Da La Repubblica del 13/07/2005
Originale su http://www.repubblica.it/2005/g/sezioni/cronaca/bimbisenza/bimbisenza/...

Senza casa 40 bambini rom

"È la vergogna di Milano"

Il campo cancellato dalle ruspe, appello al sindaco da intellettuali e cittadini
Il Comune non ne vuole sapere, per ora si occupano di loro due preti

di Rodolfo Sala

Articolo presente nelle categorie:
Il secolo globalizzatoCultura, costumi e società
MILANO - Settantasei rom rumeni con documenti in regola, tra cui una quarantina di bambini, da quasi un mese stanno dividendo la città di Milano. Fino a due settimane fa vivevano alla bell'e meglio nel campo nomadi di via Capo Rizzuto, che adesso è un ammasso di macerie. È stato raso al suolo, quel campo, perché ospitava uno stupratore, arrestato dalla polizia dopo avere abusato, il 17 giugno, di una studentessa diciannovenne a Pero, alle porte di Milano. Da allora i 76 rumeni (erano di più, ma loro non possono essere espatriati, come si è fatto per gli altri) non li vuole più nessuno.

Per una decina di giorni il Comune li ha fatti dormire nelle strutture della Protezione civile: solo dormire, a ospitarli di giorno per quel breve periodo ci ha pensato la Casa della Carità, una struttura di accoglienza della Caritas. Poi il Comune non ha più voluto saperne: e da domenica notte i rom romeni sono totalmente a carico di due preti, don Virginio Colmegna e don Massimo Mapelli, responsabili della Casa della Carità. Adesso sembra che il problema sia tutto loro, di questi due sacerdoti che stanno facendo quel che possono e che altri non vogliono fare. Li tengono lì alla Casa della Carità, di giorno e di notte, ma dicono che non può essere per molto.

Fine mese al massimo, come conferma il prefetto Bruno Ferrante, protagonista di una difficilissima mediazione tra il Comune (centrodestra) e la Provincia (centrosinistra), che su questa vicenda non smettono di farsi la guerra. L'amministrazione del capoluogo non vuole altri rom, e sostiene che una nuova sistemazione (per i 76 rumeni e per chiunque altro) va trovata fuori dalla cinta daziaria.

La Provincia si fa avanti offrendo soldi per nuovi campi e proponendosi in un ruolo di coordinamento che Milano sembra mal sopportare. Soprattutto perché il presidente diessino Filippo Penati fa capire che non si deve scaricare il problema sui Comuni dell'hinterland.
Risultato: tutto fermo, tutto affidato alla buona volontà di due preti. E alla disponibilità di un immobiliarista, Marco Cabassi, che dopo l'appello lanciato dal prefetto offre un proprio terreno come soluzione temporanea (la gestione sarebbe comunque della Caritas).

Un terreno a Trezzano sul Naviglio, estrema periferia di Milano. Ma puntuale arriva la risposta del sindaco: "Abbiamo già troppi problemi". Un gruppo di esponenti della società civile medita su dove sia sprofondato il proverbiale pragmatismo meneghino, dove sia finita la città cont el coer in man che è sempre stata capace di risolvere i suoi problemi, senza mai scacciare nessuno. Meditano e scrivono: una lettera aperta al sindaco e ai presidenti di Provincia e Regione: "Confessiamo di provare profonda vergogna per questo spettacolo, la nostra Milano e la civile Lombardia non meritano questa indecenza".

Tra i primi firmatari ci sono l'economista Marco Vitale i sociologi Enrico Finzi e Francesca Zajczyc, la responsabile dell'ufficio studi del Touring Club Cristina Rapisarda Sassoon, il presidente del coordinamento dei comitati milanesi Carlo Montalbetti, il responsabile dei City Angels (si occupano dei senza dimora) Mauro Furlan, il responsabile di Legambiente Andrea Poggio.

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