Da RomaONE del 28/04/2005

Banda della Magliana: i padroni di Roma

Grande risposta del pubblico per il film di Daniele Costantini nel quale vengono raccontate le vicende del gruppo criminale che governò i traffici illeciti della Capitale per 15 anni
Raccontare il crimine è forse uno dei modi migliori per gettare una luce indagatrice sulla realtà di un periodo storico, sui suoi personaggi, sui suoi luoghi, sulle sue leggende. La storia Banda della Magliana è esattamente questo: una lente di ingrandimento per guardare nelle pieghe di una Roma che in quegli anni era un crocevia di malaffare che legava delinquenti di strada e istituzioni, le strade e i palazzi, semplici criminali e movimenti eversivi.
Per romani e cittadini italiani che hanno vissuto in prima persona quegli anni difficili, le gesta della temibile "batteria" rappresentano un'occasione unica per ricordare tutto quello che è stato prematuramente sepolto sotto "una spianata di cemento armato".
Proiettato ieri sera al Roma Indipendent Film Festival, "Fatti della banda della Magliana" di Daniele Costantini ha richiamato in sala un pubblico molto numeroso. Il soggetto è una libera ricostruzione dei crimini della banda. Formata da testaccini e da quelli della magliana, l'organizzazione criminale capeggiata da Franco Giuseppucci e Maurizio Abbatino riuscì in un'impresa storica: conquistare la capitale.
Costantini racconta la storia della banda attraverso la ricostruzione del "pentito" Luciano Amodio, (Abbatino) che davanti ad un giudice (resta senza volto fino all'ultima scena) ripercorre le fasi salienti dell'avventura, dalla fusione tra il clan di Testaccio e quello della Magliana all'ecatombe finale. Alle confessioni del pentito e dei suoi ex compari, molti dei quali morti, si alternano le scene relative alle principali azioni della banda: dal sequestro del duca Boncompagni, all'omicidio del boss di Tordivalle "Peppe er Terribile", fino al regolamento di conti con la famiglia dei "Pesciaroli".
Il film, che ha tra i protagonisti anche quattro detenuti, è quasi interamente girato a Rebibbia, una location insolita che ha messo a dura prova le capacità di costumisti, scenografi e reparti fotografia. Il risultato finale è una buona mescolanza di linguaggi visivi diversi, intenzione esplicita di Costantini che ha tratto il film proprio dalla suo spettacolo teatrale "Chiacchiere e sangue", in scena a Roma nell'ottobre 2003: "E' stato un tentativo - ha spiegato il regista - di abbattere barriere tra cinema, tetro e video".

"Fatti della Banda della Magliana" trasuda romanità da tutti i pori, secondo un originale angolo di visuale che privilegia l'ironica e quasi grottesca epopea di un gruppo criminale alle prese con accuse reciproche, liti furiose e battute irriverenti ("c'avete er cervello disabitato", "te stacco er braccio e poi te ce meno"). Ognuno dei componenti ha la sua versione dei fatti, la propria "verità" da raccontare per salvare se stesso da infamanti insinuazioni.
Bravissimi gli attori, professionisti e non, che riportano sullo schermo la quinta essenza del tipico "borgataro". Una rappresentazione della romanità forse un po' caricaturale ma comunque di grande impatto.
Nel cast compare anche un disponibile Leo Gullotta. È lui che da un viso al giudice rimasto dietro la camera da presa per tutto il film. Alla fine della proiezione l'attore catenese ha espresso il desiderio che questo tipo di lavori indipendenti, realizzati con innumerevoli sforzi e con un budget limitato, trovino maggiore spazio nelle sale cinematografiche.

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