Da La Repubblica del 29/04/1978

Alla Spa-Stura assemblea sul terrorismo, sbandamento nella “base” sul caso Moro e tanta rabbia verso i governi della Dc

Fiat: il sindacato alle prese con “l'indifferenza operaia”

di Salvatore Tropea

TORINO, 28. - Nel grande capannone della Fiat Spa-Stura, dove ieri mattina Bruno Trentin ha parlato a circa cinquemila operai riuniti assemblea per discutere dei terrorismo, c'era un grande cartello sul quale si leggeva: "Contro ogni terrorismo per migliorare questo Stato". Ma è possibile migliorare lo Stato facendo i discorsi ascoltati in quella assemblea? E' ciò che Trentin si deve essere chiesto lasciando la Spa-Stura. Il cronista che rilegge sul taccuino gli interventi annotati nel corso di quel dibattito ha l'impressione che nelle fabbriche si stia diffondendo un pericoloso senso di indifferenza, qualcosa di simile alla neutralità nel confronti del terrorismo. E' vero? Di certo le voci contro il terrorismo appaiono sommesse e anche se non lo si ammette ufficialmente ciò è dovuto alla paura che a Torino ha indubbiamente una sua comprensibile ancorché umana giustificazione. LA CONDANNA ufficiale non manca, ma fa pensare più a una specie di rabbia contro il governo o meglio contro i governi che si sono succeduti in questi ultimi trent'anni. E questa rabbia sovente porta a confondere irrazionalmente lo Stato col governo, dimenticando che il primo, come dice Norberto Bobbio, per quanto degenerato, può essere sempre modificato "sine effusione sanguinis" e che fuori da questa strada c'è il dispotismo e la guerra civile. Dal che, come avvenuto ieri mattina, può capitare di veder nel silenzio la notizia dell'ultimo attentato delle Brigate rosse contro un dirigente Fiat. Il rappresentante del consiglio di fabbrica non ha dubbi sul fatto che le Brigate rosse e il terrorismo in generale tendono a sovvertire le istituzioni democratiche e può gridare alle Br che "le loro imprese non ci rappresentano oggi né ci rappresenteranno mai". Ma l'operaio che prende la parola subito dopo afferma che "queste istituzioni non meritano il nostro appoggio". Forse non c'è convinzione nelle parole di quest'ultimo, ma solo rabbia, delusione, amarezza per questa Italia e per i suoi problemi e per i problemi che sembrano doverla sommergere da un giorno all'altro. E' una voce isolata? Non sembra poiché l'intervento che segue è quello di un operaio per il quale "da trent'anni noi subiamo il terrorismo nelle fabbriche, con i capi fascisti, con la pensione che si aspetta per mesi, con l'emigrazione selvaggia". E' quasi uno sfogo che approda a dichiarazioni pericolose e ad affermazioni contraddittore. "Io non condanno le Brigate rosse e non condanno nessuno. Sono contro il terrorismo, ma so che bisogna subito fare le riforme". Dalle tenebre di questo oscuro malessere affiora la linea del movimento sindacale, il desiderio di rinnovamento del paese. Un desiderio così forte che induce un operaio a ipotizzare una assurda applicazione della legge del taglione. "Se non liberano Moro e lo uccidono allora lo Stato deve fare altrettanto con i tredici per i quali è stato chiesto lo scambio". E' possibile che un operaio sindacalizzato e politicizzato della Fiat faccia una simile proposta? "Non ci credo neppure io a una soluzione di questo genere - aggiunge lo stesso che l'ha fatta - . E' che non si sa come uscire fuori da questa situazione". Certo si avverte uno sbandamento che però non dovrebbe essere difficile recuperare, poiché alla base di tutto c'è una diffusa insoddisfazione e la volontà di rifondare questo Stato. "Questa situazione drammatica - osserva un altro operaio- non è nata ieri: essa è la conseguenza del non governo, delle storture di questo Stato. Non si può assolvere Ordine nuovo e poi dire che si vogliono battere le Brigate rosse". Altri ancora chiedono che siano processati i politici colpevoli, che si ponga fine al fenomeno tutto italiano dell'insabbiamento degli scandali, che sia cambiata questa classe politica corrotta e corruttibile. "Il processo di Torino - tuona un operaio non più giovane - deve andare avanti, ma devono andare avanti anche i processi di Catanzaro, della Lockheed e tanti altri". Forse alla Spa Stura hanno parlato solo gli “arrabbiati”, ma nessuno li ha certamente contestati; mentre il rappresentante della Democrazia cristiana è stato fischiato anche quando ha detto che Moro è un uomo che ha avuto riconoscimenti da tutto il mondo.

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