Da Famiglia cristiana del 06/12/1998
L'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin
I servizi segreti sapevano?
di Luciano Scalettari
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«Si è appreso che presso il porto di Livorno avrebbe fatto scalo, per lunghi periodi, un peschereccio battente bandiera somala di colore bianco, di proprietà della Shifco, che sarebbe in realtà stato utilizzato per un traffico internazionale di armi». La nota fa parte di una scheda riservata del Sismi, il servizio segreto militare, datata maggio-giugno 1993. Non è l’unica. Il Sismi segnala in altre tre occasioni che i pescherecci donati dalla cooperazione italiana sarebbero stati usati per trasportare armi. Altre note vengono dal Sisde, il servizio segreto civile, e si riferiscono al porto di Livorno e ai traffici d’armi.
C’è di più. A pochi mesi dall’omicidio, avvenuto il 20 marzo 1994, dei due giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, il Sisde redige un appunto riservato sull’argomento, indicando i «probabili mandanti del duplice omicidio»: «Secondo notizie provenienti dalla Somalia», vi si legge, «la nave della cooperativa italo-somala "Somalfish", sequestrata a suo tempo a Bosaso, avrebbe in precedenza trasportato armi di contrabbando per la fazione Ssdf di quella città. Quanto sopra sarebbe emerso nel corso dell’ultimo servizio effettuato dalla giornalista italiana Ilaria Alpi». La nota indica i nomi di quattro persone, l’arrivo a Mogadiscio di uno di loro il 17 marzo e la fuga a Nairobi subito dopo il delitto, «per sottrarsi all’inchiesta».
Ancora una volta si pongono sul caso Alpi-Hrovatin inquietanti interrogativi: queste informazioni sono state tempestivamente girate agli organi di polizia? E perché, se il Sismi ne era in possesso, il suo responsabile per la ricerca all’estero, generale Luca Raiola, il 4 ottobre 1995 davanti alla Commissione d’inchiesta sulla cooperazione non ne fa menzione e definisce, invece, la Shifco «una di quelle meravigliose società formatesi agli albori della cooperazione»? È stato appurato, infine, se è vero quanto sostenuto dall’autista di Ilaria Alpi di fronte all’autorità giudiziaria di Roma, e cioè che sul posto dell’omicidio vi erano due agenti dei servizi, che l’autista indica solo con i nomi di Alfredo e Fortunato?
Sulla flotta della Shifco si addensano altre ombre: nelle mani dell’autorità giudiziaria vi sarebbero dichiarazioni secondo le quali tali navi, oltre al trasporto delle armi, sarebbero dedite al traffico di rifiuti e di scorie radioattive. Anche queste informazioni erano sfuggite al Sismi?
C’è di più. A pochi mesi dall’omicidio, avvenuto il 20 marzo 1994, dei due giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, il Sisde redige un appunto riservato sull’argomento, indicando i «probabili mandanti del duplice omicidio»: «Secondo notizie provenienti dalla Somalia», vi si legge, «la nave della cooperativa italo-somala "Somalfish", sequestrata a suo tempo a Bosaso, avrebbe in precedenza trasportato armi di contrabbando per la fazione Ssdf di quella città. Quanto sopra sarebbe emerso nel corso dell’ultimo servizio effettuato dalla giornalista italiana Ilaria Alpi». La nota indica i nomi di quattro persone, l’arrivo a Mogadiscio di uno di loro il 17 marzo e la fuga a Nairobi subito dopo il delitto, «per sottrarsi all’inchiesta».
Ancora una volta si pongono sul caso Alpi-Hrovatin inquietanti interrogativi: queste informazioni sono state tempestivamente girate agli organi di polizia? E perché, se il Sismi ne era in possesso, il suo responsabile per la ricerca all’estero, generale Luca Raiola, il 4 ottobre 1995 davanti alla Commissione d’inchiesta sulla cooperazione non ne fa menzione e definisce, invece, la Shifco «una di quelle meravigliose società formatesi agli albori della cooperazione»? È stato appurato, infine, se è vero quanto sostenuto dall’autista di Ilaria Alpi di fronte all’autorità giudiziaria di Roma, e cioè che sul posto dell’omicidio vi erano due agenti dei servizi, che l’autista indica solo con i nomi di Alfredo e Fortunato?
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Annotazioni − n. 48
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