Da Los Angeles Times del 19/06/2004
Chi è il personaggio misterioso che impedì ai carri armati di proseguire sulla piazza di Pechino
Il ragazzo di Tienanmen che sfidò il comunismo
La sua immagine è celebre in tutto il mondo, in molti hanno cercato di rintracciarlo. C´è chi dice sia negli Usa e chi in Cina
di John M. Glionna
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PECHINO - Per molti stranieri, è il personaggio più riconoscibile di piazza Tienanmen, una figura che eclissa persino il presidente Mao Zedong, il cui corpo è tuttora esposto in una camera ardente a un´estremità della vasta piazza pubblica.
Passato da poco mezzogiorno del 5 giugno 1989, il giorno dopo che i soldati cinesi avevano preso d´assalto la piazza per reprimervi con brutalità un´insurrezione politica studentesca, un contestatore solitario ingaggiò un´epica sfida in stile moderno, come Davide contro Golia: stringendo in mano soltanto due sacchetti della spesa, contese il passaggio, immobile dov´era, a una colonna di carri armati che avanzava sull´adiacente Viale della Pace Eterna. Ripreso dai fotografi dei giornali di tutto il mondo e dalle telecamere delle televisioni, il tesissimo duello durò parecchi minuti - che tuttavia parvero un´eternità agli spettatori che temettero che i tanks passassero sopra all´uomo - prima che egli fosse allontanato dagli astanti.
Nel quindicesimo anniversario della ferrea repressione governativa, nel corso della quale rimasero uccise centinaia, forse migliaia di persone, la storia di quel contestatore solitario resta tuttora l´evento inspiegabile più imperituro di quello scontro violento. Nessuno sa se quell´uomo sia vivo o morto. Gli attivisti cinesi e i funzionari di governo affermano di non conoscere con sicurezza neppure il suo nome. Dopo essere improvvisamente assurto in tutto il mondo a simbolo stesso dell´intrepida forza dello spirito umano di fronte alla legge marziale, quell´uomo è svanito nel nulla.
Il tabloid britannico Sunday Express poco dopo quell´episodio identificò l´uomo in un diciannovenne di nome Wang Weilin, figlio di una coppia di operai di fabbrica di Pechino. Gli attivisti tuttavia confutano l´esattezza di quanto scritto dall´autore dell´articolo, un giornalista che non aveva mai messo piede in Cina e che si era basato soltanto su interviste telefoniche a presunti amici dell´uomo. Altri ritennero che egli fosse un nongmin, un contadino appena giunto in città dalla campagna. Ma nessuno ne è certo. Le foto e le riprese televisive lo hanno mostrato soltanto da dietro.
Nel 1999, nel decimo anniversario della repressione di piazza Tienanmen, è stato chiesto al leader cinese Jiang Zemin che cosa ne sia stato di quell´uomo misterioso. Egli in inglese ha risposto «I think never killed», aggiungendo che i funzionari del governo avevano svolto le loro ricerche su quel contestatore, controllando in tutti gli obitori, nelle prigioni, negli archivi elettronici, senza trovarlo. Né, del resto, hanno potuto avvalersi dell´aiuto dei cittadini cinesi, visto che nessuno nel paese ha mai visto le immagini in questione.
Per il resto del mondo quell´immagine rimane l´icona della libertà. La protesta di quell´uomo è stata inserita in un film di Wim Wenders e la sua immagine è stata riprodotta su manifesti e T-shirt. Nel 1998 Time Magazine lo proclamò uno dei 20 rivoluzionari più celebri del ventesimo secolo, il cui «momento di auto-trascendenza fu osservato da molta più gente di quanta mise mai gli occhi su Winston Churchill, Albert Einstein e James Joyce contemporaneamente». Alcuni credono che l´uomo abbia dovuto affrontare mesi, se non anni, di rieducazione politica, altri pensano che sia stato braccato e giustiziato. Gli attivisti delle organizzazioni di difesa dei diritti umani ritengono che sulla scia della repressione di piazza Tienanmen siano state giustiziate tra le 10 e le 50 persone ? alcuni per crimini di lieve entità - come aver dato fuoco a una motocicletta della polizia - o, in almeno un caso, per aver fotografato i carri armati nella piazza. Sarebbero inoltre state recluse tra le 15.000 e le 20.000 persone e di
queste gli attivisti pensano che 99 siano tuttora in prigione per quanto fecero durante la protesta. La Cina non ha mai ammesso ufficialmente che nel massacro sono morti dei civili. Per quanto riguarda il contestatore solitario, gli attivisti sperano che sia sopravvissuto, ma temono il peggio.
Essendo un´attivista dichiarato che al momento insegna presso l´Università di Berkeley in California, Xiao Qiang non può ritornare in Cina, ma crede che il contestatore di piazza Tienanmen abbia infuso speranza nel suo paese. «Chi vinse quel giorno: i carri armati o quel contestatore che dimostrò che nulla può fermare l´animo umano? Penso che il verdetto su questa questione non sia ancora stato emesso. Ma osservando da vicino la società cinese si scopre che nel popolo vi è molto più coraggio e spirito d´indipendenza. Da questo punto di vista lo spirito di Wang Weilin è più vivo che mai ».
Passato da poco mezzogiorno del 5 giugno 1989, il giorno dopo che i soldati cinesi avevano preso d´assalto la piazza per reprimervi con brutalità un´insurrezione politica studentesca, un contestatore solitario ingaggiò un´epica sfida in stile moderno, come Davide contro Golia: stringendo in mano soltanto due sacchetti della spesa, contese il passaggio, immobile dov´era, a una colonna di carri armati che avanzava sull´adiacente Viale della Pace Eterna. Ripreso dai fotografi dei giornali di tutto il mondo e dalle telecamere delle televisioni, il tesissimo duello durò parecchi minuti - che tuttavia parvero un´eternità agli spettatori che temettero che i tanks passassero sopra all´uomo - prima che egli fosse allontanato dagli astanti.
Nel quindicesimo anniversario della ferrea repressione governativa, nel corso della quale rimasero uccise centinaia, forse migliaia di persone, la storia di quel contestatore solitario resta tuttora l´evento inspiegabile più imperituro di quello scontro violento. Nessuno sa se quell´uomo sia vivo o morto. Gli attivisti cinesi e i funzionari di governo affermano di non conoscere con sicurezza neppure il suo nome. Dopo essere improvvisamente assurto in tutto il mondo a simbolo stesso dell´intrepida forza dello spirito umano di fronte alla legge marziale, quell´uomo è svanito nel nulla.
Il tabloid britannico Sunday Express poco dopo quell´episodio identificò l´uomo in un diciannovenne di nome Wang Weilin, figlio di una coppia di operai di fabbrica di Pechino. Gli attivisti tuttavia confutano l´esattezza di quanto scritto dall´autore dell´articolo, un giornalista che non aveva mai messo piede in Cina e che si era basato soltanto su interviste telefoniche a presunti amici dell´uomo. Altri ritennero che egli fosse un nongmin, un contadino appena giunto in città dalla campagna. Ma nessuno ne è certo. Le foto e le riprese televisive lo hanno mostrato soltanto da dietro.
Nel 1999, nel decimo anniversario della repressione di piazza Tienanmen, è stato chiesto al leader cinese Jiang Zemin che cosa ne sia stato di quell´uomo misterioso. Egli in inglese ha risposto «I think never killed», aggiungendo che i funzionari del governo avevano svolto le loro ricerche su quel contestatore, controllando in tutti gli obitori, nelle prigioni, negli archivi elettronici, senza trovarlo. Né, del resto, hanno potuto avvalersi dell´aiuto dei cittadini cinesi, visto che nessuno nel paese ha mai visto le immagini in questione.
Per il resto del mondo quell´immagine rimane l´icona della libertà. La protesta di quell´uomo è stata inserita in un film di Wim Wenders e la sua immagine è stata riprodotta su manifesti e T-shirt. Nel 1998 Time Magazine lo proclamò uno dei 20 rivoluzionari più celebri del ventesimo secolo, il cui «momento di auto-trascendenza fu osservato da molta più gente di quanta mise mai gli occhi su Winston Churchill, Albert Einstein e James Joyce contemporaneamente». Alcuni credono che l´uomo abbia dovuto affrontare mesi, se non anni, di rieducazione politica, altri pensano che sia stato braccato e giustiziato. Gli attivisti delle organizzazioni di difesa dei diritti umani ritengono che sulla scia della repressione di piazza Tienanmen siano state giustiziate tra le 10 e le 50 persone ? alcuni per crimini di lieve entità - come aver dato fuoco a una motocicletta della polizia - o, in almeno un caso, per aver fotografato i carri armati nella piazza. Sarebbero inoltre state recluse tra le 15.000 e le 20.000 persone e di
queste gli attivisti pensano che 99 siano tuttora in prigione per quanto fecero durante la protesta. La Cina non ha mai ammesso ufficialmente che nel massacro sono morti dei civili. Per quanto riguarda il contestatore solitario, gli attivisti sperano che sia sopravvissuto, ma temono il peggio.
Essendo un´attivista dichiarato che al momento insegna presso l´Università di Berkeley in California, Xiao Qiang non può ritornare in Cina, ma crede che il contestatore di piazza Tienanmen abbia infuso speranza nel suo paese. «Chi vinse quel giorno: i carri armati o quel contestatore che dimostrò che nulla può fermare l´animo umano? Penso che il verdetto su questa questione non sia ancora stato emesso. Ma osservando da vicino la società cinese si scopre che nel popolo vi è molto più coraggio e spirito d´indipendenza. Da questo punto di vista lo spirito di Wang Weilin è più vivo che mai ».
Annotazioni − Articolo apparso il 19/06/2004 su La Repubblica
Traduzione di Anna Bissanti
Traduzione di Anna Bissanti
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