Da La Repubblica del 30/01/2005

La rabbia dei Mattei che si sentono traditi da tutti: ieri hanno strappato striscioni al corteo di An e "Azione giovani"

"A destra hanno fatto carriera sulla morte dei nostri fratelli"

"Faremo ricorso contro lo Stato alla Ue". La madre: "La notizia è stata una mazzata, non ci volevo credere"

di Massimo Lugli

ROMA - "Mi vergogno di essere italiana. Stamattina, quando mia sorella mi ha chiamata per dirmi che le condanne per gli assassini dei miei figli erano ormai prescritte non ci volevo credere. È stata una vera mazzata".
È una rabbia composta, dignitosa, quella di Anna Maria Marconi, la mamma di Stefano e Virgilio Mattei, le due vittime del rogo di Primavalle. Una rabbia contenuta che la famiglia aveva già espresso nel settembre scorso quando il Comune decise di intitolare ai fratelli Mattei una strada di Roma: "Ringraziamo Veltroni ma non vogliamo speculazioni politiche. Noi non perdoneremo mai".

Dai politici, di ogni colore, i Mattei si sono sempre sentiti traditi e, ieri, Giampaolo e Silvia (due dei cinque scampati alle fiamme) hanno fatto irruzione a piazzale Clodio e a piazza del Popolo per interrompere due manifestazioni organizzate da "Azione giovani" e An: qualche striscione strappato, qualche momento di tensione e urla di "andate via, andatevene, ormai è tutto finito". Poi un incontro con l'avvocato Luciano Randazzo, per decidere le future contromosse giudiziarie.

"Faremo ricorso contro lo Stato italiano all'assemblea dei diritti dell'uomo dell'Unione europea - annuncia Giampaolo Mattei, 35 anni - il governo che si professa di centrodestra non ha fatto assolutamente nulla per tentare di bloccare la prescrizione. Da oggi gli assassini dei miei fratelli sono liberi nonostante l'atrocità di cui si sono macchiati. Potrebbero tornare in Italia senza essere arrestati". Giampaolo, perito informatico, aveva 4 anni quando il padre lo trascinò fuori dall'appartamento in fiamme.


Cosa ricorda di quella notte?
"Niente. Ero troppo piccolo e mi considero la persona più fortunata della mia famiglia. Non ho dovuto rivivere quell'incubo come i miei genitori e le mie sorelle".

Come ha appreso la notizia della prescrizione?
"Da mia madre che l'aveva sentita al telefono da mia zia. La prima reazione è stata di incredulità: sono andato su Internet, poi su Televideo e ho capito che era tutto vero".

Cosa vi addolora di più?
"Il fatto che questi tre personaggi siano sempre rimasti liberi. Soltanto Lollo ha passato un breve periodo in carcere, gli altri nemmeno un giorno".

Prova odio per chi ha ucciso i suoi fratelli?
"Dire che proviamo qualcosa per loro sarebbe dargli importanza come esseri umani. Noi non vogliamo vendetta, non è l'odio che ci anima. Chiediamo giustizia, non giustizialismo. Siamo una famiglia molto unita: io, mia madre e le mie sorelle Antonella, Silvia e Lucia, la pensiamo tutti allo stesso modo".

Vi considerate vittime di un'ingiustizia?
"Si, ma in questo paese non siamo certo i soli. Basta leggere i giornali per capire a cosa mi riferisco".

Vi aspettavate una conclusione simile?
"Assolutamente no. Dai politici avevamo ricevuto alcune assicurazioni che si sarebbero mossi per fare giustizia. Se questo è il risultato...".

A cosa si riferisce?
"Quando andammo a "Porta a Porta" il ministro della giustizia Roberto Castelli ci disse che si sarebbe dato da fare per ottenere l'estradizione di Achille Lollo dal Brasile, e invece la pena è stata semplicemente annullata. Può immaginare la nostra rabbia".

La stessa rabbia di settembre, quando il Comune decise di intitolare una strada a Stefano e Virgilio?
"No, oggi è molto peggio. Ce l'abbiamo anche con i politici che tentano di speculare sulla morte dei miei fratelli. Ogni anno, alle commemorazioni, gli esponenti di destra si facevano vedere e poi scomparivano. Ci sono intere carriere costruite sulla morte dei nostri fratelli".

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