Da Corriere della Sera del 20/10/2004
I DOCUMENTI
Nomi e piani d’azione in trentamila pagine
di Giovanni Bianconi
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ROMA - Nelle ultime pagine del documento intitolato «Bilancio politico- organizzativo del passaggio di costruzione e realizzazione dell’azione B.», cioè Biagi, datato maggio 2002, le Brigate rosse avevano cominciato anche a programmare le attività successive, seppure in termini generici. E sotto la voce «futuro piano di lavoro», si legge: «Si possono elencare alcune attività che dovranno essere svolte», e tra queste: «Acquisire elementi politici e operativi su eventuali obiettivi verso cui realizzare un attacco». Era probabilmente in virtù di questa indicazione che nell’estate di quell’anno qualche militante del «partito armato» ha annotato alcune informazioni su Enrico Letta, già ministro quando governava l’Ulivo, e sul banchiere Tommaso Padoa-Schioppa.
Dall’archivio elettronico delle Br è saltato fuori l’appunto sulla partecipazione di Letta a una festa dell’Unità a Pisa, l’8 settembre 2002, con tanto di segnalazione sulla macchina con la quale viaggiava, mentre su Padoa-Schioppa ci sono alcuni accertamenti su una sua casa in Toscana. Insieme ad altri simili riguardanti alcuni sindacalisti, sono questi gli elementi più concreti - nel senso di più vicini a un inizio di attività operativa - contenuti in quel mare di nomi, indirizzi, numeri di targa e altro nascosto nelle 30.000 pagine uscite dai computer di cui la «pentita» Cinzia Banelli ha fornito le password . Informazioni precise e minuziose, anche se parzialissime e solo «primarie», cioè bisognose di molti altri approfondimenti, come si addice all’archivio di un’organizzazione terroristica che della precisione e della meticolosità ha sempre fatto (e ancor più nell’esiguità di uomini e mezzi degli ultimi tempi) una delle proprie armi. Oltre a quelle da fuoco, naturalmente.
Le cose da fare, dopo l’omicidio Biagi, per le Br erano molte. Nel promemoria si indica anche la necessità di «attenzionare e curare le dialettiche politiche che nascono dopo l’iniziativa (l’assassinio del professore, ndr ) e impegno nello sviluppo di queste dialettiche; riordino dei depositi, dei computer e dei recuperi; recupero mezzi, avvio acquisto mezzi; riordino del lavoro di archivio storico e di archivio politico». In quegli archivi c’erano anche i documenti e le informazioni di quando le Br non erano ancora Br ma Nuclei comunisti combattenti. Un gruppo nato tra la Toscana e il Lazio nel 1992, quando la stella a cinque punte chiusa nel cerchio era tramontata già da quattro anni - ultima firma sotto l’omicidio Ruffilli, aprile 1988 - con un paio di azioni dinamitarde. Risale ad allora, ai tempi dei Nuclei, l’attività di acquisizione e raccolta di dati su tutto ciò che era archiviabile.
Gli elenchi dei nomi sono stati accumulati per circa un decennio, e non corrispondono necessariamente a possibili obiettivi. Più semplicemente, è compito di ogni «militante rivoluzionario» - ma questo accadeva anche con i brigatisti delle prime generazioni - carpire ogni informazione che potrebbe un giorno risultare utile, su qualsiasi personaggio, sede politica o sindacale, situazione ipoteticamente interessante. Anche solo per scrivere un documento e, ad esempio, indicare con esattezza la carica di una personalità. In più, alcune indicazioni risalgono a un periodo - la metà degli anni Novanta - in cui verosimilmente non era stato ancora pianificato il passaggio all’«iniziativa disarticolante», che in brigatese significa omicidio.
Per quello, avvenuto nel maggio 1999 ai danni del professor D’Antona, prima vittima della nuova stagione terroristica, venne fatto un lavoro di schedatura molto più approfondito, durato mesi e mesi. In un altro file aperto grazie alle rivelazioni della Banelli, intitolato «Programma per l’offensiva disarticolante» e datato dicembre ’98, è scritto quello che i brigatisti avrebbero dovuto fare nelle settimane successive: «Prosecuzione raccolta dati per scheda politico-operativa su soggetti centrali. Dati operativi: domicilio, fotografie, dati anagrafici vari, mezzi di trasporto in uso, abitudini, relazioni etc. Dati politici: pubblicazioni sui soggetti e dei soggetti selezionati. Dati sulle funzioni relative al ruolo ricoperto». E ancora, quando già l’attenzione si era concentrata su Massimo D’Antona: «Analisi degli elementi disponibili: conoscenza caratteristiche fisiche; fondati motivi per ritenere che non abbia scorta né autista privato; luogo di lavoro fino al 97/98» e altre informazioni.
Tutto questo è stato scritto cinque mesi prima del delitto, e testimonia la maniacale precisione con la quale venivano raccolte, catalogate e analizzate le informazioni su un «soggetto» finito nel mirino delle Br. Niente di tutto ciò risulta - al momento e per quello che se ne sa - nell’archivio elettronico dal quale sono state estratte le liste di nomi diffuse ieri. Inoltre, nel momento in cui la stessa Banelli ha spiegato che se una potenziale vittima avesse avuto la scorta avrebbero rinunciato all’azione (ma non definitivamente, perché «la situazione può essere transitoria e mutare», come si legge in un altro documento), è difficile pensare a qualcosa che riguardasse Ciampi, seppure prima di salire al Quirinale, Berlusconi, e molti altri personaggi «eccellenti» indicati nell’archivio.
Ma nei file non ci sono solo nomi di persone, compaiono anche quelli di istituti e organizzazioni da colpire, magari non con la sigla delle Br ma di qualche altro Nucleo Rivoluzionario ideato dai brigatisti per le «iniziative non disarticolanti». Per esempio la Fondazione Italiani Europei creata da Massimo D’Alema e Giuliano Amato. «Assenza di risultati da elenco - annotarono i terroristi -, ricerca telefonica presso sede Ds. Prima osservazione sull'ubicazione, telefonata a Ist. Gramsci per indirizzo e telefono».
Dall’archivio elettronico delle Br è saltato fuori l’appunto sulla partecipazione di Letta a una festa dell’Unità a Pisa, l’8 settembre 2002, con tanto di segnalazione sulla macchina con la quale viaggiava, mentre su Padoa-Schioppa ci sono alcuni accertamenti su una sua casa in Toscana. Insieme ad altri simili riguardanti alcuni sindacalisti, sono questi gli elementi più concreti - nel senso di più vicini a un inizio di attività operativa - contenuti in quel mare di nomi, indirizzi, numeri di targa e altro nascosto nelle 30.000 pagine uscite dai computer di cui la «pentita» Cinzia Banelli ha fornito le password . Informazioni precise e minuziose, anche se parzialissime e solo «primarie», cioè bisognose di molti altri approfondimenti, come si addice all’archivio di un’organizzazione terroristica che della precisione e della meticolosità ha sempre fatto (e ancor più nell’esiguità di uomini e mezzi degli ultimi tempi) una delle proprie armi. Oltre a quelle da fuoco, naturalmente.
Le cose da fare, dopo l’omicidio Biagi, per le Br erano molte. Nel promemoria si indica anche la necessità di «attenzionare e curare le dialettiche politiche che nascono dopo l’iniziativa (l’assassinio del professore, ndr ) e impegno nello sviluppo di queste dialettiche; riordino dei depositi, dei computer e dei recuperi; recupero mezzi, avvio acquisto mezzi; riordino del lavoro di archivio storico e di archivio politico». In quegli archivi c’erano anche i documenti e le informazioni di quando le Br non erano ancora Br ma Nuclei comunisti combattenti. Un gruppo nato tra la Toscana e il Lazio nel 1992, quando la stella a cinque punte chiusa nel cerchio era tramontata già da quattro anni - ultima firma sotto l’omicidio Ruffilli, aprile 1988 - con un paio di azioni dinamitarde. Risale ad allora, ai tempi dei Nuclei, l’attività di acquisizione e raccolta di dati su tutto ciò che era archiviabile.
Gli elenchi dei nomi sono stati accumulati per circa un decennio, e non corrispondono necessariamente a possibili obiettivi. Più semplicemente, è compito di ogni «militante rivoluzionario» - ma questo accadeva anche con i brigatisti delle prime generazioni - carpire ogni informazione che potrebbe un giorno risultare utile, su qualsiasi personaggio, sede politica o sindacale, situazione ipoteticamente interessante. Anche solo per scrivere un documento e, ad esempio, indicare con esattezza la carica di una personalità. In più, alcune indicazioni risalgono a un periodo - la metà degli anni Novanta - in cui verosimilmente non era stato ancora pianificato il passaggio all’«iniziativa disarticolante», che in brigatese significa omicidio.
Per quello, avvenuto nel maggio 1999 ai danni del professor D’Antona, prima vittima della nuova stagione terroristica, venne fatto un lavoro di schedatura molto più approfondito, durato mesi e mesi. In un altro file aperto grazie alle rivelazioni della Banelli, intitolato «Programma per l’offensiva disarticolante» e datato dicembre ’98, è scritto quello che i brigatisti avrebbero dovuto fare nelle settimane successive: «Prosecuzione raccolta dati per scheda politico-operativa su soggetti centrali. Dati operativi: domicilio, fotografie, dati anagrafici vari, mezzi di trasporto in uso, abitudini, relazioni etc. Dati politici: pubblicazioni sui soggetti e dei soggetti selezionati. Dati sulle funzioni relative al ruolo ricoperto». E ancora, quando già l’attenzione si era concentrata su Massimo D’Antona: «Analisi degli elementi disponibili: conoscenza caratteristiche fisiche; fondati motivi per ritenere che non abbia scorta né autista privato; luogo di lavoro fino al 97/98» e altre informazioni.
Tutto questo è stato scritto cinque mesi prima del delitto, e testimonia la maniacale precisione con la quale venivano raccolte, catalogate e analizzate le informazioni su un «soggetto» finito nel mirino delle Br. Niente di tutto ciò risulta - al momento e per quello che se ne sa - nell’archivio elettronico dal quale sono state estratte le liste di nomi diffuse ieri. Inoltre, nel momento in cui la stessa Banelli ha spiegato che se una potenziale vittima avesse avuto la scorta avrebbero rinunciato all’azione (ma non definitivamente, perché «la situazione può essere transitoria e mutare», come si legge in un altro documento), è difficile pensare a qualcosa che riguardasse Ciampi, seppure prima di salire al Quirinale, Berlusconi, e molti altri personaggi «eccellenti» indicati nell’archivio.
Ma nei file non ci sono solo nomi di persone, compaiono anche quelli di istituti e organizzazioni da colpire, magari non con la sigla delle Br ma di qualche altro Nucleo Rivoluzionario ideato dai brigatisti per le «iniziative non disarticolanti». Per esempio la Fondazione Italiani Europei creata da Massimo D’Alema e Giuliano Amato. «Assenza di risultati da elenco - annotarono i terroristi -, ricerca telefonica presso sede Ds. Prima osservazione sull'ubicazione, telefonata a Ist. Gramsci per indirizzo e telefono».
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