Segreti di Stato. Le verità di Amos Spiazzi, il generale custode dei misteri d'Italia e della Rosa dei Venti

Edito da Aliberti Editore, 2008
240 pagine, € 18,00
ISBN 8874242733

di Sandro Neri

Quarta di copertina

«Di ogni strage conoscono ruoli e responsabilità i mandanti e gli esecutori. Quindi un bel gruppo di persone per ogni singolo episodio. Credo però che molto, anche se non tutti i dettagli, sapessero anche gli uomini di governo di quegli anni». Amos Spiazzi, generale di brigata Si occupa oggi di intermediazioni immobiliari, ma veste ancora con la divisa, come ha fatto per quasi cinquant’anni. Monarchico, è il militare che più di ogni altro ha avuto una carriera anomala, con diciannove procedimenti giudiziari a carico, sei anni di carcerazione preventiva e tutte assoluzioni. Ma chi è davvero il generale di brigata Amos Spiazzi, già membro dell’Os, l’Organizzazione di Sicurezza dell’Esercito, protetta da codici militari e attiva fin dagli anni Sessanta? Chi è quest’uomo, arrestato già nel ’53 durante i moti di Trieste e che poi ha conosciuto via via tutti i personaggi più rappresentativi della destra eversiva? Che ha fatto parte della Rosa dei Venti, che bloccò con una telefonata il golpe Borghese, chiamando direttamente il Principe Valerio, che era ricoverato in ospedale il giorno della fuga di Kappler, il boia delle Fosse Ardeatine? E che, ancora, nonostante fosse sotto processo divenne collaboratore dei servizi segreti? In questa straordinaria intervista di Sandro Neri, Spiazzi, lungi dall’essere un “Charles De Gaulle di provincia” come lo ribattezzarono i giornali, dimostra come fu invece uomo all’interno dei gangli del potere nazionale. E oggi, per la prima volta, racconta la storia ancora oscura della Repubblica, dai leader di Ordine Nuovo che frequentavano il suo Circolo Culturale “Carlo Magno”, alle strategie della tensione. Dalla strage di piazza Fontana a quella alla questura di Milano, dalla strage di Bologna per cui si dice convinto dell’accidentalità dell’episodio, fino al ruolo di Gladio. Con conclusioni sconcertanti «Resto convinto che i morti e l’orrore di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, del treno Italicus e della stazione di Bologna siano serviti alla cosiddetta Prima Repubblica per varare leggi eccezionali e misure poliziesche necessarie a sconfiggere, insieme al terrorismo rosso, il pericolo comunista e, in secondo luogo, per avere un alibi per bollare come stragista la destra radicale. Non è pensabile che la lotta al comunismo in Europa sia stata impostata dai singoli governi. Era, invece, il risultato di una scelta strategica americana che riguardava tutto il continente».

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