Da La Repubblica del 03/10/2004
Roma, colpo di scena all´interrogatorio della br pentita. L´accusa: "E´ normale, la struttura era articolata"
Banelli a confronto con la Saraceni "Non ho mai visto questa donna"
L´ex compagna So: le nostre riunioni erano all´aperto, se pioveva al ristorante cinese
di Claudia Fusani
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ROMA - «Non riconosco questa persona, non l´ho mai vista». Poco dopo le quattro del pomeriggio nell´aula bunker di Rebibbia va in scena quello che per gli avvocati della difesa di Federica Saraceni è un colpo di scena e per i magistrati dell´accusa «un dato di scarsa rilevanza». Gli avvocati Franco Coppi e Francesco Misiani, collegio di difesa di Saraceni, una delle sedici persone per cui la procura di Roma chiede il rinvio a giudizio per banda armata e per l´omicidio di Massimo D´Antona, chiedono un confronto diretto con Cinzia Banelli. L´ex compagna So, la prima pentita, è collegata in video conferenza per motivi di sicurezza. Saraceni viene accompagnata fuori dalla gabbia, si ferma davanti alla telecamera e resta lì ferma, in piedi. Banelli la può vedere, Saraceni e nessun altro in aula possono vedere lei. Sono pochi secondi, un silenzio infinito, e poi la dichiarazione dell´ex compagna So: «Non riconosco questa persona, non l´ho mai vista».
L´accusa non ci sta. Trova suggestiva la mossa della difesa e rilancia. Il pm Pietro Saviotti chiama davanti alla stessa telecamera Laura Proietti. Banelli, che già l´aveva riconosciuta in foto come la militante che con lei la mattina dell´omicidio D´Antona aveva un ruolo di staffetta, dice: «Vedendola dal vivo sono ancora più convinta che sia lei». Per la procura è «normale» che Banelli non abbia riconosciuto Saraceni visto che, come ha spiegato durante l´interrogatorio, «la struttura dell´organizzazione era molto compartimentata sia in senso verticale che orizzontale per cui i militanti di Pisa non conoscevano quelli di Firenze e neppure quelli di Roma». Era nota solo la cosiddetta «struttura centrale», cioè Lioce e Galesi, gli altri militanti erano nomi di battaglia e sigle senza un volto.
I confronti diretti sono stati i momenti più importanti dell´udienza di ieri che ha chiuso l´incidente probatorio dando il valore di prova alle dichiarazioni di Cinzia Banelli. L´ex compagna So ha spiegato come era organizzato il gruppo, i tentativi di agganciare militanti usciti dal carcere, lo studio e l´analisi della pubblicistica delle vecchie Br, i criteri di segretezza. «Le riunioni - ha detto - avvenivano sempre in luoghi aperti, a Firenze, Roma, Livorno, Empoli, se pioveva nei bar e nei ristoranti». Il preferito era un ristorante cinese. Galesi, quando si doveva spostare da Roma, «dormiva in luoghi di fortuna come fabbriche abbandonate». Suggestivo anche il meccanismo dei "recuperi strategici", gli incontri dei militanti dopo arresti o ferimenti o dopo che erano saltati i recuperi normali. «Io - racconta Banelli - lo avevo a Firenze la sera del 15 ed il 30 di ogni mese con "La Stampa" e "Panorama" sotto braccio». Dopo l´arresto di Lioce e la morte di Galesi, Banelli s´incontrò a Firenze con Morandi: «Io ero già stata espulsa perché non ero più adatta ai criteri politici e organizzativi del gruppo».
L´avvocato Luca Petrucci, che assiste la famiglia D´Antona, sembra più convinto del pentimento di Banelli: «Non so se sappia più di quel che dice, il suo contributo comunque è preciso e puntuale». Grazia Volo, legale della Banelli, sottolinea «l´enorme rilevanza del suo contributo». Per quello che ha già detto di persona e per quello che sta facendo scoprire. L´ex compagna So ha rivelato agli investigatori le password del computer suo e di Morandi. Tre frasi che aprono una nuova fase dell´indagine: "La vispa teresa"; "messico d.f.20 giugno 1955" tratta dal libro Otra Vetz del Che Guevara e l´anagramma di una frase su un pacchetto di sigarette.
L´accusa non ci sta. Trova suggestiva la mossa della difesa e rilancia. Il pm Pietro Saviotti chiama davanti alla stessa telecamera Laura Proietti. Banelli, che già l´aveva riconosciuta in foto come la militante che con lei la mattina dell´omicidio D´Antona aveva un ruolo di staffetta, dice: «Vedendola dal vivo sono ancora più convinta che sia lei». Per la procura è «normale» che Banelli non abbia riconosciuto Saraceni visto che, come ha spiegato durante l´interrogatorio, «la struttura dell´organizzazione era molto compartimentata sia in senso verticale che orizzontale per cui i militanti di Pisa non conoscevano quelli di Firenze e neppure quelli di Roma». Era nota solo la cosiddetta «struttura centrale», cioè Lioce e Galesi, gli altri militanti erano nomi di battaglia e sigle senza un volto.
I confronti diretti sono stati i momenti più importanti dell´udienza di ieri che ha chiuso l´incidente probatorio dando il valore di prova alle dichiarazioni di Cinzia Banelli. L´ex compagna So ha spiegato come era organizzato il gruppo, i tentativi di agganciare militanti usciti dal carcere, lo studio e l´analisi della pubblicistica delle vecchie Br, i criteri di segretezza. «Le riunioni - ha detto - avvenivano sempre in luoghi aperti, a Firenze, Roma, Livorno, Empoli, se pioveva nei bar e nei ristoranti». Il preferito era un ristorante cinese. Galesi, quando si doveva spostare da Roma, «dormiva in luoghi di fortuna come fabbriche abbandonate». Suggestivo anche il meccanismo dei "recuperi strategici", gli incontri dei militanti dopo arresti o ferimenti o dopo che erano saltati i recuperi normali. «Io - racconta Banelli - lo avevo a Firenze la sera del 15 ed il 30 di ogni mese con "La Stampa" e "Panorama" sotto braccio». Dopo l´arresto di Lioce e la morte di Galesi, Banelli s´incontrò a Firenze con Morandi: «Io ero già stata espulsa perché non ero più adatta ai criteri politici e organizzativi del gruppo».
L´avvocato Luca Petrucci, che assiste la famiglia D´Antona, sembra più convinto del pentimento di Banelli: «Non so se sappia più di quel che dice, il suo contributo comunque è preciso e puntuale». Grazia Volo, legale della Banelli, sottolinea «l´enorme rilevanza del suo contributo». Per quello che ha già detto di persona e per quello che sta facendo scoprire. L´ex compagna So ha rivelato agli investigatori le password del computer suo e di Morandi. Tre frasi che aprono una nuova fase dell´indagine: "La vispa teresa"; "messico d.f.20 giugno 1955" tratta dal libro Otra Vetz del Che Guevara e l´anagramma di una frase su un pacchetto di sigarette.
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