Quadro storico-politico

05. Ulteriori emergenze documentali

Documento aggiornato al 17/02/2006
a ricostruzione del periodo sino ad ora delineata consente di attribuire rilievo anche ad ulteriori emergenze documentali, che pur ampiamente incomplete acquistano nel quadro di insieme suscettibilità di lettura. Il riferimento è a realtà documentali che consentono di ritenere estremamente probabile la creazione anche all'interno dell'organizzazione di pubblica sicurezza (così come indubbiamente avvenuto nell'organizzazione della difesa) di strutture, cui sono stati affidati segretamente compiti non istituzionali e che hanno agito in sinergia più o meno completa con organizzazioni e strutture private. E' noto infatti il testo di un telegramma segreto spedito dall'Ambasciata di Roma al Dipartimento di Stato il 10 febbraio 1949, nel quale è dato leggere, tra l'altro: "Anche l'Italia sta ora istituendo simili organizzazioni di polizia segreta anticomunista sotto il Ministro dell'interno e con esponenti dell'ex polizia segreta fascista come parte determinante a livello strutturale e organizzativo" (39). Dopo la pubblicazione del documento su un quotidiano piemontese, il senatore Scelba replicò affermando: "I servizi di polizia che si occupavano della prevenzione dei reati contro la sicurezza interna non costituivano né una polizia speciale né tanto meno segreta, né furono creati nel 1949, anche se dopo tale data e data la situazione del paese furono notevolmente potenziati [...]. Il funzionario che dirigeva il particolare settore era [...] un funzionario civile (40) che, per aver appartenuto all'OVRA era stato sottoposto a giudizio di epurazione [...] e mandato pienamente assolto da ogni e qualsiasi responsabilità. Collocato a riposo per limiti di età, fu sostituito da me dal suo vice, anch'egli funzionario civile, anch'egli giudicato come appartenente all'OVRA e mandato esente da ogni responsabilità e reintegrato con tutti i diritti nell'amministrazione. Ma dell'esistenza del particolare servizio e dei suoi dirigenti fu data ampia informazione al Parlamento in sede di discussione del bilancio dell'Interno" (41). Ma lo stesso Scelba, in una conversazione con lo storico e giornalista Antonio Gambino ha parlato della creazione, in quegli anni, di una struttura riservatissima pronta a scattare in caso di insurrezione: "Già nei primi mesi del 1948 era stata messa a punto una infrastruttura capace di far fronte a un tentativo insurrezionale comunista. L'intero paese era stato diviso in una serie di grosse circoscrizioni, ognuna delle quali comprendeva varie province, e alla loro testa era stato designato in maniera riservata, per un eventuale momento di emergenza, una specie di prefetto regionale, che non sempre era il prefetto più anziano o quella della città più importante, perché in alcuni casi era invece il questore o un altro uomo di sicura energia e di assoluta fiducia. L'entrata in vigore di queste prefetture allargate sarebbe stata automatica, nel momento in cui le comunicazioni con Roma fossero state, a causa di una sollevazione, interrotte: allora i superprefetti da me designati avrebbero assunto gli interi poteri dello Stato sapendo esattamente, in base a un piano preordinato, che cosa fare. D'altra parte ci eravamo preoccupati anche di impedire che si potesse arrivare a una interruzione delle comunicazioni. Pensando che la prima mossa dei promotori di un eventuale colpo di Stato sarebbe stata di impadronirsi delle centrali telefoniche e delle stazioni radio, o quanto meno di renderle inutilizzabili, avevamo organizzato un sistema di comunicazioni alternative, servendoci, come punti di appoggio, di un certo numero di navi italiane e alleate presenti nel Mediterraneo" (42). Non vi è dubbio che il piano, così come viene presentato, ha connotazioni assolutamente "difensive" e tuttavia della pianificazione che, alla stregua di quanto dichiarato, l'allora ministro Scelba deve ritenersi approntata, non è stato possibile alla Commissione trovare traccia in documenti ufficiali. Ciò fonda il dubbio che alla struttura medesima possono essere stati affidati anche compiti non istituzionali nonché il dubbio, sia pure in termini di minore spessore, che l'infrastruttura in tale direzione sia stata attivata. Nella medesima direzione ricostruttiva va rammentato che il 14 ottobre i ministri dell'interno, Scelba, della difesa, Pacciardi, del tesoro, Pella e dei lavori pubblici, Aldisio, presentarono un disegno di legge dal titolo "Disposizioni per la protezione della popolazione civile in caso di guerra o di calamità (difesa civile)" (43). Il disegno di legge incontrò la durissima opposizione delle sinistre, che temevano che la costituzione di "milizie volontarie", previste nel disegno di legge avrebbe potuto preludere ad una loro utilizzazione in caso di scioperi. Peraltro, dallo stesso intervento del ministro dell'interno alla Camera trasparivano intenti legati in qualche modo ad una emergenza di tipo militare. Disse infatti Scelba: "Il disegno di legge sulla difesa civile si propone due scopi fondamentali il primo è quello di una riorganizzazione dei servizi assistenziali a favore della popolazione civile, in caso di calamità naturali; il secondo è quello di provvedere alla difesa passiva del territorio in caso di eventi bellici o connessi con la guerra. [...] Nel mondo è intervenuto qualcosa di nuovo e cioè l'affare coreano, che ha obbligato tutti i paesi pensosi della sicurezza all'interno e della difesa delle proprie frontiere ad organizzare anche la difesa civile, così come hanno organizzato la difesa esterna [...] considerato il modo in cui le guerre vengono oggi combattute, sono intimamente legate. Questo provvedimento, per una parte almeno, è intimamente connesso con la difesa del paese" (44). Da queste esposizioni, sembra emergere un ruolo della difesa civile molto simile a quello successivamente assunto in ambito militare dalla struttura Gladio. E' da rilevare, peraltro, che il 23 settembre 1951 il Consiglio dei Ministri aveva già istituito presso il Ministero dell'interno una Direzione generale dei Servizi di difesa civile, con la facoltà di avvalersi anche di elementi volontari (45). Il disegno di legge appare, a questo punto, una sanatoria legale di una organizzazione già istituita. In quello stesso periodo vi fu a Roma il Congresso dei partigiani cattolici, presieduto dall'ingegner Enrico Mattei, nel corso del quale quest'ultimo enunciò un decalogo di comportamento attivamente anticomunista (46). In quel Congresso, secondo l'onorevole Pietro Amendola, l'onorevole Mattei e i convenuti, oltre i loro manifesti intendimenti di costruire un bastione antibolscevico, proclamarono anche la loro calda volontà di essere i primi volontari di questa milizia civile (47). Il disegno di legge fu approvato dalla Camera dei deputati l'11 luglio 1951, ma successivamente decadde perchè il Senato non riuscì ad esaminarlo prima della conclusione della legislatura. Il 20 dicembre 1956 fu presentato un nuovo disegno di legge intitolato: "Norme sulla protezione civile in caso di evebti bellici e calamità naturali" (48), che sostanzialmente riproponeva lo stesso schema del disegno di legge precedente. Anch'esso non giunse a favorevole conclusione. A ppare quindi legittmo ipotizzare che un settore difesa civile al Ministero dell'interno possa essere stato costituito tra il 1950 e il 1953, nonostante le mancate approvazioni del Parlamento, e che abbia espletato mansioni riservate e di cui il Parlamento non è stato mai posto al corrente. Analogamente fondato è ipotizzare il collegamento con organizzazioni collaterali sorte in dichiarata funzione anticomunista. Anche su ciò esiste una base documentale, sia pure ben lungi dall'essere completa. In una lettera indirizzata all'allora ministro degli esteri Aldo Moro da Edgardo Sogno è dato leggere tra l'altro: "Fin dal 1949 l'onorevole Scelba, allora che avrebbe comportato il distacco presso il Ministero dell'interno (Organizzazione del progettato servizio di difesa civile)" (49). E' da rilevare che nel fascicolo concernente "Pace e libertà" presso la Divisione Affari riservati del Ministero dell'interno vi è una "riservatissima" priva di firma nella quale si afferma tra l'altro: "elemento fiduciaro riferisce che nel corso di un lungo colloquio col Conte Sogno (...) il predetto gli ha esposto le sue idee politiche. Convinto che il popolo italiano ama la forza e persuaso inoltre che il primo squadrismo fascista del 19 e del '20 sia degno di encomio, in quanto fu capace di rintuzzare la tracotanza rossa, Sogno tenta di rimettere in piedi uno squadrismo "democratico", capace di difendere gli ideali cristiani e democratici contro l'assolutismo comunista [...]. Egli ha detto che nel 1948, l'onorevole Scelba gli offrì la direzione della "Difesa civile", egli rifiutò perché la "Difesa civile" doveva entrare in azione soltanto nel caso che i comunisti tentassero un'azione di forza e (secondo le sue opinioni) non si possono galvanizzare gli uomini soltanto per un'occasione sola, che anche non potrà verificarsi. Occorre uno squadrismo risoluto e attaccabrighe, capace di prendere l'iniziativa e non di servire da semplice reazione (50). Di questa offerta vi è traccia anche in una lettera di Sogno al ministro Carlo Sforza del 1949, nella quale egli dice: "Come Ella sa il ministro Scelba mi ha recentemente manifestato il desiderio di chiedere il mio distacco presso l'amministrazione dell'interno allo scopo di affidarmi un incarico alle sue dipendenze. L'onorevole Scelba mi ha parlato in proposito della carica di prefetto di Firenze o di quella di capo del costituendo Servizio per la Difesa civile" (51).


a figura di Edgardo Sogno e il movimento (rectius la sezione italiana del movimento) "Pace e Libertà" rimandano ad ulteriori emergenze documentali, in parte rese accessibili dal governo alla Commissione soltanto in questa legislatura, dalle quali chiaramente risulta che compiti di guerra psicologica furono almeno nella metà degli anni cinquanta affidati a settori istituzionali e soprattutto a organismi di natura privata collegati a settori istituzionali. Si legge in un appunto non firmato della Direzione Generale degli Affari politici del Ministero degli esteri: "La questione della contro propaganda o guerra psicologica fu sollevata per la prima volta nel settembre 1951 ad Ottawa, quando il presidente De Gasperi richiamò su di essa l'attenzione dei Ministri degli esteri del Consiglio Atlantico. Fu ripresa nelle sessioni di Roma e di Lisbona, dove l'Italia fu inviata a sottomettere al Consiglio - come poi fece - una particolareggiata memoria. (...) I ripetuti nostri interventi non hanno tuttavia dato che ben scarsi risultati. (...) L'azione dei paesi più esposti risulta frustrata dalla mancanza di un minimo di coordinamento con altri paesi. (...) Iniziative isolate, connesse con la contropropaganda, si sono tuttavia avute sul piano bilaterale (...). Nel giugno scorso, per incarico del governo francese, è venuto a Roma l'onorevole DAvid, presidente del Movimento "Paix et Liberté", per raccogliere informazioni sulla situazione interna italiana e sulla azione che viene svolta nel nostro paese contro la propaganda comunista. Egli si incontrò con il presidente De Gasperi; con il Capo di Stato Maggiore e con il Capo della Polizia (...) (52). L'appunto era contemporaneo a due lettere riservate, una del Segretario generale del Ministero degli affari esteri e una dello stesso Ministro, ambedue indirizzate al Ministro dell'interno, nella quali si dava notizia dell'avvenuta costituzione della sezione italiana di Pace e Libertà, diretta da Edgardo Sogno, legando strettamente la costituzione dell'organizzazione anticomunista con il problema, sollevato in Consiglio Atlantico, della guerra psicologica. Scriveva infatti il Segretario generale del Ministero degli esteri: "Cara Eccellenza, a seguti della lettera dell'onorevole Presidente del Consiglio n. 8/8210 del 9 corrente, concernente la sezione italiana di "Pace e Libertà" costituitasi a Milano, mi sembra opportuno segnalarLe la seguente comunicazione nella quale mi si conferma che, in sede di Consiglio atlantico, Bidault solleverà il problema della guerra psicologica. La comunicazione mi sembra particolarmente interessante anche perché offre un quadro generale del modo in cui si articoleranno le varie sezioni nazionali di "Pace e Libertà" rispetto all'attività internazionale in questo settore. Desidero riferire quanto mi ha comunicato David in colloqui che ho avuto con lui ieri a Parigi. Egli mi ha confermato che Bidault solleverà la questione della guerra psicologica nella prossima riunione del Consiglio atlantico e mi ha precisato che il suo intervento sarà impostato su un programma massimo ed un programma minimo. Il programma massimo, che è quello cui tende David, consiste nella riorganizzazione del Servizio informazioni della Nato che sarebbe trasformato in un centro motore e coordinatore dell'azione anti Cominform sul piano internazionale. A tale centro farebbero capo dei nuclei nazionali in ogni paese Nato. Detti nuclei o "cellules nationales" avrebbero la funzione di presiedere e coordinare tutta l'azione anti cominform, svolta da parte dei vari Ministeri ed organi governativi. L'attività sostanziale sarebbe invece affidata agli organismi di natura privata, come "Pace e Libertà", i quali continuerebbero ad operare alle dipendenze del centro internazionale ed in collegamento con i nuclei nazionali. [...] In sostanza l'onorevole Pella dovrebbe: appoggiare le proposte Bidault di sostenere più caldamente di quanto non potranno fare i francesi la costituzione dei nuclei nazionali (a livello Nato) mettere in luce l'opportunità di affidare l'azione anti cominform ad organismi privati perché più efficaci e più efficienti [...] (53). A sua volta, il ministro degli esteri Pella scrive: "Caro Fanfani, sin dalla riunione di Lisbona (febbraio 1952) del Consiglio atlantico fu da parte italiana presa l'iniziativa di far presente la necessità di far coordinare fra i vari paesi Nato l'attività di informazione e propaganda onde contestare adeguatamente e secondo linee congiuntamente studiate le analoghe attività cominformiste. La differenza nelle situazioni interne fra i vari paesi non consentì un coordinamento completo nei particolari dell'azione. Tuttavia Francia e Italia si accordarono per una più intima cooperazione fra di esse in questa materia. Fu perciò che il ministro Bidault inviò in Italia, nell'aprile scorso, il deputato Paul David che ha creato e dirige in Francia il Movimento Paix et Liberté" con sede in Parigi. Il signor Paul David prese contatto, a Roma, con l'appoggio del Ministero degli affari esteri, col Tuo Ministero ed anche col Capo della Polizia dottor Pavone. Nel settembre u.s. si è costituita poi a Milano - via Palestro n. 22 - una sezione italiana di tale movimento. [...] La sezione italiana di Pace e Libertà è diretta dalla medaglia d'oro Edgardo Sogno Rata, funzionario del ministero degli affari esteri in aspettativa [...]. Ti sarò perciò assai grato se vorrai esaminare la possibilità di rivolgere la Tua attenzione a Pace e Libertà in Italia, alla quale il Ministero degli affari esteri già fornisce assistenza nei limiti delle proprie possibilità e competenze (informazioni dai paesi d'oltre cortina, giornali, etc.) ma che, per la sua particolare e utile attività all'interno conviene possa far capo anche al Tuo Dicastero" (54). Come si evidenzia in particolare dalla lettera del Segretario generale del Ministero degli esteri, l'attività dell'onorevole David è una diretta emanazione del programma delineato in sede di Consiglio atlantico dal Ministro degli esteri francese, Bidault. Dal testo delle due lettere emergono anche chiaramente i collegamenti sia di Paix et Liberté che di Pace e Libertà con ambienti istituzionali dei due paesi e con le strutture della Nato. E' da rilevare che, secondo una relazione dell'Ufficio Affari riservati del Ministero dell'interno, nel gennaio 1956 si svolse a Milano un congresso internazionale dei Comitati "Paix et liberté" al quale presero parte rappresentanti di Italia, Francia, Belgio, Svizzera, Olanda, Germania. Si legge inoltre nella relazione: "I rappresentanti di altri comitati, non potuti intervenire, hanno fatto pervenire messaggi di solidarietà e di augurio" (55). A quella data, dunque, appare costituita una rete internazionale vasta e articolata. Nella relazione si afferma tra l'altro: "I congressisti, pur tenendo conto delle particolari modalità di azione dipendenti dalla situazione politica dei vari paesi, hanno convenuto che, in vista dei continui progressi del bolscevismo in tutto il mondo, e poiché il comunismo rappresenta un grave pericolo per le istituzioni fondamentali degli Stati democratici, occorre promuovere un anticomunismo di Stato" (56). Emerge quindi chiaramente nel complesso delle richiamate emergenze documentali una evidente "tensione" fra due opposte esigenze: l'una tendente ad istituzionalizzare l'attività di propaganda anticomunista, l'altra tendente invece a tener celato il legame, indubbiamente sussistente tra gli organismi di natura privata impegnata in tale attività di propaganda e gli apparati istituzionali dei rispettivi governi. Ciò in disparte, va peraltro segnalato che sussistono indicazioni documentali idonee a fondare l'ipotesi, tuttavia non pienamente verificabile, che l'attività di tali organismi privati sia andata anche al di là dell'attività di propaganda conoscibile e conosciuta. Nella citata lettera di Sogno all'onorevole Moro vi è infatti un passaggio che appare assai significativo "Nel luglio del 1953, per iniziativa della Presidenza del Consiglio (governo Scelba) mi veniva nuovamente proposto un incarico di carattere eccezionale e riservato (organizzazione della difesa psicologica delle istituzioni democratiche) in ripresa di una operazione avviata nel 1948 per iniziativa del ministro Sforza nel quadro dell'attività svolta in base al piano Marshall. Accettai tale incarico [...] l'azione volta per il tramite del comitato da me organizzato ebbe tre fasi principali: in un primo periodo (fino all'ottobre 1954) essa si concretò nella realizzazione del progetto che gli onorevoli De Gasperi e Pella evavano ripetutamente sostenuto in Consiglio atlantico e consistente nel contrapporre l'azione degli organi promotori e coordinatori della propaganda occidentale alla costante iniziativa sovietica nel campo della informazione. Nel secondo periodo (ottobre 1954 - giugno 195) il Comitato assolse funzioni specifiche nel quadro dei provvedimenti adottati dal governo Scelba per la difesa delle istituzioni, assumendo compiti di punta che non potevano essere affidati ad organi governativi. Nel terzo periodo (dopo il giugno 1955) il Comitato ridusse progressivamente l'azione esterna per concentrarsi su compiti di carattere riservato sempre nel campo della difesa psicologica. Durante questo servizio prestato alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio ed in collaborazione con i Ministeri dell'interno e della difesa, rimasi nei ruoli del Ministero esteri [...] (57). E' da rilevare che nel corso dell'interrogatorio del generale Allavena dinanzi alla Commissione d'inchiesta Lombardi (di cui si tratterà in prosieguo) egli afferma che l'istituzione, al Servizio, di una rubrica "E" (estremisti), avvenuta nel 1953 "derivava dalla circostanza che si era costituito presso il Ministero dell'interno un Comitato anticomunista" (58). L'affermazione di Allavena sembra offrire una conferma delle parole di Sogno. L'attività di Pace e Libertà può inserirsi in questo contesto ma non certo esaurire le iniziative di questo Comitato. Sogno, peraltro, nella lettera a Moro, opera una precisa periodizzazione, mostrando che il suo incarico assume, nel volgere degli anni, un carattere sempre più riservato. Una conferma di tale affermazione potrebbe rilevarsi nella "relazione sull'attività svolta dal Comitato Nazionale "Pace e Libertà" dal 1º gennaio al 31 dicembre 1956" redatta presumibilmente dalla Direzione del Movimento e contenuta tra gli atti del fascicolo esistente alla Divisione Affari riservati del Ministero dell'interno: "Agli inizi del 1956 gli sviluppi internazionali e nazionali della politica della coesistenza e della distensione consigliavano una parziale rinunzia alla propaganda di tipo diretto e aggressivo e rendevano necessaria una più o meno rigorosa mimet izzazione dell'azione anticomunista. In conformità a tale esigenza, il Comitato Difesa Nazionale sottrasse una parte considerevole dei mezzi disponibili al Comitato Nazionale "Pace e Libertà" per destinarli ad altri organismi" (59). E' ipotizzabile, dunque, l'esistenza di altre strutture non note a questa Commissione. Contatti con i servizi di sicurezza della Nato non adombrati in una relazione contenuta nel fascicolo dedicato a Pace e Libertà presso la Divisione Affari riservati del Ministero dell'interno (60). In un altro appunto, sempre nel predetto fascicolo, c'è la conferma del rapporto tra Sogno e Pièche (61): "Dal dottor Sogno stesso si è appreso che il generale di Corpo d'Armata Giuseppe Pièche fa parte attiva della sua organizzazione. E' da ritenere, quindi, che tale alta personalità possa agire con funzioni di guida e di controllo" (62). Nel più volte citato fascicolo della Divisione Affari riservati del Ministero dell'interno vi è infine una relazione anonima, che l'Ufficio invia in copia al Capo della polizia, di una non precisata "fonte fiduciaria militante nel PSI", nella quale si afferma: "approfittando del soggiorno a Milano ho ritenuto opportuno, prendere contatti concreti e conclusivi con il dottor Sogno Edgardo [...] già addetto al Defence College della Nato [...]. L'opera di propaganda e di forza del Movimento "Pace e Libertà" esorbita dalle limitazioni osservate da analoghe organizzazioni [...] ponendosi su un piano di lotta aperta ed a oltranza, con organizzazione paramilitare. [...] Il "centro sicurezza" raccoglie gruppi di ex partigiani autonomi, nonché di giovani volontari di "Pace e Libertà", organicamente costituiti in reparti da impiegarsi in azione controrivoluzionaria, qualora il potere dovesse passare in mano alle sinistre, anche se ci ò dovesse malauguratamente, avvenire attraverso consultazioni elettorali. [...] L'accesso ai locali è inibito a chicchessia. Essendo accompagnato dal Sogno, ho potuto personalmente rendermi conto della elevata efficienza della organizzazione. Presso la Direzione ho preso visione di [...] carteggio riservato. Da esso si è rilevato:
a) che il Sogno ha preso diretto contatto, recentemente, con il Presidente del Consiglio, onorevole Scelba. Dell'esito di tale contatto egli ha trasmesso una succinta, ma delicata, relazione alle autorità dalle quali dipende (non esattamente definite) (sottolineato nel testo, n.d.r.)
b) che il Sogno opera con la piena autorizzazione del Ministero degli esteri italiano dal quale direttamente dipende [...]
c) che la organizzazione "Pace e Libertà" è validamente sostenuta da potenti erogazioni finanziarie provenienti da gruppi industriali del Nord
d) che il Sogno gode di un certo appoggio di elementi dell'Ambasciata americana (segreteria Signora Luce) [...] (63). Il dato più rilevante di questa informativa riguarda certamente l'affermata esistenza di reparti da impiegarsi in non meglio specificate "azioni contro rivoluzionarie" qualora il potere fosse passato alle sinistre, anche in seguito a libere consultazioni elettorali. Dal complesso di informazioni a disposizione di questa Commissione appare evidente il carattere di "Pace e Libertà" come organizzazione con doppio livello di attività, una palese e legale, l'altra occulta e illegale. Questo doppio livello si appalesa anche nella forma societaria, privata nella forma e ufficiale nella sostanza. Resta oscuro il senso delle affermazioni contenute nella lettera di Sogno a Moro, nella quale egli accenna ad una attività più riservata che egli stesso avrebbe svolto - non è chiaro se all'interno di Pace e Libertà o a prescindere da essa - dopo il giugno 1955. Di rilevante interesse sono anche gli accenni fatti da Sogno alla "difesa civile", che - come già accennato nelle pagine precedenti - lascia intuire la possibile esistenza di una struttura segreta di intervento anticomunista fin dal dopoguerra in seno al Ministero dell'interno, probabilmente nell'ambito della direzione generale dei Servizi antincendi.
 
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