Da La Repubblica del 21/04/1978

In minoranza nel movimento chi vuole sfruttare la crisi aperta dalle Br

di Carlo Rivolta

ROMA - Il movimento è diventato sotterraneo, e sotto l'incalzare della crisi è sempre più difficile distinguere gli stati d'animo e le linee politiche che si intrecciano nel magma confuso di quel che resta dei militanti del '77. Al contrario di quanto avvenne per l'annuncio del falso messaggio (quello che annunciava la morte di Moro) ieri non ci sono state assemblee: le decisioni politiche, il dibattito, e persino lo scambio di opinioni, sono ormai delegati ai vertici delle organizzazioni politiche e ai giornali della nuova sinistra. Unica novità visibile, l'offensiva di chi vuole 'utilizzare' la crisi aperta dalle Br. Fin dalle primissime ore successive alla diffusione del falso comunicato l'area dell'Autonomia organizzata ha sostenuto che non poteva trattarsi che di una "provocazione" contro "i compagni delle Brigate rosse ". Oggi radio Onda rossa è tornata sull'argomento spiegando che l'uccisione di Moro non sarebbe stata organica alla linea di indebolimento dello Stato fin qui seguita dalle Brigate rosse. L'opportunità di trattare con le Br per ottenere lo scambio di prigionieri politici è considerata dall'area di Autonomia molto favorevolmente: non sono ragioni umanitarie a spingere verso questa posizione, ma considerazioni di natura strategica e politica. Non viene nascosta, infatti, la soddisfazione di un riconoscimento dell'esistenza di "detenuti politici nelle carceri del rgime". Accanto a questo atteggiamento dell'area più oltranzista del movimento, c'è da segnalare il rientro sulla scena politica di altri vecchi leader operaisti che hanno fatto propria la posizione "leninista" di Oreste Scalzone ("Utilizzare il terrorismo, come Lenin diceva di utilizzare il terremoto"). I vecchi capi dell'estremismo post-sessantottesco ritengono che lo Stato sia ormai vicino al collasso, sostengono che il terrorismo ha mostrato di aver un alto potere destabilizzante che, insomma, è tempo di scendere in campo. Qualcuno parla anche di un documento di risposta al comunicato delle Br che chiedeva al movimento di operare una saldatura con il terrorismo. Che peso reale hanno queste voci? Intorno al gruppo dei capi storici dell'operaismo non si muovono molti militanti anche se, dall'interno di "Lotta Continua" c'è chi chiede di ripristinare le vecchie proposte politiche di organizzazione per intervenire nella crisi (andava letto forse in questo senso anche un intervento di Guido Viale al seminario sul giornale). Il movimento romano è arrivato in questi giorni al culmine di un processo iniziato nel marzo del '77: il suo progressivo "svuotamento" e la sua sparizione dalla scena politica della città. Ad ogni manifestazione violenta è corrisposto, infatti, un calo verticale delle presenze in piazza alla manifestazione successiva, ad ogni assemblea con scontri, polemiche e prevaricazioni, un calo di partecipazione al dibattito politico. La punta più alta di questo processo: venerdì 7 aprile un'assemblea di duemila persone, dell'area di autonomia, ha votato una manifestazione di piazza "dura". E' completamente fallita. La "delega" dei duemila presenti ai gruppetti dei servizi d'ordine è rimasta inutilizzata. Segno di una crisi molto profonda. che investe ora anche chi ha fatto l'apologia della 1otta armata. Per oggi, comunque, gli autonomi hanno indetto un'assemblea all'Università. Sul versante opposto, dalla parte di quelli che finora si sono opposti alle proposte di Autonomia operaia, gli atteggiamenti e le reazioni alla notizia del nuovo comunicato delle Br sono stati diversi. Molti, soprattutto fra quelli che avevano appoggiato nella prima fase gli autonomi sostengono che è impossibile "utilizzare" la crisi aperta dalle Brigate rosse. "Saranno semmai loro ad utilizzare l'autonomia", sostengono, e spiegano subito dopo che le Br sono inequivocabilmente pilotate politicamente da una potenza imperialista (il riferimento però al contrario di quanto avveniva anni fa, è rivolto essenzialmente all'Unione sovietica). L'area del coordinamento di Lettere, quello che resta del movimento del ' 77, anch'essa ridotta ad un pugno di delegati (meno numerosi degli autonomi, ma con una ben più vasta area di opinione), insiste in un giudizio politico molto severo sulle Brigate rosse, che, a prescindere da ogni dibattito sulla loro origine, "forniscono automaticamente spazio per una svolta a destra". Secondo quest'area lo Stato, anche se si mostra debole e contraddittorio in questa vicenda, è ancora in grado di controllare saldamente la situazione. Infine quest'area pone di problema del consenso al centro della sua polemica, e ribadisce la sua estraneità alle Br. Infine "Lotta Continua". Sul giornale oggi in edicola il tema centrale resta quello della trattativa: Lc insiste nello sviluppo delle tematiche personali, potremmo definirle della "rivoluzione umanitaria", che sono state anche al centro del dibattito nel seminario sul giornale che si è svolto la settimana scorsa a Roma. Attestata sulla linea promotrice della trattativa per salvare Moro, Lc è prevalentemente spinta a questa campagna da considerazioni che riguardano "la vita del cittadino Moro". Per ora il gruppo che nel giornale e in quello che resta dell'organizzazione "simpatizza con le posizioni degli autonomi, non è riuscito a far prevalere la sua voce. "Il pericolo maggiore", spiegano diversi militanti che si oppongono alla linea di autonomia, "è che altri giovani militanti siano spinti sulla strada della clandestinità, in questo senso sono certamente irresponsabili quelli che, cinicamente, vogliono utilizzare le Br". Ma ci sono anche problemi più gravi, come la moltiplicazione delle cellule terroriste che potrebbero far diventare il fenomeno, finora endemico, una vera e propria epidemia.

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