Da La Repubblica del 29/03/1978
La sanguinosa scalata a un paradiso disabitato
di Umberto Eco
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L'attesa spasmodica di un nuovo comunicato delle Br e le concitate discussioni su come ci si sarebbe comportati in quel caso hanno portato la stampa a reagire in modo contraddittorio. C'è stato chi non ha riportato il comunicato, ma non ha potuto evitare di pubblicizzarlo con titoli a piena pagina; chi l'ha riportato, ma in caratteri così piccoli da privilegiare solo i lettori con dieci decimi di vista (discriminazione accettabile). Quanto al contenuto anche qui la reazione è stata imbarazzata, perché tutti si attendevano inconsciamente un testo disseminato di "ach so!" o di parole con cinque consonanti di seguito, così da tradire subito la mano del terrorista tedesco o dell'agente cecoslovacco, e invece ci si è trovati di fronte ad una lunga argomentazione politica. Che di argomentazione si trattasse non è sfuggito a nessuno e ai più acuti è apparso anche che era un'argomentazione diretta non al "nemico", ma agli amici potenziali, per dimostrare che le Br non sono un manipolo di disperati che menano colpi a vuoto, ma vanno viste come l'avanguardia di un movimento che si giustifica proprio sullo sfondo della situazione internazionale. Se così stanno le cose, non si reagisce affermando soltanto che il comunicato è farneticante, delirante, fumoso, folle. Esso va analizzato con calma e attenzione; solo così si potrà chiarire dove il comunicato, che parte da premesse abbastanza lucide, manifesta la fatale debolezza teorica e pratica delle Br. Dobbiamo avere il coraggio di dire che questo "delirante" messaggio contiene una premessa molto accettabile e traduce, sia pure in modo un po' abborracciato, una tesi che tutta la cultura europea e americana, dagli studenti del '68 ai teorici della Monthly Review, sino ai partiti di sinistra, ripetono da tempo. E dunque se "paranoia" c'è, non è nelle premesse ma, come vedremo, nelle conclusioni pratiche che se ne traggono. Non mi pare il caso di sorridere sul delirio del cosiddetto Sim ovvero Stato Imperialistico delle Multinazionali. Magari il modo in cui è rappresentato è un po' folkloristico, ma nessuno si nasconde che la politica internazionale planetaria non è più determinata dai singoli governi ma appunto da una rete di interessi produttivi (e chiamiamola pure la rete delle Multinazionali) la quale decide delle politiche locali, delle guerre e delle paci e - essa - stabilisce i rapporti tra mondo capitalistico, Cina, Russia e Terzo Mondo. Caso mai è interessante che le Br abbiano abbandonato la loro mitologia alla Walt Disney, per cui da una parte c'era un capitalista cattivo individuale chiamato Paperon de' Paperoni e dall'altra la Banda Bassotti, canagliesca e truffaldina è vero, ma con una sua carica estrosa di simpatia perché svaligiava a suono di espropri proletari il capitalista avaraccio ed egoista. Il gioco della Banda Bassotti l'avevano giocato i Tupamaros uruguayani, convinti che i Paperoni del Brasile e dell'Argentina si sarebbero seccati e avrebbero trasformato l'Uruguay in un secondo Viet Nam, mentre i cittadini, condotti a simpatizzare con i Bassotti, si sarebbero trasformati in tanti Vietcong. Il gioco non è riuscito perché il Brasile non si è mosso e le Multinazionali, che avevano da produrre e da vendere nel Cono Sur, hanno lasciato tornare Peron in Argentina, hanno diviso le forze rivoluzionarie o guerrigliere, hanno permesso che Peron e i suoi discendenti sprofondassero nella merda fino al collo, e a quel punto i Montoneros più svelti se ne sono fuggiti in Spagna e i più idealisti ci hanno rimesso la pelle. E' proprio perché esiste il potere delle Multinazionali (ci siamo dimenticati del Cile?) che l'idea di rivoluzione alla Che Guevara è diventata impossibile. Si fa la rivoluzione in Russia mentre tutti gli Stati europei sono impegnati in una guerra mondiale; si organizza la lunga marcia in Cina quando tutto il resto del mondo ha altro a cui pensare... Ma quando si vive in un universo in cui un sistema di interessi produttivi si avvale dell'equilibrio atomico per imporre una pace che fa comodo a tutti e manda per il cielo satelliti che si sorvegliano a vicenda, a questo punto la rivoluzione nazionale non la si fa più, perché tutto è deciso altrove. Il comportamento storico da una parte e il terrorismo dall'altra rappresentano due risposte (ovviamente antitetiche) a questa situazione. L'idea confusa che muove il terrorismo è un principio molto moderno e molto capitalistico (rispetto a cui il marxismo classico si è trovato impreparato) di Teoria dei Sistemi. I grandi sistemi non hanno testa, non hanno protagonisti e non vivono neppure sull'egoismo individuale. Quindi non si colpiscono uccidendone il Re, ma rendendoli instabili attraverso gesti di disturbo che si avvalgono proprio della loro logica: se esiste una fabbrica interamente automatizzata, essa non sarà disturbata dalla morte del padrone ma solo da una serie di informazioni aberranti inserite qua e là, che rendano difficile il lavoro dei computers che la reggono. Il terrorismo moderno finge (o crede) di avere meditato Marx, ma in effetti, anche per vie indirette, ha meditato Norbert Wiener da un lato e la letteratura di fantascienza dall'altro. Il problema è che non l'ha meditata abbastanza - né ha studiato a sufficienza cibernetica. Prova ne sia che in tutta la loro propaganda precedente le Br parlavano ancora di "colpire il cuore dello Stato", coltivando da un lato la nozione ancora ottocentesca di Stato e dall'altro l'idea che l'avversario avesse un cuore o una testa, così come nelle battaglie di un tempo, se si riusciva a colpire il re, che cavalcava davanti alle truppe, l'esercito nemico era demoralizzato e distrutto. Nell'ultimo volantino le Br abbandonano l'idea di cuore, di Stato, di capitalista cattivo, di ministro "boia". Adesso l'avversario è il sistema delle Multinazionali, di cui Moro è un commesso, al massimo un depositario di informazioni. Qual è allora l'errore di ragionamento (teorico e pratico) che a questo punto commettono le Br, specie quando si appellano, contro la multinazionale del capitale, alla multinazionale del terrorismo? Prima ingenuità. Una volta colta l'idea dei grandi sistemi, li si mitologizza di nuovo ritenendo che essi abbiano "piani segreti" di cui Moro sarebbe uno dei depositari. In realtà i grandi sistemi non hanno nulla di segreto e si sa benissimo come funzionano. Se l'equilibrio multinazionale sconsiglia la formazione di un governo di sinistra in Italia, è puerile pensare che si invii a Moro una velina in cui gli si insegna come sconfiggere la classe operaia. Basta (si fa per dire) provocare qualcosa in Sud Africa, sconvolgere il mercato di diamanti ad Amsterdam, influenzare il corso del dollaro, ed ecco che la lira entra in crisi. Seconda ingenuità. Il terrorismo non è il nemico dei grandi sistemi, ne è al contrario la contropartita naturale, accettata, prevista. Il sistema delle multinazionali non può vivere in una economia di guerra mondiale (e atomica per giunta), ma sa che non può nemmeno ridurre le spinte naturali dell'aggressività biologica o dell'insofferenza di popoli o di gruppi. Per questo accetta piccole guerre locali, che verranno di volta in volta disciplinate e ridotte da oculati interventi internazionali, e dall'altro lato accetta appunto il terrorismo. Una fabbrica qua, una fabbrica là, sconvolte da qualche sabotaggio, ma il sistema può andare avanti. Un aereo dirottato ogni tanto, ci perdono per una settimana le compagnie aeree, ma in compenso ci guadagnano le catene giornalistiche e televisive. Inoltre il terrorismo serve a dare una ragion d'essere alle polizie e agli eserciti, che a lasciarli inoperosi chiedono poi di realizzarsi in qualche conflitto più allargato. Infine il terrorismo serve a favorire interventi disciplinanti là dove un eccesso di democrazia rende la situazione poco governabile. Il capitalista "nazionale" alla Paperon de' Paperoni teme la rivolta, il furto e la rivoluzione che gli sottraggono i mezzi di produzione. Il capitalismo moderno, che investe in paesi diversi, ha sempre uno spazio di manovra abbastanza ampio per poter sopportare l'attacco terroristico da un punto, due punti, tre punti isolati. Poiché è senza testa e senza cuore, il sistema manifesta un'incredibile capacità di rimarginazione e di riequilibrio. Dovunque venga colpito, sarà sempre alla sua periferia. Se poi il presidente degli industriali tedeschi ci rimette la pelle, sono incidenti statisticamente accettabili, come la mortalità sulle autostrade. Per il resto (e lo si era descritto da tempo) si procede ad una medievalizzazione del territorio, con castelli fortificati e grandi apparati residenziali con guardie private e cellule fotoelettriche. L'unico incidente serio sarebbe un'insorgenza terroristica diffusa su tutto il territorio mondiale, un terrorismo di massa (come le Br paiono invocare): ma il sistema delle multinazionali "sa" (per quanto un sistema possa sapere) che questa ipotesi è da escludersi. Il sistema delle multinazionali non manda i bambini in miniera: il terrorista è colui che non ha più nulla da perdere se non le proprie catene, ma il sistema gestisce le cose in modo che, salvo gli emarginati inevitabili, tutti gli altri abbiano qualcosa da perdere in una situazione di terrorismo generalizzato. Sa che quando il terrorismo, al di là di qualche azione pittoresca, comincerà a rendere troppo inquieta la giornata quotidiana delle masse, le masse faranno barriera contro il terrorismo. Che cos'è che il sistema delle multinazionali vede invece di malocchio, come si è dimostrato negli ultimi tempi? Che di colpo, ad esempio, in Spagna, in Italia e in Francia vadano al potere partiti che abbiano dietro di sé le organizzazioni operaie. Per "corrompibili" che siano questi partiti, il giorno che le organizzazioni di massa metteranno il naso nel capitale, potrebbero sorgerne dei disturbi. Non è che le multinazionali morirebbero se Marchais andasse al posto di Giscard, ma tutto diventerebbe più difficile. E' pretestuosa la preoccupazione per cui i comunisti al potere accrescerebbero i segreti della Nato (segreti di Pulcinella): la vera preoccupazione del sistema delle multinazionali (e lo dico con molta freddezza, non simpatizzando col compromesso storico così come ci viene oggi proposto) è che il controllo dei partiti popolari disturbi una gestione del potere che non può permettersi i tempi morti delle verifiche alla base. Il terrorismo invece preoccupa molto meno, perché delle multinazionali è conseguenza biologica, così come un giorno di febbre è il prezzo ragionevole per un vaccino efficiente. Se le Br hanno ragione nella loro analisi di un governo mondiale delle multinazionali, allora devono riconoscere che esse, le Br, ne sono la controparte naturale e prevista. Esse devono riconoscere che stanno recitando un copione già scritto dai loro presunti nemici. Invece, dopo di aver scoperto, sia pure rozzamente, un importante principio di logica dei sistemi, le Br rispondono con un romanzo di appendice ottocentesco fatto di vendicatori e giustizieri bravi ed efficienti come il conte di Montecristo. Ci sarebbe da ridere, se questo romanzo non fosse scritto col sangue. La lotta è tra grandi forze, non tra demoni ed eroi. Sfortunato allora quel popolo che si trova tra i piedi "eroi", specie se costoro pensano ancora in termini religiosi e coinvolgono il popolo nella loro sanguinosa scalata ad un paradiso disabitato.
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