Da Reporter Associati del 14/07/2005
Originale su http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewar...

Italia: il paese del golpe

di Riccardo Orioles

In Italia, a differenza che in Bolivia o in Cile, per fare un colpo di stato non c'e' bisogno di occupare palazzi. Anzi non c'e' neanche bisogno di farlo fino in fondo: basta mostrarsi pronti a poterlo fare. Poi si tratta, si enucleano gli avversari piu' risoluti e si aiutano i piu' accondiscendenti. Infine, si avverte il paese che non e' successo niente, che tutto e' in perfetto ordine e grande e' la concordia nazionale. Questo e' avvenuto in Italia gia' diverse volte. Il primo centrosinistra fu bloccato (e castrato) col Piano Solo.

Il Sessantotto con Piazza Fontana. La svolta degli anni Settanta (nel '75 tutti davano per certo un governo di sinistra) col paziente stillicidio di attentati che poi fu definito strategia della tensione. Negli anni Ottanta la P2, o meglio *le* P2, alcune delle cui propaggini sono ancora oggi nel governo. Questa anomalia italiana (nessun altro paese europeo ha una storia reale cosi' distinta da quella ufficiale) deriva da due ragioni. Buona parte della classe dirigente "moderata", a parte le riverniciature esteriori, era ancora sostanzialmente fascista, del fascismo "perbene" del '36, a stento trattenuta dal guinzaglio democratico della Dc. E buona parte degli apparati dello Stato, anche fra i piu' ligi, si riteneva legata a una doppia fedelta': alle istituzioni italiane per l'ordinaria amministrazione ma, per le questioni piu' gravi, alla struttura atlantica, cioe' agli americani. Che avevano i loro uomini e le loro gerarchie di sicurezza, non sempre coincidenti con quelle italiane: alcuni ministri della Difesa, ad esempio, venivano messi al corrente delle strutture in Italia, ed altri no.

In questa situazione non era mai difficile, per i "moderati" in realta' fascisti, trovare una sponda - anche per strategie paramilitari - presso questo o quel comando americano; ne', specularmente, l'alleato si trovava mai privo di personale indigeno cui affidare "azioni di guerra" che, per motivi d'immagine, non poteva gestire in proprio. In entrambi i casi, la motivazione era una sorta di distorto patriottismo che giustificava praticamente ogni cosa e che rimase a far da alibi anche quando la guerra contro l'Unione Sovietica - in nome della quale diversi delitti furono coperti dalle autorita' italiane - era finita da un pezzo.

Nel giro di due mesi noi italiani ci siamo ritrovati con un nostro funzionario ucciso in Iraq per colpire i "fautori delle trattative" (permesse al governo americano ma non a noi); con agenti stranieri sguinzagliati sul nostro territorio per rapire i loro nemici; con un'ennesima struttura paramilitare "clandestina" (in realta' notissima e
semiufficiale) destinata ai "lavori sporchi" che il governo ufficialmente non puo' ordinare. Come nei casi precedenti (Gladio, P2, gruppo Sogno, ecc.) la prima reazione ufficiale e' "Non ne sappiamo niente". La seconda, "Vabbe', sono quattro scalzacani". La terza: "E anche quando? E' per meglio combattere il terrorismo! (il comunismo, l'islamismo, ecc.)".

Questo non e' ancora un paese completamente democratico, e ancora avrebbe bisogno di un forte partito comunista, con le sue ottomila sezioni di militanti pronti a scendere in piazza e anche se necessario a minacciare di peggio. Perche' e' stato questo, in realta' - unito alla complessiva fedelta' democratica della Dc e alla lealta' militare dei carabinieri - che ha salvato le istituzioni democratiche durante quegli anni. Il Paese ebbe anche la fortuna di avere un presidente come Sandro Pertini (non a caso completamente rimosso dalla storia ufficiale) di cui tutti sapevano come avrebbe accolto i golpisti. E oggi? Carlo Azeglio Ciampi sara' probabilmente l'ultimo Presidente tradizionale (super partes e autorevole per tutti) della nostra storia; i prossimi, saranno politici come tutti gli altri. Non gli chiediamo di essere Pertini. Masarebbe bello se ci provasse.

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