Da Korazym del 02/07/2005
Caso Ilaria Alpi: Nigrizia porta a galla verità scomode
di Serena Sartini
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Il mensile dei missionari comboniani Nigrizia torna ad essere ancora una volta protagonista di ‘temi scottanti’, riportando a galla verità scomode. Questa volta nel mirino del mensile dedicato ai temi del terzo mondo e in particolare al continente africano, finisce l’inchiesta sul caso Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 uccisa a Mogadiscio nel 1994 e sulla quale ancora non è venuta fuori tutta la verità. In una esclusiva intervista a Carlo Taormina, presidente della Commissione d’inchiesta del caso Alpi, Nigrizia mette alle strette l’avvocato con domande secche e provocatorie. Il presidente della Commissione parla a ruota libera accusando a destra e a manca. Ecco alcuni passaggi fondamentali dell’intervista-inchiesta realizzata da Gianni Ballerini e intitolata “Taormina il somalo”.
Il Sismi sapeva chi c’era dietro l’assassinio di Ilaria Alpi. Lo sostiene Taormina, che non esita a paragonare il caso Alpi a quello di Ustica, anch’esso caratterizzato da anomalie, depistaggi e incongruenze. “Sul Sismi - ha affermato l’avvocato - abbiamo aperto un pentolone puzzolente. C’è stata la conferma dell’esistenza, all’epoca, di un meccanismo parallelo all’interno della struttura. Di Somalia si doveva occupare la seconda divisione, il cui responsabile era Rajola Pescarini. In realtà, era attiva e operativa anche l’ottava divisione, dell’ammiraglio Grignolo, che gestiva un po’ tutto. Ci sono addirittura delle lettere dell’ottava in cui si citano gli autori dell’omicidio di Ilaria e Miran”. Quanto ai responsabili del delitto: “abbiamo spedito alla magistratura gli atti del Sismi”, ha risposto l’avvocato.
Nella ricostruzione che fa Taormina, i vertici dei servizi segreti italiani avrebbero perfino detto che non conoscevano l’esistenza di quattro cose importanti, contenute in una dichiarazione, spedite a Roma ma poi sbianchettate. “Ilaria aveva ricevuto delle minacce nel suo viaggio a Bosaso - ha dichiarato Taormina – l’Unosom (le forze dell’Onu in Somalia), cui spettava il compito di condurre le indagini sul delitto, minimizzava l’accaduto; l’ambasciatore Scialoja, presente in Somalia, aveva ricevuto pressioni da Roma per disinteressarsi del delitto e un’informativa segnalava perfino la presenza, all’ospedale di Mogadiscio, di due aggressori di Ilaria e Miran”.
Taormina rileva che “gli elementi probatoriamente utilizzabili raccolti dalla Commissione portano al fondamentalismo islamico”. Ci sarebbero numerosi elementi a riguardo: “a parte le dichiarazione del generale Fiore (il responsabile della missione militare italiana in Somalia all’epoca, ndr) che nell’immediatezza dell’evento parla esplicitamente di delitto islamico, ci sono molti documenti del Sismi dai quali risulta che dal 1993 l’integralismo è in forte crescita in Somalia. E anche loro attribuiscono la responsabilità, nell’immediatezza del duplice omicidio, al fondamentalismo islamico”. La Commissione ha accertato che “non è stata un’esecuzione - ha detto Taormina - abbiamo la certezza che l’uccisione di Ilaria e di Miran è avvenuta per l’evolversi degli avvenimenti. Nell’agguato qualcosa non ha funzionato. Si è trattato di un tentativo di rapimento finito male”.
Passano poche ore dalla pubblicazione dell’intervista e arriva l’immediata smentita di Carlo Taormina. L’intervistatore, ha detto il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Alpi - ha effettuato valutazioni che non mi appartengono e le ha messe in una evidenza tale da indurre il lettore a pensare che fossero mie valutazioni”. Ma Taormina si spinge oltre. “Noto la significativa mancanza di tali puntualizzazioni - ha aggiunto - in un’intervista che sembra essere stata quasi preparata come una trappola per creare confusione in un momento di grande certezza”.
Immediata anche la risposta del direttore di Pigrizia, padre Carmine Curci: “Abbiamo registrato l’intervista con Tormina e l’abbiamo riportata testualmente parola per parola. Confermiamo tutto quello che abbiamo scritto e siamo disposti a riascoltarla davanti a lui e ai giornalisti per dimostrare la nostra professionalità”. “Taormina ha dimostrato ancora una volta di voler giocare con le parole e di affossare la commissione di inchiesta - ha aggiunto padre Carmine - credo che non si voglia arrivare ai mandanti e che si voglia invece far cadere tutta la questione. E' ora di finirla con queste storie e ritengo che Taormina non abbia nessuna voglia di arrivare alla verità. Accusa tutti ma non accusa se stesso”, ha concluso il missionario comboniano.sds
Il Sismi sapeva chi c’era dietro l’assassinio di Ilaria Alpi. Lo sostiene Taormina, che non esita a paragonare il caso Alpi a quello di Ustica, anch’esso caratterizzato da anomalie, depistaggi e incongruenze. “Sul Sismi - ha affermato l’avvocato - abbiamo aperto un pentolone puzzolente. C’è stata la conferma dell’esistenza, all’epoca, di un meccanismo parallelo all’interno della struttura. Di Somalia si doveva occupare la seconda divisione, il cui responsabile era Rajola Pescarini. In realtà, era attiva e operativa anche l’ottava divisione, dell’ammiraglio Grignolo, che gestiva un po’ tutto. Ci sono addirittura delle lettere dell’ottava in cui si citano gli autori dell’omicidio di Ilaria e Miran”. Quanto ai responsabili del delitto: “abbiamo spedito alla magistratura gli atti del Sismi”, ha risposto l’avvocato.
Nella ricostruzione che fa Taormina, i vertici dei servizi segreti italiani avrebbero perfino detto che non conoscevano l’esistenza di quattro cose importanti, contenute in una dichiarazione, spedite a Roma ma poi sbianchettate. “Ilaria aveva ricevuto delle minacce nel suo viaggio a Bosaso - ha dichiarato Taormina – l’Unosom (le forze dell’Onu in Somalia), cui spettava il compito di condurre le indagini sul delitto, minimizzava l’accaduto; l’ambasciatore Scialoja, presente in Somalia, aveva ricevuto pressioni da Roma per disinteressarsi del delitto e un’informativa segnalava perfino la presenza, all’ospedale di Mogadiscio, di due aggressori di Ilaria e Miran”.
Taormina rileva che “gli elementi probatoriamente utilizzabili raccolti dalla Commissione portano al fondamentalismo islamico”. Ci sarebbero numerosi elementi a riguardo: “a parte le dichiarazione del generale Fiore (il responsabile della missione militare italiana in Somalia all’epoca, ndr) che nell’immediatezza dell’evento parla esplicitamente di delitto islamico, ci sono molti documenti del Sismi dai quali risulta che dal 1993 l’integralismo è in forte crescita in Somalia. E anche loro attribuiscono la responsabilità, nell’immediatezza del duplice omicidio, al fondamentalismo islamico”. La Commissione ha accertato che “non è stata un’esecuzione - ha detto Taormina - abbiamo la certezza che l’uccisione di Ilaria e di Miran è avvenuta per l’evolversi degli avvenimenti. Nell’agguato qualcosa non ha funzionato. Si è trattato di un tentativo di rapimento finito male”.
Passano poche ore dalla pubblicazione dell’intervista e arriva l’immediata smentita di Carlo Taormina. L’intervistatore, ha detto il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Alpi - ha effettuato valutazioni che non mi appartengono e le ha messe in una evidenza tale da indurre il lettore a pensare che fossero mie valutazioni”. Ma Taormina si spinge oltre. “Noto la significativa mancanza di tali puntualizzazioni - ha aggiunto - in un’intervista che sembra essere stata quasi preparata come una trappola per creare confusione in un momento di grande certezza”.
Immediata anche la risposta del direttore di Pigrizia, padre Carmine Curci: “Abbiamo registrato l’intervista con Tormina e l’abbiamo riportata testualmente parola per parola. Confermiamo tutto quello che abbiamo scritto e siamo disposti a riascoltarla davanti a lui e ai giornalisti per dimostrare la nostra professionalità”. “Taormina ha dimostrato ancora una volta di voler giocare con le parole e di affossare la commissione di inchiesta - ha aggiunto padre Carmine - credo che non si voglia arrivare ai mandanti e che si voglia invece far cadere tutta la questione. E' ora di finirla con queste storie e ritengo che Taormina non abbia nessuna voglia di arrivare alla verità. Accusa tutti ma non accusa se stesso”, ha concluso il missionario comboniano.sds
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