Da Osservatorio sulla legalità del 07/07/2004
In quanti lo ricorderanno tra gli uomini delle istituzioni?
1979-2004 : Un fiore per Giorgio Ambrosoli
di Pietro Ricca
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L'11 luglio del 1979 - un quarto di secolo fa - veniva assassinato l'avvocato Giorgio Ambrosoli. Era un professionista di opinioni moderate, intransigente sui principi.
Per questo, da commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Sindona, non volle cedere né alle lusinghe né alle intimidazioni e condusse in porto il suo incarico, quello di accertarne il dissesto finanziario e le relative responsabilità, per evitare che le conseguenze economiche ricadessero sulla collettività e sui risparmiatori.
Per questo cadde, da "eroe borghese" come lo ha definito il suo biografo, il giornalista Corrado Stajano. Pagò con la vita il suo rigore morale e il suo impegno civile.
Una scelta di dignità di fronte alla quale risaltano ancor di più, in tutta la loro indecenza, i comportamenti di molti personaggi che calcano attualmente la scena economica, imprenditoriale e politica del nostro Paese.
"Credo che Ambrosoli sia la dimostrazione di come si possa vivere per sé e per gli altri", ha detto il magistrato Gherardo Colombo, "quante volte gli è stato proposto di sottomettersi! La prima strada è stata cercare di comprarlo, in modo subdolo e sottile, non con sacchi di soldi, ma proponendogli incarichi di prestigio e cose di questo genere. Poi ci fu il tentativo di sottometterlo con le minacce, attraverso la paura. Ma lui è rimasto una persona libera, non ha accettato né di essere comprato né di essere spaventato".
Ambrosoli è sepolto al cimitero di Ghiffa, sul Lago Maggiore, che era il suo luogo di vacanza. Domenica 11 luglio, con un gruppo di amici, saremo sulla sua tomba per ricordarlo in silenzio, portandogli un fiore.
Spero che in tanti, oltre e accanto a noi, vogliano ricordarlo, così, semplicemente, perché è bello recare omaggio a chi ci indica che è sempre possibile non piegare la schiena. E mi auguro che presto insegnanti e uomini delle Istituzioni vogliano ricordare il senso della sua testimonianza.
Io farò la mia parte invitando a Verbania giornalisti, magistrati e politici a parlare di Ambrosoli e di questione morale, con attenzione all'attualità. L'etica è infatti il vero ossigeno della democrazia.
Lo ha detto con parole mirabili proprio Corrado Stajano: "Oggi la questione morale è valutata con disprezzo. Non si capisce che la questione morale è una questione politica. Perché non si risolve alcun problema se la legalità, le regole, le leggi non vengono rispettate. In nome di queste leggi Ambrosoli si fece ammazzare."
"Ne era assolutamente consapevole quando nel 1974 accettò l'incarico di commissario liquidatore delle Banche di Sindona. Tutti i poteri erano contro di lui. Ma Ambrosoli andò avanti e a un certo punto gli uomini che avrebbero dovuto essere naturalmente al suo fianco, presidente del Consiglio, generali, ministri, banchieri lo lasciarono solo. O peggio".
Anni di squallore, quegli anni Settanta. Ma la storia non è cambiata in meglio.
"Mi guardo intorno e penso che il malcostume, il malaffare, la corruzione non sono diversi da allora, da quegli anni bui. Fosse vivo, in nome dei suoi valori, mio marito conserverebbe la speranza in un cambiamento, ma certo sarebbe avvilitissimo" (Annalori Ambrosoli).
Per questo, da commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Sindona, non volle cedere né alle lusinghe né alle intimidazioni e condusse in porto il suo incarico, quello di accertarne il dissesto finanziario e le relative responsabilità, per evitare che le conseguenze economiche ricadessero sulla collettività e sui risparmiatori.
Per questo cadde, da "eroe borghese" come lo ha definito il suo biografo, il giornalista Corrado Stajano. Pagò con la vita il suo rigore morale e il suo impegno civile.
Una scelta di dignità di fronte alla quale risaltano ancor di più, in tutta la loro indecenza, i comportamenti di molti personaggi che calcano attualmente la scena economica, imprenditoriale e politica del nostro Paese.
"Credo che Ambrosoli sia la dimostrazione di come si possa vivere per sé e per gli altri", ha detto il magistrato Gherardo Colombo, "quante volte gli è stato proposto di sottomettersi! La prima strada è stata cercare di comprarlo, in modo subdolo e sottile, non con sacchi di soldi, ma proponendogli incarichi di prestigio e cose di questo genere. Poi ci fu il tentativo di sottometterlo con le minacce, attraverso la paura. Ma lui è rimasto una persona libera, non ha accettato né di essere comprato né di essere spaventato".
Ambrosoli è sepolto al cimitero di Ghiffa, sul Lago Maggiore, che era il suo luogo di vacanza. Domenica 11 luglio, con un gruppo di amici, saremo sulla sua tomba per ricordarlo in silenzio, portandogli un fiore.
Spero che in tanti, oltre e accanto a noi, vogliano ricordarlo, così, semplicemente, perché è bello recare omaggio a chi ci indica che è sempre possibile non piegare la schiena. E mi auguro che presto insegnanti e uomini delle Istituzioni vogliano ricordare il senso della sua testimonianza.
Io farò la mia parte invitando a Verbania giornalisti, magistrati e politici a parlare di Ambrosoli e di questione morale, con attenzione all'attualità. L'etica è infatti il vero ossigeno della democrazia.
Lo ha detto con parole mirabili proprio Corrado Stajano: "Oggi la questione morale è valutata con disprezzo. Non si capisce che la questione morale è una questione politica. Perché non si risolve alcun problema se la legalità, le regole, le leggi non vengono rispettate. In nome di queste leggi Ambrosoli si fece ammazzare."
"Ne era assolutamente consapevole quando nel 1974 accettò l'incarico di commissario liquidatore delle Banche di Sindona. Tutti i poteri erano contro di lui. Ma Ambrosoli andò avanti e a un certo punto gli uomini che avrebbero dovuto essere naturalmente al suo fianco, presidente del Consiglio, generali, ministri, banchieri lo lasciarono solo. O peggio".
Anni di squallore, quegli anni Settanta. Ma la storia non è cambiata in meglio.
"Mi guardo intorno e penso che il malcostume, il malaffare, la corruzione non sono diversi da allora, da quegli anni bui. Fosse vivo, in nome dei suoi valori, mio marito conserverebbe la speranza in un cambiamento, ma certo sarebbe avvilitissimo" (Annalori Ambrosoli).
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Articoli in archivio
di Peter Popham su The Indipendent del 06/10/2005
di Corrado Stajano su Corriere della Sera del 08/07/1999
di Monica Zappelli su I siciliani nuovi del 01/04/1995
In biblioteca
di Robert Lomas
Mondadori, 2009
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