Da La Repubblica del 10/02/2005
L'ex di "Potere operaio" dopo la prescrizione ha raccontato: "Dopo oltre 30 anni posso parlare, non eravamo in 3 ma in 6"
Primavalle, nuova indagine dopo le rivelazioni di Lollo
La procura di Roma ora potrebbe lavorare sull'ipotesi di strage
di AA.VV.
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ROMA - A quasi 32 anni di distanza la magistratura di Roma torna ad indagare sul rogo di Primavalle nel quale persero la vita i fratelli Stefano e Virgilio Mattei. A riaccendere l'attenzione della procura di piazzale Clodio sono state le dichiarazioni di Achille Lollo al Corriere della Sera. Il pubblico ministero Maria Monteleone sta valutando infatti la possibilità di cambiare la configurazione del reato da per i fatti avvenuti nella notte tra il 15 e 16 aprile 1973: non più omicidio colposo, per il quale l'ex militante di Potere Operaio ha recentemente ottenuto la prescrizione, bensì quello di strage. "Non siamo stati in tre a organizzare l'attentato - ha confessato Lollo nella sua conversazione con il quotidiano - Eravamo in sei. Ho rispettato un silenzio di oltre trent'anni, oggi non ha più senso. Voglio dire tutta la verità sul rogo e sulla morte dei fratelli Mattei". Lollo, che vive in Brasile da 18 anni, prima latitante e ora libero cittadino, ha poi raccontato: "Oltre a me, Marino Clavo e Manlio Grillo - racconta Lollo - c'erano altri tre compagni. Hanno vissuto liberi e tranquilli questi 32 anni. In molti vennero a sapere la verità su Primavalle nei mesi successivi, compresi i vertici di Potop. La verità vera. Quando io venni arrestato nessuno degli altri cinque scappò. Erano strasicuri che non avrei parlato. Clavo e Grillo fuggirono all'estero qualche tempo dopo. Gli altri tre non ne ebbero mai bisogno, qualcuno o qualcosa li salvò dall'accusa". A partecipare all'organizzazione di quella strage, sostiene Lollo, ci furono anche "Paolo Gaeta, Diana Perrone e Elisabetta Lecco. Liberi e tranquilli - dice - da 32 anni". Se ha deciso di parlare solo adesso, aggiunge Lollo, è perché è intervenuta la prescrizione ed è inoltre scaduto un patto di "silenzio ideologico" che i sei si fecero all'indomani del blitz che portò alla morte dei fratelli Virgilio e Stefano Mattei, figli del segretario della sezione del Movimento sociale di Primavalle.
Dopo il rogo i sei giurarono che non avrebbero raccontato nulla di quanto avvenne quella notte del 15 aprile 1973 per trent'anni. Però, aggiunge l'ex di Potere operaio, ben presto Gaeta, Perrone e Lecco uscirono dalle indagini e divennero semplici testimoni. "Qualcuno o qualcosa - aggiunge Lollo - li salvò dall'accusa".
Ma Lollo, dopo aver ricostruito quanto avvenne la notte del rogo, continua a insistere su un punto: "Noi non abbiamo incendiato la casa di Mattei. Nessuno fece scivolare la benzina sotto la porta. l'innesco non si accese. E poi loro non vennero colti nel sonno, ci stavano aspettando. Da dietro la porta, prima di scappare, sentii una voce: 'Eccoli, arrivano...' Una voce che ho in testa da trent'anni".
Dopo il rogo i sei giurarono che non avrebbero raccontato nulla di quanto avvenne quella notte del 15 aprile 1973 per trent'anni. Però, aggiunge l'ex di Potere operaio, ben presto Gaeta, Perrone e Lecco uscirono dalle indagini e divennero semplici testimoni. "Qualcuno o qualcosa - aggiunge Lollo - li salvò dall'accusa".
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