Da Liberazione del 30/10/1998
Sarà o no questo il primo governo della Repubblica ad aiutare la verità?
Un lungo silenzio di Stato
La nuova luce gettata delle inchieste giudiziarie
di Falco Accame
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I senatori Russo Spena e Cò sono giustamente intervenuti per chiamare il governo a rispondere ad una interrogazione presentata il 23 marzo 1996 nella quale si mettevano in evidenza le gravissime illegalità emerse in relazione all'organizzazione Gladio e altresì la falsità delle risposte fornite dall'on. Andreotti al Parlamento. L'interrogazione di Russo Spena di allora si riferiva a quanto era emerso dalle indagini della magistratura di Bologna secondo la quale Gladio era composta da quasi 3 mila effettivi e da 1.500 "a quadro" mobilitabili in caso di emergenza. Una cifra quindi enormemente diversa da quella dei 622 gladiatori ufficialmente dichiarati in Parlamento. La richiesta di proseguire le indagini su Gladio e sulla illegalità della sua struttura sono legate non solo a quanto emerso della indagini della magistratura di Bologna ma anche ad altri fatti sopraggiunti dopo l'interrogazione che forse sono ancora più gravi. Una denuncia in merito a questi fatti è stata tra l'altro presentata alla procura militare di Roma. Ci riferiremo a quanto emerse dalla sentenza del 21 dicembre 1996 relativa al processo celebrato nella seconda Corte d'Assise di Roma. Incominciamo da quanto si legge in questa sentenza precisando che copia di quanto sopra è stata inviata ai presidenti di Camera e Senato, on. Luciano Violante e sen. Nicola Mancino, al presidente della Commissione stragi, al presidente del Comitato di controllo sui servizi segreti, al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro della Difesa. Il governo di sinistra che è nato non può tollerare che continui ad esistere in Italia la copertura del segreto su strutture illegali che hanno operato nel retroterra delle stragi. Questo governo non potrà appiattirsi sulle posizioni di squallido silenzio che finora ha contraddistinto l'operato dei vari presidenti del Consiglio democristiani o loro associati. Non è accettabile che una Corte d'Assise denunci che esisteva un'organizzazione nell'ambito di Gladio da doversi considerare "eversiva dell'ordine costituzionale" e che nulla accada in merito. È possibile che per tutte le autorità del parlamento e del governo possa considerarsi normale che in un paese cosiddetto normale esistano delle strutture pagate dal contribuente, che esercitano compiti contrari a quelli previsti dalla Costituzione? C'è veramente da non credere ai propri occhi. Ma che cosa osservò la seconda Corte d'Assise quando scoprì negli atti di un processò il documento segretissimo che aveva nascosto l'organizzazione Ossi (Operatori speciali del servizio informazioni)? Riportiamo quanto si legge a pagine 55 e 56 di detta sentenza: «Che si tratti di un documento di rilievo particolare è, ad avviso della Corte, indubitabile e che si tratti di un documento eccezionale risulta ammesso anche dall'Autorità nazionale per la sicurezza (Ans), ambasciatore Fulci il quale in occasione del primo esame dibattimentale cui è stato sottoposto ha affermato che se l'avesse visto gli avrebbe fatto impressione. Lo stesso teste poi, dopo che il generale Guarino, al quale egli aveva rinviato quale fonte delle informazioni fornite alla procura di Roma aveva a sua volta escluso di aver mai sentito parlare di Ossi, ha precisato di avere effettivamente visto in precedenza quel documento e di aver svolto o fatto svolgere gli accertamenti al fine di fornire la risposta contenuta nella citata nota del 16 febbraio '92. Nella medesima occasione il teste ha comunque affermato, in assenza di qualsiasi elemento indicativo della paternità del documento, di ritenere che l'ente originatore del documento Ossi (o meglio l'ente al quale il documento è stato inviato per avere la valutazione circa l'attualità della classifica) fosse il Sismi ed ha precisato che le comunicazioni con tale servizio in merito al documento in questione si sono svolte con enorme difficoltà avendo egli registrato la resistenza del Sismi nel fornire le informazioni richieste. Orbene la Corte non può non rilevare il clima di difficoltà che ha caratterizzato l'accertamento dell'Autorità nazionale per la sicurezza prima, e quello dibattimentale poi, circa la natura, la provenienza e la portata del documento in questione. E si tratta di un clima che appare pienamente coerente con il contenuto del documento, dal momento che in esso si ipotizza da parte di organismi dello stato, destinati ad assolvere, non compiti operativi e militari ma funzioni di informazione e sicurezza ai fini della difesa dello stato e all'interno degli organismi stessi, l'esistenza di una organizzazione costituita anche da appartenenti alle forze armate e preordinata al compito di azioni di guerra, ancorché non ortodossa al di fuori dell'unica istituzione che, in base all'ordinamento costituzionale, deve legittimamente ritenersi incaricata dello svolgimento di attività di difesa della patria e cioè al di fuori delle forza armate e al di fuori di un qualsiasi controllo da parte del capo dello Stato che, ai sensi dell'art. 87 della Costituzione, di queste ha il comando. In sostanza, il documento in questione, deve essere ritenuto "eversivo dell'ordine costituzionale" ai sensi dell'art. 12, secondo comma, della legge 801 del 1977 e come tale insuscettibile di apposizione di segreto».
Dunque, da quanto emerge da questa sentenza, il capo dello Stato che è capo delle Forze armate, non era stato messo al corrente di un'organizzazione armata operante al di fuori delle Forze armate. La seconda Corte d'Assise mette anche in rilievo che esisteva un'organizzazione eversiva in periodi molto recenti (e nulla ci dice che non esista ancora), nell'ambito dei servizi segreti e che è stata impiegata abusivamente la classifica di "Segretissimo" per impedire che ne venissero a conoscenza gli organi competenti. Un fatto dunque di inaudita gravità. La data di nascita degli Ossi non è ben chiara. Dal documento istitutivo sembrerebbe che si debba risalire all'epoca in cui era a capo dei servizi l'ammiraglio Casardi. Alcuni aspetti di quanto prefigurato nel documento, sembra siano stati realizzati per quanto attiene il reclutamento clandestino e forme di impiego. Inizialmente sembra che gli Ossi fossero chiamati Gos (Gruppi operativi speciali) ed abbiano operato già a partire dal sequestro Moro ed in altri episodi quali il sequestro Dozier, il sequestro dell'Achille Lauro e la rivolta nel carcere di Trani.
Nel processo presso la seconda corte d'Assise (udienza del 15 settembre '96) l'ambasciatore Fulci che è stato capo del Cesis e Autorità nazionale di sicurezza ha affermato: «Io ignoravo totalmente l'esistenza di questo Ossi fin quando da palazzo Chigi, dal Segretario generale, e qui ho appunto una data precisa: ai primissimi di novembre '91, il segretario generale di Palazzo Chigi mi disse: "Bisogna ottenere dal Sismi la documentazione dell'Ossi perché questa documentazione è stata chiesta al presidente del Consiglio da un giudice e francamente non ricordo neppure... Io ho cercato di ricostruire veramente ma non ricordo chi fosse questo giudice e neppure se mi sia stato detto chi fosse e da parte del... si facevano grosse resistenze da parte del direttore del Sismi dicendo: "documenti relativi all'Ossi. l'Ossi è una cosa talmente supersegreta che noi non ne diamo per nessun motivo". Al che la presidenza del Consiglio mi disse: "In quanto segretario generale del Cesis tu, in quanto Autorità nazionale di sicurezza, hai tutto il diritto di pretendere che il Sismi consegni questo documento". Scrissi una lettera al generale Ramponi che allora era il capo del Sismi e gli dissi che doveva obbedire alle richieste del presidente del Consiglio perché evidentemente, siccome il responsabile supremo della sicurezza nazionale è il presidente del Consiglio, non poteva rifiutarsi di obbedire».
Quanto sopra riportato mette in evidenza il retroterra che stava dietro all'organizzazione Ossi. Ma a proposito di Gladio va ricordato anche quanto appare in proposito negli atti giudiziari del 2 ottobre '96 dei magistrati Franco Ionta, Giovanni Salvi e Pietro Saviotti (atti che sono in possesso della Commissione stragi). In un articolo che apparve sull'Avvenire del 17 ottobre 1996, si legge a proposito di questi atti: «I magistrati avanzano giudizi molto pesanti nei confronti della struttura (Gladio) non seguiti da conseguenze penali solo per avvenuta prescrizione o perché la descrizione dei documenti segreti ha impedito di approfondire le indagini. E questo vale soprattutto per l'attività interna di Gladio non prevista tra i suoi fini istituzionali fin alla messa in atto e poi per questo occultata. Attività informativa ma non solo». Si precisa in proposito: «I magistrati infatti rivedono completamente il giudizio assolutorio che nel 1993 la procura diede dell'operazione Delfino. Tre anni fa il procuratore Giudiceandrea ritenne l'esercitazione del 1966 solo un progetto. Oggi i tre sostituti spiegano che "si impone di riconsiderare" tali conclusioni. E lo fanno con parole pesantissime spiegando come "emerga la finalizzazione al condizionamento della vita politica, non riferibile a future situazioni di controllo del territorio da parte del nemico esterno, ma ad obiettivi interni e perfettamente rientranti nei canoni della strategia della tensione». Si legge inoltre: «Ma i magistrati solo quest'anno sono riusciti a scovare un documento clamoroso il "Piano generale delle informazioni - Piano di ricerca" datato 1977 ma con annotazioni manoscritte che lo aggiornano almeno fino al dicembre 1983. In esso come scrivono i tre sostituti: "È prevista un'intensa attività di raccolta delle informazioni fin dal tempo di pace".. "Le informazioni sui partiti politici dovranno riguardare: ubicazione delle sedi, organizzazione, attività, numero ed estrazione sociale degli aderenti, note biografiche sui principali attivisti, eventuali connessioni con rappresentanti sindacali, industriali, commerciali, culturali, della burocrazia statale-locale. Analoghe informazioni dovranno essere raccolte per la stampa, agenzie di informazioni di pubblicità, sindacati mentre delle seguenti personalità è prevista la raccolta di dati biografici: parlamentari, personalità politiche, industriali, personalità della cultura, personalità finanziarie, personalità sindacali"». Dunque dalle indagini dei sostituti procuratori Ionta Salvi e Saviotti apprendiamo ( e tutta la materia è nota alla Commissione stragi) che esisteva anche un piano generale delle informazioni di cui mai è stato riferito in Parlamento. E inoltre gli stessi sostituti procuratori rivedono completamente il giudizio assolutorio che nel 1993 fu dato dalla procura all'operazione Delfino. E dunque in relazione a questo cosa ha da dire il governo? Cosa ha da dire la commissione stragi? Cosa ha da dire il Comitato parlamentare per il controllo dei servizi segreti e del segreto? Fino adesso c'è stato il totale silenzio. Ma non sono solo queste le questioni emerse in tempi recenti relative a Gladio. Per esempio si sa che non è affatto vero che Gladio smise di esistere nel '72 come aveva affermato l'un. Andreotti perché a Trapani venne scoperto il centro Scorpione che operava anche nel '91. Inoltre è emerso che i depositi di armi, i famosi Nasco, erano in numero superiore ai 139 dichiarati (di cui 12 non rintracciati). Da qualche documento risulterebbe che fossero in numero di 163. Esistono quindi dei depositi Nasco ancora operanti?
Un'ultima grave questione riguarda l'organizzazione della cosiddetta "difesa civile" descritta nella pubblicazione Dc2: «La cooperazione civile militare» pubblicata nel 1983 dal Centro militare studi per la difesa civile dipendente dallo Stato maggiore della Difesa. Di questa organizzazione parla diffusamente il libro di T. Cucchiarelli e di A. Gianulli dal titolo "Lo Stato parallelo" (Gamberetti ed., 1997,pagg. 50 e seguenti). Questo è un altro dei misteri della repubblica rimasti tali. L'interrogazione del senatore Russo Spena è augurabile che finalmente induca un governo della Repubblica a rispondere su ciò che è accaduto negli anni passati, che ha riflessi ancora oggi, e su organizzazioni che non si sa se esistono ancora attualmente.
Dunque, da quanto emerge da questa sentenza, il capo dello Stato che è capo delle Forze armate, non era stato messo al corrente di un'organizzazione armata operante al di fuori delle Forze armate. La seconda Corte d'Assise mette anche in rilievo che esisteva un'organizzazione eversiva in periodi molto recenti (e nulla ci dice che non esista ancora), nell'ambito dei servizi segreti e che è stata impiegata abusivamente la classifica di "Segretissimo" per impedire che ne venissero a conoscenza gli organi competenti. Un fatto dunque di inaudita gravità. La data di nascita degli Ossi non è ben chiara. Dal documento istitutivo sembrerebbe che si debba risalire all'epoca in cui era a capo dei servizi l'ammiraglio Casardi. Alcuni aspetti di quanto prefigurato nel documento, sembra siano stati realizzati per quanto attiene il reclutamento clandestino e forme di impiego. Inizialmente sembra che gli Ossi fossero chiamati Gos (Gruppi operativi speciali) ed abbiano operato già a partire dal sequestro Moro ed in altri episodi quali il sequestro Dozier, il sequestro dell'Achille Lauro e la rivolta nel carcere di Trani.
Nel processo presso la seconda corte d'Assise (udienza del 15 settembre '96) l'ambasciatore Fulci che è stato capo del Cesis e Autorità nazionale di sicurezza ha affermato: «Io ignoravo totalmente l'esistenza di questo Ossi fin quando da palazzo Chigi, dal Segretario generale, e qui ho appunto una data precisa: ai primissimi di novembre '91, il segretario generale di Palazzo Chigi mi disse: "Bisogna ottenere dal Sismi la documentazione dell'Ossi perché questa documentazione è stata chiesta al presidente del Consiglio da un giudice e francamente non ricordo neppure... Io ho cercato di ricostruire veramente ma non ricordo chi fosse questo giudice e neppure se mi sia stato detto chi fosse e da parte del... si facevano grosse resistenze da parte del direttore del Sismi dicendo: "documenti relativi all'Ossi. l'Ossi è una cosa talmente supersegreta che noi non ne diamo per nessun motivo". Al che la presidenza del Consiglio mi disse: "In quanto segretario generale del Cesis tu, in quanto Autorità nazionale di sicurezza, hai tutto il diritto di pretendere che il Sismi consegni questo documento". Scrissi una lettera al generale Ramponi che allora era il capo del Sismi e gli dissi che doveva obbedire alle richieste del presidente del Consiglio perché evidentemente, siccome il responsabile supremo della sicurezza nazionale è il presidente del Consiglio, non poteva rifiutarsi di obbedire».
Quanto sopra riportato mette in evidenza il retroterra che stava dietro all'organizzazione Ossi. Ma a proposito di Gladio va ricordato anche quanto appare in proposito negli atti giudiziari del 2 ottobre '96 dei magistrati Franco Ionta, Giovanni Salvi e Pietro Saviotti (atti che sono in possesso della Commissione stragi). In un articolo che apparve sull'Avvenire del 17 ottobre 1996, si legge a proposito di questi atti: «I magistrati avanzano giudizi molto pesanti nei confronti della struttura (Gladio) non seguiti da conseguenze penali solo per avvenuta prescrizione o perché la descrizione dei documenti segreti ha impedito di approfondire le indagini. E questo vale soprattutto per l'attività interna di Gladio non prevista tra i suoi fini istituzionali fin alla messa in atto e poi per questo occultata. Attività informativa ma non solo». Si precisa in proposito: «I magistrati infatti rivedono completamente il giudizio assolutorio che nel 1993 la procura diede dell'operazione Delfino. Tre anni fa il procuratore Giudiceandrea ritenne l'esercitazione del 1966 solo un progetto. Oggi i tre sostituti spiegano che "si impone di riconsiderare" tali conclusioni. E lo fanno con parole pesantissime spiegando come "emerga la finalizzazione al condizionamento della vita politica, non riferibile a future situazioni di controllo del territorio da parte del nemico esterno, ma ad obiettivi interni e perfettamente rientranti nei canoni della strategia della tensione». Si legge inoltre: «Ma i magistrati solo quest'anno sono riusciti a scovare un documento clamoroso il "Piano generale delle informazioni - Piano di ricerca" datato 1977 ma con annotazioni manoscritte che lo aggiornano almeno fino al dicembre 1983. In esso come scrivono i tre sostituti: "È prevista un'intensa attività di raccolta delle informazioni fin dal tempo di pace".. "Le informazioni sui partiti politici dovranno riguardare: ubicazione delle sedi, organizzazione, attività, numero ed estrazione sociale degli aderenti, note biografiche sui principali attivisti, eventuali connessioni con rappresentanti sindacali, industriali, commerciali, culturali, della burocrazia statale-locale. Analoghe informazioni dovranno essere raccolte per la stampa, agenzie di informazioni di pubblicità, sindacati mentre delle seguenti personalità è prevista la raccolta di dati biografici: parlamentari, personalità politiche, industriali, personalità della cultura, personalità finanziarie, personalità sindacali"». Dunque dalle indagini dei sostituti procuratori Ionta Salvi e Saviotti apprendiamo ( e tutta la materia è nota alla Commissione stragi) che esisteva anche un piano generale delle informazioni di cui mai è stato riferito in Parlamento. E inoltre gli stessi sostituti procuratori rivedono completamente il giudizio assolutorio che nel 1993 fu dato dalla procura all'operazione Delfino. E dunque in relazione a questo cosa ha da dire il governo? Cosa ha da dire la commissione stragi? Cosa ha da dire il Comitato parlamentare per il controllo dei servizi segreti e del segreto? Fino adesso c'è stato il totale silenzio. Ma non sono solo queste le questioni emerse in tempi recenti relative a Gladio. Per esempio si sa che non è affatto vero che Gladio smise di esistere nel '72 come aveva affermato l'un. Andreotti perché a Trapani venne scoperto il centro Scorpione che operava anche nel '91. Inoltre è emerso che i depositi di armi, i famosi Nasco, erano in numero superiore ai 139 dichiarati (di cui 12 non rintracciati). Da qualche documento risulterebbe che fossero in numero di 163. Esistono quindi dei depositi Nasco ancora operanti?
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