Da Avanti! del 23/04/1978

Editoriale

Edificare oggi per domani uno Stato dal volto umano

Le ore che stiamo vivendo sono lunghe come secoli. Sentiamo che ogni nostra meditazione sulla drammatica vicenda dell'on. Moro riveste in questo momento un significato che risale a molto lontano e si proietta su tutto il nostro avvenire. Non vi è soffio, non vi è atto, non vi è scelta che, pur avvenendo nello spazio di un attimo, non marchino oggi profondamente tutto quello che sta per accadere. Quando un Papa scrive di proprio pugno, rivolgendosi ai rapitori di Aldo Moro, “vi prego in ginocchio, liberate l'on. Aldo Moro, semplicemente, senza condizioni”, ci sentiamo tutti scossi da un fremito di rispetto reverenziale. Forse perché Moro è Moro, perché tutti lo conosciamo, perché abbiamo avuto l'occasione di apprezzarne la correttezza e l'onestà, egli assume in questo momento un valore emblematico. Questo valore è dovuto alla scelta terribile tra la vita e la morte di un uomo, quella scelta che anch'egli, nella sua ultima lettera, propone ai suoi amici, propone agl'italiani. Quella scelta segna il confine che avevamo creduto di avere superato per sempre dopo la fine della guerra, quando la Repubblica mise al bando la pena di morte. Non si uccide chi non la pensa come noi. Ma non si deve neppure lasciare uccidere chi la pensa come noi. E' una frontiera ideale che s'impone a chi ha fondato questo Stato, ne ha approvato la Costituzione, come a chi pretende di cambiarlo in meglio. Non si cambia mai nulla in meglio sopprimendo la vita di chi magari incarna ciò che vogliamo cambiare. Questa non è una scelta umanitaria. E' una precisa scelta ideologica che il movimento socialista fece fin dalla sua origine, fino dalla fondazione del partito, nel 1892. Il regicidio, il tirannicidio di qualunque specie, l'attentato terroristico non hanno mai fatto parte dell'ideologia socialista. Il socialismo non avanza a scatti, per l'azione di singoli individui o gruppi, ma attraverso la lenta, graduale e sicura avanzata delle masse. Per questo, quando apparve chiaramente che la vita di Aldo Moro era diventata il punto centrale di tutta la vicenda, ci siamo preoccupati di dichiarare, con piena assunzione di responsabilità, che per noi questo dovere dello Stato imponeva la ricerca di ogni via legale che potesse servire a preservarla: dall'appello diretto ai terroristi a riflettere anch'essi sul valore della vita umana, a qualunque iniziativa mediatrice potesse aprire uno spiraglio. Noi non abbiamo mai ipotizzato una trattativa diretta dello Stato o delle forze politiche con i rapitori. Non abbiamo mai ipotizzato la possibilità di uno scambio di prigionieri, che presumeva la liberazione di imputati in attesa di giudizio o di delinquenza condannati per reati comuni. Non abbiamo mai ipotizzato la violazione delle leggi della Repubblica in obbedienza al ricatto di una banda criminale. Ma non accettiamo che lo Stato che noi difendiamo s'irrigidisca con furore giacobino o staliniano in modo da impedire che qualunque iniziativa non pubblica, da qualunque parte non pubblica essa provenga, in cambio di condizioni che non violino la legalità repubblicana né compromettano l'autorità dello Stato, venga pregiudizialmente impedita o votata al fallimento. Si deve dare atto al partito socialista di avere sacrificato da lungo tempo anche il proprio interesse di parte per consentire il raggiungimento dell'unità nazionale e per difenderla contro tutti coloro che ieri, oggi, e ancora di più domani, hanno tentato, tentano o tenteranno di sostituirle una lotta fratricida tra le varie forze democratiche. Noi non facciamo parte di nessun partito della trattativa. Ma potremmo facilmente osservare che buona parte dei falchi sono tra i più feroci avversari dell'unità nazionale. Se non ci movesse la ragione di principio della salvezza di una vita umana, ci muoverebbe la ragione di Stato, la ragione politica che, difendendo la vita di Moro, l'unità nazionale si può ricostruire e preservare, subendone passivamente la morte, quello Stato dal volto umano che vogliamo unitariamente edificare minaccerebbe di scomparire per molto tempo.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

A 29 anni dal rapimento parla uno dei più stretti collaboratori dello statista ucciso dalle Br: venne sacrificato per la ragione di Stato e del partito
«E Piccoli disse: se Moro torna sono dolori»
I ricordi di Corrado Guerzoni: la Dc seguì il Pci, e non fece nulla per salvarlo
di Giovanni Bianconi su Corriere della Sera del 16/03/2007
LA LETTERA. Una lettera del presidente della Repubblica al nostro giornale. Il capo dello Stato chiede più attenzione nell'informazione televisiva
Ex br in tv, chiedo rispetto per le vittime del terrorismo
di Giorgio Napolitano su La Repubblica del 13/03/2007

News in archivio

La donna, braccio destro di Mario Moretti, condannata diversi ergastoli. Quasi tutti i parenti delle vittime si erano detti contrari alla scarcerazione
Br, libertà condizionata alla Balzerani partecipò al commando che sequestrò Moro
su La Repubblica del 18/12/2006
 
Cos'è Archivio900?
"Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere"... [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Contenuti
Notizie dalla storia
Notizie dalla storia
Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Leggi il disclaimer