Da Il Popolo del 19/03/1978
Resistere alla sfida
di Benigno Zaccagnini
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Siamo chiamati al momento più difficile della nostra storia. Aldo Moro, per la cui sorte siamo in trepidazione, sta vivendo un momento terribile. Gli siamo vicini e tutti sanno con quale spirito; ma dobbiamo esserlo anche con la esemplare fermezza e la cristiana serenità che ci viene indicata dalla sua consorte e dai suoi figlioli. Abbiamo reso omaggio alle salme dei tutori dell'ordine, caduti in un agguato che ha unito la ferocia alla più fredda preparazione e determinazione. I sentimenti umani sono, io credo, facilmente comprensibili da tutti. Ma siamo anche un Partito democratico al servizio dello Stato e della libertà dei cittadini. Ed in questo momento, non solo il servizio non può interrompersi, ma viene richiesto al di là di ogni nostro umano limite. Viene richiesto e va offerto alla repubblica, alla Costituzione, alla democrazia. Certo, non avremmo voluto mai che il riconoscimento del ruolo democratico di Aldo Moro e della Democrazia Cristiana assumesse questo terribile volto. Eppure è così. Ce lo dice tutto il suo insegnamento, tutto il suo appassionato esempio. Dobbiamo essere coerenti con il suo alto monito, essere una forza cristiana e democratica al servizio della libertà e dell'Italia. La imponente risposta di tutto il Partito, in ogni angolo del Paese, ha costituito una sicura prova non solo della intatta forza della Democrazia Cristiana, ma della saldezza degli ideali su cui essa si fonda. Abbiamo sempre saputo che la libertà non è un valore comodo, non coincide con egoistiche tranquillità personali, ma è una continua e rischiosa battaglia da combattere con grande forza morale per il bene di tutti. Siamo chiamati a trarre da noi stessi, da ciascuno di noi, il massimo di questa forza morale, e sappiamo dove e come chiederla, sappiamo che c'è una fonte inesauribile alla quale attingere. La storia del nostro Partito è tutta una testimonianza alla quale in questo momento dobbiamo riferirci. Ci sono è vero, come in ogni vicenda umana, mancanze ed errori che ci pesano ma che non possono certo cancellare quanto la D.C. ha fatto per il progresso e per la libertà del Paese, come non possono intaccare, nella sostanza, ciò che in questo secolo ha rappresentato la battaglia dei cattolici democratici. Non siamo soli e non abbiamo mai voluto essere soli. Sono con noi tutte le forze democratiche del Paese, tutti gli uomini, le donne, i giovani, i lavoratori, tutte le forze sociali delle quali i partiti sono interpreti ed espressione. I punti di certezza e di riferimento restano, per questa nostra società, per questa nostra provata Italia, le istituzioni repubblicane. La Repubblica deve e può essere salvata col pieno funzionamento delle istituzioni stesse, del Parlamento, del Governo e delle forze dell'ordine che hanno il compito di garantire la sicurezza. Il Parlamento ha dimostrato un alto senso di responsabilità e una reale capacità di interpretare la commozione e lo sdegno del Paese, assicurando al Governo, con rapidità ed efficacia, la pienezza dei suoi poteri. Così si è potuto affrontare immediatamente il grave problema posto dalla terribile escalation della guerriglia. Si tratta di reagire con misure organiche e proporzionate al terrorismo e di far trionfare, ancora una volta, le ragioni della libertà e della convivenza civile. La D.C. ha dimostrato di sapersi mobilitare ed io sono grato a tutti gli iscritti, a tutti gli elettori, a tutti i cittadini che sono con noi. Siamo tutti insieme con Aldo Moro, per la sua salvezza e per il suo ritorno alla famiglia, all'Italia e al nostro Partito. E siamo particolarmente con tutti i cittadini, gli agenti di PS, i carabinieri, i magistrati, i giornalisti, gli uomini politici che sono stati più direttamente colpiti da questo tentativo di devastazione. La D.C. è anche in questa tragica ora punto essenziale di riferimento - come paradossalmente riconosce lo stesso volantino delle Brigate Rosse - per la salvezza della libertà e per fare il suo duro dovere affinché la Repubblica non si pieghi al terrorismo.
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