Da La Repubblica del 28/03/1978

Nessun consenso dal Movimento

Fallisce il “progetto” delle Br

di Carlo Rivolta

ROMA - Il Tentativo delle Br di "catturare" nell'area di consenso intorno alla lotta armata anche frange del movimento, che finora hanno sempre dichiarato di sentirsi estranee alla guerra privata dei brigatisti, sembra destinato a fallire. Il primo tangibile segno del fatto che non basta un'analisi "terzinternazionalista" della realtà politica, condita con elementi alla James Bond, e la proposta di un partito armato, per catturare dei giovani, è venuto dal commento finale con cui Lotta Continua ha bollato il documento delle Br. "Il messaggio termina", scriveva domenica Lotta Continua, "con la frase onore ai compagni Lorenzo Jannucci e Fausto Tinelli, assassinati dai sicari del regime. E' un riconoscimento allucinante e sordido, come amici di Iaio e Fausto glielo restituiamo: non gradito". Naturalmente non tutte le reazioni nel "movimento" e nella nuova sinistra sono state negative. Vecchie "tradizioni" militariste hanno determinato una crescente ammirazione per la "capacità operativa" delle Brigate rosse, e in altri, già convinti della necessità di un movimento di insurrezione armato, la suggestione della clandestinità è diventata, probabilmente, più forte. La maggioranza sembra riconoscersi però nella formula di Lotta Continua: "né con lo Stato, né con le Br"... Nelle piazze romane, pressoché spopolate dalle vacanze di Pasqua, i gruppetti che si riuniscono discutono, come sempre, dei fatti del giorno con il tono con cui si commentano le partite di calcio. I commenti sono i più disparati, ma nella maggioranza dei casi, la coscienza che la violenza feroce dei brigatisti non può essere condivisa né giustificata da nessuna strategia rivoluzionaria è il dato principale. Se l'atteggiamento è di assoluta estraneità alla logica delle Br nell'area del movimento del '77, nei partiti della nuova sinistra, in quello che resta dei centri strategici delle forze che erano il fulcro della lista di Democrazia Proletaria, l'analisi va ovviamente al di là dei primi elementi di reazione emotiva. Al Manifesto si fa notare, ad esempio, che chi ha scritto il testo del volantino non è certamente"fuori dalla realtà". "Colgono, sia pure nella loro logica delirante e nelle loro tragiche suggestioni da film di spionaggio, un dato caratteristico della situazione attuale della nostra società: ci troviamo in una fase di transizione, in cui molte cose stanno cambiando". Per Valentino Parlato le Br hanno mostrato di aver letto attentamente i giornali dopo il rapimento e di essere rimaste in qualche modo colpite dalla reazione di massa che c'è stata."Non avevano calcolato le dimensioni della reazione operaia: per questo parlano di luride manifestazioni e allo stesso tempo si preoccupano di tentare un collegamento con situazioni di massa". L'accenno ai due morti di Milano vuol dire che le Br tentano, in qualche modo, la saldatura della loro lotta armata alle lotte che conducono frange del movimento. Questa saldatura è possibile? "Il documento delle Br non è affascinante per i giovani", dice Parlato, "ma può avere un'accoglienza tollerante. Insomma, sulle Br ci può essere al massimo, ed è un danno più grave, una astensione, non una mobilitazione favorevole. C'è una coscienza diffusa che la loro via, oltre che ingiusta e disumana, è sbagliata politicamente e non conduce al rinnovamento, ma c'è il rischio, quando usciranno, se usciranno, i verbali del cosiddetto processo a Moro, che la gente, invece di riconoscere i brigatisti come criminali, critichi l'immagine che della Dc hanno dato la stampa e le forze di sinistra in questi giorni. Per questo è necessaria una correzione di tiro, è necessario essere più severi con la Dc, meno unanimisti, se si vuole evitare questa astensione sul problema delle Brigate rosse". In conclusione l'impressione che domina gli ambienti vicini al "manifesto" è che "il successo militare" conseguito dalle Br non abbia avuto come corollario un successo politico. Se si tiene conto delle critiche espresse fin dal primo momento anche da quei settori che hanno fin qui teorizzato la via insurrezionale come strada vincente per la sinistra ("le Br hanno sbagliato fase politica, tra la loro azione e lo sviluppo della lotta di massa corrono ancora grandi spazi"), si capisce che il terreno di consenso intorno alle Br è limitato al "qualunquismo di sinistra", sul tipo di quello incoraggiato in maniera quasi sfacciata da frange dell'autonomia, soprattutto a Roma. Nonostante questo anche l'analisi di Onda Rossa è molto critica verso le Br. "Con la loro azione", dicono gli autonomi, "non hanno fatto crescere il movimento. Lo scontro armato deve coinvolgere le masse". Secondo Onda Rossa non c'è "apertura" dalle Br al movimento, ma la frase riferita ai due morti di Milano vuol dire che i brigatisti ritengono il duplice omicidio una "rappresaglia per il rapimento di Moro". La formula "Né con lo Stato , né con le Br", non convince Onda Rossa che insiste: i brigatisti sbagliano ma sono "compagni". Non bisogna sottovalutare però l'astensione né il consenso "qualunquista". Non bastano per un partito armato, e quindi (ammesso che le Br non siano la filiazione di un servizio segreto) non servono per la rivoluzione così come la vedono "i nipotini cattivi di Stalin e Beria" (la battuta circola da tempo nella nuova sinistra, a sottolineare l'estraneità di matrice culturale del terrorismo rispetto alla sinistra nata dal '68). Possono però servire per affossare la democrazia.

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