Mao Zedong

Politico − Cina

Mao Zedong (Shaoshan, Hunan 1893 - Pechino 1976), uomo politico cinese, leader della rivoluzione che portò all'instaurazione della Repubblica popolare.
Nato in una famiglia di ricchi contadini, si arruolò per un breve periodo nell'esercito nazionalista (1911-12) durante la ribellione contro la dinastia Manciù; diplomatosi alla Scuola normale di Changsha, dove si avvicinò al pensiero occidentale approfondendo nel contempo la filosofia e la cultura cinesi, successivamente lavorò come assistente bibliotecario all'Università di Pechino. In questi anni entrò in contatto con le correnti politiche radicali e rivoluzionarie, e nel 1920 aderì al marxismo. Nel 1921 partecipò alla fondazione del Partito comunista cinese a Shanghai, divenendone poi un dirigente. Nel 1923 il Partito comunista si alleò con il Partito nazionalista del popolo (Guomindang) sostenuto dai sovietici, contro la nobiltà cinese di stampo ancora feudale.
Sensibile alle istanze sociali e profondamente interessato alla situazione delle campagne, Mao tornò nella sua regione d'origine, lo Hunan, per organizzare le masse contadine e riscattarle dalla condizione di estrema miseria in cui versavano. All'inizio del 1927 pubblicò il volume Inchiesta sul movimento contadino nello Hunan, in cui delineò la sua teoria, basata sul principio che la principale forza rivoluzionaria della Cina risiedeva nel malcontento dei contadini. Il Comintern sovietico trascurò i suggerimenti di Mao, volendo mantenere l'alleanza con i nazionalisti di Jiang Jieshi; costui, tuttavia, per liberarsi dall'eccessivo controllo sovietico ruppe con i comunisti e nell'aprile dello stesso anno ordinò il tragico massacro di Shanghai, con il quale operò una radicale epurazione nel partito eliminando la componente comunista.
Allontanandosi dalle direttive del partito, Mao organizzò le masse dei contadini e dei lavoratori costituendo le basi rosse e scatenò la "sollevazione dei raccolti d'autunno"; per sfuggire alla repressione del Guomindang, diretta ora su militanti e villaggi, si mise alla testa di un esercito di contadini che guidò al sicuro tra le montagne del Jiangxi. Jiang subito sciolse le basi del Guomindang, sospettandole di infiltrazioni comuniste, mentre Mao nello Jiangxi continuava la sua opera di educazione tra le masse contadine.


Eletto primo presidente della nuova Repubblica sovietica cinese nel 1931, Mao non seguì il programma del Comitato centrale comunista incentrato sulle masse urbane, ma si dedicò a una graduale riforma agraria, ponendo i contadini al centro della sua azione politica. Insieme al generale Chu The sviluppò nuove tattiche di guerriglia spostando lo scontro armato con le forze del Guomindang nella difficile geografia dell'entroterra, dove le truppe nazionaliste vennero prima logorate con azioni di disturbo e poi distrutte dalla milizia pesante dell'Armata Rossa maoista. Nel 1934, tuttavia, le truppe nazionaliste di Jiang Jieshi lanciarono un'imponente offensiva con lo scopo di accerchiare le basi dei comunisti, i quali, guidati da Mao, iniziarono la storica ritirata verso lo Shaanxi, nel nord-ovest del paese (la Lunga Marcia di 9600 km).
Nel frattempo i giapponesi, desiderosi di conquistare nuovi mercati e territori in Cina, avevano invaso la Manciuria (1931) e la Cina nordorientale (1932). Mao, agendo ora più da patriota che da socialista, cercò l'alleanza del riluttante Jiang per resistere agli invasori (1937). Nelle zone liberate applicò la nuova riforma agraria, unendo alla lotta contro l'impero giapponese l'opposizione antifeudale: gli affitti per le terre furono ridotti e le tasse divennero più eque. Questi provvedimenti e la brutalità dei giapponesi indussero i contadini del nord della Cina ad arruolarsi nell'Armata Rossa.
In questi anni Mao sposò l'attrice Lan P'ing, più nota come Jang Qing, che dopo il 1964 avrebbe svolto un ruolo importante nel partito. Conclusa la vittoriosa resistenza dei guerriglieri comunisti contro i giapponesi, in Cina riprese la guerra civile che si protrasse fino al 1949, anno in cui le truppe del Guomindang vennero definitivamente sconfitte e costrette a rifugiarsi nell'isola di Taiwan. Il 1° ottobre 1949 fu proclamata la Repubblica popolare cinese e Mao divenne il presidente del Consiglio del governo centrale del popolo, ovvero, come fu poi definito, "il Grande Timoniere".


Dapprima Mao si ispirò al modello sovietico e cercò di costruire uno stato socialista ridistribuendo la terra ed eliminando completamente la classe dei proprietari terrieri; promosse l'industria pesante e creò una burocrazia centralizzata. Tuttavia, durante gli anni trascorsi nello Shaanxi, basandosi sulla propria personale esperienza del mondo contadino e facendo leva sulla radicata ostilità delle campagne nei confronti della burocrazia urbana, aveva elaborato una forma di comunismo che teneva conto delle peculiarità demografiche della Cina. Nel settore economico, in particolare nell'agricoltura, egli puntò sull'autarchia, che volle raggiungere attraverso l'intensificazione del lavoro e l'impegno delle comunità locali piuttosto che con il progresso tecnologico. Con la "campagna di rieducazione popolare" tutte le componenti della società, il partito, i contadini, gli operai e gli intellettuali erano chiamati a collaborare e a dare il meglio di sé.
Nel 1956, come reazione alla condanna sovietica di Stalin e al processo di revisionismo in corso all'interno dell'ideologia comunista, Mao cominciò a diffondere le proprie teorie politiche: il "Discorso dei cento fiori", mirato a una riconciliazione con la classe intellettuale, a cui veniva riconosciuto il diritto di criticare la burocrazia, sembrò l'inizio di un'apertura liberale. Il 1958 fu l'anno del "Grande balzo in avanti", un tentativo di sostituire allo stato burocratico un sistema capillare di comuni popolari autosufficienti (ispirate alla Comune di Parigi del 1871) che furono costituite nelle campagne e che fino al 1980 sarebbero state le strutture di base della società cinese.
Tuttavia il progetto fallì e Mao si dimise per un breve periodo da capo del governo (1959). Persuaso che la partecipazione popolare di massa fosse il mezzo più rapido per attuare un socialismo reale, Mao tornò in prima fila scatenando la rivoluzione culturale proletaria (1966-1969), in cui i giovani delle Guardie Rosse furono mobilitati per operare una massiccia epurazione all'interno del partito. Dopo violente sommosse e l'allontanamento dei vecchi quadri dirigenti, Mao, con la forza dell'esercito, riportò l'ordine e ricostituì il partito con l'aiuto di Lin Piao, suo braccio destro e ministro della Difesa.
In seguito, lo scontro fra moderati e maoisti all'interno del partito si ripeté; Lin Piao, sostenitore di una politica estera terzomondista e rivoluzionaria, cadde in disgrazia nel 1971, e Mao, attraverso la mediazione del primo ministro Zhou Enlai, iniziò una politica di avvicinamento all'Occidente che ebbe come risultati l'ingresso della Cina all'ONU (1971) e la visita ufficiale nel 1972 del presidente Richard Nixon a Pechino.
Fra i vari libri e manifesti scritti da Mao, il più celebre resta il "Libretto rosso", ovvero I pensieri del presidente Mao, le cui teorie influenzarono molti movimenti marxisti-leninisti occidentali.

 
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