Da Liberazione del 01/04/2004
Ilaria Alpi: riesumato il corpo della giornalista
di Sabrina Deligia
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Il corpo di Ilaria Alpi è stato riesumato oggi pomeriggio. La riesumazione è stata disposta dalla commissione parlamentare che si occupa della morte dell’inviata Tg3 e dell’operatore Miran Hrovatin. La commissione ha infatti affidato all’istituto di medicina legale di Roma l’incarico di svolgere una nuova perizia per chiarire le modalità dell’omicidio della Alpi. L’avvocato Domenico D’Amati, legale dei genitori della giornalista, ha annunciato di avere nominato un proprio consulente che parteciperà ai nuovi accertamenti autoptici. L’autopsia è stata disposta dalla commissione, che in questo caso svolge le funzioni tipiche dell’autorità giudiziaria, alla luce delle contraddizioni emerse tra i due precedenti esami medico-legali eseguiti. In sostanza la commissione vuole stabilire con certezza se la giornalista sia stata uccisa o meno con un colpo a bruciapelo. Sono trascorsi dieci anni da quando il 20 marzo 1994 la giornalista del Tg3 e l’operatore freelance furono uccisi a Mogadiscio e ancora non sono stati trovati i responsabili del duplice omicidio, né i mandanti. Né è stato individuato il movente essendo poco convincente la tesi del generico pericolo a Mogadiscio in quei giorni, accresciuto dal fatto che il contingente italiano stava salpando. La partenza simboleggiava il fallimento dell’operazione internazionale di peace-keeping “Restore hope”, sotto l’ombrello dell’Onu. Le truppe partivano e la Somalia, caduto Siad Barre, era devastata dalla guerra civile, nelle mani dei signori della guerra. Più plausibile l’ipotesi che il duplice omicidio sia collegato all’attività giornalistica di Ilaria che, secondo molti, aveva scoperto un traffico di rifiuti tossici tra l’Italia e la Somalia. Fino a qui nulla di nuovo: per quanto questo tipo di attività fosse in quegli anni ancora una novità, fusti di rifiuti pericolosi si trovavano nelle spiagge e perfino nelle strade del paese africano. Scandaloso però lo scambio rifiuti-armi in base al quale le fazioni in guerra accettavano di avvelenare il mare e il sottosuolo somalo in cambio di armi. Tutto questo sarebbe avvenuto con le navi della Shifco, una società finanziata con i fondi italiani della cooperazione. Sarebbe questo che Ilaria e Miran avrebbero scoperto nel loro viaggio a Bosaso dove intervistarono il sultano locale. La mattina del loro ritorno a Mogadiscio furono uccisi. La procura di Roma aprì un’inchiesta che fu affidata prima al pm Andrea De Gasperis, poi a Giuseppe Pititto, infine a Franco Ionta. Tra videoccassette di Miran e taccuini di Ilaria non trovati, un esame superficiale della salma fatto in extremis all’arrivo nella capitale poco prima dell’inumazione, inchieste giornalistiche che hanno confermato i traffici illeciti, sono trascorsi molti anni. L’unico risultato giudiziario fino ad oggi è la condanna per Hashi Omar Hassan, un giovane somalo che si ritiene fosse sul pick-up dal quale scesero i presunti assassini (non lui, che sarebbe rimasto a bordo) che ammazzarono Ilaria e Miran. Hassan giunse in Italia con i somali che dovevano essere sentiti dalla commissione di Ettore Gallo sulle presunte violenze e torture compiute dai militari italiani in Somalia. La sera del suo arrivo la Digos lo arrestò sulla scorta delle accuse di Ali Abdi, l’autista di Ilaria, e di Jelle, l’allora capo della polizia di Mogadiscio. Il primo, residente in Italia per un lungo periodo a spese della Digos, testimoniò al processo di primo grado, poi tornò in Somalia dove è morto; del secondo esiste solo il verbale della Digos, non si hanno sue notizie. Assolto in primo grado con motivazioni molto critiche nei confronti della Procura di Roma, Hassan si trasferì in Olanda da dove tornò per il processo di appello che si concluse con la sua condanna all’ergastolo. Dopo un ricorso in Cassazione, la Corte di Assise di Appello ha ridotto la pena a 26 anni. Ma dopo dieci anni la vicenda non è ancora terminata: la commissione parlamentare presieduta da Carlo Taormina sta riascoltando tutti i protagonisti e comparse della tragedia. Così, di fronte alla discussa superperizia sull’arma che avrebbe ucciso Ilaria, la commissione ha deciso la nuova riesumazione del cadavere. Se si accertasse, come sostenuto da tanti esperti, che Ilaria è stata uccisa da un’arma a canna corta da distanza ravvicinata, i sospetti si accentrerebbero sull’autista Abdi, cioè il principale accusatore di Hassan.
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