Da La Repubblica del 31/03/1978

Confronto sul terrorismo alla Pirelli

di Stefano Bevacqua

Per la prima volta il sindacato si è trovato di fronte a problemi come quelli posti dal rapimento di Aldo Moro e dalla strage delle cinque guardie della scorta. E, nella stessa misura, per la prima volta su quelle questioni il dibattito tra gli operai è stato così attento e chiaro. Non sono mancati i dissensi agli interventi dei quadri comunisti così come i delegati del Pci non hanno esitato ad attaccare anche pesantemente i sostenitori della linea dello slogan "né con lo Stato né con le Br". Ma in nessun caso c'è stato un fischio: il dissenso, o il consenso, si è espresso con gli applausi e con le repliche pacate. La condanna delle Brigate rosse, della loro politica, è stata unanime. Ma dopo la dichiarazione, ormai scontata, di opposizione al terrorismo, si è discusso di quel che più conta: che cosa è necessario fare. "Vale la pena di difendere questo Stato? - si è chiesto un delegato di Lotta continua -. No, poiché non è il nostro Stato, è contro di noi. Si difenda da solo, se crede, ma non può pretendere l'appoggio della classe operaia, su cui per anni ha sparato pallottole". Un applauso di consenso, poi la risposta del sindacato: "In questo modo si rafforza la tendenza degenerativa dello Stato: lo si lascia libero di agire come vuole. Non si tratta di essere con lo Stato in astratto, in quanto istituzione neutrale - ha detto Gallurese della Fulc nazionale nelle conclusioni - occorre invece difendere lo Stato democratico, dal sindacato di polizia, alla magistratura democratica, al Parlamento. E il terrorismo mira a distruggere anche questo Stato, che è il frutto delle nostre lotte. Non si tratta però di concepire uno Stato nello Stato, ma di fare barriera contro tutto ciò che può distruggere la democrazia, compresa la democrazia che è nelle istituzioni". Di avviso in parte diverso i delegati del Pci: lo Stato ha il dovere di difendersi, ma la classe operaia ha nella stessa misura il dovere di guardarsi attorno, individuare, colpire i terroristi, studiare e analizzare la loro strategia e batteria con ogni mezzo. E' stata proposta, da parte della cellula del Pci, la creazione delle commissioni di studio sul terrorismo all'interno del Consiglio di fabbrica. Tra i compiti di queste strutture anche il compito di sorvegliare nelle fabbriche l'azione degli eventuali terroristi. Ma la proposta è caduta sostanzialmente nel vuoto. La discussione era su altro: su come porsi, nelle fabbriche, la questione della lotta politica per cambiare lo Stato, perché possa difendersi senza per questo uccidere la democrazia. Anche di fronte a questa proposta, comunque, nessuna polemica né contestazione. Sono stati il dibattito e gli interventi a escludere questa possibilità, senza le risse che si erano avute, ad esempio, alla Face Standard. Un dato sconcertante: nessun rappresentante, e nemmeno un delegato, è intervenuto a nome della Democrazia cristiana, che pure è presente nel consiglio di fabbrica. Gli interventi sono stati tutti del Pci, del Psi, di Dp o di Lotta continua. Forse ciò ha favorito un dibattito più sereno, non innescando quel meccanismo per cui, se parla un democristiano, uno di Lotta continua è "obbligato" a fischiare. Ma anche tra il Pci e la sinistra estrema non mancano contrapposizioni, eppure si sono espresse con le parole, non con le urla. Il dibattito comunque continuerà nei prossimi giorni. In tutte le zone sindacali di Milano e provincia si stanno riunendo gli attivi dei delegati: poi la discussione entrerà in tutte le grandi fabbriche. Gli appuntamenti più importanti sono probabilmente quelli all'Alfa Romeo e della Sit-Siemens. Nel primo caso si tratta della più grande fabbrica dell'area milanese: la discussione sul terrorismo è già cominciata, e dovrebbe arrivare a una conclusione con un'assemblea generale la prossima settimana. Nel secondo caso siamo invece di fronte a una delle fabbriche indicate da molti come "fucina" di brigatisti. Le prime azioni terroristiche (la famosa autobomba con gli altoparlanti che lanciava messaggi) presero il via proprio alla Sit-Siemens. E da questa fabbrica - dicono in molti, specie nel Pci - sono usciti numerosi militanti delle Brigate rosse. In tutte le assemblee fatte finora, comunque, è stata riproposta dal Pci la creazione delle squadre di vigilanza antiterrorismo nelle fabbriche. Ma in nessun caso di rilievo questa proposta è stata accettata: quasi ovunque la discussione si è spostata sul terreno del confronto politico e anche la proposta di creare i meno aggressivi "gruppi di studio sul terrorismo non ha trovato molti sostenitori."

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