Da Left - Avvenimenti del 26/01/1996
Servizi segreti - Inchiesta spioni d'Italia
Così trasformano un cittadino in un fascicolo
di Michele Gambino
Non c'è solo lo spionaggio contro Di Pietro e il pool. Esistono trecentomila dossier ufficiali, oltre un milione illegali. ''A Forte Braschi, sede del Sismi, ci sono quaranta postazioni di controllo telefonico. Eppure, nulla si potrebbe fare senza l'autorizzazione del magistrato''. A disposizione dei servizi - unico caso al mondo - c'è una flotta aerea. I soldi circolano a volontà. Tutto in nome della ''sicurezza''. Ma al servizio di chi? Viaggio non autorizzato dentro i segreti dei Servizi segreti.
''Che panico in ufficio quando non esce "Il Manifesto". I colleghi che spiano l'"estremismo di sinistra" cominciano ad andare da una stanza all'altra come anime perse. Se non leggono la rubrica degli appuntamenti, per quel giorno non sanno che pesci pigliare''. Roberto Napoli, ex agente del Sisde diventato famoso per essere il contatto della famosa "fonte Achille", il servizio segreto civile lo racconta così: confusione, pressappochismo, clientelismi: ''lo diceva anche Cossiga, uno che di servizi se ne intende: "Il Sisde è composto da un terzo di ladri, da un terzo di protettori di ladri e da un terzo di persone per bene messe da parte". Da noi ogni anno salta un direttore del servizio. Ma i funzionari sono sempre lì. Sono loro la crosta da rimuovere. Invece, dopo la storia di Broccoletti e soci, hanno tagliato a caso, salvando i raccomandati e i culi di pietra''. Attenzione, però, a non raccontare gli apparati d'intelligence soltanto come luoghi dell'italico tira a campare.
Proprio Napoli ha raccontato al pm bresciano Fabio Salamone di aver raccolto - su incarico dei suoi superiori - informazioni su Antonio Di Pietro e sugli altri componenti del pool senza nessuna giustificazione: ''Ma se è per quello - spiega Napoli con disinvoltura - di informazioni ne ho raccolte su tutti i protagonisti della vita pubblica italiana. Il dossier Achille, dal nome della mia fonte, è lungo trecento pagine, e riguarda tutti i fatti importanti di questi ultimi anni. Se non ricordo male, la prima informativa di "Achille" riguardava un altro magistrato poi passato alla politica, Carlo Palermo. Ma ci sono notizie anche su Berlusconi e sui presunti rapporti di Marcello Dell'Utri con la mafia, o sull'affare Gemina. Di tutto un po', insomma''.
Prima della scoperta del "dossier Achille", c'era stata la vicenda delle informative del Sisde custodite negli uffici romani di Bettino Craxi. Subito dopo è scoppiato l'affare Cogliandro, dal nome dell'ex ufficiale del Sismi che teneva in casa un fornitissimo archivio con dentro di tutto: dalle dettagliate informazioni su Ustica (trasmesse ai vertici del Sismi ma non ai magistrati), ai pettegolezzi sulla vita privata di Gianni De Michelis. Tutte vicende che hanno tenuto banco sui giornali per qualche giorno, ma che non hanno minimamente interessato i palazzi della politica, troppo distratti dalla crisi di governo e dalle intercettazioni telefoniche su Berlusconi e Di Pietro. Così il ciclico dibattito sul ruolo dei servizi segreti e sulla loro effettiva utilità (soprattutto visto il rapporto tra costi altissimi e risultati mediocri o inesistenti) si è consumato tra gli addetti ai lavori.
''Un dibattito che fa ridere - estremizza Walter Bazzanella, ai vertici fino al 1988 dell'ufficio Ucsi (Ufficio centrale Sicurezza), quello che sovrintende al rilascio dei Nos, i nullaosta sicurezza a persone o aziende che entrano in rapporto con le strutture militari - cos'altro deve ancora succedere perché i politici prendano atto del fatto che i servizi segreti, così come sono, recano solo danno al paese, e che vanno sciolti. Faccio un solo esempio: in Italia non si puo' intercettare nessuno senza l'autorizzazione del magistrato. E allora perché a Forte Braschi, esiste una intera divisione Telecomunicazioni, la quarta, con ben quaranta postazioni per il controllo di altrettante linee telefoniche?''.
Bazzanella ha 51 anni, è un ex ufficiale dell'Aeronautica in pensione, corpulento e barbuto, ostinato come un mulo.
Allontanato dal servizio nel 1988 per incompatibilità con i vertici dell'epoca, ha sostenuto battaglie contro i servizi su una piccola agenzia di stampa, "Punto Critico", oggi costretta alla chiusura. E' stato querelato, denunciato per divulgazione di materiale segreto, persino arrestato. Fu lui a denunciare per primo l'esistenza dell'ufficio "K", una sezione supersegreta del Sismi, che l'attuale ambasciatore italiano all'Onu Paolo Fulci indicò come il luogo di partenza delle telefonate della fantomatica "Falange Armata". Con dotte argomentazioni giuridiche Bazzanella sosteneva, tra l'altro, che l'Ucsi è un ente non previsto da nessuna legge.
Oggi, inaspettatamente, la relazione del Comitato Parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza gli dà ragione: ''L'assoluta discrezionalità e l'assenza di regole - si legge nella stesura finale del documento - hanno continuato ad essere i caratteri essenziali di questo ufficio, peraltro mai sottoposto finora ad un controllo parlamentare''.
Sembra uno scherzo: un organo dello Stato non previsto da leggi e non sottoposto a controlli, che occupa una intera palazzina di Forte Braschi, nel cuore dell'intelligence italiana, ma che non dipende dai servizi segreti. Ma la faccenda diventa seria se si pensa che l'Ucsi è il luogo dove si concentra la massima mole di informazioni riservate esistente nel paese: i membri del Comitato parlamentare sui servizi hanno contato 308.000 fascicoli su aziende e privati cittadini. Informazioni raccolte dai carabinieri o da altre strutture investigative in base ad un formulario che prevede la raccolta di ''...altre notizie che possano meglio lumeggiare la figura dell'interessato, comprese le cariche pubbliche ricoperte, gli ambienti, anche politici, frequentati, ed eventuali relazioni con persone controindicate che possano esercitare influenza o coercizione nei suoi confronti''.
Basta poco per entrare nel mirino dell'Ucsi: avere un figlio, un marito o un fidanzato che aspiri alla carriera militare, lavorare in una azienda che partecipa a gare d'appalto bandite da strutture militari, essere assunti in un ministero o in una azienda di qualche interesse per la sicurezza delle istituzioni (alcuni settori della Telecom o dell'Enel, o molti ministeri, ad esempio).
Negli anni '70 bastava ostentare nella tasca del cappotto una copia del "Messaggero" per essere classificati "di sinistra" e schedati come "negativi".
Oggi la discriminante la fanno i portieri dei condomini, che sono spesso la principale fonte di informazioni su moralità e buona condotta del cittadino sotto osservazione. Meglio tenerne conto, a Pasqua e a Natale, al momento delle mance. Nel 1987, sotto la direzione dell'ex capo di Gladio Paolo Inzerilli, tutto l'archivio di Ucsi venne informatizzato. Riprodotti su pochi e maneggevoli dischetti, i fascicoli (all'epoca circa 250 mila) vennero copiati e trasferiti alla divisione Informatica del Sismi, la tredicesima. Trasloco quasi impercettibile in concreto, dal momento che Ucsi e tredicesima si trovano in due palazzine adiacenti di Forte Braschi, ma dagli effetti imprevedibili.
In quel modo infatti le notizie raccolte per un ufficio civile che dipende dalla Presidenza del Consiglio, l'Ucsi, furono fagocitate in blocco d dal Sismi, per usi non contemplati da nessuna normativa. Nel 1991 l'allora direttore del Cesis Paolo Fulci interruppe l'illegale collegamento tra gli archivi informatici di Ucsi e Sismi. Ma centinaia di migliaia di fascicoli sono rimasti, per sempre nella memoria di uno dei due mega elaboratori "3080" presi in affitto dall'Ibm Italia per la modica somma di venti miliardi, e ancora oggi utilizzati al 10% delle loro potenzialità. Gli elaboratori dovevano infatti collegare tra loro gli archivi di tutte le sezioni del Sismi.
Ma le divisioni più importanti non hanno mai immesso sul circuito informatico interno i loro archivi. Ognuna delle sedici divisioni del servizio ha una sua segretaria riservata, con un protocollo per l'archiviazione di fascicoli. E ognuno ha la sua produzione di dossier riservati. Un calcolo preciso è impossibile farlo. Ma è possibile ipotizzare che circa un milione di persone, nel corso degli anni, sia stata schedata dai nostri infaticabili 007. Molto in voga al Sismi è l'abitudine di archiviare fascicoli particolarmente delicati non a Forte Braschi, ma in uffici di copertura dislocati in tutta Roma. Una parte delle carte di Gladio, ad esempio, risultava custodita nel 1991 in via del Policlinico 131, nella sede di un fantomatico "Ente Zolfi".
Invece il Sisde, quando si interessa a personaggi su cui non avrebbe titolo per indagare, usa la tecnica dei "galleggianti": si apre cioè un fascicolo genericamente intestato a un certo affare, o ad una fonte, e poi si allegano ad esso i fascicoli "galleggianti" sul personaggio che interessa. Per questo motivo negli archivi del servizio non c'era nessun dossier intestato a Di Pietro o Colombo: è stato l'agente Napoli ad indicare al magistrato che le notizie sui magistrati del pool erano archiviate - almeno quelle scoperte - come "galleggianti" del dossier Achille.
Il Sismi ha sedici divisioni. Le più importanti sono le divisioni Controspionaggio (prima) che si occupa di neutralizzare le spie dei paesi avversari; la seconda, nota ancora col vecchio nome di ufficio "R" (Ricerche Estero), da cui dipendono i nostri 007 all'estero. La media è di uno in ogni ambasciata, in genere sistemato sotto la copertura di addetto culturale. La Divisione Situazione (terza) si occupa di tenere i rapporti con i servizi stranieri, in particolari tedeschi, americani e israeliani. Qui lavorano gli analisti che ogni mattina presentano al presidente del Consiglio i rapporti sulla situazione internazionale (ricavati, salvo eccezioni, dalla lettura dei giornali stranieri più autorevoli). Ci sono poi da segnalare la divisione Tecnico-Scientifica (quinta), la Sicurezza Industriale (ottava), che si occupa soprattutto di contratti e forniture di armi all'estero, la divisione Informatica (tredicesima). Esiste anche una direzione Sanità, nata come infermeria e poi allargatasi su una intera palazzina con attrezzati laboratori di analisi, radiologia, cardiologia, ginecologia (al Sismi lavorano circa trecento donne), psicologia.
Un piccolo ospedale che ha assunto nel corso degli anni decine di mogli, figli e amici dei dirigenti del servizio.
L'assoluta discrezionalità delle assunzioni ha alimentato infatti un nepotismo senza limiti. Una pratica molto in voga, tanto al Sismi quanto al Sisde, è quella di dimettersi dal servizio per far entrare al proprio posto il figlio o la figlia. L'agente dimissionario continua in realtà a lavorare con il servizio (vedi il caso Cogliandro) intascando compensi che vanno dai tre ai cinque milioni al mese come "informatore". E' per questo motivo che tra gli addetti ai lavori si dice che dal servizio si esce davvero soltanto con i piedi davanti. Su eccessi e sbavature del personale dovrebbe vigilare l'Ufficio Sicurezza, diretto fino al 1982 dal generale Pietro Musumeci, e sciolto quando si scoprì che il capo era iscritto alla P2 e aveva depistato le indagini sulla strage di Bologna. Ma la divisione più temuta, tra i dipendenti del Sismi, è sicuramente la decima, addetta al personale.
I suoi archivi custodiscono i fascicoli personali di tutti e tremila i dipendenti attuali del Sismi, senza contare gli ex. E se tutte le veline "interne" sono del tenore di quella che pubblichiamo in questa pagina, si capisce meglio perché la divisione sia così temuta. Il direttore della divisione Personale, tra l'altro, è l'uomo che firma le false tessere di polizia che gli agenti del Sismi - così come quelli del Sisde - utilizzano come "copertura".
Fu esibendo una di queste tessere che un uomo del Sismi piombò, confuso tra i poliziotti veri, in casa di Mario Ferraro, l'ufficiale del servizio morto suicida in circostanze dubbie, e portò via il telefonino e l'agenda del collega. Il caso Ferraro è una di quelle storie di cui al Sismi tutti parlano a mezza bocca. All'interno del servizio era considerato un onesto e tenace rompiscatole. Tra il 1986 e il 1988, insieme agli uomini dell'Ufficio Sicurezza, condusse una indagine interna su una decina di alti ufficiali del Sismi corrotti, e li incastrò intercettando (per altro illegalmente) le telefonate in cui parlavano di forniture gonfiate e tangenti in lingotti d'oro.
Poteva essere un Sismigate in anticipo di molti anni sullo scandalo che ha poi travolto il Sisde; invece l'inchiesta fu soffocata tra le mura di Forte Braschi: i militari corrotti vennero promossi di grado e rimandati ai reparti di provenienza, i miliardi rubati non furono mai recuperati. Una lettera di Mario Ferraro, trovata dopo la morte, descrive con efficacia la guerra interna e le gelosie tra componenti del servizio.
Ferraro teme di essere ucciso e fa i nomi di tre "mafiosi" all'interno del servizio: tra essi, quello del tenente colonnello Luca Rajola Pescarini, ex capo della seconda divisione del Sismi e grande esperto di Somalia. Nel paese di Siad Barre, una sorta di feudo craxiano, il Sismi si è sempre mosso con massima disinvoltura: tutti a Forte Braschi ricordano quando, nel 1990, gli uffici furono invasi da giganteschi caschi di banane somale. Era il ringraziamento di Siad Barre per la fornitura di computer e programmi operativi del valore di un miliardo, che il Sismi aveva regalato ai somali su incarico di Craxi. Una regalia che fa il paio, per disinvoltura, con la famosa "operazione Lima". Quella volta il Sismi, sempre sotto la gestione dell'ammiraglio Fulvio Martini, spedì uomini e materiali in Perù, per allestire le misure di sicurezza intorno ad Alan Garcia, leader di quel paese e amico personale di Craxi. Per fortuna certe spese possiamo permettercele. I nostri servizi segreti sono tra i più ricchi del mondo. Il Sismi, in particolare, è l'unico servizio segreto al mondo che possa disporre di una sua flotta aerea: cinque "Falcon", valore 150 miliardi, piazzati all'aeroporto romano di Ciampino e in grado di volare senza presentare alcun piano di volo. In nome della sicurezza, d'altra parte, ai nostri 007 si permettono molte cose: per esempio, sono i soli in Italia a poter utilizzare armi portatili di qualsiasi genere, bazooka compresi, non registrate da nessuna parte. E quindi utilizzabili al di fuori di qualsiasi controllo.
''Che panico in ufficio quando non esce "Il Manifesto". I colleghi che spiano l'"estremismo di sinistra" cominciano ad andare da una stanza all'altra come anime perse. Se non leggono la rubrica degli appuntamenti, per quel giorno non sanno che pesci pigliare''. Roberto Napoli, ex agente del Sisde diventato famoso per essere il contatto della famosa "fonte Achille", il servizio segreto civile lo racconta così: confusione, pressappochismo, clientelismi: ''lo diceva anche Cossiga, uno che di servizi se ne intende: "Il Sisde è composto da un terzo di ladri, da un terzo di protettori di ladri e da un terzo di persone per bene messe da parte". Da noi ogni anno salta un direttore del servizio. Ma i funzionari sono sempre lì. Sono loro la crosta da rimuovere. Invece, dopo la storia di Broccoletti e soci, hanno tagliato a caso, salvando i raccomandati e i culi di pietra''. Attenzione, però, a non raccontare gli apparati d'intelligence soltanto come luoghi dell'italico tira a campare.
Proprio Napoli ha raccontato al pm bresciano Fabio Salamone di aver raccolto - su incarico dei suoi superiori - informazioni su Antonio Di Pietro e sugli altri componenti del pool senza nessuna giustificazione: ''Ma se è per quello - spiega Napoli con disinvoltura - di informazioni ne ho raccolte su tutti i protagonisti della vita pubblica italiana. Il dossier Achille, dal nome della mia fonte, è lungo trecento pagine, e riguarda tutti i fatti importanti di questi ultimi anni. Se non ricordo male, la prima informativa di "Achille" riguardava un altro magistrato poi passato alla politica, Carlo Palermo. Ma ci sono notizie anche su Berlusconi e sui presunti rapporti di Marcello Dell'Utri con la mafia, o sull'affare Gemina. Di tutto un po', insomma''.
Prima della scoperta del "dossier Achille", c'era stata la vicenda delle informative del Sisde custodite negli uffici romani di Bettino Craxi. Subito dopo è scoppiato l'affare Cogliandro, dal nome dell'ex ufficiale del Sismi che teneva in casa un fornitissimo archivio con dentro di tutto: dalle dettagliate informazioni su Ustica (trasmesse ai vertici del Sismi ma non ai magistrati), ai pettegolezzi sulla vita privata di Gianni De Michelis. Tutte vicende che hanno tenuto banco sui giornali per qualche giorno, ma che non hanno minimamente interessato i palazzi della politica, troppo distratti dalla crisi di governo e dalle intercettazioni telefoniche su Berlusconi e Di Pietro. Così il ciclico dibattito sul ruolo dei servizi segreti e sulla loro effettiva utilità (soprattutto visto il rapporto tra costi altissimi e risultati mediocri o inesistenti) si è consumato tra gli addetti ai lavori.
''Un dibattito che fa ridere - estremizza Walter Bazzanella, ai vertici fino al 1988 dell'ufficio Ucsi (Ufficio centrale Sicurezza), quello che sovrintende al rilascio dei Nos, i nullaosta sicurezza a persone o aziende che entrano in rapporto con le strutture militari - cos'altro deve ancora succedere perché i politici prendano atto del fatto che i servizi segreti, così come sono, recano solo danno al paese, e che vanno sciolti. Faccio un solo esempio: in Italia non si puo' intercettare nessuno senza l'autorizzazione del magistrato. E allora perché a Forte Braschi, esiste una intera divisione Telecomunicazioni, la quarta, con ben quaranta postazioni per il controllo di altrettante linee telefoniche?''.
Bazzanella ha 51 anni, è un ex ufficiale dell'Aeronautica in pensione, corpulento e barbuto, ostinato come un mulo.
Allontanato dal servizio nel 1988 per incompatibilità con i vertici dell'epoca, ha sostenuto battaglie contro i servizi su una piccola agenzia di stampa, "Punto Critico", oggi costretta alla chiusura. E' stato querelato, denunciato per divulgazione di materiale segreto, persino arrestato. Fu lui a denunciare per primo l'esistenza dell'ufficio "K", una sezione supersegreta del Sismi, che l'attuale ambasciatore italiano all'Onu Paolo Fulci indicò come il luogo di partenza delle telefonate della fantomatica "Falange Armata". Con dotte argomentazioni giuridiche Bazzanella sosteneva, tra l'altro, che l'Ucsi è un ente non previsto da nessuna legge.
Oggi, inaspettatamente, la relazione del Comitato Parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza gli dà ragione: ''L'assoluta discrezionalità e l'assenza di regole - si legge nella stesura finale del documento - hanno continuato ad essere i caratteri essenziali di questo ufficio, peraltro mai sottoposto finora ad un controllo parlamentare''.
Sembra uno scherzo: un organo dello Stato non previsto da leggi e non sottoposto a controlli, che occupa una intera palazzina di Forte Braschi, nel cuore dell'intelligence italiana, ma che non dipende dai servizi segreti. Ma la faccenda diventa seria se si pensa che l'Ucsi è il luogo dove si concentra la massima mole di informazioni riservate esistente nel paese: i membri del Comitato parlamentare sui servizi hanno contato 308.000 fascicoli su aziende e privati cittadini. Informazioni raccolte dai carabinieri o da altre strutture investigative in base ad un formulario che prevede la raccolta di ''...altre notizie che possano meglio lumeggiare la figura dell'interessato, comprese le cariche pubbliche ricoperte, gli ambienti, anche politici, frequentati, ed eventuali relazioni con persone controindicate che possano esercitare influenza o coercizione nei suoi confronti''.
Basta poco per entrare nel mirino dell'Ucsi: avere un figlio, un marito o un fidanzato che aspiri alla carriera militare, lavorare in una azienda che partecipa a gare d'appalto bandite da strutture militari, essere assunti in un ministero o in una azienda di qualche interesse per la sicurezza delle istituzioni (alcuni settori della Telecom o dell'Enel, o molti ministeri, ad esempio).
Negli anni '70 bastava ostentare nella tasca del cappotto una copia del "Messaggero" per essere classificati "di sinistra" e schedati come "negativi".
Oggi la discriminante la fanno i portieri dei condomini, che sono spesso la principale fonte di informazioni su moralità e buona condotta del cittadino sotto osservazione. Meglio tenerne conto, a Pasqua e a Natale, al momento delle mance. Nel 1987, sotto la direzione dell'ex capo di Gladio Paolo Inzerilli, tutto l'archivio di Ucsi venne informatizzato. Riprodotti su pochi e maneggevoli dischetti, i fascicoli (all'epoca circa 250 mila) vennero copiati e trasferiti alla divisione Informatica del Sismi, la tredicesima. Trasloco quasi impercettibile in concreto, dal momento che Ucsi e tredicesima si trovano in due palazzine adiacenti di Forte Braschi, ma dagli effetti imprevedibili.
In quel modo infatti le notizie raccolte per un ufficio civile che dipende dalla Presidenza del Consiglio, l'Ucsi, furono fagocitate in blocco d dal Sismi, per usi non contemplati da nessuna normativa. Nel 1991 l'allora direttore del Cesis Paolo Fulci interruppe l'illegale collegamento tra gli archivi informatici di Ucsi e Sismi. Ma centinaia di migliaia di fascicoli sono rimasti, per sempre nella memoria di uno dei due mega elaboratori "3080" presi in affitto dall'Ibm Italia per la modica somma di venti miliardi, e ancora oggi utilizzati al 10% delle loro potenzialità. Gli elaboratori dovevano infatti collegare tra loro gli archivi di tutte le sezioni del Sismi.
Ma le divisioni più importanti non hanno mai immesso sul circuito informatico interno i loro archivi. Ognuna delle sedici divisioni del servizio ha una sua segretaria riservata, con un protocollo per l'archiviazione di fascicoli. E ognuno ha la sua produzione di dossier riservati. Un calcolo preciso è impossibile farlo. Ma è possibile ipotizzare che circa un milione di persone, nel corso degli anni, sia stata schedata dai nostri infaticabili 007. Molto in voga al Sismi è l'abitudine di archiviare fascicoli particolarmente delicati non a Forte Braschi, ma in uffici di copertura dislocati in tutta Roma. Una parte delle carte di Gladio, ad esempio, risultava custodita nel 1991 in via del Policlinico 131, nella sede di un fantomatico "Ente Zolfi".
Invece il Sisde, quando si interessa a personaggi su cui non avrebbe titolo per indagare, usa la tecnica dei "galleggianti": si apre cioè un fascicolo genericamente intestato a un certo affare, o ad una fonte, e poi si allegano ad esso i fascicoli "galleggianti" sul personaggio che interessa. Per questo motivo negli archivi del servizio non c'era nessun dossier intestato a Di Pietro o Colombo: è stato l'agente Napoli ad indicare al magistrato che le notizie sui magistrati del pool erano archiviate - almeno quelle scoperte - come "galleggianti" del dossier Achille.
Il Sismi ha sedici divisioni. Le più importanti sono le divisioni Controspionaggio (prima) che si occupa di neutralizzare le spie dei paesi avversari; la seconda, nota ancora col vecchio nome di ufficio "R" (Ricerche Estero), da cui dipendono i nostri 007 all'estero. La media è di uno in ogni ambasciata, in genere sistemato sotto la copertura di addetto culturale. La Divisione Situazione (terza) si occupa di tenere i rapporti con i servizi stranieri, in particolari tedeschi, americani e israeliani. Qui lavorano gli analisti che ogni mattina presentano al presidente del Consiglio i rapporti sulla situazione internazionale (ricavati, salvo eccezioni, dalla lettura dei giornali stranieri più autorevoli). Ci sono poi da segnalare la divisione Tecnico-Scientifica (quinta), la Sicurezza Industriale (ottava), che si occupa soprattutto di contratti e forniture di armi all'estero, la divisione Informatica (tredicesima). Esiste anche una direzione Sanità, nata come infermeria e poi allargatasi su una intera palazzina con attrezzati laboratori di analisi, radiologia, cardiologia, ginecologia (al Sismi lavorano circa trecento donne), psicologia.
Un piccolo ospedale che ha assunto nel corso degli anni decine di mogli, figli e amici dei dirigenti del servizio.
L'assoluta discrezionalità delle assunzioni ha alimentato infatti un nepotismo senza limiti. Una pratica molto in voga, tanto al Sismi quanto al Sisde, è quella di dimettersi dal servizio per far entrare al proprio posto il figlio o la figlia. L'agente dimissionario continua in realtà a lavorare con il servizio (vedi il caso Cogliandro) intascando compensi che vanno dai tre ai cinque milioni al mese come "informatore". E' per questo motivo che tra gli addetti ai lavori si dice che dal servizio si esce davvero soltanto con i piedi davanti. Su eccessi e sbavature del personale dovrebbe vigilare l'Ufficio Sicurezza, diretto fino al 1982 dal generale Pietro Musumeci, e sciolto quando si scoprì che il capo era iscritto alla P2 e aveva depistato le indagini sulla strage di Bologna. Ma la divisione più temuta, tra i dipendenti del Sismi, è sicuramente la decima, addetta al personale.
I suoi archivi custodiscono i fascicoli personali di tutti e tremila i dipendenti attuali del Sismi, senza contare gli ex. E se tutte le veline "interne" sono del tenore di quella che pubblichiamo in questa pagina, si capisce meglio perché la divisione sia così temuta. Il direttore della divisione Personale, tra l'altro, è l'uomo che firma le false tessere di polizia che gli agenti del Sismi - così come quelli del Sisde - utilizzano come "copertura".
Fu esibendo una di queste tessere che un uomo del Sismi piombò, confuso tra i poliziotti veri, in casa di Mario Ferraro, l'ufficiale del servizio morto suicida in circostanze dubbie, e portò via il telefonino e l'agenda del collega. Il caso Ferraro è una di quelle storie di cui al Sismi tutti parlano a mezza bocca. All'interno del servizio era considerato un onesto e tenace rompiscatole. Tra il 1986 e il 1988, insieme agli uomini dell'Ufficio Sicurezza, condusse una indagine interna su una decina di alti ufficiali del Sismi corrotti, e li incastrò intercettando (per altro illegalmente) le telefonate in cui parlavano di forniture gonfiate e tangenti in lingotti d'oro.
Poteva essere un Sismigate in anticipo di molti anni sullo scandalo che ha poi travolto il Sisde; invece l'inchiesta fu soffocata tra le mura di Forte Braschi: i militari corrotti vennero promossi di grado e rimandati ai reparti di provenienza, i miliardi rubati non furono mai recuperati. Una lettera di Mario Ferraro, trovata dopo la morte, descrive con efficacia la guerra interna e le gelosie tra componenti del servizio.
Ferraro teme di essere ucciso e fa i nomi di tre "mafiosi" all'interno del servizio: tra essi, quello del tenente colonnello Luca Rajola Pescarini, ex capo della seconda divisione del Sismi e grande esperto di Somalia. Nel paese di Siad Barre, una sorta di feudo craxiano, il Sismi si è sempre mosso con massima disinvoltura: tutti a Forte Braschi ricordano quando, nel 1990, gli uffici furono invasi da giganteschi caschi di banane somale. Era il ringraziamento di Siad Barre per la fornitura di computer e programmi operativi del valore di un miliardo, che il Sismi aveva regalato ai somali su incarico di Craxi. Una regalia che fa il paio, per disinvoltura, con la famosa "operazione Lima". Quella volta il Sismi, sempre sotto la gestione dell'ammiraglio Fulvio Martini, spedì uomini e materiali in Perù, per allestire le misure di sicurezza intorno ad Alan Garcia, leader di quel paese e amico personale di Craxi. Per fortuna certe spese possiamo permettercele. I nostri servizi segreti sono tra i più ricchi del mondo. Il Sismi, in particolare, è l'unico servizio segreto al mondo che possa disporre di una sua flotta aerea: cinque "Falcon", valore 150 miliardi, piazzati all'aeroporto romano di Ciampino e in grado di volare senza presentare alcun piano di volo. In nome della sicurezza, d'altra parte, ai nostri 007 si permettono molte cose: per esempio, sono i soli in Italia a poter utilizzare armi portatili di qualsiasi genere, bazooka compresi, non registrate da nessuna parte. E quindi utilizzabili al di fuori di qualsiasi controllo.
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