Da Reporter Associati del 01/03/2005
Jolly Rosso: ad arenarsi ora è l'inchiesta
di Franceso Cirillo
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Cosenza, 01 Marzo 2005. Si parla ancora di misteri sulla Jolly Rosso, ma di misterioso c’è rimasto molto poco. Tutto è chiaro finanche al governo che tramite il ministro Carlo Giovanardi risponde ad alcune interrogazioni parlamentari chiarendo tutto. E allora perché non si interviene direttamente e chiaramente tirando fuori i nomi dei responsabili , smettendola su un gioco alla confusione sulla vicenda che alimenta solo paure inutili nelle popolazioni , spingendo verso un nuovo insabbiamento piuttosto che verso la verità? I protagonisti dell’inchiesta sulla Jolly Rosso sono due PM: Fiordalisi e Greco. Oggi lavorano fianco a fianco sullo stesso piccolo corridoio al secondo piano della Procura della Repubblica di Paola.
Due uffici incollati l’uno all’altro. Due magistrati che il destino ha messo sullo stesso corridoio . Uno, il PM Fiordalisi rimase coinvolto a vario titolo nel famoso rapporto Granero fatto per conto del Ministro degli Interni nel 1991. Rapporto che lo fece allontanare dalla procura di Paola per “incompatibilità ambientale”. Ora Fiordalisi si ritrova nello stesso tribunale riabilitato dal CSM il mese di luglio del 2004.
E si trova a pochi metri dall’ufficio del PM Greco che dopo ben 14 anni, prosegue nell’inchiesta sulla Jolly Rosso. La stessa che fu di Fiordalisi nel 1990 che invece chiuse clamorosamente. Un inchiesta quella di oggi che appare intricata ma che certamente se non riportata sui giusti binari non porterà a nulla, essendo passati molti anni e soprattutto perchè non esistono più prove concrete su cosa trasportasse quella nave.
Prove scomparse ma anche fatte scomparire e sicuramente anche sotterrate fra Amantea e Serra d’Aiello. Intervistato il 9 febbraio scorso, da Luigi Politano di “Nessuno TV” , un network di TV e giornalisti indipendenti, Nuccio Barillà presidente regionale della Legambiente , ha dichiarato: "Il caso Jolly Rosso si fa ulteriormente intricato anche a causa dei numerosi salti di Procure. Prima se ne è occupata la Procura di Paola con il PM Fiordalisi, ma non c’è traccia di ciò che abbia fatto in questi 3 anni, poi la questione è passata alla Procura di Reggio Calabria, quindi di nuovo a Paola”.
Già , non c’è traccia di quali indagini siano state fatte dal PM Fiordalisi.
Si parla di un archiviazione interna alla stessa Procura, ma anche di questa presunta archiviazione non c’è traccia. Gli atti sono tutti secretati e la richiesta fatta da me, alla procura di Paola nel mese di dicembre, in qualità di giornalista e collaboratore di "Mezzoeuro", è finita nel nulla. Gli atti sono secretati mi è stato risposto dal vigile Emilio Osso, stretto collaboratore nell’inchiesta del PM Greco, prima richiamato ad Amantea ed ora rimesso al suo posto a Paola.
Ma cosa si vuole secretare non si è ben capito, anche leggendo tutti gli articoli usciti sul settimanale L’Espresso, o gli altri sul "Quotidiano", questo non si capisce. L’unica cosa che si capisce, che gira nell’aria di Amantea, è che l’inchiesta si chiuderà con un grosso buco nell’acqua e le risposte che tanti cittadini hanno atteso non arriveranno mai. A cominciare dal sapere chi aiutò la ditta "Messina" a scaricare il materiale all’interno della nave.
Per proseguire e sapere quale ditta trasportò i rifiuti nei siti individuati nel comune di Serra D’Aiello ed Amantea. Chi materialmente chiamò la ditta e chi fece individuare i siti dove seppellire i rifiuti. I cittadini tutti e qualsiasi persona con una piccola presenza di materiale celebrare nel cranio, capisce che di mezzo c’è stata per forza la mafia.
Nel 1990 le cosche del tirreno erano ben attive e operanti. Molti boss erano ancora liberi e le truppe erano ben potenti su tutto il territorio: “Sono circa 14 anni che ci si chiede come la Jolly Rosso sia arrivata fino ad Amantea e cosa trasportasse.- dice Barillà - sarebbe dovuto essere il suo ultimo viaggio prima dell’autoaffondamento. Ma l’allagamento non riuscì. Il maltempo e le correnti la trasportarono sulla costa dove si spiaggiò." "I Calabresi la vivono male” – conclude Barillà.
“I ragazzi di Amantea - scrive Luigi Politano - sostengono di sapere dove i rifiuti tossici siano stati seppelliti. Si parla di diossina, granulato di marmo e PCB che non provengono da industrie calabresi. Hanno fondato un comitato in nome di Natale de Grazia, il capitano morto in circostanze misteriose mentre investigava su questa storia e sulla cui vicenda al momento nessuno sta indagando. Nel secondo periodo, il PM Neri ha condotto una indagine che è arrivata fino a Giorgio Comerio, noto faccendiere che si occupava anche di smaltimento di scorie nucleari, dopo che il comandante in seconda della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia aveva ritrovato sulla Jolly Rosso dei documenti dell’ODM, società di proprietà dello stesso Comerio”.
L’inchiesta porta alto e lontano da Amantea ma è lo stesso PM Greco, intervistato anch’egli da Nessuno TV che spiega che non si indaga su Ilaria Alpi e che i dubbi dell’inchiesta restano tutti sullo spiaggiamento e su quanto avvenuto ad Amantea quella notte. “ Il comandante Bellantone salì su quella nave “ dice Greco a Nessuno TV ed aggiunge: “ Nel 1994, viene uccisa Ilaria Alpi. L’inchiesta sulla Jolly Rosso all'epoca era seguita dal PM Neri. Sono state trovate delle carte attribuibili a Sergio Comerio, che riferiscono di ciò che Ilaria Alpi aveva probabilmente scoperto".
Nello studio di Comerio fu rinvenuto il certificato di morte di Ilaria Alpi.
IL PM Greco: “Io non ho un' indagine su Ilaria Alpi, ho una inchiesta sulla Jolly Rosso. Dalla quale sono risultate attività che si svolgevano in Somalia, nelle quali potrebbe essersi imbattuta Ilaria Alpi”. Greco si riferisce ad una serie di traffici che si svolgevano, appunto, in Somalia tra cui quello di armi nonché alla vicenda dell’affondamento e del sotterramento delle scorie nucleari. L’inchiesta è intricata anche perché va avanti da 15 anni. Giuseppe Bellantone, della capitaneria di porto di Vibo Valentia, sostiene che 2 agenti dei servizi segreti salirono sulla Jolly Rosso il giorno stesso e che fu lui a trovare le carte di Comerio. La stessa difesa della "Ignazio Messina", però, la società armatrice della nave, nega il ritrovamento di quelle carte ed asserisce che l’ODM sia stata fondata 3 anni dopo.
Un mistero nel mistero.
Aggiunge Greco: “Allo stato attuale non ci sono carte che testimonino il coinvolgimento del Comerio. C’è una testimonianza che riferisce di aver visto questo tipo di documenti. La procura di Reggio Calabria ha comunque svolto indagini tese a riscontrare l’eventuale traffico di rifiuti tossici.” Il PM, insomma dice Nessuno TV, non sembra portare avanti alcuna inchiesta su Comerio, mentre il precedente, Neri, era decisamente convinto del suo coinvolgimento. Ma qui aggiungiamo noi, se Bellantone è salito sulla nave, come dice il PM Greco, addirittura con due agenti dei servizi segreti, perché non è ha riferito al PM Fiordalisi titolare dell’inchiesta ? Ha ritrovato i documenti della Comerio ? Bellantone ha quindi capito che quella nave trasportava materiale quantomeno dubbio. Perché non ha detto al PM Fiordalisi che qualcosa non andava e che bisognava meglio approfondire la vicenda ?
Ed invece ecco che a distanza di pochi mesi dallo spiaggiamento si archivia tutto. Perché non esiste un atto di archiviazione vero e proprio ? Ma si parla di una specie di archiviazione interna alla Procura stessa?
Sta qui il vero ventre molle di tutta l’operazione ed è da qui che bisognerebbe partire per capire cosa veramente successe in quei giorni. Dallo spiaggiamento misterioso al comunicato alla Gazzetta del Sud al giornalista, Gaetano Vena sulla fine dell’inchiesta. L’articolo fu scritto per iniziativa dello stesso giornalista o vi fu un comunicato stampa partito dalla Procura stessa?
Ecco l’articolo uscito sulla Gazzetta del Sud del 20 giugno 1991 a firma di Gaetano Vena:
"QUASI COMPLETATA L’OPERAZIONE DI DEMOLIZIONE DELLA "ROSSO"
di Gaetano Vena.
Amantea. "Nessun materiale nocivo all’interno dei container trasportati dalla nave arenata PAOLA. Si sta quasi completando ad Amantea,l'operazione di demolizione della grossa nave da carico "Rosso" della società Ignazio .Messina SpÀ di Genova, che proveniente da Malta e diretta a La Spezia,si arenò sulla spiaggia in località "Le Formiciche" il 14 dicembre dello scorso anno per una violenta tempesta di mare".
"All'atto dell'insabbiamento del cargo nella zona si era creato un falso allarme facendo supporre che trasportasse container con materiale inquinante mentre gli stessi container da quanto è risultato dall'inchiesta giudiziaria contenevano vettovaglie varie tra cui sostanze alimentari e generi di consumo. L'inchiesta è'stata diretta dal sostituto procuratore della Repubblica di Paola, dott. Fiordalisi e coordinata dal comandante in seconda della capitaneria di porto di Vibo Valentia, capitano di fregata Giuseppe Bellantoni. Il fatto, però, che per oltre sei mesi il relitto è rimasto arenato nella suggestiva spiaggia ha creato non pochi problemi sotto il profilo turistico-ambientalistico".
"L'assessore provinciale di Cosenza Salvatore Caruso, che è anche, capogruppo consiliare del Psi al Comune di .Amantea, per due volte si è rivolto al ministero della Marina Mercantile che è intervenuto opportunamente per sollecitare la rimozione del relitto che in ultima analisi è stato deciso di demolire. Il Consiglio Comunale di Amantea, su proposta dello stesso Caruso, si è costituito parte civile per gli eventuali danni che lo stesso relitto potrebbe causare".
"0ra - ha ribadito l’assessore provinciale Caruso - vogliamo che sia ridata alla spiaggia piena efficienza per essere utilizzata nell'imminenza della stagione balneare»: Dopo altre e considerazioni polemiche Caruso ha rilevato "come è difficile in Calabria affrontare problemi di ordinaria amministrazione che mentre in Liguria o, nel Nord Italia vengono risolti al massimo in qualche mese, da noi ci vogliono almeno sei mesi. E se ora ci siamo finalmente riusciti - ha concluso - debbo pubblicamente ringraziare la "Gazzetta del Sud" che- su questo problema ha dimostrato grande sensibilità".(gv)
I lavori di demolizione del Cargo sono stati curati dalla società dell'armatore della stessa nave e dalla Mosmode Sas di Crotone. La capitaneria di porto di Vibo Valentia di cui è comandante il capitano di fregata Vincenzo Milo, ha fatto obbligo all’armatore della Rosso di: depositare un miliardo con fideiussione bancaria o polizza assicurativa. E’ stata inoltre ordinata una recinzione con apposite segnalazioni nell’arco di mezzo chilometro con il divieto di navigazione, pesca e ancoraggio. Ultimati i lavori di demolizione si dovrebbe procedere alla pulizia della spiaggia e al suo livellamento per riportarla al suo stato originario. Se ciò non fosse possibile per il cattivo tempo, secondo quanto ci è stato confermato dall’autorità competente, si provvederà a chiudere il pezzo di spiaggia non recuperato.
In effetti sulla stessa linea dell’articolo si muove anche l’armatore Comerio il quale nega decisamente ogni coinvolgimento nel traffico di rifiuti tossici. Ma la nave subì un incendio misterioso già nel 1978 in un porto della Turchia. Me lo riferisce un marittimo di San Nicola Arcella, imbarcato proprio sulla Jolly Rosso in quegli anni. “Partivamo da La Spezia – mi dice il marittimo che ha voluto restare anonimo - con carichi enormi di tutti i generi, che andavano dalle auto di lusso come le Mercedes che portavamo in Arabia saudita, a frigoriferi. Ma all’interno delle stive c’erano anche enormi container che nessuno di noi sapeva cosa contenessero. Poi ricordo bene quella notte in un porto della Turchia lo spaventoso incendio che rischiò di distruggere completamente la nave”.
Una nave quindi scalognata ma soprattutto misteriosa nei suoi traffici.
Ecco cosa ha detto intervistato sempre da Nessuno TV il mese scorso Giorgio Comerio, il responsabile della ODM, cioè del’impresa che negli anni passati è stata indagata per lo smaltimento illegale di rifuti nucleari tossico–nocivi. “Ho partecipato ad un progetto della Comunità Europea, ho ricevuto dal Consiglio dei Ministri circa 120 milioni di dollari. I nostri clienti sono Governi: Francia, Germania, Olanda. La proposta che è stata valutata da tanti anni è quella per cui il cliente ci consegna il materiale radioattivo in contenitori schermati, quindi questi vengono posti all’interno di grossi scafi a forma di siluro, in grado di resistere per migliaia di anni”.
Smaltire i rifiuti nucleari sparandoli in fondo al mare...
In tutto ciò Comerio risulta non essere indagato Ma noi abbiamo le carte sequestrategli nel 1995, che testimoniano i rapporti che l’ODM aveva con uomini di parecchi governi del sud del mondo, per individuare le zone di mare dove sparare questi missili. Rimane, inoltre, il mistero del certificato di morte di Ilaria Alpi che fu ritrovato in un primo momento nell’ufficio di Comerio e che poi, misteriosamente, sparì.
Da fonte certa, all’interno della Procura di Reggio Calabria, si sa che copia di tale certificato esiste e fu fatta, probabilmente, da Natale de Grazia, il capitano di corvetta morto in circostanze misteriose”.
Insomma troppa carne sul fuoco e troppe reticenze sull’argomento, ma a detta di tanti i misteri sono tutti racchiusi fra Amantea e Paola, partendo proprio dalla prima inchiesta.
Due uffici incollati l’uno all’altro. Due magistrati che il destino ha messo sullo stesso corridoio . Uno, il PM Fiordalisi rimase coinvolto a vario titolo nel famoso rapporto Granero fatto per conto del Ministro degli Interni nel 1991. Rapporto che lo fece allontanare dalla procura di Paola per “incompatibilità ambientale”. Ora Fiordalisi si ritrova nello stesso tribunale riabilitato dal CSM il mese di luglio del 2004.
E si trova a pochi metri dall’ufficio del PM Greco che dopo ben 14 anni, prosegue nell’inchiesta sulla Jolly Rosso. La stessa che fu di Fiordalisi nel 1990 che invece chiuse clamorosamente. Un inchiesta quella di oggi che appare intricata ma che certamente se non riportata sui giusti binari non porterà a nulla, essendo passati molti anni e soprattutto perchè non esistono più prove concrete su cosa trasportasse quella nave.
Prove scomparse ma anche fatte scomparire e sicuramente anche sotterrate fra Amantea e Serra d’Aiello. Intervistato il 9 febbraio scorso, da Luigi Politano di “Nessuno TV” , un network di TV e giornalisti indipendenti, Nuccio Barillà presidente regionale della Legambiente , ha dichiarato: "Il caso Jolly Rosso si fa ulteriormente intricato anche a causa dei numerosi salti di Procure. Prima se ne è occupata la Procura di Paola con il PM Fiordalisi, ma non c’è traccia di ciò che abbia fatto in questi 3 anni, poi la questione è passata alla Procura di Reggio Calabria, quindi di nuovo a Paola”.
Già , non c’è traccia di quali indagini siano state fatte dal PM Fiordalisi.
Si parla di un archiviazione interna alla stessa Procura, ma anche di questa presunta archiviazione non c’è traccia. Gli atti sono tutti secretati e la richiesta fatta da me, alla procura di Paola nel mese di dicembre, in qualità di giornalista e collaboratore di "Mezzoeuro", è finita nel nulla. Gli atti sono secretati mi è stato risposto dal vigile Emilio Osso, stretto collaboratore nell’inchiesta del PM Greco, prima richiamato ad Amantea ed ora rimesso al suo posto a Paola.
Ma cosa si vuole secretare non si è ben capito, anche leggendo tutti gli articoli usciti sul settimanale L’Espresso, o gli altri sul "Quotidiano", questo non si capisce. L’unica cosa che si capisce, che gira nell’aria di Amantea, è che l’inchiesta si chiuderà con un grosso buco nell’acqua e le risposte che tanti cittadini hanno atteso non arriveranno mai. A cominciare dal sapere chi aiutò la ditta "Messina" a scaricare il materiale all’interno della nave.
Per proseguire e sapere quale ditta trasportò i rifiuti nei siti individuati nel comune di Serra D’Aiello ed Amantea. Chi materialmente chiamò la ditta e chi fece individuare i siti dove seppellire i rifiuti. I cittadini tutti e qualsiasi persona con una piccola presenza di materiale celebrare nel cranio, capisce che di mezzo c’è stata per forza la mafia.
Nel 1990 le cosche del tirreno erano ben attive e operanti. Molti boss erano ancora liberi e le truppe erano ben potenti su tutto il territorio: “Sono circa 14 anni che ci si chiede come la Jolly Rosso sia arrivata fino ad Amantea e cosa trasportasse.- dice Barillà - sarebbe dovuto essere il suo ultimo viaggio prima dell’autoaffondamento. Ma l’allagamento non riuscì. Il maltempo e le correnti la trasportarono sulla costa dove si spiaggiò." "I Calabresi la vivono male” – conclude Barillà.
“I ragazzi di Amantea - scrive Luigi Politano - sostengono di sapere dove i rifiuti tossici siano stati seppelliti. Si parla di diossina, granulato di marmo e PCB che non provengono da industrie calabresi. Hanno fondato un comitato in nome di Natale de Grazia, il capitano morto in circostanze misteriose mentre investigava su questa storia e sulla cui vicenda al momento nessuno sta indagando. Nel secondo periodo, il PM Neri ha condotto una indagine che è arrivata fino a Giorgio Comerio, noto faccendiere che si occupava anche di smaltimento di scorie nucleari, dopo che il comandante in seconda della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia aveva ritrovato sulla Jolly Rosso dei documenti dell’ODM, società di proprietà dello stesso Comerio”.
L’inchiesta porta alto e lontano da Amantea ma è lo stesso PM Greco, intervistato anch’egli da Nessuno TV che spiega che non si indaga su Ilaria Alpi e che i dubbi dell’inchiesta restano tutti sullo spiaggiamento e su quanto avvenuto ad Amantea quella notte. “ Il comandante Bellantone salì su quella nave “ dice Greco a Nessuno TV ed aggiunge: “ Nel 1994, viene uccisa Ilaria Alpi. L’inchiesta sulla Jolly Rosso all'epoca era seguita dal PM Neri. Sono state trovate delle carte attribuibili a Sergio Comerio, che riferiscono di ciò che Ilaria Alpi aveva probabilmente scoperto".
Nello studio di Comerio fu rinvenuto il certificato di morte di Ilaria Alpi.
IL PM Greco: “Io non ho un' indagine su Ilaria Alpi, ho una inchiesta sulla Jolly Rosso. Dalla quale sono risultate attività che si svolgevano in Somalia, nelle quali potrebbe essersi imbattuta Ilaria Alpi”. Greco si riferisce ad una serie di traffici che si svolgevano, appunto, in Somalia tra cui quello di armi nonché alla vicenda dell’affondamento e del sotterramento delle scorie nucleari. L’inchiesta è intricata anche perché va avanti da 15 anni. Giuseppe Bellantone, della capitaneria di porto di Vibo Valentia, sostiene che 2 agenti dei servizi segreti salirono sulla Jolly Rosso il giorno stesso e che fu lui a trovare le carte di Comerio. La stessa difesa della "Ignazio Messina", però, la società armatrice della nave, nega il ritrovamento di quelle carte ed asserisce che l’ODM sia stata fondata 3 anni dopo.
Un mistero nel mistero.
Aggiunge Greco: “Allo stato attuale non ci sono carte che testimonino il coinvolgimento del Comerio. C’è una testimonianza che riferisce di aver visto questo tipo di documenti. La procura di Reggio Calabria ha comunque svolto indagini tese a riscontrare l’eventuale traffico di rifiuti tossici.” Il PM, insomma dice Nessuno TV, non sembra portare avanti alcuna inchiesta su Comerio, mentre il precedente, Neri, era decisamente convinto del suo coinvolgimento. Ma qui aggiungiamo noi, se Bellantone è salito sulla nave, come dice il PM Greco, addirittura con due agenti dei servizi segreti, perché non è ha riferito al PM Fiordalisi titolare dell’inchiesta ? Ha ritrovato i documenti della Comerio ? Bellantone ha quindi capito che quella nave trasportava materiale quantomeno dubbio. Perché non ha detto al PM Fiordalisi che qualcosa non andava e che bisognava meglio approfondire la vicenda ?
Ed invece ecco che a distanza di pochi mesi dallo spiaggiamento si archivia tutto. Perché non esiste un atto di archiviazione vero e proprio ? Ma si parla di una specie di archiviazione interna alla Procura stessa?
Sta qui il vero ventre molle di tutta l’operazione ed è da qui che bisognerebbe partire per capire cosa veramente successe in quei giorni. Dallo spiaggiamento misterioso al comunicato alla Gazzetta del Sud al giornalista, Gaetano Vena sulla fine dell’inchiesta. L’articolo fu scritto per iniziativa dello stesso giornalista o vi fu un comunicato stampa partito dalla Procura stessa?
Ecco l’articolo uscito sulla Gazzetta del Sud del 20 giugno 1991 a firma di Gaetano Vena:
"QUASI COMPLETATA L’OPERAZIONE DI DEMOLIZIONE DELLA "ROSSO"
di Gaetano Vena.
Amantea. "Nessun materiale nocivo all’interno dei container trasportati dalla nave arenata PAOLA. Si sta quasi completando ad Amantea,l'operazione di demolizione della grossa nave da carico "Rosso" della società Ignazio .Messina SpÀ di Genova, che proveniente da Malta e diretta a La Spezia,si arenò sulla spiaggia in località "Le Formiciche" il 14 dicembre dello scorso anno per una violenta tempesta di mare".
"All'atto dell'insabbiamento del cargo nella zona si era creato un falso allarme facendo supporre che trasportasse container con materiale inquinante mentre gli stessi container da quanto è risultato dall'inchiesta giudiziaria contenevano vettovaglie varie tra cui sostanze alimentari e generi di consumo. L'inchiesta è'stata diretta dal sostituto procuratore della Repubblica di Paola, dott. Fiordalisi e coordinata dal comandante in seconda della capitaneria di porto di Vibo Valentia, capitano di fregata Giuseppe Bellantoni. Il fatto, però, che per oltre sei mesi il relitto è rimasto arenato nella suggestiva spiaggia ha creato non pochi problemi sotto il profilo turistico-ambientalistico".
"L'assessore provinciale di Cosenza Salvatore Caruso, che è anche, capogruppo consiliare del Psi al Comune di .Amantea, per due volte si è rivolto al ministero della Marina Mercantile che è intervenuto opportunamente per sollecitare la rimozione del relitto che in ultima analisi è stato deciso di demolire. Il Consiglio Comunale di Amantea, su proposta dello stesso Caruso, si è costituito parte civile per gli eventuali danni che lo stesso relitto potrebbe causare".
"0ra - ha ribadito l’assessore provinciale Caruso - vogliamo che sia ridata alla spiaggia piena efficienza per essere utilizzata nell'imminenza della stagione balneare»: Dopo altre e considerazioni polemiche Caruso ha rilevato "come è difficile in Calabria affrontare problemi di ordinaria amministrazione che mentre in Liguria o, nel Nord Italia vengono risolti al massimo in qualche mese, da noi ci vogliono almeno sei mesi. E se ora ci siamo finalmente riusciti - ha concluso - debbo pubblicamente ringraziare la "Gazzetta del Sud" che- su questo problema ha dimostrato grande sensibilità".(gv)
I lavori di demolizione del Cargo sono stati curati dalla società dell'armatore della stessa nave e dalla Mosmode Sas di Crotone. La capitaneria di porto di Vibo Valentia di cui è comandante il capitano di fregata Vincenzo Milo, ha fatto obbligo all’armatore della Rosso di: depositare un miliardo con fideiussione bancaria o polizza assicurativa. E’ stata inoltre ordinata una recinzione con apposite segnalazioni nell’arco di mezzo chilometro con il divieto di navigazione, pesca e ancoraggio. Ultimati i lavori di demolizione si dovrebbe procedere alla pulizia della spiaggia e al suo livellamento per riportarla al suo stato originario. Se ciò non fosse possibile per il cattivo tempo, secondo quanto ci è stato confermato dall’autorità competente, si provvederà a chiudere il pezzo di spiaggia non recuperato.
In effetti sulla stessa linea dell’articolo si muove anche l’armatore Comerio il quale nega decisamente ogni coinvolgimento nel traffico di rifiuti tossici. Ma la nave subì un incendio misterioso già nel 1978 in un porto della Turchia. Me lo riferisce un marittimo di San Nicola Arcella, imbarcato proprio sulla Jolly Rosso in quegli anni. “Partivamo da La Spezia – mi dice il marittimo che ha voluto restare anonimo - con carichi enormi di tutti i generi, che andavano dalle auto di lusso come le Mercedes che portavamo in Arabia saudita, a frigoriferi. Ma all’interno delle stive c’erano anche enormi container che nessuno di noi sapeva cosa contenessero. Poi ricordo bene quella notte in un porto della Turchia lo spaventoso incendio che rischiò di distruggere completamente la nave”.
Una nave quindi scalognata ma soprattutto misteriosa nei suoi traffici.
Ecco cosa ha detto intervistato sempre da Nessuno TV il mese scorso Giorgio Comerio, il responsabile della ODM, cioè del’impresa che negli anni passati è stata indagata per lo smaltimento illegale di rifuti nucleari tossico–nocivi. “Ho partecipato ad un progetto della Comunità Europea, ho ricevuto dal Consiglio dei Ministri circa 120 milioni di dollari. I nostri clienti sono Governi: Francia, Germania, Olanda. La proposta che è stata valutata da tanti anni è quella per cui il cliente ci consegna il materiale radioattivo in contenitori schermati, quindi questi vengono posti all’interno di grossi scafi a forma di siluro, in grado di resistere per migliaia di anni”.
Smaltire i rifiuti nucleari sparandoli in fondo al mare...
In tutto ciò Comerio risulta non essere indagato Ma noi abbiamo le carte sequestrategli nel 1995, che testimoniano i rapporti che l’ODM aveva con uomini di parecchi governi del sud del mondo, per individuare le zone di mare dove sparare questi missili. Rimane, inoltre, il mistero del certificato di morte di Ilaria Alpi che fu ritrovato in un primo momento nell’ufficio di Comerio e che poi, misteriosamente, sparì.
Da fonte certa, all’interno della Procura di Reggio Calabria, si sa che copia di tale certificato esiste e fu fatta, probabilmente, da Natale de Grazia, il capitano di corvetta morto in circostanze misteriose”.
Insomma troppa carne sul fuoco e troppe reticenze sull’argomento, ma a detta di tanti i misteri sono tutti racchiusi fra Amantea e Paola, partendo proprio dalla prima inchiesta.
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