Da La Stampa del 14/02/2007

L'inchiesta

Inseguendo i terroristi in bicicletta

di Paolo Colonnello

I terroristi usavano la bicicletta per sfuggire al traffico e ai pedinamenti? «E noi abbiamo preso le bici». Facevano jogging per camuffare i sopralluoghi nei parchi dove avevano deciso di nascondere le loro armi e i documenti? «E noi ci mettevamo in tuta per correre». I terroristi andavano in vacanza? «E noi ci fingevamo turisti». Entravano in un bar di giovani? «E noi mandavamo gli agenti più giovani». E avanti così, per settimane, mesi, anni. Un lavoro pazzesco, senza orari, senza feste, senza domeniche, iniziato nell’agosto del 2004 e terminato l’altro ieri, febbraio 2007. «Solo per individuare il primo contatto, ci abbiamo messo sei mesi», ricorda uno degli investigatori «e all’inizio ci sembrava di inseguire dei fantasmi».
Ed eccolo il diario di questo contatto: «Il 24 novembre 2005, ore 17.45: Latino è uscito dal lavoro e ha percorso in bicicletta, via Giacosa, via Crespi e via Varanini, ove veniva perso di vista alle 18.15.
- Alle 18.10, Ghirardi è uscito dal lavoro (via Tortona nr 7) dirigendosi per via Coni Zugna per poi proseguire lungo le vie cittadine sino alla via M. Gioia, poi piazza della Repubblica, infine in Piazza Duca D’Aosta, dove ha parcheggiato la moto, proseguendo a piedi in direzione piazza Luigi di Savoia e via Andrea Doria.
- Alle 18.40, Ghirardi si è soffermato a guardare le vetrine di un negozio all’angolo fra piazza Caiazzo e via Venini. In quel mentre Latino è stato visto appoggiato alla tabella della fermata tranviaria che, confuso fra la gente in attesa del tram, osservava con attenzione la zona ove era Ghirardi.
Passo per passo
- Ghirardi ha attraversato la strada, è passato davanti a Latino e, senza alcun cenno di saluto, ha imboccato via Venini direzione periferia, camminando sul marciapiede di destra. Latino lo ha seguito camminando a circa 30 metri di distanza. Ghirardi ha svoltato a sinistra in via Palestrina... Latino lo ha seguito ma dopo avere svoltato in via Palestrina, si è fermato subito all’angolo ed ha osservato attentamente tutte le persone in transito... Alle 18,50 si sono avvicinati (incontrandosi) nel piccolo parco di via Venini... Alle ore 19 sono entrati nell’Origami caffè da cui sono subito usciti proseguendo in direzione via Doria per entrare nel caffè Carpe Diem, ove sono rimasti fino alle 19,35 circa...».
Quasi due ore di appostamento con il giro completo di mezza città, (in bici), per intercettare un colloquio di meno di mezz’ora. I rapporti della Digos custoditi nella cassaforte della Questura e riportati in parte nell’ordinanza del gip Salvini, sono zeppi di date, orari, nomi, strade, foto, piantine. Raccontano minuto per minuto la storia di un’inchiesta “pura”, senza pentiti o informatori, condotta al tempo stesso con mezzi tradizionali e super tecnologici, con Internet e biciclette, rivelatori satellitari e blocchi d’appunti, fibre ottiche e binocoli.
Bici tattica
Alla fine è stato come giocare una grande partita tra gatto e topo. I “topi” Sono i neobrigatisti, guardinghi, sospettosi, quasi paranoici (non a torto) nella loro messa a punto di tecniche di antipedinamento. «Claudio Latino, il “ciclista del gruppo”, - annota un agente - è talmente ossessionato dalla possibilità di un pedinamento che, pedalando, si voltava in continuazione e per due volte si è scontrato con delle auto davanti a sé, rischiando di farsi male seriamente». La bicicletta è il vero mezzo strategico delle nuove Br. Non solo perché, come dimostra il ritrovamento nella cantina-covo di via Pepe, può essere modificata per esempio con una micro-telecamera installata nel fanale anteriore: «Non si possono monitorare, impossibile inserire Gps, microspie, rilevatori, insomma un mezzo “perfetto” per la città»
I “gatti” invece sono gli agenti della Digos, una squadra di 40 persone tra donne e uomini, che per due anni non hanno avuto e dato tregua alle loro prede. 40 segugi, quasi tutti giovanissimi, pronti a mimetizzarsi, a correre, a rimanere al freddo o al caldo per giornate intere, senza mai mollare, fino ad identificarsi con le loro prede, a carpirne le abitudini, i messaggi labiali e corporei.
Scrive il gip nella sua ordinanza: «Nemmeno un collaboratore di giustizia o un infiltrato avrebbe potuto fornire una simile quantità di elementi a carico degli indagati e tutto ciò avveniva nei confronti di persone che ponevano in essere atteggiamenti maniacali per non essere seguiti e intercettati: scendere da un vagone della metropolitana mentre si stanno chiudendo le porte; scendere da un treno prima che lo stesso si fermasse in stazione, camminare per strada ed entrare in una via vestiti in un modo per uscirne subito dopo con una maglietta diversa, camminare all’indietro, cambiare continuamente le autovetture, memorizzare la posizione degli oggetti anche nella casa presa in affitto per le vacanze...». Come il gatto con il topo.
Sotto casa di Ichino
«27 febbraio 2006; Ghirardi uscito dal lavoro si era recato nel vicino piazzale della stazione Porta Genova, parcheggiando lo scooter nella limitrofa via Ventimiglia. Quindi si era recato a piedi in via Valenza ove si era soffermato per pochi istanti ad osservare le vetrine del negozio di arredamento “Walter Cattaneo”. Quindi è subito tornato indietro verso lo scooter ed è ripartito verso casa». Nei loro appunti, gli agenti segnano un grosso punto di domanda. La circostanza al momento appare insignificante. Ma è solo cinque mesi dopo, in agosto, che arriverà la risposta: in un’intercettazione realizzata vicino al teatro Strehler, nel bar «Club il Piccolo Teatro» di Corso Garibaldi 17, Claudio Latino e Bruno Ghirardi riveleranno il motivo di quel sopralluogo. Scrivono gli agenti: «...Ghirardi ha poi sostenuto di continuare a pensare a Ichino, evidentemente come un possibile obiettivo di un’azione. Al riguardo Latino ha sostenuto che uno così “non è che gli puoi far nient’altro che farlo fuori”, rappresentando però la convinzione che lo stesso fosse sottoposto a un servizio di scorta. Ghirardi, riferendosi a un sopralluogo da lui già effettuato, ha precisato che egli quel giorno (in febbraio, ndr), non l’aveva vista, ma ha precisato di aver visto solo la casa e non il personaggio. Lo stesso ha manifestato forti preoccupazioni circa un approfondimento dell’inchiesta nei pressi dell’abitazione in quanto, pur non avendo notato telecamere sullo stabile, vi era la possibilità che la zona, molto vicina alla stazione Porta Genova, fosse molto controllata, per cui, al fine di appurare l’attualità del servizio di scorta, i due si sono proposti di individuare gli impegni di carattere pubblico dello stesso per aver modo di controllarlo in condizioni meno compromettenti....»
Il parco delle armi
«Domenica 2 febbraio 2006, alle 11,30 circa, Ghirardi uscito di casa, si è recato in bicicletta a velocità sostenuta nel comune di Rho in un’area isolata che costeggia l’autostrada Torino-Milano, nei pressi della vecchia sede dell’inceneritore, assolutamente impraticabile a causa della neve e del fango ivi presenti (zona perfettamente corrispondente alla descrizione della località indicata nella conversazione del 2 febbraio dove si parla “dell’imbosco” delle armi in possesso al sodalizio); ciò nonostante Ghirardi vi ha trascorso circa un’ora simulando un’attività sportiva (jogging)».
- Domenica 19 febbraio, ore 12,30: nonostante la pioggia battente, Ghirardi è uscito di casa in sella a una bicicletta da donna per dirigersi verso la periferia. Dopo aver percorso alcuni chilometri lungo le vie cittadine, ha svoltato in via Viscontini, che permette il solo passaggio pedonale verso il parco Trenno. Le stradine interne di tale parco permettono di raggiungere, tra l’altro, la zona di Rho ove si era già recato i 5 febbraio. L’indagato è stato rivisto solo alle 13,50: allorquando è rientrato a casa». Temevano che il nascondiglio delle armi, all’interno di un canale, venisse allagato.
Sopralluogo a Sky
«Domenica 2 luglio, ore 9 circa: Latino è uscito di casa a bordo della propria autovettura per recarsi, dopo aver percorso alcune vie di Milano e di Sesto San Giovanni, a Cologno Monzese. Qui si è fermato in viale Europa nel parcheggio prospiciente la sede Sky. Si è fermato per circa due minuti, senza scendere dall’auto, come se stesse controllando il luogo o stesse verificando se qualcuno lo seguisse, per poi allontanarsi. Perso di vista per pochi minuti, la sua auto è stata poi vista nei pressi della sua abitazione in Vimodrone... In tutti gli spostamenti Latino ha adottato tecniche di contropedinamento: oltre a fermarsi spesso sul lato destro della strada, lasciando scorrere i mezzi provenienti da tergo e guardando all’interno degli stessi, a un certo punto è sceso dall’auto ha percorso un breve tratto a piedi a ritroso, sul marciapiede, scrutando all’interno di tutte le autovetture in sosta...»

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