Da La Repubblica del 27/10/2006

Mille lingotti depositati in banca 7 anni dopo il golpe

L´oro di Pinochet custodito a Hong Kong

La procura cilena apre un´inchiesta urgente: si teme che il denaro sparisca

di Alessandro Oppes

MADRID - Nove tonnellate d´oro, del valore di 127 milioni di euro, custodite nella banca Hsbc di Hong Kong. Il tesoro di Augusto Pinochet supera di gran lunga la cifra finora conosciuta: quei 26,3 milioni di euro di denaro pubblico cileno depositati dall´ex dittatore - con 11 identità false - in conti segreti del Banco Riggs negli Stati Uniti.
Quest´ultima rivelazione è ancor più esplosiva: pubblicata ieri sui due principali giornali di Santiago, El Mercurio e La Nación, è stata subito confermata dal governo di Michelle Bachelet. Il ministero degli Esteri era al corrente già da alcuni giorni, grazie alle informazioni ricevute da una rappresentanza diplomatica all´estero, della presenza di circa mille lingotti d´oro appartenenti al generale nel caveau della Hong Kong & Shanghai Banking.
Il procacciatore d´affari Al Landry, intervistato dalla Nación in California, rivela l´esistenza di undici documenti che confermano il deposito dell´oro a nome di Pinochet avvenuto nel 1980, sette anni dopo il colpo di Stato. La procura generale ha subito avviato le procedure per congelare il deposito. Il tutto con grande urgenza, perché la magistratura cilena teme che l´oro possa volatilizzarsi improvvisamente ed essere depositato in qualche altro paradiso fiscale.
La stampa di Santiago non manca di far notare la contraddizione fra la strategia difensiva adottata da Pinochet in questi anni, basata sull´affermazione di una presunta «demenza senile», e l´estrema lucidità dimostrata invece nelle complicate operazioni finanziarie con le quali cerca di mettere in salvo il patrimonio trafugato dalle casse dello Stato.
La difesa dell´ex dittatore è debole: «E´ una canagliata, un´infamia, una falsità», dice il suo avvocato, Pablo Rodríguez. «Ho parlato con il generale e mi ha detto che l´unico oro che possiede è quello del suo anello matrimoniale». Ma ormai sono in pochi, in Cile, a credere alla parola del tiranno a riposo. Se la destra politica e l´ala dura dell´esercito lo difendevano a spada tratta ai tempi dell´arresto a Londra, quando le accuse riguardavano i crimini della dittatura, il sospetto di corruzione e di arricchimento illecito ha distrutto completamente la sua immagine. A partire dallo «scandalo Riggs», che nel 2004 travolse il generale e tutta la sua famiglia. Nei giorni scorsi il Tribunale Supremo di Santiago ha autorizzato il giudice spagnolo Baltasar Garzón a interrogare Pinochet e sua moglie, Lucía Hiriart, per una serie di trasferimenti di fondi avvenuti nel ‘98, quando il generale era agli arresti domiciliari a Londra. La competenza del super-magistrato della Audiencia Nacional deriva dal fatto che fu proprio lui, dopo aver firmato l´ordine di cattura internazionale, a decretarne anche l´embargo dei beni. Con questa richiesta, Garzón cercherebbe di assicurare il pagamento di possibili indennizzi alle vittime di violazioni dei diritti umani avvenute negli anni della dittatura militare.
Un tema, questo, che non è stato per niente accantonato: proprio ieri Pinochet è stato interrogato nella sua residenza del quartiere de La Dehesa, a Santiago, da un giudice che indaga sui crimini commessi dalla cosiddetta Carovana della Morte, che sequestrò e giustiziò dissidenti politici soprattutto nella prima fase del governo militare instaurato nel 1973. L´accusa contro l´ex dittatore, in questo caso, si riferirebbe all´omicidio di due guardie personali del presidente Salvador Allende, avvenuto tre settimane dopo il golpe.

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