Da La Repubblica del 03/07/2005
Gladio, P2, falangisti l' Italia che sogna il golpe
di Filippo Ceccarelli
Ma è una cosa seria? E in ogni caso: com' è possibile che in Italia la vita pubblica sia costantemente attraversata da allarmi eversivi per lo più buffoneschi, e tuttavia da prendere sul serio? Quest' ultimo della Dssa appare tanto evoluto sul piano geo-strategico e tecnologico (l' Islam, la Cia, Internet), quanto più si mostra allegramente spudorato nelle sue forme, a cominciare dal tatuaggio che il pseudo agente Saya esibisce a riprova di segreta affiliazione. E poi quelle fantastiche foto messe in vetrina telematica, insieme al biglietto di Gelli, come un' offerta promozionale per i gonzi: l' occhiata di sbieco del baffuto venerabile in grembiulino; sempre lui, ma stavolta in tenuta anti-sommossa, e sembra che stia danzando con un manganello; e infine la più tristemente spontanea, la più preziosa, mentre tiene l' ombrello al povero Spadolini (nemico di Gelli, oltretutto). Sempre più si è condizionati dall' immagine. Ebbene: può essere pericolosa per la Repubblica un' organizzazione guidata da un tipo simile? Se non compiutamente ed esteticamente giustificato, ogni scetticismo suona almeno comprensibile. Si coglie nella Dssa un sovrappiù di trash, nel senso dell' emulazione o del taroccamento di tutto un immaginario criminogeno italiano. C' è un po' di P2; un po' di Gladio; un po' di Falange Armata. Per chi non lo ricordasse, quest' ultima fu nei primi anni novanta una specie di agenzia minatoria, cioè spediva in giro lettere e bossoli, produceva telefonate anonime intimidatorie, ventilava attentati, insomma avvelenava il clima. Alla fine (1993) fu arrestato un educatore penitenziario siciliano, con la passione per il culturismo. Ma un po' ricorda anche, la polizia parallela di Saya e del suo sodale Sindoca, la vicenda Phoney money (1995-1996), almeno là dove il demone degli affari e quello della truffa regolarmente finiscono per andare a braccetto con le inevitabili millanterie e le necessarie ambiguità dello spionaggio. Inchiesta, comunque, archiviata dopo testimonianze al più alto livello, pure istituzionale. Tra brividi e risate, sono storie ricorrenti che per loro natura e vocazione vivono secondo «una calcolata miscela di verità e menzogna». Così la formula rituale. Ma è anche vero che proprio il rito a volte impazzisce, scappa di mano alla routine furbastra dei suoi stregoni, e saturo di imbrogli, depistaggi e megalomanie, invoca il sangue: vedi le uccisioni della Uno bianca, che dopo tutto era una banda con poliziotti in servizio. Ma quante ridicole balle, intanto. La stessa nozione di «polizia parallela» richiama una vicenda portata alla luce nel 2000 tra le caserme e le pizzerie di Cisterna, dalle parti di Latina, e subito battezzata «la Gladio dei poveri». La solita storia, la solita farsa: c' è da quelle parti un tenente istruttore che si agita, non c' è più il comunismo, non ci sono ancora i maomettani, per cui ce l' ha con la droga, adora il segreto, arruola amici e commilitoni amanti dell' ordine, organizza «cellule di risposta», conia pure il motto, «In umbra pugnabimus». Prima di finire davanti alla Procura della Repubblica. Ma il cartiglio apre tutto un mondo, una varietà antropologica di stemmi, pergamene, medaglie, riconoscimenti, onorificenze, titoli nobiliari, premi underground, accademie, centri studi para-religiosi ed esoterici (gettonatissima la Sindone, mentre Sindoca risulta rettore vicario della Societa di Acuologia, dedita all' ascolto del Sé e responsabile del rinvenimento della formula scientifica di Dio). E' un ambiente debitamente concimato dalle umane debolezze, e dunque aperto alla più avventurosa impostura. Così accade che polizie per così dire sussidiarie spuntino pure dagli anfratti del caso Telekom-Serbia. C' è lì, per dire, al fianco dell' immaginifico Igor Marini, un sottobosco di incredibili ex agenti segreti, fondatori di altrettanto incredibili ordini cavallereschi e addirittura di organismi filantropici sovranazionali, «caschi bianchi» o parlamenti mondiali per la pace, figurarseli. Neanche a farlo apposta: Sindoca non solo è conte d' Altavilla, ma anche Commendatore dell' Ordine Equestre di San Silvestro Papa. E tuttavia non si esaurisce tutto nella sfida al ridicolo. Se è per questo, nel 1992 il caso di Donatella Di Rosa, altrimenti detta lady Golpe, varcò alla grande la soglia scivolosa del pecoreccio, e siccome lei era graziosa si può dire che la breve saga ebbe termine solo dopo un indimenticabile e autoironico spogliarello in tv. Ma intanto, per le rivelazioni su un presunto traffico d' armi e minacce alla democrazia, era saltata la catena di comando dell' esercito italiano (e pure una tomba fu aperta, in Spagna!). Assai meno efficaci, dal punto di vista degli effetti pratici, furono sempre in quegli anni le sparate di Bossi sui 300 mila bergamaschi in armi («un urlo che rimbombava di valle in valle»); così come rimase sulla superficie mediatica il pur gustoso disvelamento di un golpe che prevedeva un assalto a Saxa Rubra con cacciabombardieri, lanciamissili e perfino sottomarini atomici, organizzato da un certo pilota, Marra, con la complicità di alcuni legionari, per mettersi in mostra con la fidanzata che (giustamente) voleva scaricarlo. Sono grottesche e balorde, queste storie, però a volte servono. E tanto più, servono, in quanto grottesche e balorde, come dimostra il terrore che incute il pagliaccione, accanto al mostro, negli incubi dei bambini (e non solo). Nel 1991, alla vigilia del crollo della Prima Repubblica, il ministro dell' Interno Scotti dichiarò lo stato di allerta per un non meglio specificato pericolo eversivo. Si seppe poi che aveva parlato un certo Ciolini, fantasista del bidone investigativo, poeta della rivelazione ritrattata e della ritrattazione rivelata. «Un tipo da alta patacca» concluse Andreotti. Di lì a poco venne giù tutto. Ciolini si rifece vivo dieci anni dopo, da La Paz: era in preparazione un attentato contro Berlusconi, e il Cavaliere vinse le elezioni. Com' è ovvio, di recente aveva avvicinato pure lui la polizia di Saya, ma ne era stato respinto. Vedi un po' come sono gelosi i clown dell' allarmismo. Chissà se tra loro ridono mai; chissà se mai l' Italia riuscirà a liberarsene.
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