Da L'opposizione di sinistra del 03/04/1971

Dal n. 5

I fascisti in Sicilia. Untorelli o criminali?

di Giovanni Spampinato

Ma sono proprio quei "poveri untorelli" di cui parlava un grosso quotidiano torinese, questi fascisti che preparavano il colpo di stato? Sono velleità improbabili di un gruppetto di "pensionati della politica", di nostalgici "uomini d'azione" in riposo i piani eversivi trovati a casa Borghese e dei suoi camerati? E il proclama della nazione, era solo una innocua "esercitazione retorica" del glorioso comandante (e criminale di guerra) della "X Mas"? Insomma, si stava veramente preparando un colpo di stato, o si è trattato, come ripete con ammirevole convinzione fin dal primo giorno "La Sicilia", quotidiano "indipendente" di Catania, di una ridicola montatura di un "giornale paracomunista della capitale"?

A stare alle informazioni che si hanno, si direbbe che si tratta di una cosa seria, in cui sono coinvolti grossi nomi di esponenti politici della DC e del PSDI. D'altra parte, non è un mistero per nessuno che da tempo è in atto in Italia l'applicazione di quella che è stata definita la "strategia della tensione", con provocazioni di ogni tipo, che sono andate dalle crisi di governo alle bombe di Roma e di Milano alla strumentalizzazione delle rivolte delle popolazioni meridionali.

E nella geografia dei gruppi fascisti e delle organizzazioni paramilitari di estrema destra, il "Fronte Nazionale" di Junio Valerio Borghese occupa un posto non certo di secondo piano, con collegamenti, nazionali ed internazionali, importanti. Il "principe nero" viene indicato come uno dei principali responsabili delle attività criminali fasciste, implicato anche nei tremendi attentati del dicembre '69, che provocarono tra l'altro la strage di piazza Fontana a Milano.

Nell'estate scorsa, usciva La strage di stato, un libro-bomba in cui si indicavano per nome ispiratori, mandanti ed esecutori degli attentati. Tre pagine erano dedicate al comandante della "X Mas", e al suo "Fronte Nazionale": "Se c'è una persona in Italia che, silenziosa, spettrale, muovendosi discretamente dietro le quinte, sembra tenere in mano i fili della complessa ragnatela che collega i vari punti di forza e d'azione della destra, questa persona è Junio Valerio Borghese, il principe nero, presidente del Fronte Nazionale. Ha 63 anni, è pluridecorato per le azioni svolte contro la flotta inglese ad Alessandria, Malta e Gibilterra durante l'ultima guerra; nei 18 mesi della Repubblica Sociale è stato comandante della Decima Mas (rastrellamenti, massacri di partigiani e popolazione civile, fianco a fianco con le SS: 800 omicidi secondo la sentenza pronunziata nel 1949 dalla Corte Speciale d'Assisi), condannato come criminale di guerra nel 1946, rimesso in libertà dall'amnistia il 18 febbraio 1949 ... Nel 1967 junio Valerio Borghese ha fondato il Fronte Nazionale ... Il programma politico del Fronte Nazionale: 'I partiti non devono più essere protagonisti attivi della vita politica, essi vanno esclusi da ogni partecipazione di governo', 'Costituzione di uno stato, forte ... libertà dei cittadini intesa come osservanza assoluta ed immediata delle leggi ... critica concessa se qualificata ed espressa nel quadro degli interessi nazionali', 'Assemblea legislativa nazionale formata da rappresentanti di categoria ... nonché da cittadini chiamati a tali funzioni per meriti eccezionali'. Valerio Borghese non ama la propaganda politica esplicita e ha sempre cercato di crearsi una fama al di sopra della mischia, evitando la grossolana apologia del fascismo e di rimanere invischiato nelle beghe che tradizionalmente dilaniano il MSI e i vari gruppi della estrema destra. Questa riservatezza del 'principe nero' ha degli scopi ben precisi".

Questo il ritratto dell'uomo e la sintesi dei suoi programmi. Segue poiu un paragrafo dedicato ai suoi "Rapporti con industriali e forze armate", da cui risulta che il Borghese è tutt'altro che un isolato e un dilettante: fa le cose in grande, e ha copertura ad alti livelli.

Quello che è legittimo chiedersi è chi avrebbe eseguito alla periferia il disegno eversivo, chi collaborava nell'elaborazione e nell'esecuzione dei piani, chi erano insomma i complici del "principe nero". Perché certo che sei persone (tanti sono i denunciati) non erano certo sufficienti per preparare e portare avanti una faccenda di questa portata...

Ufficiali dell'esercito e dei carabinieri, e funzionari di polizia le cui simpatie politiche vanno più a destra che a sinistra non ne mancano in Italia, e per alcuni di essi sarà facile provare che erano a conoscenza del complotto. Ma ci sono anche le organizzazioni neofasciste, le squadre e i gruppi paramilitari, interni o esterni al Movimento Sociale (e il più delle volte si tratta di una estraneità puramente strumentale; in ogni caso, il collegamento fra il partito e le organizzazioni ufficialmente dissenzienti è costante e stretto a tutti i livelli).

Per limitarci alla sola Sicilia orientale, un panorama estremamente interessante si offre a chi vuol farsi un'idea del neofascismo locale e dei metodi e dei fini che si propone.

I fascisti qui stanno quasi tutti dentro il MSI, molti "contestatori" del partito sono rientrati dopo che ha vinto la linea dura del nuovo segretario, Giorgio Almirante, su quella del rag. Arturo Michelini. Così, sono rientrati anche in Sicilia nel partito i nazisti di "Ordine Nuovo", presenti per qualche anno a Catania e Siracusa.

Adesso, a Catania sono ricomparsi le lugubri scuri pipenni di O. N., ma sembra che l'organizzazione non abbia esistenza autonoma. Da qualche tempo, sempre a Catania, sono comparse sui muri delle svastiche, dipinte da un nuovo gruppo "Aquila", presente anche a Messina, anch'esso di ispirazione nazista ( ne fanno parte molti ex appartenenti ad Ordine Nuovo; il gruppo "Aquila" si attribuì l'attentato alla sezione comunista catanese "J. Grimau", e ha fornito contingenti per Reggio Calabria). Dirige il gruppo un certo Sandro Bertolani, amico intimo di Stefano Galatà, il quale è dirigente dei "Volontari del MSI", l'organizzazione paramilitare "ufficiale" del Movimento Sociale (altri squadristi sono inquadrati nella Associazione Paracatutisti, e nella squadra di rugby "Amatori"). Il Galatà nell'estate del '69 accoltellò uno studente di sinistra, ma fece pochi giorni di carcere; ha partecipato ad innumerevoli azioni squadristiche, anche fuori dell'isola, tanto da essere spesso citato come "valente camerata" dalla stampa fascista e da ricevere un premio del "Soccorso tricolore". Stefano Galatà, detto "Dente d'oro", sparisce dalla militanza attiva dopo il dicembre '69: è indicato come l'esecutore materiale dell'attentato all'altare della patria, e quindi direttamente implicato nella strage di stato.

Il teste che lo riconobbe e ne parlò con la polizia,, Udo Lenike, un giovane capellone tedesco, ha avuto una "strana" sorte: ora è in un ospedale psichiatrico ... Stefano "Dente d'oro" non è mai stato interrogato in merito agli attentati.

Un altro personaggio il cui nome è stato fatto in relazione alla strage di stato è lauco Reale, di Siracusa, figlio di un brigadiere dei carabinieri già appartenente ad Ordine Nuovo, ora dirigente giovanile e consigliere provinciale del MSI. Il Reale partecipò, nell'estate del '69, alla "gita" in Grecia offerta dai colonnelli ai loro più fedeli camerati italiani.

Ma i contatti con la Grecia non sono episodici né casuali. Giuseppe Spadaro, anch'egli proveniente da ordine Nuovo e adesso consigliere comunale e membro del Consiglio Nazionale del MSI, è molto amico di un ricchissimo operatore economico greco, presente da molti anni a Siracusa, e implicato in tutta una serie di attività tanto lucrose quanto poco pulite, dalla speculazione edilizia alla provocazione politica. Il Mephalopoulos - questo il nome del nababbo ellenico - è molto legato al regime dei colonnelli (si dice che sia il console di grecia in Sicilia), e avrebbe "ispirato" la conversione politica di notevoli personaggi, migrati improvvisamente da un partito all'altro (tra questi ci sarebbe Matacena): a Siracusa addirittura provocò un mezzo terremoto, facendo passare alla DC l'intero gruppo dirigente del MSI, col "federale" in testa, mentre contemporaneamente rientravano nel partito i nazisti di ordine Nuovo. L'operazione permise l'approvazione di un piano regolatore che mise la città in mano agli speculatori edilizi; il Mephalopoulos èuno dei principali azionisti della SAIA (Società Azionaria Immobiliare Aretusea), principale beneficiaria della speculazione. Inoltre, la DC si spostò a destra, e il MSI divenne più disponibile ad azioni squadristiche contro studenti e lavoratori.

Nelle acque siciliane si svolge un intenso contrabbando di sigarette. Ma le navi si dice che sbarchino anche cariche di armi. Sembra che tali sbarchi siano avvenuti un po' dappertutto nella costa: uno fu segnalato a Noto, mentre si sa che nel ragusano esponenti fascisti invitano i loro camerati ad acquistare pistole, che sembra forniscano essi stessi. Le navi vengono dalla Grecia, e i "sigarettari" sono in genere uoòini di estrema destra. Gli utili sono ingentissimi. Tra l'altro, si tratta di una comoda fonte di finanziamento, in cui non ci sarebbe meraviglia se si scoprisse che sono implicati gli amici dei colonnelli. Lo "strano" affare dei mitra spariti dalla caserma della guardia di finanza di Torre del Corsaro, presso Palermo, getta una nuova luce sul traffico di armi e sui rapporti dei contrabbandieri con i loro fornitori: nella faccenda sono implicati dei Greci, che comunque la faranno franca. Ciò che ci si chiede è a chi sono andati i mitra (ne sono stati ritrovati solo cinque): mafia o neofascisti? Sempre presso Palermo, a Bellolampo, lo scorso anno dei fascisti furono sorpresi ad esercitarsi con dei mitra; quattro furono arrestati.

Ma le esercitazioni paramilitari non avvengono solo presso Palermo. A Barcellona, in provincia di Messina, sembra si siano esercitati dei fascisti che sono stati impegnati a Reggio Calabria. Altre esercitazioni, con la copertura di campeggi o gite organizzati da enti o associazioni varie, si svolgono un po' dappertutto. A Siracusa, opera un gruppo archeologico diretto da un certo Efisio Pitone, già appartenente a Ordine Nuovo; il gruppo è pieno di fascisti, ed ha parecchi soldi. Svolge campagne di scavo, e campeggi. Da Siracusa parte una forte corrente di materiale archeologico di contrabbando: un commercio che rende bene. Sempre per rimanere a Siracusa, i contatti con la Grecia sono frequenti, tanto che si parlò di gemellaggio fra Atene e Siracusa (sotto gli auspici dell'immancabile Mephalopoulos). Il sindaco democristiano Giuliano si è recato per due volte nel giro di pochi mesi in Grecia, cercando di non dare troppa pubblicità alla notizia.

Insomma, in Sicilia, accanto allo squadrismo tradizionale, picchiatore e bombarolo, che agisce contro studenti e lavoratori, nelle università e contro le sedi dei partiti di sinistra, particolarmente attivo nelle grandi città ( Messina, insieme a Bari, è una delle principali centrali della violenza fascista; ma anche a Catania gli squadristi sono attivissimi, in spedizioni punitive e attentati), è presente un fascismo egualmente provocatorio, egualmente eversivo, ma che fa uso di metodi più raffinati per difendere gli stessi interessi di agrari, speculatori ed industriali, che si espone meno all'attenzione dell'opinione pubblica, che mira ad obiettivi ben più importanti della bastonatura di cittadini inermi: un fascismo "alla greca", che prepara giorno per giorno il colpo di stato, che si esercita e tiene collegamenti, che manovra molti soldi, che è implicato in affari poco puliti. Gente disponibile per l'attentato criminale, per la strage, perché serva a creare tensione, a far precipitare gli avvenimenti, per aprire la strada ad avventure autoritarie, alla dittatura ...

"Poveri untorelli"? Certo, ci sono anche quelli, i fascistelli velleitari di provincia, frustrati perché non riescono ad uscire dal loro squallido isolamento. Ma ci sono pure i criminali, e gli "untorelli" sono collegati con essi, marciano assieme, vanno assieme a provocare, a mettere bombe. Certo, non si possono amplificare né la dimensione di un Cilia né la portata delle sue esibizioni di fine settimana: gente come il Cilia e i suoi (pochi) seguaci spesso sono poco più che un elemento folkloristico, una sorta di colore (nero) nel panorama locale. Ma non si può ignorare che anche i gerarchetti periferici hanno una loro funzione nella strategia reazionaria, e che curano certi settori e svolgono certe mansioni marghinali, ma non per questo meno importanti, nella "strategia della tensione" in atto in tutto il paese.

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