Da Reporter Associati del 18/01/2005
"Jolly Rosso" si infittiscono intrighi e misteri intorno alla motonave
di Franceso Cirillo
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Se non fosse stato per la partecipazione degli studenti del Liceo Scientifico di Amantea si potrebbe parlare di un vero e proprio fallimento della manifestazione svoltasi venerdì scorso per richiedere la verità sulla, oramai famigerata, Jolly Rosso. La popolazione ha paura a parlare di quella nave fantasma e del suo carico ed ha paura finanche farsi vedere partecipare ad una manifestazione. Se ha paura è solo perché sa che dietro a quei rifiuti ed a quella maledetta nave c’è la mafia. Mafia illegale e mafia politica.
Molti negozi sono rimasti chiusi, al passaggio dei manifestanti. Alcuni negozianti avevano affisso sulla saracinesca un cartello di adesione alla manifestazione altri niente. E la sera prima , qualcuno ad arte , e sarebbe interessante sapere chi, ha sparso la notizia che i no global presenti alla manifestazione il giorno dopo , avrebbero spaccato le vetrine provocando scontri con le forze dell’ordine.
Chi ha messo in giro questa voce lo ha fatto esclusivamente per giustificare una non partecipazione alla marcia, che è stata assolutamente pacifica, ma completamente isolata. Isolata dalla gente soprattutto ma anche dai livelli alti delle istituzioni, come quella della Regione per esempio che non eras rappresentata da nessuno della maggioranza.
Le assenze istituzionali la dicono lunga anche sulla complessità che l’inchiesta ha assunto. A confermarlo è lo stesso titolare dell’inchiesta il sostituto procuratore Francesco Greco al Tg3 Ambiente di sabato scorso . Alla domanda se si sentiva aiutato dalle istituzioni ha risposto con un secco no. L’assenza delle istituzioni d’altra parte risulta evidente. Per esempio , invece di aiutare il magistrato Greco a continuare l’inchiesta con due suoi collaboratori esperti oltre che fidati, questi gli sono stati tolti.
Il vigile di Amantea Emilio Osso era un bagaglio di conoscenza riguardo al territorio. Ha lavorato indefessamnete per mesi alla procura di Paola su tutti i problemi dell’inquinamento della costa tirrenica. Ha scandagliato metro per metro tutti i fiumi , i ruscelli, i più piccoli rivoli di scarico. Ebbene una persona così viene richiamata dal sindaco di Amantea, per dirigere il traffico, e nessuno muove un dito per difenderlo nel luogo dove lavora ed ha lavorato per la salute ed il bene di tutta la collettività ?
Emilio Osso per pura coincidenza aveva fatto anche il militare con Natale De Grazia e lo conosceva quindi molto bene anche dal punto di vista umano. La manifestazione ad Amantea era stata organizzata proprio nel giorno del decennale della morte misteriosa del comandante di corvetta Natale De Grazia avvenuta il 13 dicembre del 1995 .
Ed anche il Comitato Civico che si è formato ad Amantea per il raggiungimento della verità sulla Jolly Rosso ha ben pensato di dedicare al comandante il suo nome. De Grazia, era pedina importante di tutta la vicenda . Indagava sulla Jolly Rosso e si muoveva per tutto il mediterraneo seguendo le piste delle navi che partivano da La Spezia per approdare con il loro carico di rifiuti tossici in paesi del terzo mondo o per sparire fra i flutti dei mari in tempesta.
Ne sono sparite così oltre 50 e con loro anche tutto il carico di morte.
La motonave Jolly Rosso non riuscì ad affondare davanti Amantea e il mare mosso in quella notte del 10 dicembre del 1990 la spinse sulla spiaggia di Formiciche fra Campora San Giovanni e Amantea. Una verità , richiesta lungamente, che stenta a venire fuori nonostante i numerosi articoli sulla stampa regionale e nazionale, nonostante una commissione parlamentare d’inchiesta, nonostante la procura di Paola abbia aperto un inchiesta ed il sostituto procuratore Francesco Greco titolare dell’inchiesta ci si stia spendendo a tempo pieno.
C’è evidentemente un tappo che non si riesce a togliere, mentre le voci di strada si fanno sempre più insistenti sul coinvolgimento di mafiosi della zona, sul lassismo degli organi regionali e locali del tempo (c’era alla Regione la Giunta Olivo) , sui dubbi che provengono proprio dal comportamento della stessa procura di Paola nel lontano 1990. Si affacciano molti dubbi , per esempio , sul perché la procura di Paola allora si affrettò ad archiviare il caso della nave, spingendo addirittura la stampa locale a scrivere della diffusione di notizie false. Sembra che nel Tribunale di Paola , non ci siano neanche carte scritte su quel periodo. Né le motivazioni della chiusura dell’indagine, né del perché si sia trasferito tutto a Reggio Calabria. D’altra parte il clima che si è voluto creare attorno allo spiaggiamento della nave fu subito quello della sminuizione di tutta la vicenda.
Erano anni bui per la Procura di Paola investita da veleni incrociati fra i magistrati stessi e percorsa da continui indagini ed investigazioni da parte del governo di allora. Si capisce che in questo clima sia stato facile far perdere le tracce dell’inchiesta.
Ecco difatti cosa scriveva da Amantea e da Paola la Gazzetta del Sud, giornale sempre ben informato di fatti giudiziari il 20 giugno 1991 all’indomani della demolizione della nave :
“QUASI COMPLETATA L’OPERAZIONE DI DEMOLIZIONE DELLA "ROSSO".
Da Amantea: "Nessun materiale nocivo all’interno dei container trasportati dalla nave arenata" .
Da Paola: "Si sta quasi completando ad Amantea,l' operazione di demolizione della grossa nave da carico "Rosso" della società Ignazio .Messina Spa di Genova, che proveniente da Malta e diretta a La Spezia,si arenò sulla spiaggia in località "Le Formiciche" il 14 dicembre dello scorso anno per una violenta tempesta di mare. All'atto dell'insabbiamento del cargo nella zona si era creato un falso allarme facendo supporre che trasportasse container con materiale inquinante mentre gli stessi container da quanto è risultato dall'inchiesta giudiziaria contenevano vettovaglie varie tra cui sostanze alimentari e generi di consumo. L'inchiesta è stata diretta dal sostituto procuratore della Repubblica di Paola, dott. Fiordalisi e coordinata dal comandante in seconda della capitaneria di .porto di Vibo Valentia, capitano di fregata Giuseppe Bellantoni".
"Il fatto, però, che per oltre sei mesi il è relitto è rimasto arenato nella suggestiva spiaggia ha creato non pochi problemi sotto il profilo turistico-ambientalistico. L'assessore provinciale di Cosenza Salvatore Caruso, che è anche, capogruppo consiliare del Psi al Comune di Amantea, per due volte si è rivolto al ministero della Marina Mercantile che è intervenuto opportunamente per sollecitare la rimozione del relitto che in ultima analisi è stato deciso di demolire. Il Consiglio Comunale di Amantea, su proposta dello stesso Caruso, si è costituito parte civile per gli eventuali danni che lo stesso relitto potrebbe causare “
La Gazzetta riferisce che dal “risultato dall'inchiesta giudiziaria i container contenevano vettovaglie varie tra cui sostanze alimentari e generi di consumo”. Perché , sarebbe necessario chiarire, questa fretta a sminuire il problema ,a sottovalutare le evidenti prove del carico all’interno della nave, evidente anche dagli stessi filmati trasmessi a Tg3 Ambiente a distanza di 14 anni.
Qualcuno ha sicuramente voluto coprire tutta l’operazione, ed è stato questo comportamento in definitiva, che ha fatto sì che l’inchiesta venisse seppellita per 14 anni nella Procura di Reggio Calabria strappandola alla sede naturale che era quella di Paola. I silenzi omertosi della popolazione (molti cittadini conoscono per esempio dove sono finiti diversi container vuoti che erano all’interno della nave e regalati dalla ditta demolitrice ad operai della zona che vi lavoravano come manovali).
Anche i dubbi fra le stesse istituzioni la dicono lunga sul clima che si è venuto a creare attorno al caso che si vorrebbe archiviare nuovamente per la seconda volta e con esso tutti i veleni sparsi per il territorio. Non sarebbe logico, per esempio, controllare oggi la qualità delle acque potabili nel territorio di Amantea. Le discariche ritrovate nelle località Grassullo e Serra d’Aiello sono siti dove esistono sorgenti che portano acque a tutta Amantea. E’ procurato allarme mettere in allerta la protezione Civile, il PMP provinciale, l’ASL ?
Nella manifestazione di venerdì 10 si è gridato a lungo sulla richiesta di avere verità . Si è detto anche dal palco gremito di politici, alcuni dei quali lì per riciclarsi. Ma la verità che gli ambientalisti del tirreno hanno richiesto è una verità che vada anche oltre alla sola nave Jolly Rosso ed investa tutto il tirreno cosentino. Territorio che proprio dagli anni 90 è diventato sede di sotterramenti di rifiuti. Dai rifiuti ospedalieri trovati alla fine del 1989 in una fornace abbandonata nel comune di Santa Domenica Talao, al materiale di origine animale scaricato nella discarica di Costapisola a due chilometri da Scalea, al recente sotterramento di milioni di litri di sangue di provenienza animale avvenuto chissà dove.
E resta misterioso anche il carico di rifiuti tossici trovato proprio a seguito del ribaltamento del camion stesso che li trasportava , avvenutoin località Tonnara di Amantea l’8 settembre del 2001. Troppe insomma le coincidenze e le verità nascoste, e se come rivela il settimanale L’Espresso nell’ultimo numero, sulla presenza della P2 di Licio Gelli nella storia del traffico internazionale di armi e rifiuti sarebbe interessante conoscere l’attività sul Tirreno cosentino dell’ordine dei “Cavalieri di Malta” misteriosa associazione fra la massoneria e i poteri politici occulti e che opera nel nostro territorio attivamente.
Per esempio sarebbe interessante sapere chi c’era a Fuscaldo la sera del 6 luglio 1999 alla cerimonia in onore del Patriarca della Chiesa Cattolica Ortodossa americana e reggente della Federazione dei priorati autonomi dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme Cavalieri di Malta? Un sacco di personalità, compresi un senatore cossighiano poi approdato al centro-sinistra, un onorevole di Forza Italia poi approdato anch’egli al centro-sinistra, un magistrato della Procura di Paola, un dirigente nazionale di Alleanza Nazionale. Cosa avevano in comune tutti i presenti ? Poteri occulti economici, trasversalità politiche strane fanno sì che la gente che sa, che vede, che annuisce resti in silenzio attendendo segnali concreti dalle istituzioni nelle quali ancora crede. Troppe sono le coincidenze ma anche troppi i fatti di cui tutti si dicono a conoscenza e che proprio per questo ci si chiede perché non si sia intervenuto in tempo.
Lo si evince finanche dal resoconto stenografico della seduta del 15 luglio del 2004 sulla Jolly Rosso che per la prima volta viene pubblicato.
Alla presidenza del vicepresidente è l’on.Clemente Mastella . l’interrogante è l’On.Vianello dei DS , per conto del governo le risposte sono del sottosegretario di stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci.
Dalla lettura del verbale si evince e si rimane sconcertati dal fatto che il Governo praticamente dimostra di essere a conoscenza di tutto il movimento delle navi. Conosce cosa voleva fare la ditta Messina che gestiva le navi come quella arenata ad Amantea , si conoscono i siti inquinati “con particolare riferimento a Grassullo, nel comune di Amantea (in provincia di Cosenza), e a Foresta Aiello, nel comune di Serra D'Aiello (sempre in provincia di Cosenza”.
Si conoscono i piani segreti trovati sulla nave per sparare con missili teleguidati i rifiuti tossici nei fondali del mediterraneo. Dice infine il rappresentante del governo, on. Ventucci, che il magistrato Francesco Greco può usufruire di tutti i fondi che ritiene necessario per portare a termine il disinquinamento dell’area.
(Presunta esistenza di una rete internazionale per il traffico illecito di rifiuti pericolosi e radioattivi via mare - n. 2-01216)
PRESIDENTE "L'onorevole Vianello ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01216 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1)".
MICHELE VIANELLO. "Signor Presidente, vorrei spiegare brevemente il senso della mia interpellanza che prende le mosse da un articolo pubblicato recentemente sul settimanale L'Espresso. Qualcuno infatti potrebbe meravigliarsi del fatto che sia sollevato un problema risalente al 14 dicembre 1990 (l'episodio ha come protagonista una notissima nave dei veleni, la Jolly Rosso). La procura della Repubblica di Paola, come è noto, ha aperto un'inchiesta sulla vicenda soprattutto per individuare e successivamente bonificare il luogo in cui si è riversato il veleno contenuto nella motonave".
"Vogliamo ricordare con forza questa vicenda attraverso un'interpellanza per vari motivi. Quello riguardante le «navi a perdere» è fenomeno che ancora si verifica: è una delle vie attraverso le quali, tuttora, si smaltiscono (per usare un eufemismo) i rifiuti tossico-nocivi e nucleari. Riteniamo si debba prestare grande attenzione a questo fenomeno per stroncarlo definitivamente e porre fine alle attività di personaggi, come Giorgio Comerio, noto trafficante e faccendiere di rifiuti tossico-nocivi, coinvolto nella vicenda di Ilaria Alpi".
"Infine, crediamo si debba intervenire su società armatoriali, come quella di Ignazio Messina che ha gestito questa vicenda, che non possono continuare ad operare. Infatti, in qualche modo, si continua a legittimare questi traffici. La procura di Paola disperatamente chiede fondi per continuare questa inchiesta".
"L'obiettivo dell'interpellanza, al di là delle singole richieste, è di chiedere al Governo che la procura di Paola sia aiutata nella sua attività. Se si riuscisse ad individuare le responsabilità e ad intervenire, forse potremmo cominciare, non dico a risolvere, ma sicuramente a porre un limite ad un fenomeno che è un po' una vergogna internazionale, ossia lo smaltimento illecito dei rifiuti tossico-nocivi e nucleari. Ringrazio anticipatamente per la risposta che il governo fornirà".
PRESIDENTE. "Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci, ha facoltà di rispondere".
COSIMO VENTUCCI, "Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il 14 dicembre 1990, la motonave Rosso (ex Jolly Rosso, come ha ricordato l'onorevole Vianello), con bandiera italiana di proprietà della società Ignazio Messina e C. con sede a Genova, partita dal porto di Malta con destinazione La Spezia, si è arenata sulla spiaggia di Camponara San Giovanni, frazione di Amantea, in provincia di Cosenza. La motonave, con a bordo 16 membri di equipaggio, stava trasportando un carico di nove containers contenenti, secondo quanto dichiarato dal comandante e dal primo ufficiale di coperta, 23.325 tonnellate di nylon, 75.465 tonnellate di tabacco, 70 tonnellate di prodotti per bevande".
"A seguito dell'incidente, l'armatore della nave ha adottato tutte le misure necessarie per prevenire eventuali danni all'ambiente marino, data la presenza a bordo di carburante e lubrificante, il cui quantitativo è stato determinato a seguito di un sopralluogo fatto eseguire dal registro italiano navale".
"Il relitto è stato immediatamente circoscritto con panne galleggianti fornite dal rimorchiatore Corona, dislocato nel porto di Vibo Valentia. Le operazioni di rimozione del combustibile, ad eccezione dei residui oleosi presenti nella stiva numero 2, sono iniziate il 22 dicembre 1990 e sono stata affidate alla società Siciliana Off Shore Srl e alla Calabria di Navigazione Srl".
"Il lavoro è stato completato l'8 gennaio 1991. Il recupero del relitto è stato affidato alla ditta Smit Tak di Rotterdam che, dopo alcuni tentativi infruttuosi, ha rinunciato all'incarico dandone comunicazione, in data 2 marzo 1991, alla società armatrice. In data 17 gennaio 1992, la proprietà del relitto è passata, dalla società Ignazio Messina e C. alla società MO.SMO.DE di Crotone, che ha richiesto alla capitaneria di porto di Vibo Valentia l'autorizzazione alla demolizione della motonave ed alla bonifica dell'arenile".
"Per quanto riguarda gli accertamenti effettuati per risalire alle cause del sinistro e all'eventuale sussistenza di responsabilità, la predetta capitaneria di porto di Vibo Valentia ha avviato una inchiesta, da cui è emerso che l'arenamento della nave è stato causato dallo sbandamento di quest'ultima, per una infiltrazione d'acqua nella stiva poppiera e dal successivo blocco dei motori. Inoltre, i vigili del fuoco di Catanzaro, a seguito dell'allarme diffusosi tra la popolazione per un presunto traffico di materiale radioattivo, hanno effettuato ulteriori accertamenti, utilizzando specifiche apparecchiature per la misurazione della radioattività che, comunque, non hanno registrato alcuna contaminazione a livello del suolo".
"Nel mese di giugno 2003 la procura della Repubblica di Lamezia Terme ha trasmesso alla procura della Repubblica di Paola gli atti relativi allo spiaggiamento della motonave Rosso e, nel corso delle indagini volte a verificare la fondatezza di un presunto traffico di rifiuti tossici, è stato evidenziato un ulteriore scavo nella zona di Serra d'Aiello, comune limitrofo ad Amantea, da parte delle maestranze della nave".
"Questa notizia ha assunto un particolare interesse, poiché era stato già autorizzato l'interramento, nella discarica comunale di Grassullo dell'agro nei pressi di Amantea, del carico ufficiale di bordo. I lavori di scavo nella zona Foresta di Serra d'Aiello, fino ad una profondità di metri otto, hanno accertato la presenza di fanghi industriali, e le analisi dei campioni prelevati nei vari strati hanno evidenziato la presenza di sostanze chimiche".
"Inoltre, presso la procura di Paola, le indagini sono ancora in corso, in quanto, anche sulla base di riprese video amatoriali, acquisite dallo stesso ufficio, risulta che al momento dell'incidente la nave «galleggiava» e, solo in una fase successiva, presentava una apertura sulla fiancata. La vicenda, peraltro, è stata oggetto di due procedimenti penali, uno presso la pretura e, l'altro, presso il tribunale di Reggio Calabria, quest'ultimo conclusosi con un decreto di archiviazione emesso dal Gip, su conforme richiesta del PM, in data 14 novembre 2000".
"Per quanto riguarda l'esistenza e l'attività di una rete internazionale per il traffico illecito di rifiuti pericolosi e radioattivi via mare, si precisa che la Commissione monocamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, istituita nella precedente legislatura, si è già occupata di questi traffici. Evidenti segnali di allarme si sono colti in alcune vicende giudiziarie, da cui è emersa una chiara sovrapposizione tra queste attività illegali ed il traffico di armi".
"In particolare, l'inchiesta condotta dalla procura di Lecce ha individuato il cosiddetto Progetto Urano, finalizzato all'illecito smaltimento, in alcune aree del Sahara, di rifiuti industriali tossico-nocivi e radioattivi provenienti dai paesi europei. Numerosi elementi indicavano il coinvolgimento nel suddetto traffico di soggetti istituzionali di Governi europei ed extraeuropei, nonché di esponenti della criminalità organizzata e di personaggi spregiudicati, tra cui il noto Giorgio Comerio, faccendiere italiano - come lei ha ricordato, onorevole Vianello - al centro di una serie di vicende legate alla Somalia ed alla illecita gestione degli aiuti della direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo".
"Il progetto prevedeva il lancio dalle navi di penetratori, cilindri metallici a forma di siluro, caricate con scorie radioattive vetrificate o cementate e chiuse in contenitori di acciaio inossidabile che si depositavano sino a 50-80 metri al di sotto del fondale marino. In alternativa si simulava l'affondamento accidentale della nave con l'intero carico pericoloso, lucrando, così, anche il premio assicurativo; tali circostanze sono state confermate dalle indagini su alcuni naufragi nel Tirreno e nello Ionio di navi assicurate dalla Lloyds di Londra".
"Le indagini avviate dalla magistratura calabrese nel 1994 su alcuni affondamenti sospetti nel Mediterraneo e, in particolare, lungo le coste calabresi e ioniche, hanno evidenziato un ruolo chiave del faccendiere Giorgio Comerio, in contatto con noti trafficanti di armi e coinvolto anche nella fabbricazione di telemine destinate a paesi come l'Argentina".
"Ulteriori indagini presso la procura di Brescia hanno evidenziato l'affondamento doloso, a Capo Spartivento, di una nave, la Rigel, carica di materiale radioattivo. Per tale attività criminosa operava, a livello internazionale, una holding denominata ODM (Ocean Disposal Management), dedita all'inabissamento in mare di rifiuti radioattivi e tossico-nocivi con i penetratori, facente capo al Comerio".
"Inoltre, da una attenta analisi dei documenti, è emerso un imponente progetto per lo smaltimento in mare dei rifiuti radioattivi, con la scelta dei vari siti che, nel pianeta ed anche nel mar Mediterraneo, avrebbero raccolto simili pericolosi rifiuti. In particolare, il Comerio, peraltro noto trafficante di armi, aveva in animo di modificare una nave RO-RO (le stesse navi utilizzate per affondare le scorie radioattive), precisamente la Jolly Rosso, per la costruzione di particolari ordini (le telemine) o per l'alloggiamento e il lancio dei penetratori. Successivamente, il Lloyd di Londra appurava che la Jolly Rosso si era spiaggiata nel dicembre del 1990 al largo di Capo Suvero, nel territorio di Lamezia Terme, e rottamata".
"Che l'affondamento delle «carrette» del mare fosse un sistema conosciuto nelle varie marinerie come metodo di comode truffe alle società assicuratrici e come sicuro metodo occulto ed insospettabile per la creazione di discariche abusive di rifiuti pericolosi in mare, è stato ammesso e dichiarato apertamente dal socio di Comerio, Marino Ganzerla, che ha specificato come questo sistema interessi i mari del mondo da almeno dieci anni".
"Dai registri dei Lloyd's si rileva, infatti, che numerose sono le navi affondate in modo sospetto nel Mediterraneo. Tra queste, assumono particolare rilievo, oltre alla Rigel, la motonave ASO, affondata il 16 maggio 1979 al largo di Locri, carica di 900 tonnellate di solfato ammonico, e la motonave Mikigan, carica di granulato di marmo, affondata il 31 ottobre 1986 nel mare Tirreno. Fortemente sospetto è anche l'affondamento della Four Star I, battente bandiera dello Sri Lanka, con carichi vari, affondata il 9 dicembre 1988 in un punto neppure noto dello Jonio meridionale, durante il viaggio da Barcellona ad Antalya (in Turchia)".
"Per quanto riguarda la motonave Rosso (ex Jolly Rosso, famosa per essere la «nave dei veleni»), risulta che doveva essere adattata alla costruzione delle telemine, o alla collocazione ed al lancio dei penetratori contenenti i rifiuti delle centrali nucleari di tutti paesi europei con i quali lo stesso Comerio ha trattato e concluso contratti di smaltimento".
"Dalle indagini eseguite dalla capitaneria di porto di Vibo Valentia sulle cause dello spiaggiamento della nave, o meglio dal suo «non riuscito» affondamento, risulta una similitudine con le modalità che hanno visto come protagonisti gli equipaggi e i comandanti delle motonavi già menzionate. Per quanto concerne gli aspetti penali della vicenda, la procura della Repubblica di Paola ha in corso un procedimento penale relativo al presunto smaltimento di rifiuti pericolosi".
"Nell'ambito di tale procedimento, nel gennaio 2004, la sezione inquinamento da sostanze radioattive del reparto operativo del Comando carabinieri e tutela dell'ambiente è stata delegata, dalla predetta procura, a svolgere indagini nelle zone interessate dall'incidente, con particolare riferimento a Grassullo, nel comune di Amantea (in provincia di Cosenza), e a Foresta Aiello, nel comune di Serra D'Aiello (sempre in provincia di Cosenza), dove, secondo alcune testimonianze, sarebbe stato interrato del materiale proveniente dalla motonave Rosso".
"In particolare, la procura ha chiesto l'effettuazione di misurazioni per un eventuale riscontro di radioattività che non ha fatto registrare variazioni rilevanti rispetto al fondo naturale di radiazione dei luoghi, mentre è stata individuata la presenza di fanghi di lavorazione industriale di minerale abbandonati nell'area di demanio pubblico. Per questi ultimi, interrati nella zona di Foresta, vicino all'alveo del fiume Oliva, in un'area verde di uso agricolo, le analisi effettuate hanno evidenziato alte concentrazioni di alcuni metalli pesanti che superano i limiti accettabili di inquinamento, provocando un pericolo concreto per il suolo, il sottosuolo ed i corpi idrici".
"Infine, si rappresenta che, a norma dell'articolo 4 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia - decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 30 maggio 2002 - le spese del processo che il magistrato ritiene di dover ordinare sono anticipare dall'erario".
"In particolare, il pagamento è eseguito dal concessionario, che utilizza le entrate del bilancio dell'erario, di cui all'articolo 2, del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 237 e successive modificazioni, nonché quelle di cui al presente testo unico, trattenendo le somme pagate da quelle destinate all'erario a fronte delle riscossioni (articolo 173 del testo unico), o dall'ufficio postale, (articolo 174 dello stesso testo unico). L'amministrazione centrale ha provveduto ad accreditare, ai funzionari delegati, i fondi del relativo capitolo di bilancio, al fine di rimborsare all'Ente poste ed ai concessionari per la riscossione quanto da loro anticipato per le medesime spese (articolo 183 del testo unico) e il rimborso sarà effettuato dopo che i funzionari delegati avranno verificato la regolarità formale dei pagamenti eseguiti".
"Ne consegue che l'effettuazione di particolari indagini da parte della procura non richiede un apposito stanziamento da parte del Ministero della giustizia, essendo le poste ed i concessionari tenuti per legge ad anticipare le spese che il magistrato ha ritenuto indispensabili per l'accertamento dei reati oggetto d'indagine".
"Va, inoltre, segnalato che non risultano notizie che colleghino la motonave Rosso ed il Comerio con la vicenda degli omicidi Hrovatin e Alpi".
"Quest'ultima compare, invece, nel procedimento archiviato nel 1997, nel quale il Comerio, agendo per conto dell'ODM - la già citata holding internazionale per l'inabissamento in mare di rifiuti tossico-nocivi - avrebbe avuto contatti con le autorità del Gambia e della Sierra Leone, con l'apparente obiettivo di realizzare i sistemi per lo stoccaggio e lo smaltimento di scorie radioattive".
"Si fa, infine, presente che - sulla base di quanto rappresentato dal Sisde - non sono emersi elementi riguardanti presunte indagini, svolte il 15 dicembre 1990, sul relitto spiaggiato della motonave Rosso. È stato, altresì, segnalato che Giorgio Comerio non è mai stato dipendente del Sisede, né risultano collegamenti del medesimo con il suddetto organismo".
PRESIDENTE. "L'onorevole Vianello ha facoltà di replicare".
MICHELE VIANELLO. "Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Ventucci, per la precisione della risposta alla mia interpellanza. Resta solo un'osservazione da fare: la procura di Paola riceve il fascicolo tredici anni dopo. È un dato che, francamente, sconcerta. La gravità del caso è testimoniata anche dalla risposta del Governo, perché, chiaramente, vi è il dolo".
"Il fenomeno delle «carrette del mare a perdere» continua a sussistere. Sapremo cosa dirà la magistratura, nelle prossime settimane. È certo che rifiuti tossico-nocivi - e, forse, radioattivi - sono stati sbarcati da tale nave e sotterrati in qualche zona della provincia di Cosenza".
"Signor sottosegretario, tredici anni sembrano molti per un caso di tale gravità. Si tratterà, successivamente, di verificare chi dovrà bonificare - penso toccherà allo Stato -, nel caso si riscontri la presenza di rifiuti tossico-nocivi o radioattivi in un'area importante del nostro paese. Penso che dobbiamo ringraziare la procura di Paola, perché senza di essa tale vicenda sarebbe rimasta sepolta e sicuramente nessuno l'avrebbe più affrontata".
"Tredici anni sono, come detto, molti. Ringrazio ancora il governo per la risposta".
Molti negozi sono rimasti chiusi, al passaggio dei manifestanti. Alcuni negozianti avevano affisso sulla saracinesca un cartello di adesione alla manifestazione altri niente. E la sera prima , qualcuno ad arte , e sarebbe interessante sapere chi, ha sparso la notizia che i no global presenti alla manifestazione il giorno dopo , avrebbero spaccato le vetrine provocando scontri con le forze dell’ordine.
Chi ha messo in giro questa voce lo ha fatto esclusivamente per giustificare una non partecipazione alla marcia, che è stata assolutamente pacifica, ma completamente isolata. Isolata dalla gente soprattutto ma anche dai livelli alti delle istituzioni, come quella della Regione per esempio che non eras rappresentata da nessuno della maggioranza.
Le assenze istituzionali la dicono lunga anche sulla complessità che l’inchiesta ha assunto. A confermarlo è lo stesso titolare dell’inchiesta il sostituto procuratore Francesco Greco al Tg3 Ambiente di sabato scorso . Alla domanda se si sentiva aiutato dalle istituzioni ha risposto con un secco no. L’assenza delle istituzioni d’altra parte risulta evidente. Per esempio , invece di aiutare il magistrato Greco a continuare l’inchiesta con due suoi collaboratori esperti oltre che fidati, questi gli sono stati tolti.
Il vigile di Amantea Emilio Osso era un bagaglio di conoscenza riguardo al territorio. Ha lavorato indefessamnete per mesi alla procura di Paola su tutti i problemi dell’inquinamento della costa tirrenica. Ha scandagliato metro per metro tutti i fiumi , i ruscelli, i più piccoli rivoli di scarico. Ebbene una persona così viene richiamata dal sindaco di Amantea, per dirigere il traffico, e nessuno muove un dito per difenderlo nel luogo dove lavora ed ha lavorato per la salute ed il bene di tutta la collettività ?
Emilio Osso per pura coincidenza aveva fatto anche il militare con Natale De Grazia e lo conosceva quindi molto bene anche dal punto di vista umano. La manifestazione ad Amantea era stata organizzata proprio nel giorno del decennale della morte misteriosa del comandante di corvetta Natale De Grazia avvenuta il 13 dicembre del 1995 .
Ed anche il Comitato Civico che si è formato ad Amantea per il raggiungimento della verità sulla Jolly Rosso ha ben pensato di dedicare al comandante il suo nome. De Grazia, era pedina importante di tutta la vicenda . Indagava sulla Jolly Rosso e si muoveva per tutto il mediterraneo seguendo le piste delle navi che partivano da La Spezia per approdare con il loro carico di rifiuti tossici in paesi del terzo mondo o per sparire fra i flutti dei mari in tempesta.
Ne sono sparite così oltre 50 e con loro anche tutto il carico di morte.
La motonave Jolly Rosso non riuscì ad affondare davanti Amantea e il mare mosso in quella notte del 10 dicembre del 1990 la spinse sulla spiaggia di Formiciche fra Campora San Giovanni e Amantea. Una verità , richiesta lungamente, che stenta a venire fuori nonostante i numerosi articoli sulla stampa regionale e nazionale, nonostante una commissione parlamentare d’inchiesta, nonostante la procura di Paola abbia aperto un inchiesta ed il sostituto procuratore Francesco Greco titolare dell’inchiesta ci si stia spendendo a tempo pieno.
C’è evidentemente un tappo che non si riesce a togliere, mentre le voci di strada si fanno sempre più insistenti sul coinvolgimento di mafiosi della zona, sul lassismo degli organi regionali e locali del tempo (c’era alla Regione la Giunta Olivo) , sui dubbi che provengono proprio dal comportamento della stessa procura di Paola nel lontano 1990. Si affacciano molti dubbi , per esempio , sul perché la procura di Paola allora si affrettò ad archiviare il caso della nave, spingendo addirittura la stampa locale a scrivere della diffusione di notizie false. Sembra che nel Tribunale di Paola , non ci siano neanche carte scritte su quel periodo. Né le motivazioni della chiusura dell’indagine, né del perché si sia trasferito tutto a Reggio Calabria. D’altra parte il clima che si è voluto creare attorno allo spiaggiamento della nave fu subito quello della sminuizione di tutta la vicenda.
Erano anni bui per la Procura di Paola investita da veleni incrociati fra i magistrati stessi e percorsa da continui indagini ed investigazioni da parte del governo di allora. Si capisce che in questo clima sia stato facile far perdere le tracce dell’inchiesta.
Ecco difatti cosa scriveva da Amantea e da Paola la Gazzetta del Sud, giornale sempre ben informato di fatti giudiziari il 20 giugno 1991 all’indomani della demolizione della nave :
“QUASI COMPLETATA L’OPERAZIONE DI DEMOLIZIONE DELLA "ROSSO".
Da Amantea: "Nessun materiale nocivo all’interno dei container trasportati dalla nave arenata" .
Da Paola: "Si sta quasi completando ad Amantea,l' operazione di demolizione della grossa nave da carico "Rosso" della società Ignazio .Messina Spa di Genova, che proveniente da Malta e diretta a La Spezia,si arenò sulla spiaggia in località "Le Formiciche" il 14 dicembre dello scorso anno per una violenta tempesta di mare. All'atto dell'insabbiamento del cargo nella zona si era creato un falso allarme facendo supporre che trasportasse container con materiale inquinante mentre gli stessi container da quanto è risultato dall'inchiesta giudiziaria contenevano vettovaglie varie tra cui sostanze alimentari e generi di consumo. L'inchiesta è stata diretta dal sostituto procuratore della Repubblica di Paola, dott. Fiordalisi e coordinata dal comandante in seconda della capitaneria di .porto di Vibo Valentia, capitano di fregata Giuseppe Bellantoni".
"Il fatto, però, che per oltre sei mesi il è relitto è rimasto arenato nella suggestiva spiaggia ha creato non pochi problemi sotto il profilo turistico-ambientalistico. L'assessore provinciale di Cosenza Salvatore Caruso, che è anche, capogruppo consiliare del Psi al Comune di Amantea, per due volte si è rivolto al ministero della Marina Mercantile che è intervenuto opportunamente per sollecitare la rimozione del relitto che in ultima analisi è stato deciso di demolire. Il Consiglio Comunale di Amantea, su proposta dello stesso Caruso, si è costituito parte civile per gli eventuali danni che lo stesso relitto potrebbe causare “
La Gazzetta riferisce che dal “risultato dall'inchiesta giudiziaria i container contenevano vettovaglie varie tra cui sostanze alimentari e generi di consumo”. Perché , sarebbe necessario chiarire, questa fretta a sminuire il problema ,a sottovalutare le evidenti prove del carico all’interno della nave, evidente anche dagli stessi filmati trasmessi a Tg3 Ambiente a distanza di 14 anni.
Qualcuno ha sicuramente voluto coprire tutta l’operazione, ed è stato questo comportamento in definitiva, che ha fatto sì che l’inchiesta venisse seppellita per 14 anni nella Procura di Reggio Calabria strappandola alla sede naturale che era quella di Paola. I silenzi omertosi della popolazione (molti cittadini conoscono per esempio dove sono finiti diversi container vuoti che erano all’interno della nave e regalati dalla ditta demolitrice ad operai della zona che vi lavoravano come manovali).
Anche i dubbi fra le stesse istituzioni la dicono lunga sul clima che si è venuto a creare attorno al caso che si vorrebbe archiviare nuovamente per la seconda volta e con esso tutti i veleni sparsi per il territorio. Non sarebbe logico, per esempio, controllare oggi la qualità delle acque potabili nel territorio di Amantea. Le discariche ritrovate nelle località Grassullo e Serra d’Aiello sono siti dove esistono sorgenti che portano acque a tutta Amantea. E’ procurato allarme mettere in allerta la protezione Civile, il PMP provinciale, l’ASL ?
Nella manifestazione di venerdì 10 si è gridato a lungo sulla richiesta di avere verità . Si è detto anche dal palco gremito di politici, alcuni dei quali lì per riciclarsi. Ma la verità che gli ambientalisti del tirreno hanno richiesto è una verità che vada anche oltre alla sola nave Jolly Rosso ed investa tutto il tirreno cosentino. Territorio che proprio dagli anni 90 è diventato sede di sotterramenti di rifiuti. Dai rifiuti ospedalieri trovati alla fine del 1989 in una fornace abbandonata nel comune di Santa Domenica Talao, al materiale di origine animale scaricato nella discarica di Costapisola a due chilometri da Scalea, al recente sotterramento di milioni di litri di sangue di provenienza animale avvenuto chissà dove.
E resta misterioso anche il carico di rifiuti tossici trovato proprio a seguito del ribaltamento del camion stesso che li trasportava , avvenutoin località Tonnara di Amantea l’8 settembre del 2001. Troppe insomma le coincidenze e le verità nascoste, e se come rivela il settimanale L’Espresso nell’ultimo numero, sulla presenza della P2 di Licio Gelli nella storia del traffico internazionale di armi e rifiuti sarebbe interessante conoscere l’attività sul Tirreno cosentino dell’ordine dei “Cavalieri di Malta” misteriosa associazione fra la massoneria e i poteri politici occulti e che opera nel nostro territorio attivamente.
Per esempio sarebbe interessante sapere chi c’era a Fuscaldo la sera del 6 luglio 1999 alla cerimonia in onore del Patriarca della Chiesa Cattolica Ortodossa americana e reggente della Federazione dei priorati autonomi dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme Cavalieri di Malta? Un sacco di personalità, compresi un senatore cossighiano poi approdato al centro-sinistra, un onorevole di Forza Italia poi approdato anch’egli al centro-sinistra, un magistrato della Procura di Paola, un dirigente nazionale di Alleanza Nazionale. Cosa avevano in comune tutti i presenti ? Poteri occulti economici, trasversalità politiche strane fanno sì che la gente che sa, che vede, che annuisce resti in silenzio attendendo segnali concreti dalle istituzioni nelle quali ancora crede. Troppe sono le coincidenze ma anche troppi i fatti di cui tutti si dicono a conoscenza e che proprio per questo ci si chiede perché non si sia intervenuto in tempo.
Lo si evince finanche dal resoconto stenografico della seduta del 15 luglio del 2004 sulla Jolly Rosso che per la prima volta viene pubblicato.
Alla presidenza del vicepresidente è l’on.Clemente Mastella . l’interrogante è l’On.Vianello dei DS , per conto del governo le risposte sono del sottosegretario di stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci.
Dalla lettura del verbale si evince e si rimane sconcertati dal fatto che il Governo praticamente dimostra di essere a conoscenza di tutto il movimento delle navi. Conosce cosa voleva fare la ditta Messina che gestiva le navi come quella arenata ad Amantea , si conoscono i siti inquinati “con particolare riferimento a Grassullo, nel comune di Amantea (in provincia di Cosenza), e a Foresta Aiello, nel comune di Serra D'Aiello (sempre in provincia di Cosenza”.
Si conoscono i piani segreti trovati sulla nave per sparare con missili teleguidati i rifiuti tossici nei fondali del mediterraneo. Dice infine il rappresentante del governo, on. Ventucci, che il magistrato Francesco Greco può usufruire di tutti i fondi che ritiene necessario per portare a termine il disinquinamento dell’area.
(Presunta esistenza di una rete internazionale per il traffico illecito di rifiuti pericolosi e radioattivi via mare - n. 2-01216)
PRESIDENTE "L'onorevole Vianello ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01216 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1)".
MICHELE VIANELLO. "Signor Presidente, vorrei spiegare brevemente il senso della mia interpellanza che prende le mosse da un articolo pubblicato recentemente sul settimanale L'Espresso. Qualcuno infatti potrebbe meravigliarsi del fatto che sia sollevato un problema risalente al 14 dicembre 1990 (l'episodio ha come protagonista una notissima nave dei veleni, la Jolly Rosso). La procura della Repubblica di Paola, come è noto, ha aperto un'inchiesta sulla vicenda soprattutto per individuare e successivamente bonificare il luogo in cui si è riversato il veleno contenuto nella motonave".
"Vogliamo ricordare con forza questa vicenda attraverso un'interpellanza per vari motivi. Quello riguardante le «navi a perdere» è fenomeno che ancora si verifica: è una delle vie attraverso le quali, tuttora, si smaltiscono (per usare un eufemismo) i rifiuti tossico-nocivi e nucleari. Riteniamo si debba prestare grande attenzione a questo fenomeno per stroncarlo definitivamente e porre fine alle attività di personaggi, come Giorgio Comerio, noto trafficante e faccendiere di rifiuti tossico-nocivi, coinvolto nella vicenda di Ilaria Alpi".
"Infine, crediamo si debba intervenire su società armatoriali, come quella di Ignazio Messina che ha gestito questa vicenda, che non possono continuare ad operare. Infatti, in qualche modo, si continua a legittimare questi traffici. La procura di Paola disperatamente chiede fondi per continuare questa inchiesta".
"L'obiettivo dell'interpellanza, al di là delle singole richieste, è di chiedere al Governo che la procura di Paola sia aiutata nella sua attività. Se si riuscisse ad individuare le responsabilità e ad intervenire, forse potremmo cominciare, non dico a risolvere, ma sicuramente a porre un limite ad un fenomeno che è un po' una vergogna internazionale, ossia lo smaltimento illecito dei rifiuti tossico-nocivi e nucleari. Ringrazio anticipatamente per la risposta che il governo fornirà".
PRESIDENTE. "Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci, ha facoltà di rispondere".
COSIMO VENTUCCI, "Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il 14 dicembre 1990, la motonave Rosso (ex Jolly Rosso, come ha ricordato l'onorevole Vianello), con bandiera italiana di proprietà della società Ignazio Messina e C. con sede a Genova, partita dal porto di Malta con destinazione La Spezia, si è arenata sulla spiaggia di Camponara San Giovanni, frazione di Amantea, in provincia di Cosenza. La motonave, con a bordo 16 membri di equipaggio, stava trasportando un carico di nove containers contenenti, secondo quanto dichiarato dal comandante e dal primo ufficiale di coperta, 23.325 tonnellate di nylon, 75.465 tonnellate di tabacco, 70 tonnellate di prodotti per bevande".
"A seguito dell'incidente, l'armatore della nave ha adottato tutte le misure necessarie per prevenire eventuali danni all'ambiente marino, data la presenza a bordo di carburante e lubrificante, il cui quantitativo è stato determinato a seguito di un sopralluogo fatto eseguire dal registro italiano navale".
"Il relitto è stato immediatamente circoscritto con panne galleggianti fornite dal rimorchiatore Corona, dislocato nel porto di Vibo Valentia. Le operazioni di rimozione del combustibile, ad eccezione dei residui oleosi presenti nella stiva numero 2, sono iniziate il 22 dicembre 1990 e sono stata affidate alla società Siciliana Off Shore Srl e alla Calabria di Navigazione Srl".
"Il lavoro è stato completato l'8 gennaio 1991. Il recupero del relitto è stato affidato alla ditta Smit Tak di Rotterdam che, dopo alcuni tentativi infruttuosi, ha rinunciato all'incarico dandone comunicazione, in data 2 marzo 1991, alla società armatrice. In data 17 gennaio 1992, la proprietà del relitto è passata, dalla società Ignazio Messina e C. alla società MO.SMO.DE di Crotone, che ha richiesto alla capitaneria di porto di Vibo Valentia l'autorizzazione alla demolizione della motonave ed alla bonifica dell'arenile".
"Per quanto riguarda gli accertamenti effettuati per risalire alle cause del sinistro e all'eventuale sussistenza di responsabilità, la predetta capitaneria di porto di Vibo Valentia ha avviato una inchiesta, da cui è emerso che l'arenamento della nave è stato causato dallo sbandamento di quest'ultima, per una infiltrazione d'acqua nella stiva poppiera e dal successivo blocco dei motori. Inoltre, i vigili del fuoco di Catanzaro, a seguito dell'allarme diffusosi tra la popolazione per un presunto traffico di materiale radioattivo, hanno effettuato ulteriori accertamenti, utilizzando specifiche apparecchiature per la misurazione della radioattività che, comunque, non hanno registrato alcuna contaminazione a livello del suolo".
"Nel mese di giugno 2003 la procura della Repubblica di Lamezia Terme ha trasmesso alla procura della Repubblica di Paola gli atti relativi allo spiaggiamento della motonave Rosso e, nel corso delle indagini volte a verificare la fondatezza di un presunto traffico di rifiuti tossici, è stato evidenziato un ulteriore scavo nella zona di Serra d'Aiello, comune limitrofo ad Amantea, da parte delle maestranze della nave".
"Questa notizia ha assunto un particolare interesse, poiché era stato già autorizzato l'interramento, nella discarica comunale di Grassullo dell'agro nei pressi di Amantea, del carico ufficiale di bordo. I lavori di scavo nella zona Foresta di Serra d'Aiello, fino ad una profondità di metri otto, hanno accertato la presenza di fanghi industriali, e le analisi dei campioni prelevati nei vari strati hanno evidenziato la presenza di sostanze chimiche".
"Inoltre, presso la procura di Paola, le indagini sono ancora in corso, in quanto, anche sulla base di riprese video amatoriali, acquisite dallo stesso ufficio, risulta che al momento dell'incidente la nave «galleggiava» e, solo in una fase successiva, presentava una apertura sulla fiancata. La vicenda, peraltro, è stata oggetto di due procedimenti penali, uno presso la pretura e, l'altro, presso il tribunale di Reggio Calabria, quest'ultimo conclusosi con un decreto di archiviazione emesso dal Gip, su conforme richiesta del PM, in data 14 novembre 2000".
"Per quanto riguarda l'esistenza e l'attività di una rete internazionale per il traffico illecito di rifiuti pericolosi e radioattivi via mare, si precisa che la Commissione monocamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, istituita nella precedente legislatura, si è già occupata di questi traffici. Evidenti segnali di allarme si sono colti in alcune vicende giudiziarie, da cui è emersa una chiara sovrapposizione tra queste attività illegali ed il traffico di armi".
"In particolare, l'inchiesta condotta dalla procura di Lecce ha individuato il cosiddetto Progetto Urano, finalizzato all'illecito smaltimento, in alcune aree del Sahara, di rifiuti industriali tossico-nocivi e radioattivi provenienti dai paesi europei. Numerosi elementi indicavano il coinvolgimento nel suddetto traffico di soggetti istituzionali di Governi europei ed extraeuropei, nonché di esponenti della criminalità organizzata e di personaggi spregiudicati, tra cui il noto Giorgio Comerio, faccendiere italiano - come lei ha ricordato, onorevole Vianello - al centro di una serie di vicende legate alla Somalia ed alla illecita gestione degli aiuti della direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo".
"Il progetto prevedeva il lancio dalle navi di penetratori, cilindri metallici a forma di siluro, caricate con scorie radioattive vetrificate o cementate e chiuse in contenitori di acciaio inossidabile che si depositavano sino a 50-80 metri al di sotto del fondale marino. In alternativa si simulava l'affondamento accidentale della nave con l'intero carico pericoloso, lucrando, così, anche il premio assicurativo; tali circostanze sono state confermate dalle indagini su alcuni naufragi nel Tirreno e nello Ionio di navi assicurate dalla Lloyds di Londra".
"Le indagini avviate dalla magistratura calabrese nel 1994 su alcuni affondamenti sospetti nel Mediterraneo e, in particolare, lungo le coste calabresi e ioniche, hanno evidenziato un ruolo chiave del faccendiere Giorgio Comerio, in contatto con noti trafficanti di armi e coinvolto anche nella fabbricazione di telemine destinate a paesi come l'Argentina".
"Ulteriori indagini presso la procura di Brescia hanno evidenziato l'affondamento doloso, a Capo Spartivento, di una nave, la Rigel, carica di materiale radioattivo. Per tale attività criminosa operava, a livello internazionale, una holding denominata ODM (Ocean Disposal Management), dedita all'inabissamento in mare di rifiuti radioattivi e tossico-nocivi con i penetratori, facente capo al Comerio".
"Inoltre, da una attenta analisi dei documenti, è emerso un imponente progetto per lo smaltimento in mare dei rifiuti radioattivi, con la scelta dei vari siti che, nel pianeta ed anche nel mar Mediterraneo, avrebbero raccolto simili pericolosi rifiuti. In particolare, il Comerio, peraltro noto trafficante di armi, aveva in animo di modificare una nave RO-RO (le stesse navi utilizzate per affondare le scorie radioattive), precisamente la Jolly Rosso, per la costruzione di particolari ordini (le telemine) o per l'alloggiamento e il lancio dei penetratori. Successivamente, il Lloyd di Londra appurava che la Jolly Rosso si era spiaggiata nel dicembre del 1990 al largo di Capo Suvero, nel territorio di Lamezia Terme, e rottamata".
"Che l'affondamento delle «carrette» del mare fosse un sistema conosciuto nelle varie marinerie come metodo di comode truffe alle società assicuratrici e come sicuro metodo occulto ed insospettabile per la creazione di discariche abusive di rifiuti pericolosi in mare, è stato ammesso e dichiarato apertamente dal socio di Comerio, Marino Ganzerla, che ha specificato come questo sistema interessi i mari del mondo da almeno dieci anni".
"Dai registri dei Lloyd's si rileva, infatti, che numerose sono le navi affondate in modo sospetto nel Mediterraneo. Tra queste, assumono particolare rilievo, oltre alla Rigel, la motonave ASO, affondata il 16 maggio 1979 al largo di Locri, carica di 900 tonnellate di solfato ammonico, e la motonave Mikigan, carica di granulato di marmo, affondata il 31 ottobre 1986 nel mare Tirreno. Fortemente sospetto è anche l'affondamento della Four Star I, battente bandiera dello Sri Lanka, con carichi vari, affondata il 9 dicembre 1988 in un punto neppure noto dello Jonio meridionale, durante il viaggio da Barcellona ad Antalya (in Turchia)".
"Per quanto riguarda la motonave Rosso (ex Jolly Rosso, famosa per essere la «nave dei veleni»), risulta che doveva essere adattata alla costruzione delle telemine, o alla collocazione ed al lancio dei penetratori contenenti i rifiuti delle centrali nucleari di tutti paesi europei con i quali lo stesso Comerio ha trattato e concluso contratti di smaltimento".
"Dalle indagini eseguite dalla capitaneria di porto di Vibo Valentia sulle cause dello spiaggiamento della nave, o meglio dal suo «non riuscito» affondamento, risulta una similitudine con le modalità che hanno visto come protagonisti gli equipaggi e i comandanti delle motonavi già menzionate. Per quanto concerne gli aspetti penali della vicenda, la procura della Repubblica di Paola ha in corso un procedimento penale relativo al presunto smaltimento di rifiuti pericolosi".
"Nell'ambito di tale procedimento, nel gennaio 2004, la sezione inquinamento da sostanze radioattive del reparto operativo del Comando carabinieri e tutela dell'ambiente è stata delegata, dalla predetta procura, a svolgere indagini nelle zone interessate dall'incidente, con particolare riferimento a Grassullo, nel comune di Amantea (in provincia di Cosenza), e a Foresta Aiello, nel comune di Serra D'Aiello (sempre in provincia di Cosenza), dove, secondo alcune testimonianze, sarebbe stato interrato del materiale proveniente dalla motonave Rosso".
"In particolare, la procura ha chiesto l'effettuazione di misurazioni per un eventuale riscontro di radioattività che non ha fatto registrare variazioni rilevanti rispetto al fondo naturale di radiazione dei luoghi, mentre è stata individuata la presenza di fanghi di lavorazione industriale di minerale abbandonati nell'area di demanio pubblico. Per questi ultimi, interrati nella zona di Foresta, vicino all'alveo del fiume Oliva, in un'area verde di uso agricolo, le analisi effettuate hanno evidenziato alte concentrazioni di alcuni metalli pesanti che superano i limiti accettabili di inquinamento, provocando un pericolo concreto per il suolo, il sottosuolo ed i corpi idrici".
"Infine, si rappresenta che, a norma dell'articolo 4 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia - decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 30 maggio 2002 - le spese del processo che il magistrato ritiene di dover ordinare sono anticipare dall'erario".
"In particolare, il pagamento è eseguito dal concessionario, che utilizza le entrate del bilancio dell'erario, di cui all'articolo 2, del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 237 e successive modificazioni, nonché quelle di cui al presente testo unico, trattenendo le somme pagate da quelle destinate all'erario a fronte delle riscossioni (articolo 173 del testo unico), o dall'ufficio postale, (articolo 174 dello stesso testo unico). L'amministrazione centrale ha provveduto ad accreditare, ai funzionari delegati, i fondi del relativo capitolo di bilancio, al fine di rimborsare all'Ente poste ed ai concessionari per la riscossione quanto da loro anticipato per le medesime spese (articolo 183 del testo unico) e il rimborso sarà effettuato dopo che i funzionari delegati avranno verificato la regolarità formale dei pagamenti eseguiti".
"Ne consegue che l'effettuazione di particolari indagini da parte della procura non richiede un apposito stanziamento da parte del Ministero della giustizia, essendo le poste ed i concessionari tenuti per legge ad anticipare le spese che il magistrato ha ritenuto indispensabili per l'accertamento dei reati oggetto d'indagine".
"Va, inoltre, segnalato che non risultano notizie che colleghino la motonave Rosso ed il Comerio con la vicenda degli omicidi Hrovatin e Alpi".
"Quest'ultima compare, invece, nel procedimento archiviato nel 1997, nel quale il Comerio, agendo per conto dell'ODM - la già citata holding internazionale per l'inabissamento in mare di rifiuti tossico-nocivi - avrebbe avuto contatti con le autorità del Gambia e della Sierra Leone, con l'apparente obiettivo di realizzare i sistemi per lo stoccaggio e lo smaltimento di scorie radioattive".
"Si fa, infine, presente che - sulla base di quanto rappresentato dal Sisde - non sono emersi elementi riguardanti presunte indagini, svolte il 15 dicembre 1990, sul relitto spiaggiato della motonave Rosso. È stato, altresì, segnalato che Giorgio Comerio non è mai stato dipendente del Sisede, né risultano collegamenti del medesimo con il suddetto organismo".
PRESIDENTE. "L'onorevole Vianello ha facoltà di replicare".
MICHELE VIANELLO. "Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Ventucci, per la precisione della risposta alla mia interpellanza. Resta solo un'osservazione da fare: la procura di Paola riceve il fascicolo tredici anni dopo. È un dato che, francamente, sconcerta. La gravità del caso è testimoniata anche dalla risposta del Governo, perché, chiaramente, vi è il dolo".
"Il fenomeno delle «carrette del mare a perdere» continua a sussistere. Sapremo cosa dirà la magistratura, nelle prossime settimane. È certo che rifiuti tossico-nocivi - e, forse, radioattivi - sono stati sbarcati da tale nave e sotterrati in qualche zona della provincia di Cosenza".
"Signor sottosegretario, tredici anni sembrano molti per un caso di tale gravità. Si tratterà, successivamente, di verificare chi dovrà bonificare - penso toccherà allo Stato -, nel caso si riscontri la presenza di rifiuti tossico-nocivi o radioattivi in un'area importante del nostro paese. Penso che dobbiamo ringraziare la procura di Paola, perché senza di essa tale vicenda sarebbe rimasta sepolta e sicuramente nessuno l'avrebbe più affrontata".
"Tredici anni sono, come detto, molti. Ringrazio ancora il governo per la risposta".
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