Rita Algranati

Militante politico − Italia

La "compagna Marzia", Rita Algranati, 46 anni, latitante dal 1978. Condannata all'ergastolo per il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro, è considerata una figura storica di primo piano delle Brigate rosse. Tra i fatti più importanti di cui è accusata, oltre al delitto Moro, ci sono gli omicidi del giudice Riccardo Palma, responsabile dell'edilizia carceraria (febbraio 1978); del consigliere provinciale di Roma della Dc Italo Schettini (1979); del generale Antonio Varisco (13 luglio 1979) e l'assalto alla sede della Dc in piazza Nicosia, a Roma (3 maggio 1979), nella quale vennero uccisi due agenti di polizia.
Nel gennaio 1985 la Algranati, insieme al marito Alessio Casimirri e ad Alvaro Loiacono, vennero individuati come gli ultimi latitanti coinvolti nella strage di via Fani e nel sequestro dell'ex presidente della Dc.

Loiacono fu arrestato in Svizzera tre anni dopo, l'8 giugno del 1988. Casimirri, condannato a tre ergastoli per l'omicidio Moro e altri fatti di sangue, vive invece da anni in Nicaragua. La Algranati dopo un periodo a Managua si trasferì in Angola e successivamente in Algeria.

Del ruolo della "compagna Marzia" nella strage di via Fani hanno parlato nel corso degli anni Valerio Moretti e Adriana Faranda. "Le unità del commando - ha raccontato Faranda - erano dieci. Rita Algranati stava all'incrocio con la via Trionfale per segnalare l'arrivo di Moro e della sua scorta a Moretti che era sulla 128.
Casimirri e Loiacono erano di copertura sulla parte alta di via Fani, la Balzerani, invece, era di copertura nella parte bassa all'incrocio con via Stresa, Morucci, Gallinari Bonisoli e Fiore stavano sul marciapiede di fronte al fioraio: loro erano il gruppo di fuoco. Poi c'era Seghetti in via Stresa, nella 132 che doveva servire a portare via l'ostaggio".
Della Algranati ha parlato anche Raimondo Etro, uno dei brigatisti che partecipò alle fasi preparatorie del sequestro Moro, e che a lungo rimase lontano dai riflettori in quanto il suo nome saltò fuori soltanto negli anni Novanta. Etro ha raccontato un episodio misterioso degli Anni di piombo, quello relativo all'attentato in cui perse la vita un giovane di 21 anni, Mauro Amato, amico di un agente di custodia, Domenico Velluto. Amato venne scambiato dai brigatisti per l'agente di custodia e ucciso. "...A questo punto intendo riferire spontaneamente un altro episodio relativo ai miei rapporti con Rita Algranati: il giorno prima in cui è avvenuto l'attentato a Velluto, nel corso del quale perse la vita un suo amico che era seduto accanto a lui nel ristorante dove mangiavano, io e Rita Algranati durante un sopralluogo incrociammo due militanti del Comitato proletario zona Nord che conoscevamo con i nomi di Peppe e Peppa, che provenivano dal vicolo nel quale era sito il ristorante presso il quale poi avvenne l'attentato di cui sopra. Dopo che eravamo venuti a sapere di questo attentato ricollegammo l'episodio dell'incontro con Peppe e Peppa a quell'attentato, nel senso che pensammo che l'attentato era stato fatto dal Comitato proletario zona nord. Voglio precisare che il Comitato era una delle sedi del collettivo di via dei Volsci di cui abbiamo fatto parte sia io che Casimirri, Algranati, Ghignoni, Pera, Di gioia, e Colongioli prima di entrare nelle Brigate rosse."

Tracce della Algranati anche per l'attentato alla sede della Dc in piazza Nicosia, e successivamente nell'agguato ad Antonio Varisco, l'ufficiale dei carabinieri ucciso dalle Br sul lungotevere. In particolare, quella mattina del 13 luglio 1979 quando il colonnello fu ucciso mentre era alla guida della sua Bmw, a detta del pentito Antonio Savasta la "compagna Marzia" era su una vettura di copertura insieme al br "Romeo".

I nomi di Rita Algranati e di Alessio Casimirri tornarono alla ribalta nel 1985. Il 27 marzo venne ucciso dalle Br a Roma Ezio Tarantelli, ordinario di economia all'università La Sapienza, di fronte a decine di studenti. Secondo gli investigatori, tra i membri del commando c'erano proprio Algranati e Casimirri, ma l'ipotesi della loro partecipazione all'agguato sfumò completamente: Casimirri e Algranati erano latitanti, da anni, all'estero.

Gennaio 2004
Rita Algranati e Maurizio Falessi, un ex militante delle UCC, sono catturati all'aeroporto del Cairo dalla polizia di Roma.
La coppia - che viveva stabilmente in Nord Africa - non era armata al momento della cattura. Avevano tutti e due documenti falsi e sembra non si siano dichiarati prigionieri politici. Sono stati localizzati con pedinamenti e intercettazioni. «Gli algerini erano perfettamente a
conoscenza di chi fossimo. Siamo stati prelevati nella nostra
abitazione e ci hanno dato documenti di identità e biglietti
aerei con destinazione Cairo, Beirut e Addis Abeba, con l'intimazione di lasciare il paese, e garantendoci che non avremmo
corso pericoli». Lo hanno detto Rita Algranati e Maurizio
Falessi al loro legale, Caterina Calia. «Invece -ha riferito il legale citando le parole dei suoi assistiti- siamo stati imbarcati su un aereo per il Cairo dove abbiamo trovato 20 poliziotti che ci hanno lasciato per quattro-cinque ore in una stanza in attesa dell' arrivo della polizia italiana». Algranati e Falessi hanno confermato all'avvocato Calia che vivevano in Algeria «da moltissimi anni».

Fonte: Repubblica.it

Dicono di lui

Di lei ha parlato anche l'ex brigatista Adriana Faranda: «Le unità del commando erano dieci - ha raccontato la Faranda - . Rita Algranati stava all’incrocio con la Trionfale per segnalare l’arrivo di Moro e della scorta a Moretti che era nella 128, Casimirri e Lojacono erano di copertura nella parte alta di via Fani, la Balzerani invece era di copertura nella parte bassa all’incrocio con via Stresa, Morucci, Gallinari, Bonisoli e Fiore stavano sul marciapiede di fronte al fioraio, loro erano il gruppo di fuoco... poi c’era Seghetti in via Stresa, nella 132 che doveva servire a portare via l’ostaggio».
 
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