Da L'Unità del 17/02/2005
Editoriale
Sinistra siete sempre gli stessi
di Toni Jop
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Ma quale analisi storica, è tutto molto chiaro: il killer degli anni di piombo ha un nome, la sinistra; la vittima ha un nome, la destra, nelle vesti del Movimento Sociale. Certo, per entrare in questa incontestabile verità morale e fattuale bisogna abbassarsi quanto serve per sbirciare su quel tempo dal buco della serratura di Porta a Porta: da questa inelegante posizione si capisce da che parte grondò il sangue e chi premette il grilletto, nonché il ruolo della trasmissione di Bruno Vespa nel grande progetto di riscrittura della storia che Berlusconi ha affidato ai suoi uomini. La puntata dell’altra sera, sulla linea di questo mandato, è stata esemplare nella sua sovietica capacità di frullare le informazioni deformandole e di spiaccicarle su una tela senza profondità, come se la storia fosse una pressata firmata da Rauschenberg.
Il pretesto, nella terribile vicenda di Primavalle, era il signor Lollo, una vergogna d’uomo di una crudeltà senza appelli. Ma l’obiettivo era la scenografia su cui appuntare la sagoma di questo ex squadrista di Potere Operaio e sulla quale spalmare in modo incolore le figure di Cesare Salvi e di Marco Boato che, benché sostenessero entrambi cose sensate, sono stati resi inoffensivi dalla potenza dell’omogeneizzato televisivo dominato da servizi filmati, e innervato da interviste e dichiarazioni di ministri e governatori di Alleanza Nazionale presentati come agnelli sacrificali di un linciaggio fisico e morale che si limita a chiedere giustizia. L’insaccato di prima serata ha sintetizzato alcune verità di comodo e alcuni palesi falsi storici che uno storico potrebbe facilmente smontare. Ma noi che storici non siamo ci limitiamo a segnalare gli scenari più improbabili e velenosi che la trasmissione ha tratteggiato.
In primo luogo: tutto il sangue versato in quegli anni è stato attribuito agli esiti di una sorta di guerra civile combattuta, secondo Porta a Porta, dai violenti di sinistra e di destra. Ma quelli di destra sono svaporati con il loro male, lasciando magicamente il posto a una collezione di ministri, senatori, deputati in giacca, cravatta e patentino di classe dirigente. Quelli di sinistra, invece, continuano ad aggirarsi, torvi e pericolosi, chi nei giornali, chi nelle istituzioni, chi nella parte detta «radicale» dell’opposizione. E, per brevità, vengono indicati semplicemente come «gli stessi» - quelli che portano «miseria, violenza e morte», che si riconoscono per la loro avversità a Berlusconi - il che li rende sospetti di terrorismo. Anche adesso, in qualunque momento, uno di loro, per esempio, può lanciare un cavalletto, ricordate? Un fascista (pardon, post fascista) una cosa così non la farebbe mai. Non a Berlusconi.
E poi: nel conto delle vittime di questa «guerra fratricida», sono stati infilati di soppiatto anche i morti dell’Italicus, di Peteano, di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, di Ustica, di Bologna, tutte vicende rispetto alle quali organi dello stato lavorarono attivamente per depistare le indagini della magistratura.
Ancora: nessun riferimento al fatto, provato, che personaggi legati all’estrema destra siano stati più che pericolosamente coinvolti nelle indagini su quelle stragi di Stato e sui depistaggi che hanno spesso tentato di dirottare le indagini su infondate piste «di sinistra».
Ma di sinistra, secondo Porta a Porta, sarebbero le coperture che a vario titolo avrebbero dato aiuto ai violenti di Potop e non solo a quelli. Nessun riferimento alla convinta determinazione con cui il Pci (ma anche la Cgil, la Cisl e la Uil) non solo condannò e isolò il nascente fenomeno terroristico degli anni di piombo come vero nemico della classe operaia e dei lavoratori ma anche alla lealtà istituzionale con cui lo stesso Pci, nei luoghi della rappresentanza e nelle piazze, consegnò allo Stato quella forza senza la quale non si sarebbe evitato il gorgo eversivo. Nessun riferimento a Guido Rossa, l’operaio comunista assassinato per aver denunciato il terrorismo.
Porta a Porta ha provveduto a saldare l’analogia: sinistra=terrorismo=violenza, e siccome nei bilanci delle croci degli anni di piombo messi a punto da Vespa il numero più consistente di vittime viene attribuito ai killer «rossi», ecco che la sinistra diventa il soggetto omicida, in varie forme, del tempo più buio della prima repubblica.
E la destra? Anche la destra estrema ha le sue colpe, suggerisce Vespa e ricorda con un filmato l’assassinio dello studente Valerio Verbano da parte dei killer neofascisti. Ma evidentemente gli pare di aver esagerato nell’accentazione della storia, perché il caso Verbano - nessun responsabile rintracciato - viene diluito in una catena di dichiarazioni e di ricordi firmati da Gasparri, da Storace e da Alemanno (la nuova, rispettabile classe dirigente) in cui sembra che la sofferenza prodotta dalla violenza di quegli anni e di quelle tensioni sia cosa che riguarda solo i militanti del Movimento Sociale. È la destra che le ha prese: il telegramma tv dice questo. Nessun riferimento ai pestaggi quotidiani, alla caccia furibonda, alle intimidazioni sistematiche operati da quella parte politica e dai suoi leader, nessun riferimento al contributo attivo, decisivo, offerto da quel fronte nel delineare il cielo grigio degli anni di piombo.
Infine, il monito: sia fatta giustizia, sia tolto ogni sigillo alla verità sulle stragi. Ma la sinistra (sentite il suono cupo di questo nome della cupa fazione politica che non sta al gioco della nuova classe dirigente) non lo stava chiedendo da trent’anni? Questo, Vespa non lo dirà mai.
Il pretesto, nella terribile vicenda di Primavalle, era il signor Lollo, una vergogna d’uomo di una crudeltà senza appelli. Ma l’obiettivo era la scenografia su cui appuntare la sagoma di questo ex squadrista di Potere Operaio e sulla quale spalmare in modo incolore le figure di Cesare Salvi e di Marco Boato che, benché sostenessero entrambi cose sensate, sono stati resi inoffensivi dalla potenza dell’omogeneizzato televisivo dominato da servizi filmati, e innervato da interviste e dichiarazioni di ministri e governatori di Alleanza Nazionale presentati come agnelli sacrificali di un linciaggio fisico e morale che si limita a chiedere giustizia. L’insaccato di prima serata ha sintetizzato alcune verità di comodo e alcuni palesi falsi storici che uno storico potrebbe facilmente smontare. Ma noi che storici non siamo ci limitiamo a segnalare gli scenari più improbabili e velenosi che la trasmissione ha tratteggiato.
In primo luogo: tutto il sangue versato in quegli anni è stato attribuito agli esiti di una sorta di guerra civile combattuta, secondo Porta a Porta, dai violenti di sinistra e di destra. Ma quelli di destra sono svaporati con il loro male, lasciando magicamente il posto a una collezione di ministri, senatori, deputati in giacca, cravatta e patentino di classe dirigente. Quelli di sinistra, invece, continuano ad aggirarsi, torvi e pericolosi, chi nei giornali, chi nelle istituzioni, chi nella parte detta «radicale» dell’opposizione. E, per brevità, vengono indicati semplicemente come «gli stessi» - quelli che portano «miseria, violenza e morte», che si riconoscono per la loro avversità a Berlusconi - il che li rende sospetti di terrorismo. Anche adesso, in qualunque momento, uno di loro, per esempio, può lanciare un cavalletto, ricordate? Un fascista (pardon, post fascista) una cosa così non la farebbe mai. Non a Berlusconi.
E poi: nel conto delle vittime di questa «guerra fratricida», sono stati infilati di soppiatto anche i morti dell’Italicus, di Peteano, di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, di Ustica, di Bologna, tutte vicende rispetto alle quali organi dello stato lavorarono attivamente per depistare le indagini della magistratura.
Ancora: nessun riferimento al fatto, provato, che personaggi legati all’estrema destra siano stati più che pericolosamente coinvolti nelle indagini su quelle stragi di Stato e sui depistaggi che hanno spesso tentato di dirottare le indagini su infondate piste «di sinistra».
Ma di sinistra, secondo Porta a Porta, sarebbero le coperture che a vario titolo avrebbero dato aiuto ai violenti di Potop e non solo a quelli. Nessun riferimento alla convinta determinazione con cui il Pci (ma anche la Cgil, la Cisl e la Uil) non solo condannò e isolò il nascente fenomeno terroristico degli anni di piombo come vero nemico della classe operaia e dei lavoratori ma anche alla lealtà istituzionale con cui lo stesso Pci, nei luoghi della rappresentanza e nelle piazze, consegnò allo Stato quella forza senza la quale non si sarebbe evitato il gorgo eversivo. Nessun riferimento a Guido Rossa, l’operaio comunista assassinato per aver denunciato il terrorismo.
Porta a Porta ha provveduto a saldare l’analogia: sinistra=terrorismo=violenza, e siccome nei bilanci delle croci degli anni di piombo messi a punto da Vespa il numero più consistente di vittime viene attribuito ai killer «rossi», ecco che la sinistra diventa il soggetto omicida, in varie forme, del tempo più buio della prima repubblica.
E la destra? Anche la destra estrema ha le sue colpe, suggerisce Vespa e ricorda con un filmato l’assassinio dello studente Valerio Verbano da parte dei killer neofascisti. Ma evidentemente gli pare di aver esagerato nell’accentazione della storia, perché il caso Verbano - nessun responsabile rintracciato - viene diluito in una catena di dichiarazioni e di ricordi firmati da Gasparri, da Storace e da Alemanno (la nuova, rispettabile classe dirigente) in cui sembra che la sofferenza prodotta dalla violenza di quegli anni e di quelle tensioni sia cosa che riguarda solo i militanti del Movimento Sociale. È la destra che le ha prese: il telegramma tv dice questo. Nessun riferimento ai pestaggi quotidiani, alla caccia furibonda, alle intimidazioni sistematiche operati da quella parte politica e dai suoi leader, nessun riferimento al contributo attivo, decisivo, offerto da quel fronte nel delineare il cielo grigio degli anni di piombo.
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