BR-PG

Brigate Rosse Partito Della Guerriglia − Italia

Dopo il sequestro del giudice Giovanni D'Urso (12 dicembre 1980 - 15 gennaio 1981), il confronto politico già in corso da alcuni mesi tra il Fronte carceri e la Colonna di Napoli, da una parte, e le altre articolazioni delle Brigate Rosse, dall'altra, subisce una radicalizzazione estrema.
Il Fronte carceri e la Colonna di Napoli, sostenuti da un membro dell'Esecutivo nazionale delle BR (Senzani), decidono di gestire autonomamente alcune iniziative:
- il sequestro dell'assessore democristiano Ciro Cirillo, nel corso del quale restano uccisi Mario Canciello e Luigi Carbone, addetti alla scorta (Napoli 27 aprile 1981), che si conclude con il rilascio del sequestrato, dietro il pagamento di un riscatto, il 24 luglio 1981;
- la campagna Peci, iniziata a S. Benedetto dei Tronto (AP) il 10 giugno con il sequestro di suo fratello Roberto e conclusa con la sua uccisione, a Roma, il 3 agosto 1981.
La decisione di condurre autonomamente i due sequestri, sancisce di fatto la divisione di questa parte delle BR da quella restante.

Nell'estate 1981 l'Esecutivo BR s'incontra con il Fronte carceri e con la Colonna di Napoli per verificare la possibilità di ricomporre le contraddizioni, ma il tentativo fallisce.
La scissione vera e propria tuttavia sarà ufficializzata soltanto nel mese di settembre.

Nel dicembre del 1981 questo raggruppamento prende il nome di BR - Partito della Guerriglia e diffonde il documento: “Tesi di fondazione del Partito Guerriglia”.
L'orientamento teorico di fondo si basa sull'assunto dell'inimicizia totale ed assoluta tra le classi, che si palesa nella metropoli come scontro che attraversa tutti i rapporti
sociali.
Le Brigate Rosse - Partito della Guerriglia (BR-PG), ritenendo che la società italiana sia prossima ad una fase di guerra civile strisciante, promuovono la loro presenza per l'adeguamento delle forze rivoluzionarie a questo livello dello scontro. La loro proposta di interventi armati per “la liberazione del proletariato prigioniero” incontra diffuso consenso tra i militanti in carcere.
Il 4 gennaio 1982 le BR-PG subiscono un duro colpo a causa dell'arresto di molti militanti e dirigenti. Nei mesi successivi restano attive soltanto a Napoli e Torino.
A Napoli, infatti, intervengono:
- con l'attentato mortale contro Raffaele Delcogliano, assessore regionale alla formazione professionale, ed il suo autista, Aldo Iermano (27-4-82);
- con l'attentato mortale contro Antonio Ammaturo, vice questore e capo della squadra mobile, ed il suo autista, Pasquale Paola (15-7-82).

Il 27 luglio 1982, il militante Ennio Di Rocco, che a seguito delle torture subite dopo l'arresto ha collaborato con le forze dell'ordine, viene ucciso nel carcere di Trani.
L'omicidio viene rivendicato con un volantino dai "Proletari prigionieri per la costruzione dell'organismo di massa del campo di Trani". Il 30 luglio successivo una telefonata al quotidiano Vita rivendica il fatto alle Brigate Rosse - Partito della Guerriglia.
Il 26 agosto 1982, a Salerno, le BR-PG attaccano un convoglio di militari di leva per un esproprio di armi. Nel conflitto a fuoco con la volante di scorta restano uccisi Mario De Marco e Antonio Bandiera, agenti di polizia e Antonio Palumbo, militare di leva. Insieme a questa azione, le BR-PG rivendicano anche l'esproprio di armi compiuto il 19 agosto 1982 ai danni del Centro Radiotrasmissioni dell'Aereonautica militare di Castel di Decima, sulla via Pontina, a Roma.
Il 21 ottobre 1982, a Torino, le BR-PG colpiscono mortalmente Antonio Pedio e Sebastiano D'Alleo, agenti della Mondialpol in servizio presso l'Agenzia dei Banco di Napoli di via Domodossola, e diffondono un comunicato nel quale denunciano una militante di infiltrazione tra le fila dell'organizzazione, denuncia che risulterà infondata.
Tra novembre e dicembre del 1982, vengono arrestati gli ultimi militanti esterni.

Nell'estate del 1982, alcuni militanti provenienti dalle fabbriche e dal movimento dei disoccupati avevano vita ad un coordinamento inteso a ricostruire una presenza armata a Torino.
Si tratta di ex militanti delle BR-Partito della Guerriglia o comunque non coinvolti negli arresti seguiti alla collaborazione di Patrizio Peci nel 1980.
Ritenendo confuso il dibattito in atto nell'area delle Brigate Rosse, essi si proponevano di rilanciare una loro iniziativa armata dopo il lungo silenzio seguito allo sfaldamento della Colonna torinese.
L'8 settembre del 1982, a Rocca Canavese (TO), alcuni di questi militanti, mentre si recano ad una riunione operativa, trovano sulla loro strada un posto di blocco. Segue uno scontro a fuoco in cui resta ucciso il vice brigadiere dei carabinieri Benito Atzei. Lo scontro a fuoco non era programmato. Il nascente raggruppamento, tuttavia, per dissolvere l'ambiguità creata da alcune telefonate false che lo attribuivano a gruppi fascisti, ne assume la responsabilità, rivendicandolo con la sigla: Comunisti per la costruzione del sistema di Potere Rosso.
Gli orientamenti politici ed organizzativi di Potere Rosso vengono esposti in un documento interno che uno dei militanti estensori ha sintetizzato così:
- “garantire la presenza, sui licenziamenti e sul movimento dei disoccupati, di una resistenza armata a partire dalle realtà di fabbrica, dei cassaintegrati e dei disoccupati”;
- “confrontarsi, compiendo rappresaglie, con il problema della tortura; pratica sempre più diffusa nelle questure e nelle caserme”;
- “organizzare, sulla base di un'unica linea politica, la resistenza armata, con nuclei tendenzialmente autonomi sotto la direzione di un coordinamento”.

Di fatto, dopo lo scontro a fuoco e gli arresti, questa formazione non avrà altra presenza che qualche sporadico volantinaggio.

Nella primavera del 1983, l'esperienza di Potere Rosso si chiude definitivamente.

Per l’attività delle Brigate Rosse – Partito della Guerriglia sono state inquisite 193 persone.
 
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�Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realt� � una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere)�... [Leggi]
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