Da Corriere della Sera del 06/10/2004
IL DOCUMENTO
I terroristi: le polemiche sulla scorta? Un successo imprevisto
di Giovanni Bianconi
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ROMA - «L’attacco è stato portato a termine con un conseguimento pieno dell’obiettivo politico-militare. Tutte le forze sono state recuperate». E ancora: «I punti deboli che potrebbero costituire delle tracce per arrivare alla cattura delle forze sottoposti a valutazione non costituiscono fattori di rischio significativo». A due mesi dal delitto, nel rigido linguaggio militare che sembra ereditato dai bollettini dell’esercito, le Brigate rosse scattarono la loro «fotografia» dell’omicidio Biagi. Ventuno pagine di «Bilancio politico organizzativo del passaggio di costruzione e realizzazione dell’azione B.» datate maggio 2002 - estratte dai computer della «pentita» Cinzia Banelli, dopo che la donna ha fornito agli investigatori le password per violarne i segreti - per dire che tutto era andato sostanzialmente bene, sia sul piano operativo che su quello della propaganda. «La gestione politica ha avuto esito positivo - scrivono i brigatisti -, realizzando un grado di diffusione dei contenuti di linea e proposta politico-strategica che ha superato le censure dei mezzi di comunicazione borghesi». Dal carcere «le forze prigioniere» avevano dato l’adesione auspicata, e l’assassinio del professore che rientrava a casa da solo per le nuove Br fu anche una risposta all’arresto di un brigatista della generazione precedente, Nicola Bortone, individuato in Svizzera dove viveva con la compagna al termine di una lunga latitanza e 9 giorni prima del delitto: «E’ stato contrastato il vantaggio ottenuto dalla controrivoluzione con la cattura di un militante rivoluzionario».
Non tutto, la sera del 19 marzo 2002, andò come programmato, ma questo non impedì ai brigatisti di uccidere Biagi: «La realizzazione dell’azione è stata possibile anche se si sono prodotte alcune circostanze non previste nella pianificazione che per motivi occasionali hanno comunque consentito di realizzare l’azione in quella data». Quali fossero quelle circostanze nel documento non è specificato. Nel bilancio delle Br rientrano invece, sotto le voci positive, le polemiche sulla mancata protezione del professor Biagi.
«Sono stati ottenuti - annotano i brigatisti - anche obiettivi non previsti in tutte le implicazioni, favoriti dall’inefficienza dell’attività preventiva delle forze di polizia e dalle incongruenze nella gestione politica di tali inefficienze, che l’iniziativa rivoluzionaria dell’O. (organizzazione, ndr ) ha fatto esplodere sgretolando e indebolendo la funzione di deterrenza e di minaccia degli apparati repressivi dello Stato... Per di più l’azione si è compiuta nonostante l’allarme dato nella relazione dei Servizi (quella pubblicata da un settimanale nei giorni precedenti l’omicidio, ndr) e l’effetto deterrente che ipoteticamente avrebbe potuto esercitare».
La vicenda della scorta a Marco Biagi, assegnata nel luglio 2000 e tolta nel settembre 2002 nonostante le proteste del consulente del ministro Maroni, ha fornito ai brigatisti alcuni «insegnamenti» per il futuro: «Un problema specifico rilevato a posteriori è che un soggetto può essere scortato temporaneamente e non permanentemente; quindi potrebbe essere inchiestato in un periodo e notata una situazione che potrebbe essere la modificazione di una situazione precedente diversa, oppure potrebbe essere transitoria e mutare. Questo implica che si abbia un atteggiamento preventivo rispetto a questa eventualità, evitando le esposizioni e prendendo contromisure».
L’accenno al rilevamento «a posteriori» significa che le Br cominciarono a seguire i movimenti di Biagi quando già non era più scortato. In un altro passaggio del documento, tuttavia, si legge che l’eventuale protezione del «soggetto» non deve portare ad abbandonare l’obiettivo: «E’ stato riscontrato come la presenza di una scorta possa essere un fattore mutevole, per cui la sua presenza potrebbe non essere pregiudicante rispetto allo sviluppo di un’ipotesi di intervento», anche se poi arriva l’ammissione: «Una scorta rispetto a cui non fosse possibile esercitare un rapporto di forza adeguato potrebbe essere considerata come un fattore dissuasivo per il rischio programmatico che si potrebbe determinare qualora la situazione restasse invariata».
Non tutto, la sera del 19 marzo 2002, andò come programmato, ma questo non impedì ai brigatisti di uccidere Biagi: «La realizzazione dell’azione è stata possibile anche se si sono prodotte alcune circostanze non previste nella pianificazione che per motivi occasionali hanno comunque consentito di realizzare l’azione in quella data». Quali fossero quelle circostanze nel documento non è specificato. Nel bilancio delle Br rientrano invece, sotto le voci positive, le polemiche sulla mancata protezione del professor Biagi.
«Sono stati ottenuti - annotano i brigatisti - anche obiettivi non previsti in tutte le implicazioni, favoriti dall’inefficienza dell’attività preventiva delle forze di polizia e dalle incongruenze nella gestione politica di tali inefficienze, che l’iniziativa rivoluzionaria dell’O. (organizzazione, ndr ) ha fatto esplodere sgretolando e indebolendo la funzione di deterrenza e di minaccia degli apparati repressivi dello Stato... Per di più l’azione si è compiuta nonostante l’allarme dato nella relazione dei Servizi (quella pubblicata da un settimanale nei giorni precedenti l’omicidio, ndr) e l’effetto deterrente che ipoteticamente avrebbe potuto esercitare».
La vicenda della scorta a Marco Biagi, assegnata nel luglio 2000 e tolta nel settembre 2002 nonostante le proteste del consulente del ministro Maroni, ha fornito ai brigatisti alcuni «insegnamenti» per il futuro: «Un problema specifico rilevato a posteriori è che un soggetto può essere scortato temporaneamente e non permanentemente; quindi potrebbe essere inchiestato in un periodo e notata una situazione che potrebbe essere la modificazione di una situazione precedente diversa, oppure potrebbe essere transitoria e mutare. Questo implica che si abbia un atteggiamento preventivo rispetto a questa eventualità, evitando le esposizioni e prendendo contromisure».
L’accenno al rilevamento «a posteriori» significa che le Br cominciarono a seguire i movimenti di Biagi quando già non era più scortato. In un altro passaggio del documento, tuttavia, si legge che l’eventuale protezione del «soggetto» non deve portare ad abbandonare l’obiettivo: «E’ stato riscontrato come la presenza di una scorta possa essere un fattore mutevole, per cui la sua presenza potrebbe non essere pregiudicante rispetto allo sviluppo di un’ipotesi di intervento», anche se poi arriva l’ammissione: «Una scorta rispetto a cui non fosse possibile esercitare un rapporto di forza adeguato potrebbe essere considerata come un fattore dissuasivo per il rischio programmatico che si potrebbe determinare qualora la situazione restasse invariata».
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