomi, aggiungendone altri, denunciando un consociativismo di fatto che spiega perché l'Ulivo non riesca a vincere le elezioni in Sicilia.
Soprattutto, spiega perché la lotta alla mafia che tanto sta a cuore a Rita Borsellino non sia un patrimonio condiviso nello stesso schieramento. Come si fa ad essere antimafiosi mentre si è indagati per collusioni con le ecomafie? Come si fa a dire no alle infiltrazioni di Cosa Nostra nella sanità se poi si dichiara solidarietà a Totò Vasa Vasa accusato dai giudici
di concorso esterno proprio per lo strapotere mafioso negli appalti e nelle convenzioni col servizio sanitario?
Che opposizione farai in aula al governo Cuffaro quando Totò Vasa Vasa è stato pochi anni prima il tuo "padrino" di cresima?
Mentre le fanfare suonano sulla Garibaldi in rotta verso il Libano, c'è sempre una piccola Sagunto in Sicilia, dove migliaia di siciliani vivono nell'asprezza della solitudine la lotta alla mafia e sanno che la loro torre sta per essere espugnata grazie alle quinte colonne che nessuno a Roma vuol cacciare dal contesto politico-istituzionale siciliano.
Sagunto era alle porte di Palermo, mentre i Mori la cingevano d'assedio. A quindici anni dalla morte di Libero Grassi cui seguirono le stragi di Stato le cose vanno peggio. Roma non discute più, non è neppure in grado di varare una commissione Antimafia, non è in grado di dare vigore alle inchieste sulle nuove, giovani, forti e determinate dinastie dei Messina Denaro e dei Lo Piccolo.
Dimenticare Libero Grassi, è dimenticare Palermo: fonte di imbarazzo per l'attuale maggioranza di governo.

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