Da RomaONE del 29/11/2005

Vittime di mafia, racconti per non dimenticare

Esce il libro "Felicia e le sue sorelle", storie di donne "coraggio" che hanno reagito alla violenza della mafia. Don Ciotti: "La loro rabbia è un atto d'amore". La figlia del generale Dalla Chiesa: "Dare speranza, no vendetta"
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Storia del crimine organizzato in Italia1. Mafia
Venti storie di donne segnate dalla ferocia della mafia. Mamme, mogli e figlie che, dal dopoguerra ad oggi, hanno visto la loro vita stravolta per sempre da Cosa nostra ma che non per questo hanno rinunciato a combattere per avere giustizia. Le ha raccolte Gabriella Ebano, fotografa romana con padre siciliano, nel libro "Felicia e le sue sorelle", edito da Ediesse.
Il volume è stato dedicato a Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato, il ragazzo di Cinisi che con coraggio e ironia provò a combattere la mafia, lui figlio di un uomo d'onore, e che per questo fu fatto saltare in aria nel 1978.
Le prime indagini fecero passare Peppino per un terrorista che stava preparando un attentato ma Felicia, insieme all'altro figlio Giovanni, continuò a combattere per difendere la figura del figlio fino al processo che ha riconosciuto le resposabilità mafiose e condannato autori e mandanti del delitto. Felicia se ne è andata un anno fa, il 7 dicembre: "Era una donna fantastica. Io ero andata a Cinisi solo per farle delle foto ma poi è successo qualcosa, ho capito che dovevo fare di più per lei e per tutte le donne che come lei hanno sofferto tanto per la mafia."

Accanto al caso di Felicia, reso famoso dal film "I cento passi" di Marco Tullio Giordana, nel libro sono narrate storie sconosciute ai più. Come quella di Maria Sagona, moglie del giornalista Mario Francese ucciso sotto casa perché s'era avvicinato troppo ai segreti delle "famiglie" palermitane. La vicenda di Maria, se possibile, è doppiamente tragica perché uno dei figli, che aveva aiutato la magistratura nelle indagini per scoprire gli assassini del padre, si è suicidato dopo la sentenza di condanna lasciando queste parole: " Ormai ho fatto il mio dovere, adesso posso morire tranquillo".
Francese, come tanti altri che come lui la combattevano, sapeva di essere nel mirino della mafia. Ma una ragazza impiegata in una lavanderia che, per caso, trova un agendina in una giacca, può per questo aspettarsi di essere sequestrata e trucidata? Se lo chiede da venti anni Pina Campagna, sorella di Graziella, una ragazza di Saponara che senza saperlo aveva scoperto le prove d'un grosso traffico di droga: "C'è voluto tanto coraggio per reagire, per testimoniare, per ottenere giustizia nei processi. Adesso la Regione ha riconosciuto Graziella vittima innocente di mafia e il 12 dicembre, a vent'anni dalla sua morte, nascerà anche una fondazione che porterà il suo nome".

Un cambiamento interiore, una straordinaria capacità di reinventarsi accomuna le donne protagoniste del libro secondo Francesco Lalicata, giornalista della "Stampa" esperto di mafia: " Queste donne non sono state lì a piangersi addosso ma hanno reagito nel ricordo dei loro cari, dei martiri morti sull'altare della democrazia". La pensa così anche Simona Dalla Chiesa, figlia del generale uccisi nel 1982 e unica non siciliana del libro: "Bisogna essere capaci di elaborare il lutto e di dare speranza, mai la vendetta perché non serve. Io cerco di portare avanti tutte le iniziative che, come questa, facciano in modo che il sacrificio di mio padre non sia stato inutile".

Tante altre si sono impegnate nel sociale, ad esempio con l'associazione "Libera" fondata da Don Luigi Ciotti per aiutare le vittime di mafia: " Sono donne che alla violenza hanno risposto con la parola, decidendo di impegnarsi al sevizio del bene comune. Rivendicano il diritto alla rabbia, il fatto di arrabbiarsi per le cose che non vanno. E' un atto d'amore verso i loro che non ci sono più"
Altre che come Rita Borsellino, in corsa per le primarie dell'Unione per la Presidenza della Regione Sicilia, hanno la scelto la via della politica: "E' stata anche vice-presidente della nostra associazione e adesso vuole amministare la sua regione. Spetta a noi non lasciarla sola proprio adesso". Il prete anti - mafia lancia anche un appello " il 7 dicembre sarà un anno dalla morte di Felicia, andiamo tutti a Cinisi per ricordarla come merita".

Fra le protagonista del libro anche cinque congiunte di sindacalisti vittime della mafia: " Per ricordarli servono anche iniziative come questa - dice Marigia Maulucci della Cgil - e se come sindacato aiuteremo queste battaglie avremo fatto solo una piccola parte del nostro dovere".
Insomma un libro di memoria e coraggio, scritto per non dimenticare le vicende di persone che hanno sacrificato la loro vita e quella dei loro familiari e che allo stesso tempo passa in rassegna i fatti più "neri" della Sicilia e del nostro paese.

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