Da La Repubblica del 14/02/2007

Allarme degli inquirenti: un patto fra i terroristi e la criminalità organizzata. L'ipotesi di un viaggio in Croazia per approvvigionarsi di mitragliette

Cento kalashnikov nell'arsenale Br e spuntano mi legami con la 'ndrangheta

Il curriculum di Latino: azioni di finanziamento con uso di armi da fuoco. Una rapina in banca utilizzando delle maschere. Bottino: 145mila euro

di Piero Colaprico

MILANO - Un arsenale di kalashnikov nascosti a Torino (sarebbero addirittura "un centinaio"). Un deposito di armi nel parco dei Fontanili di Rho. L'idea di un viaggio in Croazia, per approvvigionarsi di mitragliette. E soprattutto una frase: "Ci ho contatti con il fratello di Mimmo Belfiore".

È una frase che ha fatto impressione ai detective dell'antiterrorismo, perché lascia intendere la possibilità di legami piuttosto solidi tra i nuovi brigatisti e la malavita organizzata. Parla Salvatore Scivoli, rapinatore diventato irriducibile della lotta armata in carcere, ad ascoltare è Bruno Ghirardi, ex Colp, specialista in rapine e "autofinanziamento" negli anni Ottanta. Ed è ascoltando questi due cinquantenni, che hanno passato metà delle loro vita in carcere, che l'allarme cresce: i Belfiore appartengono a una potente famiglia di 'ndrangheta trapiantata dalla Calabria al Piemonte, e sono i responsabili dell'agguato mortale al procuratore capo di Torino Bruno Caccia.

Era la sera del 26 giugno 1983 quando l'alto magistrato portò il cane a passeggiare sotto casa. Un gruppo di killer, molti dei quali ancora sconosciuti, gli spararono, uno scese dall'auto e gli dette il cosiddetto colpo di grazia. All'inizio vennero incolpate le Brigate Rosse, ma poi emerse la verità - grazie a un pentito e a una serie di riscontri - e venne condannato il capofamiglia Domenico Belfiore, boss del clan di Gioiosa Jonica. "È come se alcuni di questi brigatisti cercassero la protezione dei boss, in uno scambio di favori reciproci. Ma le indagini sono appena cominciate", spiegano alla Digos.

QUANTI SONO I TERRORISTI
La Procura milanese ritiene di aver "ritirato dalla scena" i capi delle cellule individuate del Partito Comunista Politico Militare. "Sono stati seguiti per anni, i contatti erano e sono rimasti questi". C'è solo un punto da verificare. Davide Bortolato e i due che ieri si sono dichiarati "prigionieri politici", e cioè Alfredo Davanzo e Claudio Latino, il 10 dicembre 2006 fanno una "riunione strategica" e parlano dell'organizzazione: "Noi possiamo contare su un giro di circa una ventina di compagni, che possono contribuire a livello economico. Bisogna cominciare ad essere più regolari sul pagamento delle quote, cioè a essere più stabili". Sono compagni che pagano o compagni che, eventualmente, sparano? E se gli arrestati sono quindici, all'appello ne mancano almeno cinque.

Quanto a Davanzo, l'ideologo di "Seconda Posizione" era convinto che nessuno sarebbe riuscito a stanarlo a Raveo, il minuscolo villaggio di meno di 500 abitanti nel cuore delle montagne della Carnia. Incontrando alcuni dei brigatisti aveva esclamato: "Ma dove mi avete portato! Qui sono sicuro che non mi prenderanno mai!".

IL CURRICULUM DEL "BRAVO BR"
Latino, prima di essere espulso dalla formazione dei Carc, aveva inviato una specie di curriculum che è stato trovato a Giuseppe Maj, leader storico dei Carc. Dice di aver costituito nell''85-'87 "un collettivo caratterizzato dalla clandestinità associativa" impegnato in attività illegali, con esplicito riferimento a "due azioni di autofinanziamento riuscite ed altre tentate", nonché "alcune azioni politiche di attacco con l'uso di armi da fuoco". Latino afferma - continuano gli agenti della Digos, che hanno letto questa sua presentazione-autogol, di essersi "addestrato al furto di auto e di moto", di saper fare le contraffazioni e di aver "preso contatti con altri compagni, latitanti e non, con cui si è costituito un gruppo che aveva come principale obiettivo l'attuazione di azioni di autofinanziamento".

I COLPI DI SCIVOLI
Salvatore Scivoli, una lunga storia con Kathrin Otto, che secondo una scheda della polizia è una fiancheggiatrice della Raf, è spesso impegnato con le "dure", le rapine. S'è un po' "raffreddato", come dice lui, con il calabrese Francesco D'Onofrio, 52 anni, ex di Prima Linea e dei Colp (comunisti organizzati per la liberazione proletaria). Ma Franco gli può dare delle armi. Forse qualche "dritta". Un fatto è certo: in un bar ristorante di Foro Bonaparte a Milano Scivoli parla con Ghirardi, il 24 gennaio 2007, e fa "riferimento a precedenti colpi portati a compimento in prima persona accennando in particolare a una rapina, presumibilmente in una banca, perpetrata utilizzando delle maschere che gli avrebbe fruttato un bottino di 145mila euro e un ulteriore colpo in una grossa gioielleria, nel 1997, tramite la tecnica del sequestro lampo, che aveva fruttato un bottino di circa 3 miliardi e mezzo lamentandosi che altri cinque miliardi di preziosi sarebbero rimasti in cassaforte a causa dell'inesperienza di un componente della banda.

I DEPOSITI DELLE ARMI
Parla ancora Scivoli: "Bruno, io non dico tanto, ma diecimila li do a fondo perduto lì... gli uzi, quelli piccoli, bazooka ed esplosivo. Gli paghiamo a loro il trasporto, perché lì li paghiamo una cifra più il trasporto, anche se ci costa il doppio qua conviene sempre".

Ghirardi: "Ah, sì, se no ti vendono alla frontiera..." tra l'Italia e l'ex Jugoslavia.

Scivoli: "Conviene che facciamo fare tutto a loro e gli diamo un appuntamento in un posto. In quell'appuntamento ci pigliamo tutta la roba e la sotterriamo dove diciamo noi".

LA MANIA DEGLI ARSENALI NASCOSTI
Latino spesso si informava con Ghirardi "del "posto", affermando subito dopo "speriamo che si asciughi"". I brigatisti vorrebbero "scavare un buco "stando sulla riva", ma "in orizzontale", per evitare che le cose si bagnino. I due hanno quindi accennato - dicono gli agenti Digos - alla necessità di andare a fare una "bella manutenzione", parlando di olio e spray e di armi". Un altro "imbosco" per le armi volevano scavarlo verso Sesto San Giovanni, seguendo il Lambro in canotto, sino alle antenne di Sky e di Mediaset.

L'ADRENALINA
La tensione sale, quando si pensa alle azioni e Ghirardi fotografa così la situazione: "L'adrenalina è la più bella droga che esista. Non ce n'è di cocaina, di eroina, di hashish... L'adrenalina".

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