Da Corriere della Sera del 23/03/1978
Quali sono i padri del terrorismo?
Colloquio con Emanuele Macaluso, Rossana Rossanda e Rosario Romeo
di Ugo Stlle
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Roma - Onorevole Amendola, se il terrorismo dilaga di chi è la colpa, chi si deve battere il petto? "Naturalmente tutti, governo e opposizione. Nella nascita del fascismo le responsabilità furono del gruppo dirigente liberal democratico, ma non mancarono anche quelle nostre". Questa frase autocritica appare in un intervista di Giorgio Amendola a Rinascita che il settimanale ideologico del Pci pubblicherà nei prossimi giorni. Anche se è solo un momento di un'analisi complessa e articolata e che non risparmia colpi alla Dc e alla sua gestione del potere, il riconoscimento di Amendola arricchisce un dibattito che dal giorno del rapimento di Moro agita e angoscia soprattutto la sinistra. E' una specie di esame di coscienza che parte da lontano, addirittura dal '52, quando in una lotta senza esclusione di colpi e in piena guerra fredda Togliatti bollava la Dc con formule che oggi troviamo ricalcate nei messaggi delle Brigate rosse. A sinistra ci si interroga sugli "eccessi" della contestazione, su quella operaia e studentesca, sul dopo '68, sull'estremismo. E' possibile che quella ventata impetuosa di cambiamento che dieci anni fa cominciò ad investire la società italiana, trascinasse con sé anche i semi velenosi del terrorismo? Maturata nei giorni successivi all'agguato di via Fani, la polemica sulle responsabilità della sinistra è affiorata pubblicamente sabato scorso quando Emanuele Macaluso su l'Unità ha risposto con asprezza a Galloni, attribuendo al vicesegretario della Dc il tentativo di far discendere da certe impostazioni "staliniane" del Pci le azioni del terrorismo e della violenza. Ancora più irritata la risposta a Rossana Rossanda. Leggendo il secondo messaggio delle Br la Rossanda, esponente del Manifesto, aveva scritto che le sembrava di sfogliare un album di famiglia, l'album di quando militava nel Pci ai tempi dello scontro più duro con la Dc. Sui rapporti tra sinistra, estremismo e terrorismo abbiamo interrogato i protagonisti di questa polemica, Macaluso e la Rossanda. Un quesito analogo lo abbiamo posto allo storico Rosario Romeo. Emanuele Macaluso Onorevole Macaluso, sull'esistenza del terrorismo il Pci ha qualche autocritica da fare? "Su questo punto non abbiamo autocritica da fare". Ma c'è chi ricorda il linguaggio che il Pci usava negli anni '50, simile a quello usato oggi dalle Br. Allora per voi la Dc era il nemico da battere. Noi non neghiamo i giudizi dati sulla Dc. Ma nell'analisi di questi giudizi si trascurano fatti essenziali. I comunisti allora erano discriminati e sottoposti a un'azione di persecuzione. Vivevamo gli anni della scomunica vaticana, della legge sull'operazione Sturzo per imporre al comune di Roma il listone con dentro insieme i democristiani e i fascisti. Erano gli anni della guerra fredda tra USA e URSS. Malgrado questa drammatica situazione, il disegno di Togliatti non fu mai quello della ricerca dello scontro con la Dc. Anche nei momenti di maggiore asprezza egli tentò di aprire una contraddizione nella Dc di questo partito". Il Manifesto ricorda il vostro linguaggio degli anni '50 per sottolineare la "contraddizione" in cui il Pci si trova oggi, alleato di un partito, la Dc, che non sa più bene come definire, se avversario o amico. "In realtà, il vero bersaglio di queste critiche è l'accordo di governo. Ma se oggi non ci fosse questo quadro di riferimento che è la maggioranza di governo quale sarebbe la situazione del paese? La verità è che senza l'accordo tra la Dc e le sinistre chi vuole destabilizzare l'Italia avrebbe davvero via libera. Chi ci “attacca da sinistra” dovrebbe ricordare che l'ingresso del Pci nella maggioranza rappresenta lo stato più avanzato, non quello più arretrato, in cui si manifestano i rapporti politici". Poi ci sono le accuse della Dc. Vi rimproverano di aver contribuito a fare di questo partito il bersaglio della violenza. Vi attribuiscono attacchi gratuiti, immotivati, sbagliati. "Lo so, ci rimproverano soprattutto le nostre critiche alla gestione del potere. Certo, non ce li siamo inventati noi i Crociati, Lefebre, e non siamo stati noi a nominare i De Lorenzo e i Miceli alla guida dei servizi segreti. E dobbiamo ancora ricordare che sulla vicenda di piazza Fontana non è stata fatta ancora chiarezza. Avevamo il dovere democratico di avanzare queste denunce e di condurre questa lotta. Ma non siamo tra quelli che sono andati nelle piazze: “Abroghiamo la Dc”". Quindi nessun "incitamento" anche indiretto alla violenza. "Anche nei momenti più duri della nostra storia, anche nei momenti di maggior scontro sociale, ci siamo affidati sempre alla forza delle nostre idee, mai ai bastoni o alle armi". Rossana Rossanda Si vuole addossare alla sinistra e in particolare al Pci la responsabilità della violenza e del terrorismo. "E' un tentativo infondato e abbastanza volgare al quale il Pci potrebbe rispondere con ampie motivazioni e senza dare in escandescenze. Sotto il profilo storico questa accusa è inesistente: il terrorismo deriva da una matrice ideologica che non ha niente a che fare con il marxismo. Marx è il primo che ha scritto contro il terrorismo. Sotto l'aspetto politico è chiaro che la Dc colpita in uno dei suoi uomini più rappresentativi tenta di far pagare il maggior prezzo possibile alla sinistra". Allora la sinistra non deve fare alcuna autocritica? "Dobbiamo prima di tutto chiederci da cosa nasce il terrorismo in Italia. Perché nel tessuto del paese si è creata una degenerazione così profonda. C'è da dire che a differenza di altri terrorismi, quello dell'America Latina, forme di lotta legate a una proposta politica, quello italiano si qualifica solo per il suo messaggio di distruzione. Ci appare come il frutto molto moderno di una crisi sia dell'integrazione capitalistica, sia della speranza di un mutamento. Se il terrorismo ha origine da queste frange di disperazione è chiaro che la sinistra, vecchia e nuova, ha responsabilità di aver lasciato crescere questo ascesso". C'è chi dice che questa ondata di violenza è cresciuta sul terreno della contestazione e dell'estremismo di sinistra. "Ci si dimentica che l'Italia ha vissuto momenti assai più gravi di violenza. Si dimenticano i fatti di Genova, l'occupazione delle fabbriche, i moti di Avola. Tuttavia se le Br sono davvero di sinistra è probabile che siano cresciute nell'alveo culturale di quella nuova sinistra che si rifà a matrici anarchiche piuttosto che al marxismo. Mi sembra tuttavia superficiale cercare l'origine di questo fenomeno in problemi di cultura invece che nella crisi reale di credibilità del sistema". Come va combattuto il terrorismo? "Va trattato come una malattia, come un attacco febbrile grave finche si vuole ma che non può da solo paralizzare un paese. E invece vedo che molti reagiscono irrazionalmente, raggelati come di fronte a un fantasma. Credo che sia questo il danno maggiore prodotto dalle Brigate rosse: sono riusciti a far regredire il paese sul terreno della coscienza politica". Rosario Romeo Di fronte a certe accuse i comunisti affermano di aver sempre combattuto l'estremismo e la violenza. E' d'accordo? "E' un discorso complicato. Certamente nell'azione del Pci non è possibile individuare storicamente spinte verso il sovvertimento delle istituzioni. Non va tuttavia dimenticato che dopo il '68, il Pci, scavalcato in un primo momento dalla contestazione, ha tentato di riacciuffare l'estremismo ed è proprio in quel periodo che assistiamo alle degenerazioni, e all'uso diffuso della violenza di piazza. La famosa “battaglia” di Valle Giulia tra studenti e forze dell'ordine mandò all'ospedale 160 poliziotti. Certo, oggi i comunisti sono più impegnati a combattere la violenza ma non si può dimenticare che per anni il paese è stato impregnato da un'atmosfera di odio". Quali sono le colpe del Pci? "Io dico che negli anni che vanno soprattutto dal '68 al '72 molti atti di violenza non sarebbero stati possibili senza la copertura politica dei comunisti. Mi riferisco soprattutto alla contestazione nelle scuole e nelle università. Ricordiamoci dell'autunno caldo, degli incidenti di via Larga a Milano. Ricordiamoci delle intimidazioni contro i docenti, delle violenze verbali e morali. E senza un'efficace reazione che questa mala pianta è cresciuta". Ma è possibile individuare un collegamento tra questa violenza e il terrorismo che uccide e rapisce? "Io credo che un collegamento ci sia. Chi lo esclude lo fa per un meccanismo di autodifesa. Ma è troppo comodo".
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