1977

03. Cronologia dell'anno dell'odio - Febbraio

Documento aggiornato al 16/05/2007
MARTEDÌ 1: a Roma, nella mattina, un gruppo di fascisti del FUAN, l’organizzazione studentesca del Msi, entra nella città universitaria e assalta la facoltà di Statistica, di Legge, di Scienze Politiche e di Lettere, dove è in corso una riunione del Comitato di lotta contro la circolare Malfatti. Tirano bottiglie incendiarie contro il Rettorato e sparano numerosi colpi di pistola. Guido Bellachioma, di 22 anni, intervenuto insieme ad altri militanti di sinistra, viene colpito alla nuca da un proiettile sparato da uno dei fascisti. Viene ricoverato in fin di vita al Policlinico. Anche un altro studente (Paolo Mangone) resta ferito. Nel pomeriggio, dopo un corteo di un migliaio di giovani che raggiunge la sede del Msi di via Livorno, viene occupata la facoltà di Lettere, a cui è iscritto Bellachioma. L’assemblea indetta dal Comitato di lotta stabilisce una mobilitazione antifascista per il giorno seguente.

MERCOLEDÌ 2: Mentre a Roma, alla Camera, la commissione pubblica istruzione approva una risoluzione che impegna Malfatti a sospendere a tempo indeterminato la circolare sui piani di studio, cinquantamila giovani manifestano all’interno dell’Università e organizzano un corteo che passa per il Policlinico, dove è ricoverato in gravissime condizioni Guido Bellachioma. Verso le 12, dopo l’assalto alla sezione del FdG (Fronte della Gioventù) di via Sommacampagna (slogan: Sommacampagna è bruciata, la nostra vendetta è appena cominciata), un corteo di migliaia di studenti raggiunge piazza Indipendenza, diretto verso la facoltà di Magistero, che intanto è stata occupata. Improvvisamente, alla coda del corteo, una 127 bianca irrompe nella manifestazione. Ne escono due agenti in borghese, che cominciano a sparare raffiche di colpi d’arma da fuoco. È la prima apparizione dei poliziotti in borghese delle squadre speciali di Cossiga. Altri spari, a decine, vengono esplosi in diversi punti della piazza. Nella sparatoria uno degli agenti in borghese, Domenico Arboletti, viene gravemente ferito alla testa. Anche due studenti, Paolo Tomassini, di 24 anni, e Leonardo (Daddo) Fortuna, di 22 anni, vengono gravemente feriti. I due studenti saranno poi imputati di tentato omicidio nei confronti dell’agente. Vengono feriti anche un vigile urbano e l’autista di un pullman. Nel pomeriggio, sempre a Roma, al Trionfale, trecento giovani si scontrano con la polizia per protestare contro la presenza di Almirante nella locale sezione dell’Msi di via Assarotti. Nel quartiere Garbatella viene bruciata un’altra sezione dell’Msi. A Roma, sempre nel pomeriggio, si tiene all’Università un’assemblea con duemila partecipanti, indetta dal Comitato di lotta, che denuncia la trappola poliziesca di piazza Indipendenza e chiede: l’abrogazione della circolare Malfatti, l’autogestione dei seminari, garanzie per un non-intervento della polizia nell’Università, blocco delle lezioni contro il potere baronale, creazione di un servizio d’ordine contro le provocazioni. Alcuni incidenti si verificano anche a Torino. durante una manifestazione di protesta per l’assalto fascista all’Università di Roma e contro la riforma Malfatti. Vengono infrante le vetrine di un bar di corso re Umberto e di una libreria in piazza Carlo Felice. Vengono tirate bottiglie incendiarie contro le finestre della scuola privata Cairoli, in piazza Vittorio Veneto.

GIOVEDÌ 3: mobilitazione generale in molte Università. A Roma quasi tutte le facoltà vengono occupate. Nel corso di una affollata assemblea convocata dai sindacati, nell’aula I di Giurisprudenza, l’area autonoma accusa il Pci di fare una politica ambigua e contraddittoria. Sull’Unità infatti appare una dichiarazione del sen. Pecchioli (Pci): “Il raid dei fascisti del Msi all’Università e le violenze dei provocatori cosiddetti ‘autonomi’ sono due volti della stessa realtà.”. Gli studenti autonomi gridano Via la nuova polizia e i Comitati Autonomi Operai scrivono, in una Lettera aperta a Pecchioli, che mentre le squadre speciali della polizia sparano nelle piazze il Pci difende gli organismi repressivi dello Stato in nome della “sicurezza e dell’ordine democratico”. Intanto in molte città d’Italia sfilano cortei di studenti e numerose facoltà vengono occupate. A Pisa, durante un corteo, viene assalito il negozio del figlio di un consigliere missino. Un militante di Lc viene arrestato. A Milano e » Napoli decine di migliaia di studenti scendono in piazza in solidarietà con il movimento romano. Vengono occupate le Università di Trieste e di Padova.

VENERDÌ 4: a Roma il movimento studentesco occupa altre quattro facoltà mentre la questura vieta tutte le manifestazioni, compresa quella che si sarebbe dovuta tenere il giorno seguente, 5 febbraio. A Roma. davanti il cinema "Ritz”, vengono aggrediti tre giovani di destra. SABATO 5: a Roma tutta l’Università viene occupata. La polizia assedia la città universitaria e vieta ogni manifestazione. Una manifestazione cittadina viene indetta per mercoledì 9. La polizia e i carabinieri fermano e perquisiscono persone tutto intorno alla città universitaria, per un raggio di quasi un chilometro. Nove persone vengono arrestate. Nella notte, a Roma, vengono compiuti numerosi attentati: tra mezzanotte e le quattro della mattina di domenica esplodono decine di molotov contro macchine della polizia e di militanti missini. Viene colpito anche l’autoparco del ministero dell’Interno.

DOMENICA 6: a Roma l’Università occupata diventa nel pomeriggio un punto d’incontro per tutto il proletariato giovanile, con una festa a cui partecipano migliaia di giovani e alcuni gruppi musicali e di “Teatro Emarginato”. Fanno anche la loro prima comparsa nel movimento studentesco gli indiani metropolitani. A Roma sull’espresso 710 della linea Napoli-Milano, fermo alla stazione Tiburtina, la polizia, avvertita da una informatrice, trova una bomba e la disinnesca, sventando una strage. Le indagini vengono insabbiate quando comincia ad emergere uno strano intreccio tra servizi di sicurezza, informatori ed esecutori.

LUNEDÌ 7: a Roma, in un’assemblea alla facoltà di Lettere, viene approvata la mozione che afferma l’autonomia del movimento da qualsiasi partito. Nel pomeriggio migliaia di studenti occupano l’aula del Rettorato per l’assemblea d’ateneo. A Milano una ventina di fascisti sparano all’uscita degli studenti della scuola Varalli. A Stilano vengono trovati tre chili di esplosivo in una sezione del Pci. A Bologna viene occupata la facoltà di Lettere.

MARTEDI 8: a Roma la polizia carica i senzatetto di via Farini e piazza Esquilino. Le case di proprietà del Vaticano vengono prima sgomberate, e poi rioccupate. A Bologna vengono occupate le facoltà di Giurisprudenza, Scienze Politiche, Magistero, Fisica e il Dams. Vengono occupati il Politecnico di Milano e le facoltà umanistiche di Genova. A Cagliari viene bloccata la didattica in tutte le facoltà; a Bari e a Napoli si svolgono cortei studenteschi.

MERCOLEDI 9: a Roma trentamila studenti partono in corteo dall’Università e raggiungono piazza Navona. Lo striscione che apre il corteo dice: Paolo e Daddo liberi, fuori tutti i compagni arrestati. Non ci sono incidenti di rilievo salvo due spese proletarie compiute in due negozi durante il percorso del corteo (bombolette spray da un ferramenta e giubbotti da un negozio di abbigliamento). Il corteo smentisce le affermazioni di Trombadori e altri sull’Università occupata da poche decine di provocatori. Grida di Sceeemi anche sotto alla sede del Pdup che, sebbene sia presente alla manifestazione, ne prepara un’altra con la Fgci per il giorno dopo.

GIOVEDÌ 10: a Roma circa trentamila studenti partecipano alla manifestazione indetta nel centro della città dai movimenti giovanili dei partiti di sinistra (Fgci, Fgr, Febbraio ’74, Gioventù Aclista), dal Pdup e da AO. La polizia indossa un nuovo scafandro antiproiettile di nove chili e un casco di un chilo e mezzo. A Roma, nel pomeriggio, si tiene un presidio antifascista davanti all’istituto Fermi, contro il comizio di Almirante a Monte Mario. Alcuni fascisti della sezione di via Assarotti sparano contro i militanti di sinistra sotto gli occhi della polizia in divisa che presidia la sede missina. Verso le 17.30 alcune centinaia di giovani assaltano la sede dell’Msi in via Assarotti, a Monte Mario. Anche la polizia spara e alcuni giovani vengono feriti. Davanti all’istituto Fermi, una donna viene ferita alla mandibola da un colpo di pistola. Viene ferito ad una gamba anche un quarantunenne militante del Msi. Sul posto vengono ritrovati duecento bossoli di pistola. Un altro gruppo assale la sede della Lega di rinnovamento popolare, in via Bonacossa. Alle 19, in via Ojetti, una trentina di militanti di sinistra sfasciano le vetrine della Standa, mentre in via Collalto Sabino viene distrutto dalle Ronde Proletarie il magazzino “Electrolux”. Nel pomeriggio, a Roma, dopo una festa all’interno dell’Università, alla facoltà di Lettere si tiene un dibattito sull’informazione, che poi si trasforma in un "processo” a Duccio Trombadori, redattore dell’Unità, che viene “condannato”, per aver scritto notizie false e tendenziose, ed espulso dall’assemblea per le sue affermazioni "deliranti”. A Bologna, dove quasi tutte le facoltà sono occupate, nel pomeriggio viene indetto un corteo cittadino del movimento, con circa ottomila partecipanti.

VENERDÌ 11: a Roma si tiene il primo vertice sull’ordine pubblico. Intanto viene annunciata dalla Dc una riforma del codice di procedura penale, che prevede la chiusura dei “covi” e processi per direttissima per chi viene trovato armato. Nasce il sindacato di polizia (SIULP). A Modena viene occupata la facoltà di Economia e Commercio.

SABATO 12: a Roma. nella mattina, due giovani in vespa sparano contro studenti di sinistra fermi davanti il Liceo XIV di via di Vigna Murata. Nel pomeriggio gli stessi fascisti scorrazzano in macchina per il quartiere sparando ancora contro gli studenti. A Roma la Federazione del Pci fa sapere che ritiene “una necessità politica e democratica la ripresa delle attività didattiche e scientifiche” nell’Università occupata da undici giorni. Il Senato accademico diffonde un comunicato in cui si minaccia l’intervento della polizia. A Milano scendono in piazza 20.000 persone, contro l’attacco alla scala mobile e la politica antioperaia di Andreotti. A Bergamo viene compiuto un attentato contro le due palazzine del carcere modello che si sta costruendo alla periferia della città, rivendicato dalle Brigate Comuniste. Nella notte, a Firenze, scoppia una rissa tra fascisti e NAP nel carcere delle Murate.

DOMENICA l3: a Roma nella mattina, a via Giulia, le Brigate Rosse feriscono alle gambe Valerio Traversi, ispettore del Ministero di Grazia e Giustizia. A Roma la Digos arresta in via de’ Foraggi Pier Luigi Concutelli, il neofascista assassino del giudice Occorsio. A Firenze, in mattinata, nel quartiere S. Croce, per due ore alcune centinaia di giovani si scontrano con la polizia, dopo la protesta contro una messa celebrata per commemorare i repubblichini di Salò. A Bologna in serata la polizia carica un corteo uscito dall’Università. A Roma al termine di una nuova giornata di festa (la terza) nella città universitaria, nell’aula magna del Rettorato si riunisce l’assemblea di ateneo per discutere come continuare l’occupazione delle facoltà. Nella notte ignoti entrano nei laboratori dell’Istituto d’Igiene e rubano ciclostili e volantini.

LUNEDÌ 14: a Roma il ministro dell’Interno rimuove i controlli e i blocchi intorno all’ateneo. A Roma, alla facoltà di Magistero viene aggredito il sociologo Franco Ferrarotti, che trova rifugio in un negozio di profumeria. Il giorno dopo gli occupanti affermeranno in una conferenza stampa di non averlo “nemmeno toccato”. Nel pomeriggio un’assemblea indetta a Lettere viene spostata al Rettorato, ma l’aula magna non viene aperta e vanno in frantumi alcune vetrate. Un corteo di autonomi fa irruzione nell’aula del Consiglio dove è in corso una seduta straordinaria del Senato accademico. Vengono minacciati Duccio Trombadori e Asor Rosa. A Torino comincia una mobilitazione di tre giorni che si concluderà il mercoledì seguente con un corteo cittadino. A Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, riprende l’occupazione; la didattica è bloccata e gli studenti picchettano gli ingressi. A Trento inizia l’occupazione della facoltà di sociologia, che durerà 25 giorni.

MARTEDÌ l5: a Roma. in un appartamento sulla Cassia, viene arrestato Vallanzasca. A Roma. a piazza Navona, dieci giovani bastonano un diciassettenne apostrofandolo “sporco fascista”. Nella mattina, a Roma. all’ospedale San Giacomo, si verificano incidenti tra la polizia e un centinaio di femministe militanti del CRAC (Comitato Romano Aborto Contraccezione). All’Università di Roma, nella mattina, trecento militanti del Pci, dopo aver forzato i picchetti del movimento ai cancelli della città universitaria, svolgono un’assemblea a Giurisprudenza. La facoltà, serrata dal preside, viene riaperta per l’occasione. È presente il segretario della Fgci Veltroni, che invita alla mobilitazione tutti gli studenti. Viene annunciato un comizio nel piazzale dell’Università del segretario della CGIL, Luciano Lama. A Roma intanto la protesta si estende alle medie. Mentre in molti istituti iniziano le autogestioni, viene occupato il liceo Malpighi, nei pressi di Forte Bravetta. A Palermo studenti e disoccupati scendono in piazza per unirsi ad un corteo sindacale. I militanti della FGCI si scontrano con i gruppi di autonomi, che i cordoni del servizio d’ordine cercano di tenere a distanza. Nel tafferuglio viene ferito alla testa con una bastonata il segretario provinciale della FGCI, Mario Azzolini. A Milano il consiglio di facoltà di Lettere e Filosofia decreta la serrata della Statale fino al 22 febbraio.

MERCOLEDÌ l6: la “Giornata nazionale di lotta” promossa da Lc (Lotta continua) e dal MLS (Movimento dei Lavoratori per il Socialismo) coincide con alcune iniziative prese autonomamente dagli studenti, con cortei a Milano, Torino, Genova, Napoli, Cagliari e Bari. A Bologna gli studenti disertano completamente la manifestazione del Pci nella città universitaria, e il comizio del segretario della Federazione, Imbeni. A Roma, a Chimica, l’assemblea del movimento discute del comizio di Lama previsto per il giorno seguente. L’area “creativa” annuncia che “affronterà con le armi dell’ironia il Lama proveniente dal Tibet”. L’assemblea generale degli occupanti, riunita a Lettere, si accorda su un comunicato con cui si invitano tutti gli studenti ad una mobilitazione per giovedì 17, alle ore 9. Il movimento scrive che “se Lama crede di venire all’Università per fare un’operazione di polizia il movimento saprà rispondergli in modo adeguato. Nel caso contrario sfidiamo Lama a rendere conto della linea di compromesso sindacale agli studenti in lotta”.

GIOVEDÌ l7: a Roma per il comizio di Lama all’interno dell’Università militanti del sindacato e del servizio d’ordine del Pci presidiano il piazzale della Minerva dalle 7,30 di mattina, cancellando tutte le scritte fatte dagli indiani metropolitani, prima fra tutte quella a caratteri cubitali accanto ai cancelli dell’ateneo: "I LAMA STANNO NEL TIBET”. Mentre viene montato su un camion il palco per il comizio, gli indiani montano su una scala da biblioteca (con le ruote e un palchetto con ringhiere) un fantoccio a grandezza naturale per rappresentare il leader sindacale, con la scritta “NON LAMA NESSUNO”. Intorno alla facoltà di Lettere gli indiani cominciano a scandire slogan: Sa-cri-fi-ci, sa-cri-fi-ci. Tra il servizio d’ordine del Pci e gli indiani aumenta sempre più la contrapposizione degli slogan. Lama inizia il comizio alle 10. A un certo punto dal “carroccio” degli indiani vengono tirati palloncini pieni d’acqua colorata (o di vernice) sui militanti comunisti. Il servizio d’ordine del Pci risponde caricando il carroccio degli indiani, ma, dopo aver travolto l’area “creativa” del movimento, entra in contatto e si scontra con l’area “militante” dei Collettivi e dell’Autonomia, che si riappropria del carroccio e lo usa per controcaricare. A Lettere viene organizzata un’infermeria di fortuna per i primi feriti. Quando però uno dei capi del servizio d’ordine della Federazione romana del Pci usa un estintore contro i militanti dei Collettivi, si scatenano gli scontri veri e propri. Alcuni banchi vengono rotti per fame bastoni. Alle 10,30 il sindacato decide di sciogliere la manifestazione mentre un’ultima carica spazza via il servizio d’ordine del Pci e dei sindacati. Al grido di “Via, via la nuova polizia”, Lama viene cacciato dall’Università da alcune centinaia di giovani, che assaltano e demoliscono il camion che fa da palco. Gli studenti dei collettivi affrontano i militanti del Pci e dei sindacati, a bastonate, a colpi di spranga, di chiavi inglesi e a sassate, mentre il camion del sindacato viene capovolto, i vetri vengono rotti e le sponde laterali divelte. La calma torna solo quando i comunisti, usciti dall’Università, si schierano fuori dai cancelli. Il bilancio è di almeno una trentina di feriti. Nel pomeriggio, verso le 18, dopo un fitto lancio di lacrimogeni, la polizia occupa militarmente l’ateneo, mentre il movimento si ritira uscendo dagli ingressi laterali. Fino al primo marzo la città universitaria resterà chiusa con il pretesto della riparazione dei danni provocati dagli occupanti, mentre il movimento si riorganizzerà alla Casa dello Studente e nelle facoltà decentrate di Economia e Commercio, Architettura, Magistero. A Firenze. dove si sono molto estese le occupazioni di facoltà, circa diecimila studenti partecipano alla prima manifestazione indetta dal movimento. A Catania, dove le occupazioni durano da una settimana, viene contestato al termine di una manifestazione il comizio di Roscani, segretario nazionale della CGIL scuola. A Napoli viene emessa la sentenza della Corte d’assise che condanna a 294 anni di reclusione complessivi 22 esponenti dei NAP (due dei quali, Maria Pia Vianale e Franca Salerno, sono evase dal carcere di Pozzuoli). A Torino. in serata, viene ferito alle gambe dalle BR Mario Scoffone, direttore del personale della FIAT di Rivalta. Ad alcune ore di distanza, verso le 4, 30 del giorno seguente, una rudimentale bomba provoca lievi danni alla sede dell’FLM di Mirafiori. Mezz’ora dopo viene ferito alle gambe, dalle Squadre operaie armate, Bruno Diotti, caporeparto di una sezione meccanica della FIAT di Mirafiori.

VENERDÌ 18: a Roma il governo approva un pacchetto di disegni di legge sull’ordine pubblico, da presentare in Parlamento, che prevede la chiusura immediata delle sedi di associazioni o gruppi “quando vi siano rinvenute armi o esplosivi, ovvero quando i locali stessi siano comunque pertinenti al reato”, che per la detenzione di armi vengano aumentati i minimi delle pene e si escluda la concessione della condizionale. Le bottiglie incendiarie vengono punite in modo più pesante delle pistole. Intanto Cossiga, intervistato dal TG1 fa una vera dichiarazione di guerra: “Sappiano questi signori che non permetteremo che l’Università diventi icn covo di indiani metropolitani, freaks, hippies... ”, arrivando poi ad insinuare che autonomi e studenti in genere sono vigliacchi, che a Roma, quando la polizia è arrivata armata di tutto punto, si sono rifiutati di combattere. A Roma, in mattinata, duemila studenti vanno in corteo al Comune insieme ai disoccupati organizzati per rivendicare alcune modifiche al piano della giunta per la creazione di posti di lavoro. L’assessore del Pci, Arata, si rifiuta di ricevere la delegazione. Nel pomeriggio si tiene un’affollatissima assemblea del movimento alla facoltà di Economia e Commercio. Il movimento approva una mozione di denuncia del comportamento “repressivo dello Stato e del gruppo dirigente del PCI”. Viene decisa, in risposta alle provocazioni del sindacato e del PCI, una “manifestazione cittadina, pacifica e di massa, di lotta, che verrà garantita dalle strutture del movimento” per il giorno seguente, sabato 19, e un’assemblea nazionale delle Facoltà in lotta, per il 26-27 febbraio. A Roma. in mattinata, davanti al liceo scientifico “Francesco d’Assisi” a Centocelle, si scontrano militanti del Pci e dell’Autonomia. A Torino. alle sette di mattina, la polizia fa un’incursione in una sede dell’Autonomia operaia, il circolo “Alice”, in via Po [frequentato da giovani di estrazione commontista]. Sette militanti vengono arrestati. Gli agenti della squadra politica trovano, oltre a numerosi volantini, una pistola scacciacani, alcune armi improprie e due macchine da scrivere che risultano sottratte agli uffici dell’Università.

SABATO 19: a Roma un corteo di cinquantamila studenti, aperto dallo striscione: “Unità degli studenti, degli operai, delle donne, e dei disoccupati contro il governo delle astensioni”, percorre la città da piazza Esedra (piazza della Repubblica) a piazza Navona, gridando: “Ci hanno cacciato dall’Università, ce la riprendiamo con tutta la città”. La polizia blocca via delle Botteghe Oscure, dov’è la sede del Pci, presidiandola con un grosso contingente di uomini. Ma il corteo passa da piazza del Gesù, rovesciando una valanga di slogan contro la Dc e il governo. Davanti alla sede del Pdup viene fatto il solito coro (“Magri, scemo, guarda quanti semo”). A Milano, invece, avvengono scontri fra militanti dell’Autonomia operaia e il servizio d’ordine di AO (Avanguardia operaia), soprannominati “gli idraulici”, che carica a colpi di chiave inglese un gruppetto di autonomi, mentre volano anche bottiglie incendiarie, durante un corteo dei collettivi che occupano l’Università, che termina con quattro feriti. Un comunicato congiunto di tutte le altre componenti politiche del movimento condanna AO e la federazione milanese del Pdup, che il 21 verranno “espulsi dal movimento”. Vicino Settimo Milanese, sulla strada provinciale, viene fermato dalla polizia stradale un uomo (Enzo Fontana), che risponde sparando e uccide un agente. Dopo aver ferito un altro agente, si arrende dichiarandosi prigioniero politico.

DOMENICA 20: a Roma Cossiga annuncia nuove misure di polizia. Le “misure penali più severe” annunciate da Cossiga prevederebbero l’aumento delle pene, l’esclusione della libertà provvisoria per tutti i reati contro le forze dell’ordine (dall’oltraggio alla violenza), l’istituzione di carceri speciali per i detenuti più pericolosi. I progetti saranno presentati venerdì 25 al Consiglio dei Ministri, che però deciderà soltanto di affidare la vigilanza esterna delle carceri ai carabinieri del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

LUNEDÌ 21: a Milano, alla facoltà di Lettere un’assemblea viene trasformata in processo al servizio d’ordine di Avanguardia operaia, espulsa insieme al Pdup dal movimento.

MARTEDI 22: a Roma un gruppo di giovani organizza una gigantesca spesa proletaria al grande magazzino “Telestore” di via del Tritone. Tra i 19 arrestati per il saccheggio c’è anche il figlio del presidente dell’ENI, Alessandro Sette. Saranno processati per direttissima. A Roma nei pressi di Valle Giulia gli studenti occupanti organizzano una festa. A Napoli, si svolge una grande manifestazione, in occasione di uno sciopero generale di quattro ore in tutta la provincia, con trentamila persone in piazza “contro il governo dei sacrifici e chi si astiene”, divise però in due spezzoni separati. Dal corteo degli studenti e dei disoccupati, passato senza fermarsi nella piazza dove il sindacalista Giovannini tiene il comizio, si staccano alcuni gruppi che vanno a fare spese proletarie. Il circolo fascista “Controcorrente” viene assaltato. Poco dopo alcune squadre di fascisti aggrediscono militanti di sinistra isolati e assaltano un pullman. Cinque arresti (4 fascisti e un giovane dell’Autonomia operaia), numerosi feriti, molti colpi di pistola esplosi tra la folla. Più tardi, ancora a Napoli, uno studente viene accoltellato, perché ha sotto il braccio L’Unità e Paese Sera. A Torino ottomila studenti universitari e medi scendono in piazza, preceduti dagli operai della Singer di Leinì, in lotta contro i licenziamenti, in concomitanza con un convegno convocato a Torino, e poi spostato “per sicurezza”, dalla corporazione dei professori universitari di ruolo (USPUR).

MERCOLEDÌ 23: a Roma, all’Università, ancora presidiata dalla polizia, si svolgono le assemblee dei lavoratori sullo lo sciopero nazionale di tre ore per la vertenza dell’Università, indetto dai sindacati scuola e dal sindacato autonomo dei non docenti. Ad Economia e Commercio intanto proseguono i lavori delle commissioni delle varie facoltà e nel pomeriggio si tiene l’assemblea degli intercollettivi. A Bologna, nella sala dell’ex Borsa, in un’assemblea di quattromila persone, tra operai dei consigli di fabbrica e studenti, le forti critiche degli studenti al Pci vengono in parte rintuzzate dagli operai. [Tutti però condannano un manifestino dei tranvieri che definisce gli autonomi di Roma “teppaglia fascista”]. A Bari gli studenti fanno una manifestazione alternativa a quella sindacale e a Cosenza. durante una manifestazione dei sindacati contro la riforma Malfatti, il servizio d’ordine sindacale tenta di impedire agli studenti l’ingresso nella piazza, in cui parla il segretario della CGIL scuola (Roscani), dando il pretesto alla polizia per intervenire e fermare quattro giovani. A Udine una rissa tra gruppi di studenti e servizio d’ordine del Pci.

GIOVEDÌ 24: a Roma, al Tiburtino e a Garbatella, le Unità Comuniste Combattenti assaltano e rapinano due armerie in meno di un’ora. Il bottino è di sei fucili e ventotto pistole. A Roma viene occupato anche il liceo Castelnuovo. Nel pomeriggio il movimento organizza una festa alla facoltà di Architettura. Intanto, sempre a Roma. il comitato centrale della Fgci, per rilanciare il partito nel movimento, decide di partecipare al convegno nazionale del movimento, non come organizzazione, ma attraverso i singoli militanti. Cortei si svolgono a Sassari, per l’occupazione, e a Trento, per protestare contro l’arresto del segretario provinciale di AO (Terzo Molari), accusato di rapina. A Bologna le BR incendiano le auto di due esponenti della Dc.

VENERDÌ 25: a Roma viene emesso un mandato di cattura contro un militante del movimento, Enzo D’Arcangelo, di Lc, assistente a Statistica, accusato dell’aggressione di un fascista.

SABATO 26: a Roma inizia l’assemblea nazionale del movimento. Nell’aula magna della facoltà di Economia e Commercio, stracolma, metà delle persone, che vengono da tutta Italia, non riescono ad entrare. Nella mattina viene proiettato un filmato che mostra la “cacciata” di Lama dall’Università. Nel pomeriggio, nell’aula piena fino all’inverosimile si accendono spesso, in concomitanza con gli interventi più polemici, piccole risse e scambi di slogan, come “Via via la nuova polizia”, diretto contro il settore della Fgci e del Manifesto-Pdup, che sono i più bersagliati e rispondono con “Via via la falsa Autonomia”. A Napoli un corteo missino si scontra con giovani di sinistra. Vengono assalite due sezioni del Pci. [A Roma si spacca definitivamente il comitato centrale del Pdup e le due parti preparano assemblee nazionali separate]

DOMENICA 27: a Roma prosegue l’assemblea nazionale del movimento, in cui si scontano ancora linee politiche diverse. Nel pomeriggio un gruppo di femministe lascia l’aula protestando contro la sopraffazione subita, seguite dagli indiani metropolitani, che decidono di riunirsi in un’altra sede. Nell’assemblea centrale viene infine approvata una mozione divisa in quattro punti: si ribadisce il carattere proletario delle mobilitazioni, la libertà dei militanti comunisti, la lotta contro il lavoro nero e la politica dei sacrifici, e la convocazione di un corteo nazionale per il 12 marzo.

LUNEDÌ 28: a Roma, alle 20,30 un commando di fascisti spara contro un gruppo di studenti davanti al liceo Mamiani. Due giovani, Stefano Pagnotti, di 20 anni, militante di Lc, e Mauro Maffioletti, di 16 anni, figlio di un senatore comunista, vengono feriti dai fascisti, uno in modo grave. A Genova vengono lanciate altre molotov contro il negozio “Luisa Spagnoli”. L’attentato, contro lo sfruttamento delle detenute alle quali l’azienda pagherebbe poche lire per capi che rivende carissimi, viene rivendicato da un volantino firmato Lotta armata per il comunismo
 
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