Da Gazzetta D'Alba On-Line del 15/05/2004
Il "Caso Ilaria Alpi" è discusso nelle aule del Tribunale di Alba
Tre giornalisti di Famiglia Cristiana a giudizio per un reportage sul traffico di rifiuti tossici.
di Roberto Buffa
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Udienze calde quelle che si terranno mercoledì 2 e giovedì 3 luglio dinanzi al Tribunale di Alba, nella causa che vede i giornalisti di Famiglia Cristiana, Barbara Crazzolo, Alberto Chiara, Luciano Scalettari ed il direttore del giornale, Antonio Sciortino, chiamati a difendersi dall'accusa di diffamazione a mezzo stampa nei confronti di Nikolas Bizzio, Giancarlo Marocchino e Luigi Ruzzi.
L'accusa si riferisce allo scottante reportage dal titolo "Gli affari sporchi delle facce pulite", pubblicato dal settimanale nell'ottobre del 2000, nel quale i tre giornalisti citati in giudizio condussero una sconvolgente intervista a Giampiero Sebri, ex portaborse del faccendiere socialsita Luciano Spada.
Nel suo racconto Sebri, che dal 1996 lavora con la Procura antimafia, indicava nei tre le figure chiave di un traffico di rifiuti nocivi, destinati ad essere sparsi in varie parti del mondo (Haiti, Liberia e Somalia in particolare).
I tre, inoltre, secondo la versione di Sebri, anch'egli citato in giudizio e difeso dall'avvocato Emanuele Pittatore di Albra, sarebbero coinvolti nell'omicidio della giornalista della Rai Ilaria Alpi e del suo operatore, avvenuto in Somalia nel 1994.
Di fronte a queste affermazioni è scattata la denuncia: Giancarlo Marocchino e Luigi Ruzzi, difesi dagli avv. Stefano Menicacci di Roma e Patrizio D'Agata di Alba il primo e dal prof. Bruno Leuzzi di Roma il secondo, si sono costituiti parte civile nel processo albese, mentre Nikolas Bizzio ha optato per una azione civile dinanzi al Tribunale di Milano.
I tre verrano sentiti in questi giorni, mentre nelle prossime udienze verranno ascoltati i testimoni citati dagli avvocati Corso Bovio e Stefania Farnetani di Milano e Dario Gramaglia di Alba, difensori del Gruppo Editoriale San Paolo; tra questi, il sostituto procuratore Maurizio Romanelli della Direzione Antimafia di Milano, alcuni appartenenti a "Greenpeace" e l'ex direttore dell'Agenzia delle Nazioni Unite per l'ambiente, Mustafà Tolba.
Pare che abbia chiesto di essere sentito sulla vicenda anche il Presidente della Repubblica Somala.
L'accusa si riferisce allo scottante reportage dal titolo "Gli affari sporchi delle facce pulite", pubblicato dal settimanale nell'ottobre del 2000, nel quale i tre giornalisti citati in giudizio condussero una sconvolgente intervista a Giampiero Sebri, ex portaborse del faccendiere socialsita Luciano Spada.
Nel suo racconto Sebri, che dal 1996 lavora con la Procura antimafia, indicava nei tre le figure chiave di un traffico di rifiuti nocivi, destinati ad essere sparsi in varie parti del mondo (Haiti, Liberia e Somalia in particolare).
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