Da La Nuova Ecologia del 20/01/2005
ILARIA ALPI|Ora i genitori chiedono di acquisire gli atti delle indagini
La donna che sapeva troppo
Dopo la testimonianza alla commissione presieduta da Taormina, l'ex pm Neri rilancia: «Legami tra l'affondamento dei rifiuti a Bosaso in Somalia e l'omicidio dell'inviata del Tg3 e di Miran Hrovatin»
di AA.VV.
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«Io non faccio commenti, mi limito a confermare i fatti. E i fatti dicono che tra l'indagine sull'affondamento dei rifiuti a Bosaso in Somalia e Ilaria Alpi c'erano dei legami che abbiamo segnalato anni fa alle procure competenti». L'ex pm della procura circondariale di Reggio Calabria, Francesco Neri, conferma la testimonianza resa ieri di fronte
Ilaria Alpi
alla Commissione parlamentare. «Non è mio compito né mia intenzione fare polemiche politiche, ma ripeto che quello che ho riportato ieri in Commissione sono i fatti emersi dall'indagine sulla Cooperazione, sulla Shifco. Tra i documenti che trovammo, spuntò anche il certificato di morte di Ilaria Alpi». Neri spiega di aver inserito nel fascicolo processuale "18/31" il certificato di morte della giornalista, trovato dopo una perquisizione fatta tra i documenti nella disponibilità di un indagato per il traffico di rifiuti che sarebbero stati affondati al largo di Bosaso (oggetto di una indagine giornalistica della Alpi sulla Cooperazione) in Somalia.
All'epoca delle indagini Neri spiega di essersi trovato «davanti a una serie di coincidenze temporali», anche queste supportate da fatti e documenti portate all'attenzione della procura di Reggio Calabria e di quella Roma. E in particolare nel 1996 all'attenzione del pm Pititto che condusse le prime indagini sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, e ieri messe all'attenzione della Commissione di indagine presieduta da Carlo Taormina che ha secretato i documenti forniti dall'ex pm di Reggio Calabria. Dalla perquisizione effettuata nei confronti dell'indagato – un industriale, il cui nome è stato fatto ieri in sede di audizione a Palazzo San Macuto - Neri trovò anche altri documenti «tra cui la zona, segnata da punti nave al largo delle coste somale, dove sarebbero state
Rifiuti radiattivi
affondate due navi» stipate di rifiuti. L’industriale, come ha spiegato lo stesso magistrato a Carlo Taormina, sostenne di essere in possesso di autorizzazioni per effettuare quelle operazioni.
«Chiediamo ufficialmente di acquisire gli atti dell'indagine di Reggio Calabria». È quanto affermano in un’intervista a L'Espresso i genitori di Ilaria Alpi. Luciana e Giorgio Alpi commentano gli sviluppi della vicenda, oggetto di un’inchiesta del settimanale romano che fa riferimento a un presunto traffico di rifiuti tra Europa e Somalia. La decisione di far acquisire agli atti dell'indagine gli elementi che sarebbero stati raccolti dalla procura di Reggio e dal pm Francesco Neri è stata presa, spiegano, di concerto con il loro legale, l'avvocato Domenico D'Amati. «Così forse si potranno colmare i troppi vuoti lasciati dalle indagini». I genitori della giornalista fanno riferimento alle intercettazioni telefoniche di un certo Yussuf che collegava esplicitamente la morte di Ilaria al traffico di rifiuti tossici. «Era una traccia importante eppure nessuno ha mai cercato di scoprire chi fosse questo signor Yussuf». Ma ricordano anche, a loro dire, ciò che disse il magistrato che negli anni '90 era titolare dell'indagine, il pm Giuseppe Pititto: “Se si vuole accertare la causa di questi omicidi al fine di trovare i responsabili, un passaggio necessario e ineludibile è accertare perché l'inchiesta mi è stata tolta”.
Ilaria Alpi
alla Commissione parlamentare. «Non è mio compito né mia intenzione fare polemiche politiche, ma ripeto che quello che ho riportato ieri in Commissione sono i fatti emersi dall'indagine sulla Cooperazione, sulla Shifco. Tra i documenti che trovammo, spuntò anche il certificato di morte di Ilaria Alpi». Neri spiega di aver inserito nel fascicolo processuale "18/31" il certificato di morte della giornalista, trovato dopo una perquisizione fatta tra i documenti nella disponibilità di un indagato per il traffico di rifiuti che sarebbero stati affondati al largo di Bosaso (oggetto di una indagine giornalistica della Alpi sulla Cooperazione) in Somalia.
All'epoca delle indagini Neri spiega di essersi trovato «davanti a una serie di coincidenze temporali», anche queste supportate da fatti e documenti portate all'attenzione della procura di Reggio Calabria e di quella Roma. E in particolare nel 1996 all'attenzione del pm Pititto che condusse le prime indagini sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, e ieri messe all'attenzione della Commissione di indagine presieduta da Carlo Taormina che ha secretato i documenti forniti dall'ex pm di Reggio Calabria. Dalla perquisizione effettuata nei confronti dell'indagato – un industriale, il cui nome è stato fatto ieri in sede di audizione a Palazzo San Macuto - Neri trovò anche altri documenti «tra cui la zona, segnata da punti nave al largo delle coste somale, dove sarebbero state
Rifiuti radiattivi
affondate due navi» stipate di rifiuti. L’industriale, come ha spiegato lo stesso magistrato a Carlo Taormina, sostenne di essere in possesso di autorizzazioni per effettuare quelle operazioni.
«Chiediamo ufficialmente di acquisire gli atti dell'indagine di Reggio Calabria». È quanto affermano in un’intervista a L'Espresso i genitori di Ilaria Alpi. Luciana e Giorgio Alpi commentano gli sviluppi della vicenda, oggetto di un’inchiesta del settimanale romano che fa riferimento a un presunto traffico di rifiuti tra Europa e Somalia. La decisione di far acquisire agli atti dell'indagine gli elementi che sarebbero stati raccolti dalla procura di Reggio e dal pm Francesco Neri è stata presa, spiegano, di concerto con il loro legale, l'avvocato Domenico D'Amati. «Così forse si potranno colmare i troppi vuoti lasciati dalle indagini». I genitori della giornalista fanno riferimento alle intercettazioni telefoniche di un certo Yussuf che collegava esplicitamente la morte di Ilaria al traffico di rifiuti tossici. «Era una traccia importante eppure nessuno ha mai cercato di scoprire chi fosse questo signor Yussuf». Ma ricordano anche, a loro dire, ciò che disse il magistrato che negli anni '90 era titolare dell'indagine, il pm Giuseppe Pititto: “Se si vuole accertare la causa di questi omicidi al fine di trovare i responsabili, un passaggio necessario e ineludibile è accertare perché l'inchiesta mi è stata tolta”.
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