Da La Repubblica del 04/05/2005
Lo sdegno dei familiari. I legali: la Corte ha ignorato le nuove prove
"Una sentenza nauseante così finisce la speranza"
"Voglio che i miei figli crescano in un Paese giusto ma non so contro chi combattere"
di Lorenza Pleuteri
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MILANO - Rabbia. Frustrazione. Amarezza. Il dolore, mai sopito, che torna a essere insopportabile. La sentenza della Cassazione ha azzerato le ultime speranze che i familiari delle vittime di piazza Fontana riponevano nella giustizia. E per loro è arrivata anche la beffa. Dovranno pagare le spese processuali. «I parenti dei 17 morti sono nauseati - dice lo storico avvocato di parte civile, Federico Sinicato - e anch´io sono molto stanco: avevamo presentato altri documenti e altri riscontri contro gli stragisti, la Cassazione non li ha volute leggere. Questa sentenza è la chiusura, sbagliata, di un nobile tentativo di arrivare alla verità. Poi, tra 15 anni, succederà come dopo i processi di Bari e di Catanzaro: diranno che le prove esistevano, che era tutto chiaro». «Le spese processuali non saranno spiccioli - aggiunge il collega Franco Coppi, il legale che ha rappresentato vedove e orfani davanti alla Suprema Corte - mi auguro soltanto che nessuno abbia il coraggio di andare a chiedere denaro a chi ha perso le persone care alla Banca Nazionale dell´Agricoltura».
Costantina Ferrari aveva 39 anni quando la bomba le portò via il marito, Giovanni Arnoldi, il più giovane dei padri di famiglia dilaniati dalla bomba. Casalinga, con due figli da crescere, dovette rimboccarsi le maniche, prendere la patente e cercarsi in fretta un lavoro. Trovò impiego prima alla Galbani di Corteleona, poi alla lavanderia del Policlinico San Matteo di Pavia. «Ho 75 anni, prima di morire avrei voluto vedere condannati gli assassini di Giovanni - trova la forza di dire, con un groppo alla gola, dalla sua casa di Magherno - Invece li hanno assolti tutti. Non solo mi hanno ammazzato il marito, adesso vogliono pure i soldi. Vi pare una cosa normale, ammissibile? Io devo tirare avanti con 500 euro al mese, dove vado a prendere i quattrini?». «Questo processo era l´ultima possibilità - rileva il figlio Carlo, allora 15enne - ora è davvero finita. Che altro possiamo fare? Nulla, zero. Sono andato a tutti i processi, per 35 anni ho sentito promesse. I i colpevoli ci sono, purtroppo stanno tutti fuori. E in più c´è questa storia, inaccettabile, delle spese da pagare. Una presa in giro».
«È tremendo, che condannino noi a rifondere le spese - commenta da Crespiatica Paolo Dendena, figlio di Pietro, ucciso quando lui aveva solo 10 anni - ma è ancora il male minore. La cosa più grave è che non hanno saputo o non hanno voluto dare una "verità politica" a tutti gli italiani, oltre che a noi. Io spero ancora, io voglio che sia fatta giustizia. Voglio che i miei figli crescano in un Paese giusto, corretto, ispirato a quei valori che i miei genitori mi hanno insegnato e in cui ancora credo. Ma non sappiamo contro chi combattere». «La verità la sanno, ma la stanno nascondendo ormai da 36 anni - aggiunge Claudio Sangalli, milanese, orfano di Oreste - Io lo sapevo già che sarebbe finita in farsa. Per questo, da tempo, non sono più parte civile. Però anche a me non va giù la questione delle spese da pagare. L´oltraggio è doppio».
Costantina Ferrari aveva 39 anni quando la bomba le portò via il marito, Giovanni Arnoldi, il più giovane dei padri di famiglia dilaniati dalla bomba. Casalinga, con due figli da crescere, dovette rimboccarsi le maniche, prendere la patente e cercarsi in fretta un lavoro. Trovò impiego prima alla Galbani di Corteleona, poi alla lavanderia del Policlinico San Matteo di Pavia. «Ho 75 anni, prima di morire avrei voluto vedere condannati gli assassini di Giovanni - trova la forza di dire, con un groppo alla gola, dalla sua casa di Magherno - Invece li hanno assolti tutti. Non solo mi hanno ammazzato il marito, adesso vogliono pure i soldi. Vi pare una cosa normale, ammissibile? Io devo tirare avanti con 500 euro al mese, dove vado a prendere i quattrini?». «Questo processo era l´ultima possibilità - rileva il figlio Carlo, allora 15enne - ora è davvero finita. Che altro possiamo fare? Nulla, zero. Sono andato a tutti i processi, per 35 anni ho sentito promesse. I i colpevoli ci sono, purtroppo stanno tutti fuori. E in più c´è questa storia, inaccettabile, delle spese da pagare. Una presa in giro».
«È tremendo, che condannino noi a rifondere le spese - commenta da Crespiatica Paolo Dendena, figlio di Pietro, ucciso quando lui aveva solo 10 anni - ma è ancora il male minore. La cosa più grave è che non hanno saputo o non hanno voluto dare una "verità politica" a tutti gli italiani, oltre che a noi. Io spero ancora, io voglio che sia fatta giustizia. Voglio che i miei figli crescano in un Paese giusto, corretto, ispirato a quei valori che i miei genitori mi hanno insegnato e in cui ancora credo. Ma non sappiamo contro chi combattere». «La verità la sanno, ma la stanno nascondendo ormai da 36 anni - aggiunge Claudio Sangalli, milanese, orfano di Oreste - Io lo sapevo già che sarebbe finita in farsa. Per questo, da tempo, non sono più parte civile. Però anche a me non va giù la questione delle spese da pagare. L´oltraggio è doppio».
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