Pietro Valpreda
Militante politico − Italia
Milanese, figlio di piccoli commercianti, Valpreda comincia a lavorare come artigiano, ma ha la passione della danza e diventa ballerino di fila in una compagnia di avanspettacolo. E' anarchico. Frequenta i circoli libertari milanesi, dove incontra Giuseppe Pinelli.
Nel 1969 si trasferisce a Roma e frequenta il circolo Bakunin. Qui conosce Mario Merlino, militante di Avanguardia nazionale, che si dice anarchico. Con Merlino e un certo Andrea, un agente infiltrato della polizia, Valpreda fonda il gruppo XXII Marzo.
Valpreda arriva a Milano alle 6,30 di venerdì 12: è il giorno della strage. Deve presentarsi al giudice istruttore Amati. Ha in corso un processo per avere diffuso un volantino anarchico che diffama, dice l'accusa, il pontefice Paolo VI.
Alle 11 si incontra con i suoi avvocati. Ha l'influenza, con febbre alta. Torna a casa della zia, Rachele Torri; riuscirà a provare di essere rimasto a letto per tutta la giornata.
Il nome di Pietro Valpreda era stato fatto subito dopo la strage. Cornelio Rolandi, tassista milanese, rimarrà a lungo un pilastro dell'accusa, anche se la sua testimonianza, per il modo stesso in cui viene promossa, confrontata, e respinta quantomeno da Valpreda, presta subito il fianco a una serie di dubbi.
Nel 1969 si trasferisce a Roma e frequenta il circolo Bakunin. Qui conosce Mario Merlino, militante di Avanguardia nazionale, che si dice anarchico. Con Merlino e un certo Andrea, un agente infiltrato della polizia, Valpreda fonda il gruppo XXII Marzo.
Valpreda arriva a Milano alle 6,30 di venerdì 12: è il giorno della strage. Deve presentarsi al giudice istruttore Amati. Ha in corso un processo per avere diffuso un volantino anarchico che diffama, dice l'accusa, il pontefice Paolo VI.
Alle 11 si incontra con i suoi avvocati. Ha l'influenza, con febbre alta. Torna a casa della zia, Rachele Torri; riuscirà a provare di essere rimasto a letto per tutta la giornata.
Il nome di Pietro Valpreda era stato fatto subito dopo la strage. Cornelio Rolandi, tassista milanese, rimarrà a lungo un pilastro dell'accusa, anche se la sua testimonianza, per il modo stesso in cui viene promossa, confrontata, e respinta quantomeno da Valpreda, presta subito il fianco a una serie di dubbi.