Da La Repubblica del 06/05/1978
Editoriale
Democrazia contro terrorismo
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La folle logica delle Br sembra purtroppo esser arrivata alla sua tragica conclusione. Il testo del comunicato numero 9, oltre all'annuncio che la condanna a morte di Moro è “in corso di esecuzione”, contiene un appello all'insurrezione vera e propria: "...Estendere l'attività di combattimento, concentrare l'attacco armato contro i centri vitali dello Stato imperialista... questo bisogna fare per fermare gli assassini capeggiati da Andreotti..." Il problema di queste ore sta tutto nella risposta che il governo e le forze politiche daranno ad una sfida che preannuncia ormai il terrorismo di massa congiunto alla sommossa di piazza. Se alle parole seguiranno i fatti (ma i fatti in realtà stanno da tempo precedendo le parole) ci troveremo tra poche ore con il corpo di Moro abbandonato chi sa dove e con un infittirsi di attentati sanguinosi, collegati gli uni con gli altri in un unico disegno eversivo. Di fronte ad una fosca realtà di questo genere bisogna innanzi tutto non perdere il controllo dei nervi e non cedere a spinte emotive. Le forze di pubblica sicurezza non hanno certo brillato in questi cinquanta giorni per efficacia nelle indagini. E' stato il loro, un fallimento totale, che accresce il senso di impotenza e di frustrazione che tutti proviamo. La gestione politica del ministro dell'Interno ha invece avuto il merito di non esasperare la situazione oltre il limite dell'irreparabile. Sappiamo che Cossiga ha trasmesso da alcuni giorni al presidente del Consiglio, agli altri ministri che fanno parte del Comitato di sicurezza interna e segretari di partiti della maggioranza, un documento nel quale è indicata la strategia che il ministro dell'Interno intende adottare nell'ipotesi che “l'esecuzione” di Moro abbia effettivamente luogo. Per quanto ne sappiamo, il ministro dell'Interno ribadisce l'inutilità e la pericolosità insieme di misure eccezionali, "fino a quando, ovviamente, al terrorismo non si affiancassero vere e proprie azioni di guerriglia allo scoperto che richiederebbero mezzi di repressione diversi da quelli propri delle forze di pubblica sicurezza". Concordiamo completamente con questa strategia. Governo, partiti democratici, opinione pubblica, mezzi di comunicazione, affrontano in queste ore una prova decisiva. E' in gioco la sopravvivenza delle istituzioni repubblicane. E sul comportamento di tutti, individuale e collettivo, grava un'enorme responsabilità. Sono momenti, questi, nei quali il destino della nazione sta nelle mani di ogni cittadino. Tutti ne sono consapevoli.
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