Da La Repubblica del 04/05/2005

L'intervista

L´ex procuratore di Milano: tanti anni di indagini fra ogni tipo di ostacoli

L´emozione di D´Ambrosio: "Ma l´eccidio fu di Stato"

di Ferruccio Sansa

MILANO - «Com´è andata?». Gerardo D´Ambrosio mantiene il controllo, ma la voce tradisce l´emozione. Del resto l´ex procuratore capo di Milano ha dedicato anni a cercare la verità su piazza Fontana.
Li hanno assolti, dottor D´Ambrosio.
«Era prevedibile. In fondo i giudici questa volta non erano chiamati a pronunciarsi sul merito, ma dovevano solo verificare che non ci fossero difetti di motivazione nell´appello».
Ma lei se lo aspettava?
«In questa vicenda c´è sempre stata la volontà di non arrivare fino in fondo. Quando eravamo a un passo dalla verità ci hanno eccepito il segreto politico e militare. Abbiamo incontrato ostacoli di ogni tipo. Anche la Cassazione».
Quest´ultima decisione?
«No, parlo di molte scelte passate. La Cassazione ha avuto un ruolo molto pesante in questa vicenda. Nel 1974 con due ordinanze fermò il processo. Anche quando Giannettini, agente del Sid, si costituì e decise di parlare con noi: in tutta fretta ci fu tolto il processo».
Ma ci sono altre ombre su questa inchiesta infinita. Quali?
«La polizia ha fatto decine di errori. E tutti a favore dei neofascisti. Il 12 dicembre prese l´assurda decisione di far saltare l´unica bomba rimasta inesplosa, distruggendo così tutte le prove. Poi ci fu l´arresto abusivo degli anarchici Valpreda e Pinelli. Loro non c´entravano con la strage».
Ormai la vicenda giudiziaria è finita: tutti assolti. Nessuna verità.
«Questo non è vero. La verità storica è stata accertata. Sul finire degli anni 60 alcuni settori dello Stato - servizi segreti (Sid), vertici militari e alcuni uomini politici - pianificarono l´uso di terroristi di estrema destra per frenare l´avanzata della sinistra. Si volevano spaventare i moderati. Ecco, tutto questo è stato accertato, anche nei processi di Catanzaro e Bari».
Trentasei anni, ma alla fine nessuno condannato. Nemmeno i neofascisti.
«Ma le nostre prove spinsero Ventura a confessare le bombe sui treni. E Freda ha scontato una condanna definitiva per gli attentati che hanno preparato il 1969».
Nessuna condanna, non si sente un po´ sfiduciato?
«Questo è un altro dei misteri d´Italia. Ma dopo 45 anni di magistratura niente più mi sorprende. E comunque no, io non perdo fiducia nella giustizia».

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