Quadro storico-politico

03. La situazione politica italiana nell'immediato dopoguerra

Documento aggiornato al 17/02/2006
n quadro d'insieme emerge quindi con sufficiente chiarezza, malgrado il persistere di marginali zone grigie, la cui ricostruzione storica non è allo stato ancora possibile. William Colby, che fu capo della CIA dal 1973 al 1976, riferendosi al 1948 scrive: "La possibilità di una presa del potere comunista in Italia come risultato elettorale aveva preoccupato molto gli ambienti politici di Washington prima delle elezioni italiane del 1948. Anzi, era stata soprattutto questa paura a portare alla creazione dell'Office of Policy Coordination, che dava alla CIA la possibilità di intraprendere operazioni politiche, propagandistiche e paramilitari segrete" (19). Che tanto sia poi avvenuto non può dirsi con certezza, anche se alcune organizzazioni, sorte in quegli anni, sembrano riconducibili ad un intervento diretto o indiretto degli Stati Uniti o comunque di organizzazioni para governative occidentali. Documentazione ufficiale è disponibile, come meglio si vedrà in seguito, soltanto su "Pace e Libertà". Per altre associazioni è legittimo il sospetto che possa esservi stato un finanziamento occulto da parte degli Stati Uniti. Peraltro, nel delineare lo scacchiere internazionale in cui l'Italia veniva ad inserirsi - per coglierne i riflessi e le influenze non solo sulla storia ufficiale del paese (e cioé nel succedersi degli eventi che furono democraticamente conoscibili all'atto del loro verificarsi), ma anche su eventi che restarono occulti perché parte di una storia sotteranea, che oggi appare possibile ricostruire sia pure per grandi linee, ma comunque su base almeno documentale - non appare neppure revocabile il dubbio che politica analoga a quella statunitense (di cui è stato più e più volte sottolineato il carattere imperiale) sia stata perseguita dall'Unione Sovietica, non solo - e in maniera esplicita, dato il carattere non democratico, ma dispotico, dei relativi ordinamenti - nei paesi aderenti al Patto di Varsavia, ma anche - e in maniera occulta - all'interno del blocco occidentale e in particolare in luoghi (come l'Italia) di frontiera, sotto forma di aiuti anche finanziari ai partit i comunisti nazionali o a gruppi a questi interni. Nella X legislatura, all'interno del dibattito in Commissione che condusse all'approvazione della prerelazione sull'inchiesta in ordine alle vicende connesse all'operazione Gladio, fu acutamente sottolineata la difficoltà di comprendere le vicende più recenti relative alla strategia della tensione e delle stragi nel nostro paese, senza fare fino in fondo i conti con il quadro uscito dalla seconda guerra mondiale, e cioé non soltanto con la divisione del mondo in due sfere di influenza, ma anche con il processo ulteriore che condusse in brevissimo tempo: - alla sistematica soppressione della sovranità dei paesi collocati nella sfera di influenza sovietica, con la formazione di regimi autoritari prima, totalitari poi; - alla progressiva e rapida instaurazione nei paesi del blocco occidentale di una situazione sostanziale di sovranità limitata. E' pur vero che in questi ultimi ci fu uno Stato di diritto, una democrazia pluralista e uno scontro sociale e politico. Ma se ciò appartenne alla storia palese dei singoli paesi, vi era però negli stessi un limite invalicabile e ufficialmente non scritto (ancorché risultante anche indirettamente da documenti destinati a lungo a restare segreti, e ancora oggi in parte non noti): l'impossibilità di mutare gli assetti politici realizzati nei paesi della sfera di influenza. Su tali basi e con specifico riferimento alla situazione italiana (fortemente segnata dalla presenza da un lato dello Stato Vaticano, dall'altro del maggior partito comunista occidentale) non appare enfatizzato affermare, con riferimento all'immediato dopoguerra l'instaurarsi di una situazione che fu per alcuni anni al limite di una guerra civile, sia pur latente e potenziale; e ciò almeno come situazione vissuta dalle forze politiche che ne sono state protagonoste con l'inizio della guerra fredda e con l'uscita delle forze di sinistra dal governo De Gasperi. Vuol cioé riferirsi ad una situazione di simmetrica diffidenza degli opposti schieramenti politici rispetto alla volontà reciprocamente dichiarata di mantenimento della democrazia, fase che si prolunga sicuramente fino alla metà degli anni cinquanta anche se le datazioni sono probabilmente diverse per le varie forze politiche. Ciò perché soprattutto nella vigilia delle elezioni politiche del 1948 nessuna delle d ue parti era sicura che la forza vittoriosa avrebbe rispettato e garantito sino in fondo il sistema democratico: da una parte mettendo fuori legge il partito comunista, come invece non è stato; dall'altra, temendo che, se avesse prevalso il Fronte popolare, sarebbe accaduto qualcosa di analogo a quanto si era verificato a Praga. E' una realtà documentata e documentabile anche attraverso testimonianze dirette, non smentite, nel riconoscere che, in seno a tutte o quasi le forze politiche, dopo la fine della seconda guerra mondiale, gruppi o nuclei di aderenti continuarono per alcuni anni a comporre strutture clandestine parallele armate. Tale realtà (20) è stata peraltro rimossa nei decenni successivi, perché ritenuta inconfessabile a fronte degli ideali democratici che medio tempore avevano avuto - con il decisivo concorso delle forze e di maggioranza e di opposizione - realizzazione quasi piena in istituzioni che andavano mano a mano consolidandosi; rimozione che ha indubbi amente pesato - e in parte ancora pesa - nel ritardo con cui si è proceduto alla lettura di tragici eventi successivi, che pure da quella realtà rimossa furono indubbiamente influenzati.
 
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